Sempre continuando la carrellata di materiale per l'identificazione degli attacchi larvali, oggi vi propongo un confronto sul modus operandi di due specie sistematicamente affini, cioè Oplosia cinerea e Aegomorphus clavipes.
Mi soffermerò particolarmente sulla prima, visto che il secondo è un insetto piuttosto comune e di facile reperimento.
Ma andiamo con ordine! Oplosia cinerea è una specie montana, legata particolarmente al tiglio (esistono citazioni per altre latifoglie peraltro), nettamente sciafila e igrofila. Si rinviene sempre in zone molto fresche ed umide, e attacca ramaglia deperita e spesso marcescente.
La larva completa il suo sviluppo in 2 anni nutrendosi esclusivamente alle spese della corteccia senza intaccare il legno sottostante, salvo poi scavare una loggia pupale sotto il legno a pochi mm. dalla superficie. La cella pupale è collocata i posizione orizzontale e ben identificabile da due tappi di rosura che segnano rispettivamente il punto di ingresso della larva matura ed il futuro foro di uscita dell'adulto.
Ecco come si presenta un tipico attacco larvale:
Come si nota la rosura, molto chiara rispetto alla scura superficie del legno e di aspetto grossolano, si sviluppa per pochi cm. di lunghezza.
Ed ecco i tappi di cui vi parlavo, veramente un marchio di fabbrica (anche se si ritrovano in altre specie di lamiini, come acanthocinus reticulatus):
Ed ora un primo piano di una larva matura (ricordo che in Apennino le larve penetrano nel legno grosso modo alla fine dell'inverno, si impupano tra la fine di Marzo e metà di Aprile, e gli adulti sfarfallano tra la fine di Maggio e la prima metà di Giugno):
Adesso vediamo in primo piano invece l'attacco larvale di Aegomorphus clavipes:
La specie si sviluppa ad danni di varie latifoglie con preferenza di populus ssp. attaccando tanto rami quanto tronchi deperiti.
Notate la rosura davvero molto simile nell'aspetto a quella dell'oplosia cinerea, così come il percorso della galleria che non si sviluppa in lunghezza quanto piuttosto in larghezza. Una differenza se vogliamo la si può ravvisare nel fatto che la larva di quest'ultimo intacchi, seppure molto leggermente, la parte del legno sottostante alla corteccia.
In questo caso la larva matura penetra nel legno otturando la cella pupale con un ciuffo di rosura, dal quale l'adulto stesso poi emergerà una volta completata la metamorfosi.
Spero di essere stato chiaro e di aiuto a chi si accinge a cimentarsi nell'arte dell'allevamento degli xilofagi, chissà che con il tempo non si riesca tutti insieme a creare un mosaico di informazioni sempre più dettagliate sulla fenologia di tutte le specie di longicorni quantomeno a livello nazionale!
Alla prossima scortecciata!
Marcello
Ps: non ho riportato volutamente i dati di raccolta degli esemplari ritratti nelle foto per vari motivi:
1) non erano particolarmente pertinenti allo scopo del messaggio;
2) non sarebbero niente di nuovo rispetto a quanto già noto sul catalogo di G. Sama del 1988.
3) non potrei nemmeno volendo...
Se proprio ardete dal desiderio di sapere dove ho raccolto il materiale usato per questo reportage scrivetemi un mp...