(Messaggio del 26/01/2009)
Inserisco qui, poiché se ne è parlato in un'altra discussione, due immagini del vero
Notochilus damryi Puton, 1871, specie mediterranea a prevalente gravitazione occidentale. Il primo esemplare, raccolto in Abruzzo, appartiene alla forma brachittera, che è di gran lunga la più diffusa; il secondo, dell'isola di Pantelleria, è un macrottero. Come si nota, le due forme hanno un aspetto così diverso che, sino a una quindicina di anni fa, venivano ritenute appartenenti a due specie diverse, addirittura collocate in due diversi generi (la forma macrottera veniva indicata come
Ribauticoris humilis Ribaut, 1929). La ragione della confusione - definitivamente chiarita da J. Péricart nel 1994 - è stata probabilmente che, come in molti Lygaeidae, gli individui brachitteri e quelli macrotteri hanno una conformazione del pronoto nettamente differenziata.


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(Velvet Ant,26/1/2009, 21:33)
Ciao Attilio

Veramente interessante la presenza di forme brachittere e macrottere fra gli Eterotteri.
Il fenomeno è particolarmente diffuso in quest'ordine, o limitato ad alcune Famiglie?
Quali sono le possibili cause che lo determinano?
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(Eopteryx,26/1/2009, 21:47)
Da quel poco che ne so io...
le forme attere dovrebbero essere avvantaggiate in condizioni di insularità e in generale in condizioni geograficamente e/o ecologicamente marginali (Pantelleria... isola vulcanica...). La presenza delle ali dovrebbe essere legata ad una condizione di allele recessivo, per cui il carattere compare solo in omozigosi, cosa che si realizza più facilmente in piccole popolazioni (come appunto quelle insulari).
Ma questo è quello che io so teoricamente, poi...
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(Ranatra,27/1/2009, 10:33)
Caro Eremicus grazie per aver postato queste due foto

Ora grazie alle informazioni tue e di Paride posso aggiungere un altro "mattoncino" alle mie conoscenze......

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(eremicus,30/1/2009, 19:16)
Caro Marcello, accolgo volentieri il tuo invito a commentare il fenomeno dell'esistenza di forme a diverso sviluppo alare negli Eterotteri.
Anzitutto un'osservazione sulle due immagini del <i>N. damryi</i>; le foto mostrano come nella forma brachittera il pronoto è stretto e a lati quasi paralleli, mentre in quella macrottera è trapezoidale con un notevolmente allargamento nella parte posteriore. Questo 'allargamento' serve ad ospitare i muscoli che azionano le ali.
In termini generali gli Eterotteri sono il gruppo di insetti in cui è più frequente il carattere evolutivo della perdita della capacità di volare. Questo fenomeno è noto di un gran numero di famiglie sia terrestri (Lygaeidae, Miridae, Reduviidae, Aradidae, Alydidae, Pyrrhocoridae, ecc.) sia acquatiche (Gerridae, Veliidae, Naucoridae,ecc.) e talmente diffuso da rappresentare una delle caratteristiche più importanti degli Eterotteri. La conseguenza sul piano morfologico è quella di uno straordinario polimorfismo alare per cui è stata recentemente proposta una classificazione in 8 diverse tipologie, dai macrotteri agli atteri, con l'aggiunta delle specie ad ali perfettamente sviluppate e funzionali ma caduche, che vengono cioè perse a un certo punto della vita dell'adulto; quest'ultima condizione è particolarmente frequente negli Enicocephalidae, ma nota anche di altre famiglie (Aradaidae, Mesoveliidae, ecc.).
Oggi il fenomeno viene interpretato in termini di ottimizzazione del dispendio energetico; una specie cioè perde del tutto le ali o comincia a produrre individui con un certo grado di riduzione delle ali quando la capacità di volare smette di essere un vantaggio (ad es. nelle specie troglobie o subcorticicole) e diventa uno spreco energetico, assorbendo risorse che possono essere più utilmente utilizzate per migliorare atre funzioni; ad es. si è osservato che gli individui ad ali ridotte hanno un maggior successo riproduttivo rispetto a quelli ad ali complete.
In generale è stato notato che il fenomeno della riduzione alare riguarda soprattutto specie che vivono in habitat stabili, da cui non hanno bisogno di spostarsi per colonizzare nuovi territori. Il caso di alcune specie di Gerridae è particolarmente significativo. Nelle specie con una sola generazione l'anno le popolazioni di grandi fiumi e torrenti (habitat stabili) sono composte prevalentemente da individui atteri; le popolazioni delle stesse specie che vivono in piccoli stagni, pozze temporanee e abbeveratoi (habitat instabili) sono composte perlopiù da individui macrotteri. Nelle specie con due generazioni l'anno quella svernante, stabilmente legata agli habitat di nascita, è composta in massima parte da individui atteri; questa ne produce una estiva, che va alla ricerca di nuovi ambienti, composta da individui quasi tutti ad ali complete.
Sono solo brevi accenni ad una tematica estremamente affascinane e complessa.