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Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio http://www.entomologiitaliani.net/public/forum/phpBB3/viewtopic.php?f=249&t=31794 |
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Autore: | Julodis [ 04/03/2012, 21:07 ] |
Oggetto del messaggio: | Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Oggi sono andato a vedere come era, dopo diversi anni, la sughereta di Tivoli, che è probabilmente quella più lontana dal mare di tutto il Lazio, se non del Centro Italia, visto che si trova sui Monti Tiburtini, primi contrafforti appenninici. In questo momento le sughere hanno più rami a terra che in pianta. La nevicata di febbraio si deve essere fatta sentire bene. Andrà bene per gli xilofagi, se qualcuno non provvederà prima a far sparire tutti i rami caduti. Comunque, poco prima di andarmene, senza aver visto in giro nulla se non qualche Thorectes, qualche Aphodiidae, pochi Syrphidae e qualche ape (e un po' di Coccinelle scortecciando i paletti di uno steccato), ho voluto provare a setacciare un po' di terriccio nel bosco e, tanto per cambiare, in qualche minuto ho tirato fuori un po' di Chaetonyx robustus italicus! (brutta foto, ma col flash non schermato ci sono troppi riflessi) Questa volta sono andato quasi a colpo sicuro. Ho visto che il terreno era sufficientemente ricco di componente organica, umido ma non bagnato. Ho cercato un punto abbastanza in piano e appena ho sentito odore di muffa ho provato a setacciare un pugno di terra. Era pieno di ife fungine come queste: Nella prima setacciata ho trovato un Onthophagus, (che forse stava lì proprio a nutrirsi di funghi?). Nella seconda, subito tre Chaetonyx! (ogni setacciata corrisponde ad un paio di manciate di terra) Questo confermerebbe quanto avevo osservato l'autunno scorso, ovvero questa specie tenderebbe a concentrarsi nelle zone in cui il terreno è ricco di micelio fungino, di cui posso ipotizzare che si nutra. Ho provato a fare qualche altro campionamento nel raggio di poche decine di cm. Nei punti in cui c'era micelio, c'erano anche i Chaetonyx, dove non c'erano le ife, mancava pure l'insetto. Questa volta gli esemplari erano tutti molto vicini alla superficie a non più di 3 - 4 cm dallo strato di foglie, probabilmente per il buon grado di umidità e la temperatura adatta. A questo punto direi che comincio a capire quali siano le esigenze di questo animale, che fino a due anni fa non sapevo nemmeno esistesse, e nell'ultimo anno e mezzo trovo ogni volta che provo a cercarlo, già in quattro diverse località del Lazio. E sembra essere anche molto più comune di quanto sembra a giudicare dalle presenze nelle collezioni. A meno che stiano solo nei punti in cui cerco io, che mi sembra molto improbabile, facendo un calcolo delle zone con substrato adatto e della densità approssimativa per mq, ho stimato che solo nelle zone del Lazio dal piano fino a mezza montagna con boschi di castagno, sughera e alcune specie di querce, dovrebbero esserci diversi miliardi di individui! Un'altra cosa che mi sembra probabile è che gli adulti si trovano in ogni stagione dell'anno, non solo in primavera e autunno come avevo sentito o letto. Ciò che cambia è la profondità a cui stanno, e forse la densità di popolazione. Scendono a maggiore profondità d'inverno per proteggersi dal gelo, e d'estate per proteggersi dalla siccità. |
Autore: | Mikiphasmide [ 04/03/2012, 21:12 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Julodis ha scritto: A questo punto direi che comincio a capire quali siano le esigenze di questo animale, che fino a due anni fa non sapevo nemmeno esistesse, e nell'ultimo anno e mezzo trovo ogni volta che provo a cercarlo, già in quattro diverse località del Lazio. E sembra essere anche molto più comune di quanto sembra a giudicare dalle presenze nelle collezioni. A meno che stiano solo nei punti in cui cerco io, che mi sembra molto improbabile, facendo un calcolo delle zone con substrato adatto e della densità approssimativa per mq, ho stimato che solo nelle zone del Lazio dal piano fino a mezza montagna con boschi di castagno, sughera e alcune specie di querce, dovrebbero esserci diversi miliardi di individui! ![]() ![]() ![]() ![]() |
Autore: | aug [ 04/03/2012, 21:15 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
L'osservazione sulle coesistenza di Chaetonyx e ife fungine è interessantissima. Se non erro, ci sono altri Scarabeidi legati a funghi sotterranei... |
Autore: | Creedence [ 04/03/2012, 21:56 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
aug ha scritto: Se non erro, ci sono altri Scarabeidi legati a funghi sotterranei... Vero! Dovrebbero essere legati a funghi ipogei/tartufi tutte le specie italiane di Bolbelasmus, ed in più Odonteus armiger (Scopoli 1772). Sono comunque tutti animali la cui biologia è praticamente sconosciuta o quasi, e si va avanti a tentoni cercando di spiegare di cosa si nutrono, dato per certo che non sono coprofagi. Proprio alla luce di questo, l'osservazione per il Chaetonyx risulta molto interessante. Sono invece note le abitudini polifaghe di certi Geotrupidae, come Anoplotrupes stercorosus (Scriba, 1791) o Thorectes hoppei (Sturm & Hagenbach, 1825) che in mancanza di sterco appetibile si buttano sui funghi epigei e dentro di essi si possono trovare, mentre si nutrono del tessuto fungino anche marcescente. |
