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Bozzoli di Cetonischema aeruginosa (Drury, 1770) - Cetoniidae in Salix alba

6.VII.2018 - ITALIA - Lombardia - VA, Capolago Varese


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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 29/07/2018, 12:00 
 

Iscritto il: 01/06/2012, 12:24
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Nome: Danilo Baratelli
Questi li ho trovati circa 20 gg fa dentro un grosso ramo di Salix alba caduto a terra con tutta la pianta, ramo cavo che stava a circa una decina di metri da terra in origine. Oggi mi è sfarfallata una Cetonischema aeruginosa (che ho subito mollato in quanto da noi è specie protetta).
Il dato è molto interessante perchè in letteratura si dice che questa specie si sviluppa nei cavi delle querce, pianta che tra l'altro nell'alneta dove ho trovato il salice non è presente, se non al margine più asciutto della formazione. Si conferma così come i salici antichi o meglio capitozzati, sono un efficacissimo surrogato dei vecchi alberi delle foreste planiziali (querce e carpini ) che impiegano però centinaia di anni a creare una cavità adatta ai saproxilici più esigenti (Osmoderma, Gnorimus, Cetoniscema e così via per altro presenti nell'area) e che ormai sono introvabili. Un salice gestito a capitozzo in una cinquantina di anni o meno, può crere un cavo già abbastanza grande per tali specie, diventando un ottimo suporto per la gestione di queste bestie.
Per confronto in una foto si vede la differenza di dimensione tra i tre bozzoli di Cetonischema e quello di una cetonia.
Ciao Danilo


BozzoiliChetonischemaMisureDSC_0840.jpg

BozzoliCetonischema SaliceDSC_0807RID.jpg

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MessaggioInviato: 29/07/2018, 16:17 
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Iscritto il: 23/09/2009, 15:14
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Località: Verona
Nome: Alessandro Pinna
Ciao, che belli i bozzoli!
Non sapevo che questa bella specie fosse protetta in Lombardia. Qui da me è abbastanza comune, soprattutto nel mio giardino dove sussistono le condizioni adatte, frutta sugli alberi da mangiare ed un salice che tengo capitozzato apposta. Sottolineo che il mio salice ha solo 10 anni.
Adoro la capitozzata, proprio perché crea l'ambiente adatto agli xilofagi/saproxilofagi, però so che questa tecnica di potatura è oggi fortemente criticata.
Quest'inverno ho intenzione di capitozzare anche un olmo ed un pioppo nero, sempre allo scopo di creare ambienti adatti alle specie che mi interessa ospitare.
:hi:

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AleP


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MessaggioInviato: 30/07/2018, 9:03 
 

Iscritto il: 23/02/2011, 15:57
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Nome: fabrizio fabbriciani
Ciao a tutti.Anche se e' un coleottero relativamente comune rimane sempre uno splendore.Posso confermare di aver trovato decine di bozzoli ormai aperti più resti di adulti in un platano fortemente cariato e abbattuto dalla tempesta di vento che ha colpito la Toscana settentrionale nel marzo del 2015.Il platano si trovava in un parco pubblico dove sono presenti anche piccole porzioni di bosco planiziale relativamente umido.


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MessaggioInviato: 30/07/2018, 9:44 
 

Iscritto il: 01/06/2012, 12:24
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Nome: Danilo Baratelli
Fabry, ormai ne sai una più del diavolo! Beh almeno i platani servono a qualcosa perché da noi non ci vive niente tranne , a fatica, qualche larva do Aegosoma quando sono belli decomposti.
Ale, la questione della capitozzatura è tuttora in discussione con i forestali (nel senso dei professionisti ) perché in bosco non si può fare, ed è una pratica antica per produrre foglia e paleria varia (foglia nei gelsi e pali e legna nei salici) e viene riservata esclusivamente alle alberature in filari o con altra funzione anche estetica. Qui da noi l'abbiamo usata in progetti LIFE per tutelare l'Osmoderma, per ora in fase sperimentale perché se non ci sono i contadini che ogni 3-5 anni asportano parte della chioma il callo non si forma e anzi se le branche crescono troppo il tutto si rompe. Comunque in questo modo in poche decine di anni si ricrea un ambiente che in natura impiegherebbe centinaia di anni per arrivare alle giuste dimensioni. Purtroppo sulla gestione degli xilofagi siamo ancora agli inizi e ci sono in giro tanti pasticcioni, anche ad alti livelli....
Ciao Danilo


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MessaggioInviato: 30/07/2018, 9:58 
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Iscritto il: 18/06/2010, 0:03
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Località: Predore ( BG)
Nome: Claudio Deiaco
Ciao a tutti.
La Cetonischema da me si sviluppa in gran numero tutti gli anni nel compostatore, dove ripongo ogni tipo di ritaglio vegetale del mio giardino. Dall'erba, ai rami di rose, foglie di palma, e altre essenze, tutt'altro che di quercia.
Oltre alla Cetonischema, ci vanno anche Cetonia aurata pisana, Protaetia angustata, e Protaetia cuprea

