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ruzzpa
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Inviato: 24/06/2013, 10:26 |
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Iscritto il: 23/06/2010, 11:11 Messaggi: 2784 Località: Cagliari
Nome: Gianpaolo Ruzzante
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Ieri notte prima uscita in notturna a Sant'Antioco, mi sono dotato di potente torcia Fenix TK11 e di frontale, nonostante le due ore dedicate alla ricerca il risultato è stato negativo 
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Hemerobius
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Inviato: 24/06/2013, 11:57 |
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Iscritto il: 02/02/2009, 23:32 Messaggi: 5642 Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
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Io credo che in questo caso il fattore "ecologico" sia altrettanto importante del fattore "biogeografico". Parto dal presupposto che sia specie di ambienti salmastri costieri, cosa che ho letto qui, non certo da mie competenze sul gruppo. Quel che so invece è che gli stagni salmastri possiedono una estrema omogeneità faunistica ovunque si trovino nel mediterraneo, salvo un neanche troppo potente gradiente nord-sud. Andrebbero considerate due cose: che la rarefazione degli stagni salmastri è dovuta prevalentemente a fattori antropici (che operano da non più di 10.000 anni), che le specie alofile sono sì stenoecie (strettamente legate al loro ambiente) ma anche incredibilmente resistenti ai fattori fisici ambientali. La distribuzione di ambienti salmastri doveva essere enormemente più continua prima che l'uomo mettesse mano agli ambienti a lui più favorevoli (tra cui le coste soprattutto di pianura). Ambienti salmastri puntiformi probabilmente costellavano tutte le coste non marcatamente rocciose, e spesso avranno trovato spazio anche in alcune situazioni (foci, rade) lungo queste ultime. L'ambiente salmastro di "stagno costiero" è caratterizzato da enormi variazioni delle condizioni fisiche ambientali come l'umidità, la salinità, la temperatura. Gli organismi che vi vivono sono in grado di resistervi ed io non sottovaluterei le loro capacità di sopravvivenza in occasione di dispersioni accidentali. Il ritrovamento della Megacephala (al netto della spiccata coleotterofilia di gran parte dei partecipanti a questo forum) fa semplicemente il paio (con l'aggiunta del brachi-atterismo) al recente ritrovamento nello stesso settore dell'Isola di Ascalaphus (questo però nuovo per l'Europa, ma sicuramente per carenza di ricerche, mi aspetto una distribuzione simile). L' Ascalaphus è stato rinvenuto anche dall'altro lato dell'Isola (ovest) sempre a sud. Probabilmente a cercarla la Megacephala la si trova, come è successo a noi dopo il ritrovamento del tutto occasionale di pochi esemplari. Roberto 
_________________ verum stabile cetera fumus
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gomphus
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Inviato: 24/06/2013, 12:15 |
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:31 Messaggi: 9527 Località: milano
Nome: maurizio pavesi
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ciao ragazzi ho riflettuto un po’ su tutta la questione  ... e ci sono alcuni punti che forse andrebbero presi in considerazione la deriva delle microplacche è stata sicuramente un elemento importante nel determinare la distribuzione attuale soprattutto di gruppi a scarsa mobilità ( Typhloreicheia, Hypotyphlus...) e meno scarsa ( Percus...), ma credo ci siano altri fattori che vanno presi in considerazione... anche perché, per i motivi temporali evidenziati da maurizio julodis, le microplacche possono spiegare ad es. perché “i” Percus hanno nel loro insieme quella distribuzione, ma se io trovo (attenzione, è un esempio inventato  !) che la stessa specie di Percus si trova, assolutamente