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Eulasia rittneri n.sp. e revisione di Eulasia genei



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MessaggioInviato: 26/04/2010, 9:37 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:28
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Nome: Marco Uliana
In questa discussione
viewtopic.php?f=49&t=6358
si è parlato di un lavoro, di prossima pubblicazione su Zootaxa, che ha lungamente impegnato me e Guido Sabatinelli sullo studio (tassonomico, nomenclatoriale, corologico, ecologico) di una coppia di specie quasi-gemelle di Glafiridi, di cui una nuova e dedicata all'amico Oz Rittner, utente di questo forum.

"Revision of Eulasia genei Truqui, with description of Eulasia rittneri n. sp. from
Israel and synonymic notes on related species (Coleoptera: Scarabaeoidea: Glaphyridae)
"
è stato pubblicato oggi (dopo più di un anno di lavoro :hp: ).
IL PDF che fornisce la rivista non può essere messo on-line, ma chi fosse interessato può richiedermelo privatamente, indicando la sua email.


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MessaggioInviato: 26/04/2010, 21:45 
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Iscritto il: 18/02/2009, 0:24
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Località: Asciano (Siena)
Nome: Andrea Petrioli
Complimenti Marco,

a te e a Guido!!!! :birra: :birra:


:hi:

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:hi:
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Andrea


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MessaggioInviato: 26/04/2010, 21:58 
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Iscritto il: 04/04/2010, 22:20
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Località: S.Pelagio (TS)
Nome: Alessandro Drago
complimenti ad entrambi anche da parte mia! :) :)

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MessaggioInviato: 26/04/2010, 22:38 
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Iscritto il: 25/11/2009, 9:31
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Località: Lecce
Nome: Maurizio Bollino
Interessantissimo lavoro che ho appena finito di leggere.
Mi permetto qui di chiedere qualche delucidazione sulla tecnica di estroflessione dell'endofallo. Riporto qui di seguito un brano:
In order to study the morphology of the endophallus, we followed Berlov’s technique (Berlov 1992) modifed as such: aedeagi (if dry) were soaked in boiling water for about 1 minute and then the endophallus was everted by injection of white toothpaste mixed with micronized silica powder (mix of about 50% toothpaste and 50% silica in volume) in order to decrease the volume reduction during the drying process.

Vorrei chiarimenti sui materiali. Grazie

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Maurizio Bollino


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MessaggioInviato: 26/04/2010, 23:32 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:28
Messaggi: 3222
Nome: Marco Uliana
Il dentrifricio è comune dentifricio bianco in pasta (non quelli "moderni" in gel). La polvere di silice è una specie di "farina" bianca incredibilmente leggera che viene utilizzata dagli artigiani che fanno calchi o modelli in resina e materiali simili per alleggerire l'impasto, un po' come il polistirolo nel calcestruzzo. Non saprei dirti dove reperirla, io me la sono fatta dare dal nostro preparatore al museo. Presumo che il borotalco possa avere un effetto simile, anche se dal tentativo che ho fatto mi è sembrato che l'impasto fosse un poco più duro e viscoso, ma si tratta solo di una sensazione.

Io l'ho aggiunto per contenere il più possibile la contrazione del dentrificio dovuta all'essiccamento, il rapporto di circa 50% in volume dei due componenti è empirico e dovuto al limite di utilizzabilità dell'impasto: più duro di così non esce dalla siringa (o ti fa venire le vesciche ai polpastrelli).


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MessaggioInviato: 26/04/2010, 23:48 
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Iscritto il: 25/11/2009, 9:31
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Località: Lecce
Nome: Maurizio Bollino
Glaphyrus ha scritto:
Io l'ho aggiunto per contenere il più possibile la contrazione del dentrificio dovuta all'essiccamento, il rapporto di circa 50% in volume dei due componenti è empirico e dovuto al limite di utilizzabilità dell'impasto: più duro di così non esce dalla siringa (o ti fa venire le vesciche ai polpastrelli).


Posso desumere da quel che dici che, se invece del dentifricio, si usasse un silicone molto fluido (che, ovviamente, non dissecca, resta cremoso e non contrae), si potrebbero ottenere gli stessi risultati? Perchè se la finalità del dentifricio addizionato di silice è solo quella di "gonfiare" l'endofallo, allora mi posso divertire a provare uno dei materiali (siliconi o polieteri) che usiamo in studio per la seconda impronta, ovviamente senza aggiungere il catalizzatore, e potrei addirittura scegliere il colore......

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Maurizio Bollino


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 0:09 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:28
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Nome: Marco Uliana
Probabilmente no, perchè la sostanza deve essere sufficentemente pastosa da tenere l'endofallo in pressione durante il processo di disseccamento. Io ho provato una resina siliconica bicomponente a contrazione zero-punto-qualcosa percento, ma il risultato non era funzionale in quanto l'endofallo perdeva turgore una volta estratto l'ago della siringa.
Devo dire che ho provato a cercare anche io soluzioni meno "artigianali", poi mi sono arreso. Non è facile trovare una sostanza con le caratteristiche necessarie e che sia anche atossica, idrosolubile (in caso di preparati malriusciti), economica, di facile reperibilità, eccetera.

Ho gettato la spugna quando ho visto che anche degli accademici giapponesi (dico Giappone, non... "Burkina Faso") hanno recentemente pubblicato uno studio sul fallo di carabidi su Heredity gonfiando l'endofallo con dentifricio.