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Claudio Deiaco
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MessaggioInviato: 30/07/2018, 13:52 
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Iscritto il: 23/09/2009, 15:14
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Località: Verona
Nome: Alessandro Pinna
Ciao Danilo, la gestione dei boschi sta facendo alcuni progressi negli ultimi anni, però persistono posizioni completamente a-scientifiche e basate su fattori estetici peraltro opinabili (a me piace di più un bosco con alberi vetusti e legno a terra, c'è chi invece, ahimè, adora filari di alberelli piccoli e ben potati, se qualcosa muore va portato via fino all'ultimo pezzettino... :( ).
Spero che le posizioni con fondamento scientifico prendano sempre più piede, ho recentemente osservato con piacere tale approccio in un parco pubblico qui vicino, con la conseguenza che gli xilofagi sono aumentati in maniera consistente ed i bimbi hanno dei nuovi giochi (tronchi a terra, ceppi ecc)!
:hi:

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AleP


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MessaggioInviato: 30/07/2018, 15:10 
 

Iscritto il: 01/06/2012, 12:24
Messaggi: 315
Nome: Danilo Baratelli
Si Ale queste tecniche le conosco bene ma il problema è che spesso le log-pyramid le fanno si con tronchi di quercia ma a volte sono querce rosse o peggio con legna proveniente dai balcani o anche dalla romania con la conseguente importazione di specie estranee alla nostra fauna. Oppure ho visto anche piantare tronchi in terreni acquitrinosi dove è chiaro che i lucanidi nell'acqua non ci andranno mai. Per questo parlavo di pasticcioni. In più abbiamo ancora i trattati di scienze forestali che spiegano come la legna morta sia un veicolo di contagio per i funghi patogeni e così via. La strada è ancora lunga.....
Danilo


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MessaggioInviato: 30/07/2018, 15:45 
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Iscritto il: 06/11/2011, 23:59
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Località: Casola Valsenio
Nome: Carlo Arrigo Casadio
La capitozzatura degli alberi è vietata perché danneggia le piante; favorendo la formazione di carie, che per gli alberi sono un danno, ne accorciano la vita e ne compromettono la stabilità rendendoli pericolosi.
La gestione del verde, soprattutto in ambiente urbano non è facile, è vero che grossi alberi cavi sono una manna per gli insetti xilofagi, ma se questi alberi si trovano in un parco pubblico o lungo una strada costituiscono un potenziale pericolo per le persone ed è normale che le amministrazioni pubbliche tendano a rimuoverli.
Anche il discorso della gestione del bosco non è così semplice, se si tratta di boschi demaniali concordo sul fatto che andrebbero lasciati il più possibile "al naturale", riducendo gli interventi al minimo e lasciando gli alberi ed i rami morti sul posto, ma se si tratta di boschi privati allora il discorso cambia perché questi vengono trattati come delle colture che devono fornire un reddito e quindi gestiti di conseguenza.
La cosa importante è che la gestione sia adeguata alle condizioni pedoclimatiche della zona per non rischiare di creare dissesti idrogeologici ed altri danni ambientali.
Io sono il primo a cui piacerebbe vedere il verde gestito in maniera più consapevole, ma lavorando nel settore mi rendo anche conto delle innumerevoli difficoltà che ci sono.

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Carlo Arrigo

"Solo un entomologo può capire il piacere da me provato nel cacciare per ore in qua e in là, sotto il sole cocente, tra i rami e i ramoscelli e la corteccia degli alberi caduti"
Alfred Russel Wallace


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MessaggioInviato: 31/07/2018, 8:40 
 

Iscritto il: 01/06/2012, 12:24
Messaggi: 315
Nome: Danilo Baratelli
Ciao Carlo, da vecchio gestore di aree protette condivido solo in parte quello che dici. Il problema è che un bosco non è una coltivazione arborea, come molti professionisti del settore tendono ancora a pensare, ma un ecosistema forestale composto da una molteplicità di componenti che vanno gestiti in maniera integrata. Lasciando perdere le aree private, purtroppo gestite spesso a senso unico per fini produttivi, nelle altre aree, per quanto in parte ancora private (SIc, ZPS, Parchi naturali, Riserve) si cerca di introdurre concetti avanzati quali ad esempio la destinazione di parte delle piante all'invecchiamento, la conservazione di un certo numero di piante cave o danneggiate per ettaro, una certa cubatura di necromassa al suolo. Nessuno pensa di vietare una gestione economica dei boschi, ma da naturalista so benissimo che la biodiversità per esempio di una faggeta gestita, dove non trovi un pezzo di legno morto o nemmeno coleotteri saproxilofagi o uccelli che se li mangiano, è assolutamente inferiore a quella di un bosco magari planiziale, brutto a vedersi, lasciato a sé con alberi morti a terra e in piedi. Quindi si tratta solo di utilizzare piccoli e non costosi accorgimenti, magari arrivando in aree particolari protette a dare piccoli incentivi ai proprietari per rinunciare a un po' di legna spesso malconcia. Per quanto riguarda gli alberi capitozzati è vero che vengono danneggiati dalla capitozzatura che in parte forse ne riduce la vita (sempre meno comunque di un colpo di motosega) ma diventano preziosi e indispensabili, soprattutto nelle specie a crescita rapida come il salice, per l'ecosistema in quanto non se ne giovano solo gli insetti ma anche uccelli e mammiferi. Qui da noi sono stati utilizzati a fini gestionali in aree protette per tutelare la biocenosi. Comunque nella gestione si tratta solo di trovare la quadra tra i vari interessi, certo non semplice in taluni contesti però siamo noi (entomologi, naturalisti e forestali che magari operano proprio professionalmente su questi temi) che dobbiamo portare avanti queste scelte. Mi fermo qui che è meglio, già abbiamo divagato troppo.
Ciao Danilo


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