indifferenziata, in tunisia e a cagliari, è chiaro che deve esserci sotto qualcos’altro crisi di salinità del messinianocirca 6 mln di anni fa, alla fine del miocene, il mediterraneo, rimasto isolato dall’atlantico per la chiusura delle vie di comunicazione (non “dello stretto di gibilterra”, che all’epoca non esisteva), ha iniziato a prosciugarsi e nel corso di alcune centinaia di migliaia di anni successivi si è più volte asciugato (se non totalmente, in modo molto imponente) e successivamente riempito se i terreni così emersi erano verosimilmente inospitali per specie silvicole e microterme, non sembra troppo fuori luogo supporre che per specie legate ad ambienti come gli attuali stagni salati costieri siano stati invece un habitat idoneo, e quindi i collegamenti emersi così formatisi siano stati un’opportunità per colonizzare isole o territori oltremare che tali non erano più dispersione attiva (aeroplancton)ho già precisato che includo nella categoria “aeroplancton” anche tutti quei volatori che si servono del favore del vento per migliorare la loro capacità di dispersione, dalla coccinella o dal piccolo carabide che fanno poco più che volare mantenendosi sospesi in aria mentre il vento li trasporta, a (aggiungo ora) libellule come Anax parthenope o Sympetrum fonscolombii, ottimi volatori che anch’io ho visto comparire a lampedusa in grandi sciami dopo un giorno o poco più che aveva iniziato a soffiare un forte libeccio, quando fino al giorno prima semplicemente non esistevano, e che apparentemente avevano aspettato il vento favorevole per iniziare la migrazione secondo brandmayr et al. (i coleotteri carabidi etc., APAT), il macrotterismo nei carabidi è per lo più proprio di popolazioni legate ad ambienti instabili, che vengono colonizzati quando si formano e dove la popolazione può estinguersi se l’ambiente scompare; se l’ambiente rimane stabile sufficientemente a lungo, la popolazione spesso evolve verso la forma brachittera, che può arrivare a sostituire totalmente quella volatrice, anche in tempi relativamente brevi onde per cui, anche se fosse confermato che attualmente la Megacephala è senza eccezioni brachittera, non c’è motivo di dare per scontato che necessariamente l’areale attuale sia stato all'epoca interamente colonizzato solo da forme brachittere; e la probabile riduzione e frammentazione, nell’epoca attuale, degli habitat favorevoli (e non solo per cause antropiche), potrebbe essere stata l’elemento che ha determinato la condizione esclusivamente (?) brachittera delle popolazioni che vi si sono trovate confinate climaquando parliamo di distribuzioni risalenti all’oligocene, e determinate dai movimenti delle microplacche, dobbiamo tener presente che l’allora europa meridionale era caratterizzata da un clima di tipo tropicale, ancora nel miocene decisamente più caldo dell’attuale, e quindi non dobbiamo pensare a un popolamento “europeo” analogo a quello attuale, con un’ampia componente di elementi come quelli che definiamo, in base alla distribuzione attuale, sibirico-europei con il peggioramento delle condizioni climatiche, e in particolare con il deterioramento quaternario, molti elementi “caldi” dove hanno potuto si sono ritirati verso sud (ad es. dalla zona costiera nordafricana verso l’attuale sahara, che allora non era un deserto), e dove non hanno potuto perché tra il dire e il fare c’era di mezzo il mare  spesso sono scomparsi; con il ritorno di un clima più favorevole, hanno potuto nella loro espansione verso nord ricolonizzare i territori in continuità con le aree di rifugio, ma non (almeno non via terra) quelle rimaste isolate dal mare quindi, non è che potrebbe essere  che ad es. gli Steraspis in sardegna non è che non ci sono perché non ci sono mai arrivati, non ci sono perché si sono estinti nei periodi freddi quaternari, e non sono riusciti a ritornarci in seguito? colonizzazione su zattereper quanto riguarda la vecchia questione dei popolamenti