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Hyphydrus aubei Ganglbauer, 1891 Dettagli della specie

8.X.2020 - ITALIA - Emilia-Romagna - RE, Baiso


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Pagina 1 di 1 [ 15 messaggi ]
Autore Messaggio
MessaggioInviato: 30/11/2020, 22:25 
 

Iscritto il: 27/06/2017, 17:02
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Nome: Massimo Gigante
Spero di non aver sbagliato identificazione... :hi: :hi: :hi:


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 Oggetto del messaggio: Re: Hyphydrus aubei
MessaggioInviato: 30/11/2020, 23:59 
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Iscritto il: 08/07/2011, 11:32
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Nome: Mario Toledo
No, no, identificazione giustissima. Ritrovamento piuttosto insolito per la zona. E' comune in Italia centro-meridionale ma sul crinale appenninico è piuttosto inusuale


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 Oggetto del messaggio: Re: Hyphydrus aubei
MessaggioInviato: 01/12/2020, 0:26 
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Nome: Giacomo Giovagnoli
Nella checklist non lo trovo. È sotto un altro nome?

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MessaggioInviato: 01/12/2020, 9:13 
 

Iscritto il: 27/06/2017, 17:02
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Nome: Massimo Gigante
Avete notizia di altri ritrovamenti di tale specie per la provincia di Reggio Emilia? Grazie mille e a presto... :hi: :hi: :hi:


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 Oggetto del messaggio: Re: Hyphydrus aubei
MessaggioInviato: 01/12/2020, 11:35 
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Iscritto il: 08/07/2011, 11:32
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Nome: Mario Toledo
StagBeetle ha scritto:
Nella checklist non lo trovo. È sotto un altro nome?


No, sto controllando proprio adesso la checklist, c'è. Non so perchè non lo trovi, è una specie "classica" che non ha subìto rivoluzioni nomenclaturali


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 11:41 
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Nome: Mario Toledo
Gig ha scritto:
Avete notizia di altri ritrovamenti di tale specie per la provincia di Reggio Emilia? Grazie mille e a presto... :hi: :hi: :hi:


Per quel che ne so, per la regione è noto solo della costa ravennate. Per la provincia di Reggio è sicuramente il primo dato, come è il primo per tutta la parte emiliana della regione. Un interessante ritrovamento


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 13:30 
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Iscritto il: 19/06/2012, 14:35
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Nome: Marco Villani
Limnebius ha scritto:
Gig ha scritto:
Avete notizia di altri ritrovamenti di tale specie per la provincia di Reggio Emilia? Grazie mille e a presto... :hi: :hi: :hi:


Per quel che ne so, per la regione è noto solo della costa ravennate. Per la provincia di Reggio è sicuramente il primo dato, come è il primo per tutta la parte emiliana della regione. Un interessante ritrovamento


Nel Ravennate è diffuso anche in zone interne di pianura. Anzi, nelle zone litoranee non l'ho mai trovato, mentre nei bacini della pianura interna è abbondantissimo, raramente convivente con l'anatolicus. Sul forum c'è anche un esemplare di Cesenatico (FC). Sarà l'ennesima specie meridionale che recentemente si è espansa nella pianura padana, come Eretes griseus, Melanodytes pustulatus, Hydaticus leander ed Hydroporus limbatus.
Marco :hi:

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MessaggioInviato: 01/12/2020, 15:00 
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Nome: Mario Toledo
marco villa ha scritto:
Limnebius ha scritto:
Gig ha scritto:
Avete notizia di altri ritrovamenti di tale specie per la provincia di Reggio Emilia? Grazie mille e a presto... :hi: :hi: :hi:


Per quel che ne so, per la regione è noto solo della costa ravennate. Per la provincia di Reggio è sicuramente il primo dato, come è il primo per tutta la parte emiliana della regione. Un interessante ritrovamento


Nel Ravennate è diffuso anche in zone interne di pianura. Anzi, nelle zone litoranee non l'ho mai trovato, mentre nei bacini della pianura interna è abbondantissimo, raramente convivente con l'anatolicus. Sul forum c'è anche un esemplare di Cesenatico (FC). Sarà l'ennesima specie meridionale che recentemente si è espansa nella pianura padana, come Eretes griseus, Melanodytes pustulatus, Hydaticus leander ed Hydroporus limbatus.
Marco :hi:


Ciao, stai dicendo che quindi H. anatolicus si trova ancora? Pensavo che fosse sparito ormai. E' una bella notizia! Interessante anche le specie meridionali in pianura padana. Sapevo che Melanodytes pustulatus si trovava al Bardello e (mi pare) alle Pinete Ravennati, adesso ha espanso la sua distribuzione? Sono notizie che mi fa piacere sentire, anche se indubbiamente legate al riscaldamento globale. Se non è troppo disturbo, posso chiederti qualche dato preciso? Anche sulle altre specie. Mandameli anche in privato se preferisci :hi: :hi:


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 15:29 
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Nome: Marco Villani
marco villa ha scritto:
Ciao, stai dicendo che quindi H. anatolicus si trova ancora? Pensavo che fosse sparito ormai. E' una bella notizia! Interessante anche le specie meridionali in pianura padana. Sapevo che Melanodytes pustulatus si trovava al Bardello e (mi pare) alle Pinete Ravennati, adesso ha espanso la sua distribuzione? Sono notizie che mi fa piacere sentire, anche se indubbiamente legate al riscaldamento globale. Se non è troppo disturbo, posso chiederti qualche dato preciso? Anche sulle altre specie. Mandameli anche in privato se preferisci


Purtroppo l'Hyphydrus anatolicus nei dintorni di Ravenna risulta molto raro. E' segnalato per le vasche dell'ex zuccherificio di Mezzano da Giorgio Pezzi (2013) e io l'ho personalmente raccolto, in un unico esemplare, proprio in una di quelle vasche tre anni fa, dove è risultato difficile distinguerlo tra le centinaia di aubei che insieme a lui erano finiti nel retino.
Effettivamente il Melanodytes pustulatus lo conosco solo del Bardello, dove attualmente è tra le specie dominanti.
Le segnalazioni di Hydaticus leander ed Hydroporus limbatus sono state pubblicate da me e Nando Pederzani, in quanto le prime per la Romagna, tra le segnalazioni faunistiche dei quaderni della SSNR. Trovi le brevi note nei quaderni 46 (Hydaticus leander) e 48 (Hydroporus limbatus). Inoltre ne parlo negli Atti del convegno sullo oasi palustri di Ravenna ("Le Oasi palustri ravennati, un paesaggio instabile e minacciato", lo si trova liberamente scaricabile in rete).
Marco :hi:

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MessaggioInviato: 01/12/2020, 16:08 
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Pensavo che il gambero americano avesse falcidiato tutto!! Evidentemente si sta ristabilendo un certo equilibrio con quel flagello. Beh, sono buone notizie alla fine. Rispetto al disastro della nostra pianura lombarda...


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 16:44 
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Limnebius ha scritto:
Pensavo che il gambero americano avesse falcidiato tutto!! Evidentemente si sta ristabilendo un certo equilibrio con quel flagello. Beh, sono buone notizie alla fine. Rispetto al disastro della nostra pianura lombarda...


Non proprio in realtà. Come ho scritto negli Atti del convegno, le comunità di idroadefagi delle zone umide ravennati si stanno sempre più impoverendo e le specie di pregio che un tempo colonizzavano queste aree stanno venendo rimpiazzate da elementi banali e più adattabili o da specie meridionali. Confrontando la fauna ad idroadefagi del Bardello odierna con quella degli anni '80 e '90 si nota un calo del 58,1% del numero di specie un tempo presenti. Nel caso delle Punte Alberete, noto bosco igrofilo relitto, il calo è del 91,3% (sono state rilevate appena 4 specie, di cui solo 2 di quelle un tempo presenti). Del resto non potrebbe essere altrimenti: bacini riempiti con poca acqua e nei periodi sbagliati, acqua sempre più salmastra, inquinata ed infestata da gamberi. Sopravvivono solo quelle specie caratterizzate da una certa alotolleranza (Hydroporus limbatus, Hydaticus leander, Eretes griseus) o con una una colorazione scura che gli consenta di mimetizzarsi nell'acqua opaca per via delle particelle in sospensione.
Un po' migliore è la situazione nei bacini interni, come quello di Mezzano, dove almeno non c'è (per ora!) il problema della salinità dell'acqua. Tuttavia anche qui i bacini sono riempiti nei periodi sbagliati e la fauna ad idroadefagi annovera poche specie (le ultime volte che ci sono stato ho trovato solo Agabus conspersus, Hydroporus palustris, un Coelambus (non ricordo se impressopunctatus o parallelogrammus) e i due Hyphydrus.
Insomma, un quadro preoccupante.
Marco :hi:

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MessaggioInviato: 01/12/2020, 17:15 
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Si, insomma c'è poco da stare allegri. Eppure, rispetto a quello che sta succedendo qui in Lombardia la situazione da voi si può considerare più rosea: almeno avete elementi meridionali che rimpiazzano le perdite! Qui invece si può dire che in pianura è sparito quasi tutto, gambero o no (anzi, forse persino il gambero della Louisiana sembra in leggera regressione). Le faune ad elementi rari sono ormai un ricordo, come lo sono anche alcune specie che una volta erano considerate comuni o addirittura eudominanti. Adesso gli ambienti sono tutti degradati o, anche se carini a vedersi, con una biodiversità veramente desolante, rispetto agli anni 80 e 90 in cui avevo cominciato a cercare. Per quanto riguarda gli idroadefagi adesso fai salti di gioia se trovi Laccophilus poecilus. o Colymbetes fuscus.. e ho detto tutto. Si trovano solo poche specie, banali ed estremamente adattabili e veramente in popolazioni misere; sono spariti quasi del tutto Gyrinidae e Haliplidae. In un lavoro che sto stilando insieme ad un amico non mi son fatto problemi ad affermare che stiamo assistendo ad una estinzione di massa della coleotterofauna acquatica nella pianura lombarda, soprattutto per quanto riguarda gli idroadefagi. :(


