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Typhaeus (Typhaeus) typhoeus (Linnaeus, 1758) - Geotrupidae (var. pumilus) Un Typhaeus dimenticato http://www.entomologiitaliani.net/public/forum/phpBB3/viewtopic.php?f=166&t=28497 |
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Autore: | Julodis [ 08/11/2011, 8:44 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
Ciao Alberto. Mi sembra che si tratti di normalissima variabilità di dimensioni e sviluppo delle corna, come si osserva nei maschi di moltissime specie in cui i maschi sono dotati di appendici cefaliche o protoraciche, e più in generale tutte le volte in cui ci troviamo di fronte a specie con forte dimorfismo sessuale. I caratteri sessuali secondari dei maschi vanno generalmente da un minimo, poco diverso dalla condizione "primitiva" che si riscontra nella femmina, ad un massimo in maschi con processi fortemente sviluppati e spesso anche di dimensioni maggiori. Per fare qualche esempio, lo stesso fenomeno si riscontra nei Copris, nei Bubas, negli Onthophagus, tanto per restare tra gli stercorari. Insieme al diverso sviluppo delle corna si nota spesso anche una differenza di conformazione/proporzioni del pronoto. Non per questo vanno descritte tutte le forme, anche se in molti casi è stato fatto. Il massimo si riscontra in specie in cui i grandi maschi presentano addirittura processi che nei maschi piccoli non esistono, ad esempio nei Lucanidi come Homoderus mellyi, in cui quella specie di tettoia è presente solo nei maschi grandi, e completamente assente nelle femmine e nei maschi piccoli. In Typhaeus typhoeus, in particolare, vi sono dei maschi ancora meno cornuti, che a prima vista sembrano femmine, ed altri con uno sviluppo delle corna circa doppio di quello più dotato della serie che hai presentato, e spesso si trovano insieme. |
Autore: | Apoderus [ 08/11/2011, 9:04 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
L'argomento era stato trattato anche qua. ![]() |
Autore: | corradocancemi [ 08/11/2011, 15:44 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
Julodis ha scritto: I caratteri sessuali secondari dei maschi vanno generalmente da un minimo, poco diverso dalla condizione "primitiva" che si riscontra nella femmina, ad un massimo in maschi con processi fortemente sviluppati e spesso anche di dimensioni maggiori. Tempo fa leggevo tra l'altro che, secondo alcune teorie, nelle specie di Coleotteri con dimorfismo sessuale marcato e presenza di maschi "major" e "minor", come in Onthophagus taurus, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (come le appendici cefalice e protoraciche appunto) è opposto a quello dell'apparato riproduttore. Sarebbe a dire che, nella fase di sviluppo dell'insetto, il dispendio di energie per il pieno sviluppo di un carattere come le appendici cefalice possenti, va a scapito delle risorse sfruttate per lo sviluppo degli organi genitali. In questo modo i maschi "minor" di taurus avrebbero un apparato riproduttore più grande dei loro rivali in amore. Sembra anche che a un differente sviluppo morfologico seguano diverse strategie comportamentali. I maschi "minor" non rinunciano alle femmine perché non in grado di battersi con i maschi più forti, piuttosto riescono a riprodursi usando l'astuzia: se trovano il maschio "major" a presidiare l'ingresso della galleria in cui si trova la femmina, evitano lo scontro aspettando che il rivale si distragga o scavando una galleria che li porti dritti alla futura compagna ![]() |
Autore: | dorbodervus [ 08/11/2011, 16:02 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
Si, grazie per l'attenzione ... ma forse mi sono spiegato male. Il problema non era nella lunghezza delle corna (Julodis: ho visto da me essere di diversa lunghezza a seconda dello sviluppo dell'individuo, ma le differenze proseguono nei punti successivi che ho citato e il fatto delle corna più corte va "letto" in TUTTO il contesto complessivo, cioè TUTTO il protorace e TUTTE le elitre. Anche le femmine hanno i cornini laterali ma sono poco più che dei tubercoli e questi maschi potrebbero averli corti NON perché poco prestanti ma perché tendenti ad avvicinarsi, appunto, ai caratteri femminili). Il "problema" era - come tra l'altro avete detto voi stessi - nel fatto che in O. taurus esiste la v. femmineus, in Copris lunaris esiste v. corniculatus, e via dicendo. Typhaeus typhaeus v pomilus non esiste più! Ben inteso: io dormo lo stesso ... ma perché alcune v. vengano ancora citate e descritte e altre ignorate ... di questo non ho trovato spiegazioni (in quanto alla normalità mi pare che O. taurus e C. lunaris non siano così eccezionalmente rari, eppure sono sempre citati e descritti ). La conseguenza è che il "giovane entomologo" ("giovane" non anagraficamente ma - come me - in conoscenza) si trova alquanto perplesso nel trovare individui con TUTTO il protorace diverso (non solo le corna) e non trovare il minimo accenno alla cosa ... nemmeno foto che ne documentino - anche senza citarla - la differenza. Beh, giovani entomologi! non cadete nel mio stesso errore e on eccitatevi per nulla ... : non è una nuova varietà, è solo una varietà snobbata! Alberto |