anfiadriatici (i “transadriatici” in senso lato), in passato si erano ipotizzati “ponti” di terra emersa fra l’attuale costa adriatica orientale e la puglia; ora sembra accertato che nulla di tutto ciò sia mai esistito, mentre è accertata sul lato orientale l’esistenza in passato, in condizioni climatiche più fresche e molto più piovose dell’attuale, di formazioni deltizie imponenti, responsabili della fluitazione di grandi ammassi di detriti galleggianti che vento e correnti spingevano verso la costa opposta, insieme con gli insetti che vi stavano aggrappati non mi sembra inverosimile che nel quaternario, nelle fasi freddo-umide e con condizioni meteorologiche spesso e volentieri fortemente perturbate, sia avvenuto lo stesso, con grandi ammassi di detriti (e insetti) che dal nordafrica viaggiavano verso nordest fino alla sardegna sudoccidentale, distante attualmente in linea... d’acqua  circa 180 km, e all’epoca anche meno, dato che i fondali marini attualmente meno profondi di 100-110 mt erano terre emerse continuo a pensare che il particolare interesse faunistico del sudovest della sardegna sia ampiamente dovuto anche alla posizione "strategica" nell'intercettare gli arrivi occasionali dal nordafrica, oltre che alla sua ricchezza in habitat naturali che aumentano le probabilità che i nuovi arrivati possano stabilirvisi ovviamente, in alcuni casi particolari, rimane il trasporto antropico come causa più verosimile; quando una specie nordafricana (e ce ne sono diverse) in sardegna si trova a cagliari e basta, mi riesce difficile immaginare un meccanismo alternativo; così come un Carabus morbillosus, indistinguibile da quelli nordafricani se non si guarda il cartellino, come presenza in sardegna non può che essere di origine mooooolto recente, altro che microplacche o anche solo crisi del messiniano p.s. vedo che nel frattempo è arrivato un intervento di roberto  ... il tempo di digerire il tutto e nel caso ci risentiamo 
_________________ ***************** maurizio
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aug
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Inviato: 24/06/2013, 12:22 |
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:44 Messaggi: 2672 Località: Garbagnate Milanese
Nome: Augusto Franzini
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E' chiaro che c'è una forte componente coleotterofila  e quindi un po' di sbilanciamento è normale. Poi ci sono i carabofili (  e sono pure tanti) che sono inzigati da questa "trouvaille" alla francese (speriamo sia vera  ) Il ritrovamento della Megacephala è una cosa notevole e da confermare, ma non sarebbe poi così sorprendente (qui concordo con Hemerobius): in fondo Gomphus ha beccato il Loxoncus procerus, e con Gabriele solo due o tre anni fa abbiamo trovato in Sardegna il Gynandromorphus etruscus (sempre a proposito di carabidi) in due località, ben distanti fra loro e trattasi di animaletto abbastanza vistoso (13-14 mm), di facile cattura, ben conosciuto e che era assolutamente escluso dalla fauna sarda. A tutt'oggi, continuiamo a domandarci come è possibile che sia sfuggito sino ad adesso. Capita. Rimangono tante cose da conoscere e da capire!
_________________ Augusto (aug) Prediction is very difficult, especially about the future (Niels Bohr, fisico)
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Tc70
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Inviato: 24/06/2013, 17:37 |
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Iscritto il: 09/11/2010, 19:52 Messaggi: 4518 Località: Brescia
Nome: Luca Bodei
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E chissà quante cose ancora potrà dare questa magnifica isola con le sue isolette...daltronde è in una posizione strategica e può benissimo saltar fuori ancora qualcos'altro...come del resto sull'altra grande isola italiana...la Sicilia...si confida nei baldi giovani ricercatori locali,per future ed inaspettate raccolte... 