La tecnica era già esistente ma non era mai stata applicata agli scarabei tranne che per i recentissimi lavori di Imura su Platycerus, che in principio non conoscevo. Ho solo tentato di perfezionarla cercando il metodo per ridurre la contrazione e chiudere il forame basale durante l'iniezione (con cera d'api) su pezzi piccoli come quelli dei glafiridi


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 0:20 
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Iscritto il: 14/01/2010, 0:10
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Località: Liguria, Genova
Nome: Giovanni Ratto
Glaphyrus ha scritto:
IL PDF che fornisce la rivista non può essere messo on-line, ma chi fosse interessato può richiedermelo privatamente, indicando la sua email.
La mia ce l'hai gia...!!! :mrgreen:

Grazie e complimenti a tutti e due! :ok: :ok:

:hi:

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MessaggioInviato: 27/04/2010, 5:32 
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Iscritto il: 28/08/2009, 13:45
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Nome: Guido Sabatinelli
Maurizio Bollino ha scritto:
Glaphyrus ha scritto:
Io l'ho aggiunto per contenere il più possibile la contrazione del dentrificio dovuta all'essiccamento, il rapporto di circa 50% in volume dei due componenti è empirico e dovuto al limite di utilizzabilità dell'impasto: più duro di così non esce dalla siringa (o ti fa venire le vesciche ai polpastrelli).


Posso desumere da quel che dici che, se invece del dentifricio, si usasse un silicone molto fluido (che, ovviamente, non dissecca, resta cremoso e non contrae), si potrebbero ottenere gli stessi risultati? Perchè se la finalità del dentifricio addizionato di silice è solo quella di "gonfiare" l'endofallo, allora mi posso divertire a provare uno dei materiali (siliconi o polieteri) che usiamo in studio per la seconda impronta, ovviamente senza aggiungere il catalizzatore, e potrei addirittura scegliere il colore......
Maurizio io credo che in studio hai per le mani materiali adattissimi alla bisogna se riesci a fluidificarli un po' di piu'. Facci sapere se funziona.

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Guido Sabatinelli
Museo di storia naturale, Ginevra, Svizzera
http://www.glaphyridae.com
http://www.scarabeidi.it


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 7:26 
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Località: Casinalbo (MO)
Nome: Riccardo Poloni
Inutile dire bravissimi, oltre che pazienti :D :)

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Riccardo Poloni
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Nome: Marco Uliana
Maurizio, rileggendo il tuo intervento mi sono accorto che pensavi di inserire un silicone senza catalizzatore: è esattamente quel che ho provato a fare io, ma appunto non funziona perchè il contenuto è troppo molle e l'oggetto si deforma alla prima manipolazione, se già non collassa spontaneamente.

Di conseguenza ho provato la strada di immergere in catalizzatore il pezzo riempito di silicone (senza sfilare la siringa), ma ho scoperto che il tegumento dell'endofallo non è permeabile al catalizzatore.


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 12:31 
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Località: Lecce
Nome: Maurizio Bollino
Glaphyrus ha scritto:
Maurizio, rileggendo il tuo intervento mi sono accorto che pensavi di inserire un silicone senza catalizzatore: è esattamente quel che ho provato a fare io, ma appunto non funziona perchè il contenuto è troppo molle e l'oggetto si deforma alla prima manipolazione, se già non collassa spontaneamente.

Di conseguenza ho provato la strada di immergere in catalizzatore il pezzo riempito di silicone (senza sfilare la siringa), ma ho scoperto che il tegumento dell'endofallo non è permeabile al catalizzatore.


Che brutta notizia che mi dai!! Proprio stamattina avevo preparato in studio tubofiale caricate a silicone, aghi sottilissimi e siringhe a pressione per fare qualche esperimento su alcuni maschi di Oxythyrea raccolti rientrando a casa......

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Maurizio Bollino


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 18:34 
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Nome: Giovanni Ratto
Domanda: il tempo di reticolazione è così rapido da non riuscire a miscelare, inserire nella siringa e iniettare? :roll:

:hi:

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Pactolinus gigas (Paykull, 1811)


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MessaggioInviato: 27/04/2010, 20:21 
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Nome: Maurizio Bollino
Pactolinus ha scritto:
Domanda: il tempo di reticolazione è così rapido da non riuscire a miscelare, inserire nella siringa e iniettare? :roll:

:hi:


Dipende dal rapporto tra i due componenti. Il problema è che, essendo materiale fatto per essere usato in bocca, non ha tempi di lavorazione molto lunghi. In genere, con una miscelazione ed un rapporto quantitativo ottimali, si hanno 2-3 minuti prima che inizi la fase di indurimento. Una volta iniziata questa fase, la densità aumenta in modo esponenziale in funzione del tempo. Riducendo l'attivatore, si allungano i tempi, ma si deve comunque considerare una fase A (miscelare, caricare la tubofiala, montarla sulla siringa e montare l'ago), e una fase B (inserire l'ago nell'endofallo e iniettare fino a riempimento). Dovrei quindi fare almeno un minimo di pratica per la fase B per ridurre il tempo necessario. Non avendolo mai fatto, non ho idea di quanto tempo ci voglia realmente, considerando anche che le bolle d'aria e la loro eliminazione comportano perdita di tempo prezioso. Ma si può in ogni caso fare qualche prova.

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Maurizio Bollino


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