Autore: | Julodis [ 09/11/2011, 0:34 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
dorbodervus ha scritto: Il "problema" era - come tra l'altro avete detto voi stessi - nel fatto che in O. taurus esiste la v. femmineus, in Copris lunaris esiste v. corniculatus, e via dicendo. Il problema andrebbe semmai visto esattamente al contrario: perché si dovrebbero continuare a citare le varietà corniculatus di C. lunaris e femmineus di O. taurus, visto che non hanno alcun valore sistematico? Posso capirlo giusto come curiosità o come modo per indicare la variabilità della specie, ma niente di più.Typhaeus typhaeus v pomilus non esiste più! Ben inteso: io dormo lo stesso ... ma perché alcune v. vengano ancora citate e descritte e altre ignorate ... di questo non ho trovato spiegazioni (in quanto alla normalità mi pare che O. taurus e C. lunaris non siano così eccezionalmente rari, eppure sono sempre citati e descritti ). Altrimenti, se dovessimo riesumare tutte le varietà descritte per le varie specie, che dovremmo fare per quelle di Cetonia aurata (pisana o di qualsiasi altra ssp.)? O per le varietà di Ptosima undecimmaculata, esclusivamente basate su numero, dimensioni e posizione delle macchie? Se la v. pumilus di Typhaeus typhoeus è stata dimenticata, mi sembra più che giusto. P.S. - Quali varietà vengono ancora descritte, ed in quali pubblicazioni scientifiche? ![]() |
Autore: | dorbodervus [ 09/11/2011, 15:55 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
E bravo Julodis! È proprio quello che volevo dire: o tutti o nessuno! Condivido perfettamente tuo il punto di vista sul fatto dell'inutilità di certe v. In effetti la validità di v. non è che abbia sempre un senso - da "ignorante" mi permetto di dire - realmente importante. Come dici giustamente tu, se pensiamo ai cetonini ... Però personalmente - sempre dal basso della mia cultura in materia - penso che una qualche differenza tra v. cromatica (salvo per certe popolazioni veramente uniche, legate ad areali o condizioni particolari o altro) e v. morfologica ci sia. D'altra parte se nei pochi testi che ho io (il Baraud, per gli scarabaeidae di Francia e zone limitrofe; il Porta, per gli scarabaeidae paleartici, il Della Casa, per gli aphodini; ...) si citano le nomenclature delle varie forme ... si vede che qualcuno (se non altro per un "alto là!") ritiene ancora di doverle citare. Ecco allora che, proprio per mettere in guardia eventuali sprovveduti come me, forse alcune forme hanno ancora il bisogno di essere citate. Passino i cromatismi ... ma le differenze "fisiche" forse ... un senso ce l'hanno. Proprio questa primavera con Stagbeetle si discuteva sulle v. cromatiche dei cetonini ed eravamo piuttosto d'accordo (se non ricordo male ... o almeno io lo ero con me stesso!) che le v. di Cetonia aurata potrebbero tranquillamente essere - per far contenti i pignoli - ridotte a cinque o sei ... e non quella lunga lista che vede distinguere a fatica le varie tonalità (che poi spesso cambiano con la qualità della luce del sole o della lampadina con le quali si osservano!). Ciao ... mi fermo qui sperando di aver chiarito il mio modesto punto di vista. Alberto |
Autore: | corradocancemi [ 09/11/2011, 18:04 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
dorbodervus ha scritto: se si citano le nomenclature delle varie forme ... si vede che qualcuno (se non altro per un "alto là!") ritiene ancora di doverle citare. Ecco allora che, proprio per mettere in guardia eventuali sprovveduti come me, forse alcune forme hanno ancora il bisogno di essere citate. Secondo il mio modestissimo parere, chi ritiene importante continuare a citare le varie forme (sia che riguardino solo cromatismi, sia che siano legate a più rilevanti differenze "fisiche"), forse lo fa per non far dimenticare differenze che, seppur in questo momento inutili o quasi dal punto di vista sistematico, magari in futuro potrebbero tornare alla ribalta per qualche nuova scoperta. Insomma, meglio non tralasciare qualcosa che potrebbe servire domani. Poi, e penso che un po' a tutti ci sia capitato qualcosa che lo confermi, in questo campo ci sono anche gli speculatori, come molti "venditori" di insetti che vedono nelle varie forme descritte un'occasione per speculare, spesso cercando anche di spacciare casi di variabilità intraspecifica di un insetto per rare varietà come si fa con i francobolli... |