_________________ Tc70
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Cesare Bellò
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Inviato: 24/06/2013, 23:09 |
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Iscritto il: 31/12/2009, 11:19 Messaggi: 450 Località: Castelfranco V.to - Treviso
Nome: Cesare Bellò
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Tc70 ha scritto: E chissà quante cose ancora potrà dare questa magnifica isola con le sue isolette...daltronde è in una posizione strategica e può benissimo saltar fuori ancora qualcos'altro...come del resto sull'altra grande isola italiana...la Sicilia...si confida nei baldi giovani ricercatori locali,per future ed inaspettate raccolte...  Eccomi Confermo Sardegna = Madagascar d'Europa! Ad oggi 46 specie di Peritelini descritti negli ultimi anni...  ed altre specie ancora si stanno aggiungendo.... Cesare 
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Tc70
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Inviato: 24/06/2013, 23:52 |
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Iscritto il: 09/11/2010, 19:52 Messaggi: 4518 Località: Brescia
Nome: Luca Bodei
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Cesare Bellò ha scritto: Tc70 ha scritto: E chissà quante cose ancora potrà dare questa magnifica isola con le sue isolette...daltronde è in una posizione strategica e può benissimo saltar fuori ancora qualcos'altro...come del resto sull'altra grande isola italiana...la Sicilia...si confida nei baldi giovani ricercatori locali,per future ed inaspettate raccolte...  Eccomi Confermo Sardegna = Madagascar d'Europa! Ad oggi 46 specie di Peritelini descritti negli ultimi anni...  ed altre specie ancora si stanno aggiungendo.... Cesare  Però...non male... 
_________________ Tc70
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Julodis
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Inviato: 25/06/2013, 7:51 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Concordo completamente con Maurizio P., con qualche marginalissimo distinguo che neanche vale la pena di esporre. Anche quanto scritto da Hemerobius mi sembra logico. Ed in effetti gli organismi degli ambienti salmastri sono tra i più resistenti in assoluto a condizioni anbientali variabili ed estreme (altrimenti non potrebbero sopravvivere in quegli ambienti). Questo ha sicuramente permesso loro di diffondersi lungo le coste del Mediterraneo, e sicuramente nel Messiniano (in cui il Mediterraneo pare non si sia prosciugato completamente, ma sarebbe comunque sceso, in alcuni periodi, addirittura di 4 km, lasciando solo alcuni grandi bacini salatissimi nei punti più profondi, uno dei quali proprio nel Tirreno) avranno avuto modo di diffondersi in tutta l'area, visto che quella gigantesca depressione salata sarà stata per loro in gran parte territorio da colonizzare. Ma stiamo comunque parlando di 6 milioni di anni fa, che non è proprio un periodo brevissimo. Quindi resta sempre il solito problema: perchè non si sono differenziate? Dato che dopo quel periodo, anche considerando la presenza di un maggior numero di aree idonee lungo le coste mediterranee, le aree salmastre di alcune isole sono rimaste comunque isolate da quelle delle coste continentali, sono propenso a credere, come il mio semiomonimo, che ci siano stati contatti anche in seguito. O perchè queste specie hanno capacità di dispersione migliore di quanto crediamo (vedi ipotesi sulla capacità di volo delle Megacephala), o perché correnti marine, ecc., hanno fatto la loro parte. Anzi, tornando alle Megacephala, è possibile che in passato fossero molto più diffuse. Magari vivevano pure in Sicilia o intorno agli stagni salmastri della Penisola, e si sono estinte in tempi più o meno recenti, non necessariamente a causa dell'uomo. Del resto, sta avvenendo lo stesso anche ora con altre cicindele legate a quegli ambienti. Non