Autore: | Julodis [ 04/03/2012, 22:50 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Mikiphasmide ha scritto: ![]() ![]() ![]() ![]() Non hai idea di quanti me ne hanno già chiesti! Comunque ho in programma di fare altre ricerche nel Lazio e Abruzzo prima di Entomodena, per avere un'idea più precisa di distribuzione e ecologia di questa/queste specie. Probabilmente ne avrò anche per te. Creedence ha scritto: Vero! Dovrebbero essere legati a funghi ipogei/tartufi tutte le specie italiane di Bolbelasmus, ed in più Odonteus armiger (Scopoli 1772). Da quanto ho visto i Chaetonyx sono legati a una serie di funghi, non solo ipogei. In questo caso non so la specie a cui erano associati, perchè c'erano solo le ife, ma quest'autunno li ho trovati in punti in cui crescevano un paio di specie di Boletus, e stavano dove c'era il micelio di queste. Il primo che ho trovato per caso vagliando per altre cose era nel terreno con uno Scleroderma, in questo caso, un vero fungo ipogeo, anche se a volte si trova parzialmente o totalmente in superficie. In pratica, non mangerebbero i carpofori, magari in stato di decomposizione, come fanno spesso gli Anoplotrupes, ma le ife nel terreno. Almeno, questa è la mia ipotesi, ma ovviamente non li ho visti mentre si nutrono. La prossima volta proverò a tenerli vivi, per vedere se riesco a capirci qualcosa in più |
Autore: | Mikiphasmide [ 04/03/2012, 23:38 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Julodis ha scritto: Mikiphasmide ha scritto: ![]() ![]() ![]() ![]() Non hai idea di quanti me ne hanno già chiesti! Comunque ho in programma di fare altre ricerche nel Lazio e Abruzzo prima di Entomodena, per avere un'idea più precisa di distribuzione e ecologia di questa/queste specie. Probabilmente ne avrò anche per te. |
Autore: | Julodis [ 05/03/2012, 0:09 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Mikiphasmide ha scritto: Grazie mille, allora ci vedremo forse a Modena. Potrei trovarlo dalle mie parti? In che ambiente? E' citato di Lazio, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria ed Isola del Giglio. Ho idea che sia in tutta la penisola a Sud della Pianura Padana, anche perchè c'è l'altra sottospecie nota di Liguria ed è citato con dubbio delle Marche. Credo ci sia anche dalle tue parti, solo che probabilmente non è mai stato cercato nei posti giusti. Devi trovare possibilmente dei boschi con terreno piuttosto sciolto, non troppo compatto. Probabilmente quelli dell'Appennino dalle tue parti potrebbero andare bene. In pianura da te credo che il terreno sia troppo argilloso. Io l'ho trovato in boschi di castagno, nocciolo/carpino, quercia (rovere in prevalenza), sughera. Dovrebbe stare anche in faggeta. Comunque l'hanno trovato anche sotto pietre (in oliveti o noccioleti?) e in pascoli di montagna. |
Autore: | Loriscola [ 05/03/2012, 9:22 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
La faggeta ammetto di averla testata ben poche volte, ma per quanto riguarda il querceto e soprattutto il castagneto...beh, ho fatto parecchi tentativi ![]() ![]() Con queste bestiole non vuole dire molto, ma ti assicuro di aver saggiato in ambienti molto, molto simili a quelli da te descritti, ife comprese. ![]() |
Autore: | Mikiphasmide [ 05/03/2012, 15:29 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
Loriscola ha scritto: La faggeta ammetto di averla testata ben poche volte, ma per quanto riguarda il querceto e soprattutto il castagneto...beh, ho fatto parecchi tentativi Nelle mie colline ci sono boschi di lecci e macchia mediterranea (spesso però con terreni secchi e calcarei/argillosi. Appena più su potrei provare nei numerosi boschi di faggi, molto umidi o nei castagneti. Magari quando ad ottobre andrò a castagne, mi porto dietro il vaglio ![]() ![]() Con queste bestiole non vuole dire molto, ma ti assicuro di aver saggiato in ambienti molto, molto simili a quelli da te descritti, ife comprese. ![]() ![]() |
Autore: | Julodis [ 05/03/2012, 23:35 ] |
Oggetto del messaggio: | Re: Chaetonyx robustus italicus Mariani, 1946 - Orphnidae - Lazio |
L'importante è che il terreno sia ben "sciolto". Ovvero quando si preleva col palotto (io uso uno di quelli da giardinaggio) non deve venire su come blocco compatto, come capita coi terreni argillosi. Da quanto ho visto il terreno adatto si forma soprattutto nei boschi che si sviluppano su tufi (rocce piroclastiche di origine vulcanica che da voi non credo proprio che ci siano) e arenarie (che invece dalle vostre parti dovrebbero essere piuttosto diffuse in varie aree appenniniche). Proprio le rocce su cui normalmente si sviluppa bene il castagno. Però quelli di ieri li ho presi in una sughereta in zona di roccia calcarea, ma il terreno era molto simile a quello di castagneta. |
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