Non so se sia questa la sede del forum più adatta per aprire questa discussione, ma ci provo. Credo di aver notato negli anni una rarefazione notevole delle popolazioni dei ragni. E' vero che tutti gli artropodi stanno soffrendo, ma, nel caso dei ragni, mi sembra di vedere delle motivazioni specifiche. Mentre i Pompilidae sono rimasti più o meno quelli di sempre (se sbaglio correggetemi) gli Sphecidae che cacciano ragni sono aumentati a dismisura. In Italia erano presenti soprattutto Sceliphron spirifex e le specie simili S, destillatorium e S. madraspartanum, che premevano sulla popolazione dei ragni in misura equilibrata. Poi sono arrivati due "pezzi da 90" che sono Sceliphruìon caementarium e Sceliphron curvatum, entrambi molto più efficienti dei nostri. Riguardo al genere Chalybion mi risulta che anche in quel caso siano arrivati due alloctoni piuttosto efficienti.
Io non ho mai creduto al fatto che un predatore non può mai portare all'estinzione la popolazione delle sue prede, anche perché di solito una preda ha più predatori e un predatore insiste su più specie di prede, quindi il feedback non è garantito. Quando vedo che una sola femmina di Sceliphron curvatum riesce a costruire anche 50 anfore, e che in ciascuna ci possono essere anche 10 ragni, mi viene il dubbio che questa pressione predatoria non sia sostenibile, sia per le prede che per gli Sphecidae alloctoni.
Cosa ne pensate?
Nelle foto un nido rotto di Sceliphrun caementarium che si era specializzato in Runcinia grammica. e nidi di Sceliphron curvatum costruiti da un'unica femmina.
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