dimentichiamo che non solo in Sardegna, ma anche in Sicilia ci sono specie di piante ed insetti chiaramente legate a fauna e flora del Nord Africa, e probabilmente si tratta solo del poco che è sopravvissuto ai cambiamenti climatici, come accennato da Gomphus, ed a quelli ambientali indotti da noi. Ad esempio, ricordo che esiste una antica citazione di uno Julodis, probabilmente mal determinato come J. pilosa, che è specie marocchina, per la Sicilia (esemplare scomparso). Potrebbe essere stato un esemplare di lampedusanus etichettato Sicilia in senso lato, ma potrebbe anche essere stato uno degli ultimi superstiti di una popolazione siciliana estinta. gomphus ha scritto: quindi, non è che potrebbe essere  che ad es. gli Steraspis in sardegna non è che non ci sono perché non ci sono mai arrivati, non ci sono perché si sono estinti nei periodi freddi quaternari, e non sono riusciti a ritornarci in seguito? Le Steraspis è possibile che in passato vivessero in Sardegna, come forse anche in Sicilia, e nell'Italia centro-meridionale. Magari vivevano pure sulle colline intorno a Tivoli! Del resto, in tempi recenti, negli interglaciali, qui c'erano elefanti, ippopotami, coccodrilli, leoni, iene, rinoceronti, ecc. Per cui, non vedo perchè ci sarebbe dovuta essere solo la macrofauna africana e non anche parte dell'entomofauna. Ogni periodo glaciale ha poi fatto piazza pulita di tutte, o quasi, le specie di clima caldo, che poi lentamente tornavano nei periodi più caldi. Dopo l'ultima glaciazione, terminata 10.000 anni fa, un fattore decisivo e ingombrante ha impedito il ritorno di quasi tutte le specie della macrofauna africana (chiamiamola così, anche se era anche la fauna del Mediterraneo passato): noi. Perchè non siano tornate nemmeno le specie di insetti, a parte la difficoltà del superamento del mare, non mi è del tutto chiaro. O forse alcune stanno tornando e non ce ne rendiamo conto? Comunque, per tornare alle Steraspis, ora non possono vivere in Sardegna semplicemente perchè non ci sono (o non ci sono più) le piante ospiti (Acacia raddiana, in particolare). Buprestis douei, che vive sulle Tamaryx, c'è ancora.
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Autarcontes
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Inviato: 25/06/2013, 18:50 |
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Iscritto il: 19/04/2012, 7:52 Messaggi: 1082
Nome: Gianfranco Curletti
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Cita: Comunque, per tornare alle Steraspis, ora non possono vivere in Sardegna semplicemente perchè non ci sono (o non ci sono più) le piante ospiti (Acacia raddiana, in particolare). Buprestis douei, che vive sulle Tamaryx, c'è ancora. Non per contraddirti, ma c'è una Steraspis che vive sulle Tamaryx! Comunque da buon pragmatico quale sono, al di là delle interessanti considerazioni che ho letto, ritorno al mio primo punto: perchè la fauna della Sardegna di origine europea (secondo l'articolo segnalato da Julodis) è più simile a quella africana in confronto a quella siciliana che avrebbe origine da quest'ultimo continente? Mi può star bene (con molti dubbi) che il Maghreb a nord dell'Atlante e della Kabilia abbia fauna di origine europea, ma comunque la Sicilia dovrebbe ospitare una fauna simile a quella libica o egiziana...
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Julodis
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Inviato: 01/07/2013, 7:20 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Autarcontes ha scritto: Non per contraddirti, ma c'è una Steraspis che vive sulle Tamaryx! Si, Steraspis ceardi, che purtroppo non sono mai riuscito a trovare. Ma considerando che la sua distribuzione è, per quanto ne sappiamo fino ad oggi, limitata a una "piccola" zona sul versante sahariano dell'Atlante, al confine tra Marocco e Algeria, non mi pare strano che in Sardegna non ci sia.