Autore: | Creedence [ 09/11/2011, 18:27 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
E’ chiaro che uno specialista o chiunque si avvicini ad un gruppo deve cercare di conoscere il più possibile la variabilità infraspecifica delle specie che lo compongono. Dare un nome ad ogni forma, sia morfologica che cromatica, è semplicemente inutile. Ma certo non passabile di pena capitale. Le differenze morfologiche all’interno di una stessa specie, differenze che, almeno negli scarabeidi coprofagi dotati di corna cefaliche o protuberanze toraciche, possono coprire l’intera gamma di sviluppo di ogni individuo, un tempo venivano nominate una per una. Ora invece possono benissimo risiedere in una delle due indicazioni “individuo major” ed “individuo minor”, per buona pace di tutti (a parte forse, come detto da Corrado, i commercianti di insetti…) |
Autore: | Marchino [ 09/11/2011, 19:34 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
corradocancemi ha scritto: Tempo fa leggevo tra l'altro che, secondo alcune teorie, nelle specie di Coleotteri con dimorfismo sessuale marcato e presenza di maschi "major" e "minor", come in Onthophagus taurus, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (come le appendici cefalice e protoraciche appunto) è opposto a quello dell'apparato riproduttore. Sarebbe a dire che, nella fase di sviluppo dell'insetto, il dispendio di energie per il pieno sviluppo di un carattere come le appendici cefalice possenti, va a scapito delle risorse sfruttate per lo sviluppo degli organi genitali. In questo modo i maschi "minor" di taurus avrebbero un apparato riproduttore più grande dei loro rivali in amore. Ciao Corrado; quello che hai letto riguardo al fatto che lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari sia opposto allo sviluppo dell'apparato riproduttore, come due piatti di una bilancia, non mi convince affatto. Io sapevo che in tutta la superfamiglia Scarabaeoidea la copulazione funzionasse con un restrittivo sistema "chiave serratura". A supporto di questa mia affermazione va il fatto che ad esempio negli Aphodiidae dove spesso ci sono notevoli differenze di lunghezza negli adulti, l'edeago abbia sempre le stesse dimensioni. Sinceramente non ho mai fatto estrazioni su onthophagini ma credo che anche li ci siano regole restrittive per quanto riguarda la forma e la dimensione dell'edeago. |
Autore: | corradocancemi [ 09/11/2011, 20:02 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
Marco, purtroppo non ho più quell'articolo sottomano, ma ricordo bene che in esso si parlava di tesi da confermare, e non mi stupisce il fatto che poi sia stata smentita da quanto hai appena spiegato. Del resto, quell'articolo che lessi era impostato con un taglio da magazine di attualità, e sembrava volesse semplicemente dire che anche per gli insetti valgono certi divertenti luoghi comuni che sono soliti di noi umani (come quello del mister muscolo tutto fumo e niente arrosto ![]() |
Autore: | Julodis [ 09/11/2011, 23:38 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
In merito agli Onthophagus culturisti poco dotati non dico nulla, perchè non ne so nulla. Torno invece sul discorso varietà. Personalmente ritengo che gli unici motivi per continuare a citare nei lavori (almeno, in certi tipi di lavori) le varietà siano per avere una indicazione del campo di variabilità di una specie e per motivi storici. Ovviamente parlo di varietà che siano veramente tali. Se poi in realtà si tratta di sottospecie o addirittura di specie diverse confuse tra loro, il discorso cambia. Purtroppo in certi gruppi (soprattutto i Lepidotteri ed i Carabus tra i Coleotteri) diventano un modo per aumentare il valore di esemplari messi in vendita dai commercianti. Vorrei comunque rivalutare le differenze cromatiche rispetto a quelle morfologiche. E' vero che le differenti colorazioni possono non essere di origine genetica ma solo dovute a differenti condizioni di sviluppo, ma in molti casi sono invece genetiche, e quindi ereditabili, e possono diventare un fattore su cui agisce la selezione naturale. Ho già fatto tempo fa l'esempio di alcune specie di Julodis in cui certe popolazioni cambiano colore per ridurre gli accoppiamenti interspecifici con specie di colore simile al loro originario. A lungo andare possono diventare un fattore di isolamento tra popolazioni, con conseguente speciazione. Ovviamente a patto che queste specie usino la vista (o anche la vista) per identificarsi. In questo senso possono avere la stessa importanza delle variazioni morfologiche. |