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 17:42 
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Non vado più in giro per idroadefagi per la Sicilia ormai da anni, ma anche qui, posso affermarlo con certezza, la situazione non è rosea.
Dico questo, molto semplicemente, perché a scomparire completamente qui da noi non sono solo singole specie, ma gli interi ambienti acquatici!
Mi riferisco, in particolare, alle pozze retrodunali che si formavano ancora negli anni '80, lungo la costa meridionale ed in particolare, per la mia esperienza, alla foce del Belice. Questi ambienti da soli ospitavano fra il 70 e l'80% delle specie siciliane, con molti elementi siculo-maghrebini esclusivi di queste aree.
Oggi queste pozze semplicemente non si formano più, vuoi per i cambiamenti climatici in atto, vuoi per la captazione delle acque sotterranee sempre più intensa.
Sembra una battuta, ma una delle ragioni che mi hanno indotto a spostare i miei interessi entomologici dagli idroadefagi ai mutillidi è proprio la desertificazione cui sto ormai assistendo da molti anni nella mia isola.

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:hi: Marcello Romano


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MessaggioInviato: 01/12/2020, 21:28 
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Nome: Marco Villani
Velvet Ant ha scritto:
Sembra una battuta, ma una delle ragioni che mi hanno indotto a spostare i miei interessi entomologici dagli idroadefagi ai mutillidi è proprio la desertificazione cui sto ormai assistendo da molti anni nella mia isola.


E' un po' quello che è successo a me, anche se nel mio caso il processo è stato puramente mentale, essendo io partito dall'ignorante entusiasmo nel trovare poche specie banali, poi trasformatosi in sconsolatezza nell'apprendere di ciò che si poteva trovare un tempo, tramite i vecchi lavori di faunistica e le testimonianze di che aveva cacciato "negli anni d'oro" delle ricerche entomologiche nelle zone umide di Ravenna. Se fino a qualche anno fa mi divertivo ancora a cercare carabidi e idroadefagi nella mia zona, la consapevolezza di star trovando il 10% (solo in termini qualitativi, perché come quantità saremo forse intorno al 5%) di quello che fino a trent'anni fa c'era mi impedisce di avvicinarmi ancora a questi ambienti da ormai due anni. Ho ripiegato su faune meno legate all'acqua, quali gli ortotteroidei, che stanno risentendo meno dei cambiamenti ambientali delle zone umide (e non solo).
Purtroppo per i giovani entomologi sarà sempre più difficile coltivare con entusiasmo la propria passione (soprattutto per chi vorrà cimentarsi in gruppi di insetti acquatici o igrofili). Forse la prossima generazione non svolgerà più ricerche sul campo ma avrà come unico svago scovare insetti esotici in vendita su ebay!
Marco :hi:

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Nome: Mario Toledo
Non tutto è perduto, per fortuna, bisogna solo spostare la propria attenzione verso posti diversi, anche se l'epitaffio dei grandi e splendidi ambienti planiziali e costieri rimane sempre doloroso e amaro. Ormai mi concentro sempre più su "piccoli" ambienti montani o collinari, sia dalle mie parti (Alpi e prealpi) sia appenninici e posso assicurare che emozionanti ritrovamenti saltano fuori ancora (d'altronde ne è testimone anche questo forum). Meno male, tra l'altro, che ho scelto di dedicarmi a tutte le famiglie di acquatici (in Italia), quindi le probabilità che questi ritrovamenti emozionanti abbiano luogo è ancora maggiore. Nella mia provincia, ad esempio, esiste una separazione quasi netta tra la desolazione della pianura e le novità che son saltate fuori battendo la collina e le Alpi. Per dirne una, Eubria palustris, l'unico Psephenidae europeo, considerato raro e localizzato, sto scoprendo che è presente in un po' tutte le valli prealpine del bresciano, dove ci sono ambienti igropetrici con pareti stillicidiose. In Appennino, tra Toscana e Romagna, ho trovato un Limnebius che era stato descritto 100 anni fa, su due esemplari etichettati "Italia" e mai più ritrovato, uno degli Hydraenidae più misteriosi d'Europa!! (Sto preparando una nota sul ritrovamento, insieme al Museo di Vienna). E potrei dirne diversi altri. Sono sicuro che in Sicilia, anche se Marcello ha visto cose desolanti, andando più verso l'interno ci sono ancora interessanti sorprese che aspettano il fortunato che le troverà. Badate, io non sono ottimista, no, affatto! Però c'è ancora del buono in giro ...non so per quanto :hi:


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