Gentili signore e signori,
sono qui a proporvi un divertissement buono per grandi e piccini, che credo possa arricchire il forum e dare origine ad una sezione, parzialmente nuova, che potrebbe intitolarsi “Insetti e Letteratura”.
Tutti leggiamo, e certo non solo di entomologia. Giornali, letteratura in senso latissimo, magari ci capita di leggere reportage di buone penne, che so, un Paolo Rumiz ad esempio. Oppure ascoltiamo canzoni di buon artigianato.
Del resto, i grandi o piccoli resoconti di viaggio, dall’ottocento fino ai cinquanta-sessanta dello scorso secolo, non erano forse letteratura ? Brullé, Wollaston sono quelli che conosco. La parola a coloro che ne conoscono altri, e meglio di me. Poi l’affabulazione si è persa, e va anche bene. Ma si dìa un’occhiata a Roberto Poggi con i suoi entomologi liguri, e le loro scritture da lui sommarizzate e riepilogate nel bel libro che dovreste già conoscere.. Ah, i liguri, gentaccia brusca ma giusta, esatta, irriducibile, vocata al mare verso est od ovest, indifferentemente. Ah, i nostri impiegati postali capitolini “gran camminatori” (Gobbi, su Luigioni), che infine ci hanno consegnato un’opera letteraria di ….cento pagine: i Coleotteri d’Italia.
Comunque sia, negli scritti di oggi, da qualche parte, un Insetto farà pur capolino, spuntando con le antenne e gli occhi composti attraverso un varco nel solido diaframma che nella vita di tutti i giorni ci separa. Naturalmente, ogni volta che incontriamo un passo in cui vengano citati Insetti, a proposito o a sproposito, con esiti “letterari” o addirittura poetici più o meno felici, tendiamo a ricordarcene.
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Perché dunque non raccogliere pian piano un corpo di citazioni che possa poi, un giorno, servire a chi con autorevolezza volesse dar conto del rapporto che abbiamo con questi animali, utilizzando la letteratura come sede non necessariamente alternativa alla scienza, ma magari ad essa complice, parallela, affiancata, per indagare la faccenda ?
Costui si troverebbe il lavoro quasi già fatto grazie a noi, un gran cu..bo. Quadrato, solido, tetragono, ecc.
Un lavoro come il viaggio di Franco Tassi in Grecia e Turchia, non era forse “letteratura” di viaggio, piegata e ritorta e ridotta alle esigenze entomologiche ?
Niente di nuovo, in realtà, se non forse l’idea che tale “raccolta” possa essere fatta con sistematicità ed avvalersi del contributo di tutti noi “lettori”, formando infine un corpo di citazioni vasto e ricco.
Vado ora a dimostrare come non si tratti affatto di idea nuova, se non forse nei termini in cui sto tentando di formularla e proporla.
1) Immagino si debba a Marzio Zapparoli, curatore del volume, la citazione di Italo Calvino a pagina 17 del libro “Gli Insetti di Roma”, che certamente conoscete. Vi si narra di un Marcovaldo il cui sguardo, della città, tutto eliminava per potersi concentrare sui pochi resti di natura rintracciabili. Vi si parla fuggevolmente solo di un tafano e di tarli, ma pure di foglie gialle, buccia di fico a terra, e di tutte le insegne luminose, manifesti e semafori che in quello sguardo proprio non riuscivano a entrare e permanere. Noi siamo tutti “Marcovaldi”, e la citazione è quanto mai azzeccata (si noti la sponda agli appassionati di Acari…) in un libro che si occupa di entomologia urbana (si noti la sponda agli appassionati di Acari e possessori di un cane).
2) Franco Tassi, in un delizioso libretto dal titolo “Fratello Insetto” (rima involontaria, ma si sa, la poesia colpisce senza avvertire…), raccoglie citazioni varie, alcune imperdibili.
3) Altri autori, per introdurre un lavoro (ma ormai non si usa quasi più, gran peccato), hanno fatto spesso ricorso a brevi, adatte citazioni tratte dalla letteratura classica: Svata Bilý, in un lavoro sulle Melanthaxia, usa un perfetto, appropriatissimo frammento del Cantico: “Nigra sum, sed formosa”.
4) Antonio Machado, per la sua monografia sui Carabidae canarî, recuperò il Darwin più “goliardico” ed entomologico. Cito a memoria, non mi va di ripescarlo dallo scaffale: “When I hear of the capture of a rare beetle, I feel like an old warhorse at the sound of a trumpet”.
5) Le lettere (intese come opera letteraria) di Piero Cosimi, la sua riflessione sui nostri luoghi e vizi di entomologi, che prima o poi andrà proposta ad un pubblico più vasto di noi amici che ricevevamo dalle sue mani (con dedica) i suoi testi “autopubblicati”, per lo più ciclostilati. Ah, ma li conserviamo, così come conserviamo il ricordo della cena in cui ci mise in mano il libro, fumando come un diavolo.