Autore: | Creedence [ 10/11/2011, 0:33 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
corradocancemi ha scritto: secondo alcune teorie, nelle specie di Coleotteri con dimorfismo sessuale marcato e presenza di maschi "major" e "minor", come in Onthophagus taurus, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (come le appendici cefalice e protoraciche appunto) è opposto a quello dell'apparato riproduttore. Caxxate. Cos'è, vogliono applicare agli Onthophagus la "legge della L" tanto abusata dai maschi umani di non altissima statura...??? La misura dell'edeago e quella delle strutture sclerificate annesse al sacco interno sono costanti da individuo ad individuo della stessa specie, a prescindere dallo sviluppo morfologico esterno. |
Autore: | corradocancemi [ 10/11/2011, 1:05 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
Creedence ha scritto: corradocancemi ha scritto: secondo alcune teorie, nelle specie di Coleotteri con dimorfismo sessuale marcato e presenza di maschi "major" e "minor", come in Onthophagus taurus, lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (come le appendici cefalice e protoraciche appunto) è opposto a quello dell'apparato riproduttore. Caxxate. Cos'è, vogliono applicare agli Onthophagus la "legge della L" tanto abusata dai maschi umani di non altissima statura...??? La misura dell'edeago e quella delle strutture sclerificate annesse al sacco interno sono costanti da individuo ad individuo della stessa specie, a prescindere dallo sviluppo morfologico esterno. Eppure l'articolo citava chiaramente dei ricercatori, se non sbaglio americani dell'Indiana. Per giustificare la loro tesi, come ho scritto sopra, questi studiosi sostengono che se, in fase di sviluppo dell'individuo adulto, vengono spese più risorse per lo sviluppo di un "distretto", questo andrà a scapito di altre parti del corpo, come l'edeago... Anch'io, da profano, sono scettico al riguardo |
Autore: | Maurizio Bollino [ 10/11/2011, 1:31 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Un Typhaeus dimenticato |
corradocancemi ha scritto: Eppure l'articolo citava chiaramente dei ricercatori, se non sbaglio americani dell'Indiana. Per giustificare la loro tesi, come ho scritto sopra, questi studiosi sostengono che se, in fase di sviluppo dell'individuo adulto, vengono spese più risorse per lo sviluppo di un "distretto", questo andrà a scapito di altre parti del corpo, come l'edeago... Anch'io, da profano, sono scettico al riguardo A Lecce c'è un modo di dire che recita "cce nc'entra lu culu cu li quattru tempore!!!!" ovvero .... cosa c'entra l'ipertrofia di un distretto con l'ipotrofia dell'edeago? E poi, guarda caso, proprio quello deve essere penalizzato, e non le zampe, le antenne, le elitre, o che so io!! Marchino ha scritto: Ciao Corrado; quello che hai letto riguardo al fatto che lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari sia opposto allo sviluppo dell'apparato riproduttore, come due piatti di una bilancia, non mi convince affatto. Io sapevo che in tutta la superfamiglia Scarabaeoidea la copulazione funzionasse con un restrittivo sistema "chiave serratura". A supporto di questa mia affermazione va il fatto che ad esempio negli Aphodiidae dove spesso ci sono notevoli differenze di lunghezza negli adulti, l'edeago abbia sempre le stesse dimensioni. Sinceramente non ho mai fatto estrazioni su onthophagini ma credo che anche li ci siano regole restrittive per quanto riguarda la forma e la dimensione dell'edeago. Qui siamo quasi sulla stessa lunghezza d'onda, ma dovremmo cercare di stabilire quali strutture siano realmente la chiave e la serratura, sempre ammesso che il principio sia valido. Mi sto interessando da un pò di tempo di estroflessione di endofalli, e ho fatto qualche ricerca bibliografica per lavori che trattassero questo aspetto, e le tecniche per ottenere dei preparati permanenti a secco in specie molto piccole. Tra i lavori reperiti, mi sono imbattuto in questo, che per certi aspetti, è stato illuminante. Non vi anticipo nulla sui contenuti, tranne che, forse, la struttura chitinizzata dell'edeago potrebbe essere solo il "portachiavi" e l'endofallo la vera chiave........ |
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