6) Gli impagabili proverbi entomologici di Franco Marozzini (cui ad esempio si deve il primo reperto certo di Kisanthobia ariasi, un raccoglitore senza pari negli anni in cui operava), proverbi di grande sagacia e spirito dissacratore, che a Roma permeano la nostra “storia entomologica” (lui senz’altro ci metterebbe le virgolette). Se mi autorizza, nei prossimi giorni ve li propongo, credo si tratti davvero di letteratura, magari “popolare”. Credo sia un accrescitivo. In tutte queste citazioni ci riconosciamo senza sforzo, quasi vorremmo non fossero già state utilizzate per usarle noi. Pensate a Piero Leo che descrive una nuova – che so? Tentyria ? – e non può adoperare il “Nigra sum, sed formosa”.
Ecco, magari accrescendo il bagaglio di citazioni, riusciremo a scovare quella mai utilizzata finora, e divertirci e deliziare i colleghi, come fanno ad esempio i nomi che sceglie Enzo Colonnelli per i suoi Ceutorinchi, che spesso sono proprio un esercizio letterario (leggere i suoi lavori per credere).
Detto per inciso, ne ho le sfere piene di specie dedicate a tizio e a caio, la cosa andrebbe proibita. I nomi degli animali dovrebbero essere legati alle loro proprietà, non a coloro che li hanno raccolti o allo specialista che si vuole omaggiare (ma naturalmente, si tratta di una delle tante idee bislacche che coltivo, visto che ogni giorno escono cose tipo Pizzipallicchius pizzipallicchii). Ributtante, soprattutto se si pensa che per l’attribuzione di nomi così brutti la gente si scanna (…sotto sotto. Già, proprio “sotto”).
D’altra parte io stesso, con Maurizio Gigli, ho firmato una “Paratassa ringenbachi”, e me ne vergogno enormemente. Sembrava, quella volta, che non si potesse fare altrimenti. Invece “Orarabion dominici” mi pesa meno, forse per i sentimenti fraterni che mi legano a Domenico (Gianasso).
Ma se la smettessimo tutti, ci sarebbe solo da guadagnare. Nell’eleganza dei nomi, prima di tutto. Descriviamo ? Vabbene, ma non creiamo “mostri” con nomi assurdi. “Libertoi”? Ma c’è al mondo qualcosa di più orrendo? Vi ci vuole molto per chiamarlo in un altro modo ?
Fattivi partecipi di queste rivoluzionarie idee (vietate ai minori di XXXXX anni), mi chiedo se ci siano problemi di diritto d’autore per la riproduzione dei brani che dovessero interessarci. Non credo, ed espongo le ragioni per cui non lo credo:
Intanto si tratta di riprodurre un brano, non l’intera opera che è giustamente protetta. Si tratta, appunto, di una citazione (se ne fanno abitualmente sui giornali, o sui settimanali, in ambito politico, culturale, di critica letteraria, ecc.). Se l’uso della citazione fosse così severamente disciplinato, i giornali semplicemente non potrebbero uscire dalle tipografie.
La citazione che faremo, e che (dovesse mai avvenire) raccoglieremo sul sito in una apposita “tasca”, dovrà comprendere anche un riferimento alla pubblicazione su carta da cui è tratta. Ciò mi sembra escluda necessariamente sospetto di piraterie e scippi di idee. Dopo aver trascritto una cosa su un forum che non ha scopi di lucro, facendola seguire da autore, anno, curatore, editore, anno di pubblicazione ecc., non vedo davvero che problema ci sia.
Naturalmente, essendo in Italia che la cosa dovrebbe aver luogo, tutto potrebbe risolversi in una catastrofe. Causa degli editori ai nostri danni, editti, consorterie di avvocati, giudici aterosclerotici che non capiscono chi sia il nemico, fuoco amico, eruzione vulcanica, trasgressione marina come nel Pliocene, crisi marina come nel Messiniano. Il Codacons, che non ne perde una (ha accusato Tex Willer di fumare...). Il Vaticano.
E perché non un terremoto di serie B come gli ultimi in Toscana e Calabria ? Tutto va bene, per rompere il mazzo di carte e impedire il gioco, ché di gioco si tratta.
Infine, potremmo finalmente ridurci tutti sul lastrico estenuandoci in cause legali.
Ho un paio di frammenti letterari di sicuro interesse. Flaiano (serio), Campanile (faceto). Auguroni a tutti, aspetto il responso legale per piazzare i miei primi due colpi, sperando che qualcuno mi segua. E se no, pazienza. A.
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