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Julodis
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Inviato: 01/07/2013, 8:43 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Autarcontes ha scritto: Comunque da buon pragmatico quale sono, al di là delle interessanti considerazioni che ho letto, ritorno al mio primo punto: perchè la fauna della Sardegna di origine europea (secondo l'articolo segnalato da Julodis) è più simile a quella africana in confronto a quella siciliana che avrebbe origine da quest'ultimo continente? Mi può star bene (con molti dubbi) che il Maghreb a nord dell'Atlante e della Kabilia abbia fauna di origine europea, ma comunque la Sicilia dovrebbe ospitare una fauna simile a quella libica o egiziana... Infatti, malgrado tutte le considerazioni, anche io continuo a pormi la stessa domanda. Affrontiamo il problema in modo diverso, senza preoccuparci se sia stata la entomofauna africana a raggiungere la Sardegna o essere parte dell'entomofauna del Nord Africa ad avere origini europee. Partiamo da alcune semplici considerazioni. Nel Miocene, quindi intorno a 25 mil. di anni fa, Nord Africa, Sicilia, Italia peninsulare (e con essa l'Europa), benchè molto diverse, e costituite da un insieme di grandi isole quasi a contatto tra loro, presentavano una certa continuità, che certamente permetteva il passaggio di flora e fauna. La Sardegna era già un po' isolata, circa come adesso. In seguito la progressiva apertura del Tirreno ha causato la rotazione in senso antiorario della penisola italiana, che nel frattempo acquistava la struttura attuale, per l'innalzamento dell'Appennino e conseguente riunione delle varie grandi isole. La stessa apertura del Tirreno provocava lo spostamento della Sicilia verso Est, e il suo allontanamento dalla costa africana. Da questo momento in poi, l'unico momento in cui c'è stato contatto tra Nord Africa e Sardegna è stata la crisi del Messiniano (6-7 mil. di anni fa), in cui non solo la Sardegna si è unita al Nord Africa, ma di fatto il Tirreno si è prosciugato quasi completamente, per cui c'era continuità tra Corsica, Sardegna, Nord Africa, Sicilia e Italia continentale. In questo periodo le specie xerofile, almeno loro, dovrebbero aver potuto diffondersi in tutta l'area. Presumo che questa sia l'origine delle specie a distribuzione tirrenica (vedi, ad esempio, Pachypus, di cui si è discusso molto in questi giorni). Non spiega però perchè la Fauna sarda somigli a quella Nord Africana più di quella siciliana o dell'Italia meridionale. Una ipotesi che posso fare è che il quasi completamente prosciugato bacino del Tirreno avesse condizioni climatiche tali da rendere impossibile la sopravvivenza di quasi ogni essere vivente (considerando che più si scende di quota, più la temperatura è alta, in media ad un ritmo di 6°C per km, in una depressione spaventosa come quella, dovevano esserci temperature che attualmente non troviamo neppure nei punti più caldi del pianeta, con terreni salati, probabilmente privi o quasi di vegetazione, molto peggio dei deserti salati attuali). Forse le condizioni erano un po' più sopportabili lungo la costa occidentale, dove questo territorio confinava con il bacino mediterraneo occidentale, abbastanza esteso da mitigare, forse, le condizioni climatiche. In questa situazione, Fauna e Flora si sarebbero diffuse soprattutto lungo questa fascia costiera e rilievi vicini, ovvero lungo un arco che comprenderebbe Corsica, Sardegna e costa settentrionale algerino-tunisina. Mentre tra la parte NE della Tunisia, Sicilia e penisola italiana potrebbe esserci stato un passaggio ridotto a causa delle condizioni ambientali più difficili. Mi viene in mente un'altra possibile spiegazione. Durante il Messiniano si sarebbero diffuse molte specie di tipo prevalentemente xerofilo e termofilo, approfittando della continuità del territorio, raggiungendo così condizioni faunistiche simili in Nord Africa, Sardegna, Corsica, Sicilia e penisola italiana (non per niente, abbiamo gran quantità di resti fossili di fauna di tipo africano anche qui a Roma). Poi, finita la crisi del Messiniano, i vari territori si sono trovati isolati. E' iniziata quindi la serie di periodi glaciali ed interglaciali che ha caratterizzato il Pleistocene. Nei glaciali la fauna di clima caldo tendeva a spostarsi verso Sud, ritirandosi in Nord Africa, se poteva arrivarci, oppure estinguendosi (in qualche caso adattandosi, per quanto possibile, alle nuove condizioni). Contemporaneamente la fauna europea di clima più freddo scendeva e la sostituiva. Negli interglaciali la fauna calda aveva più difficoltà a rioccupare gli ambienti che tornavano ad avere condizioni climatiche adatte, poichè le terre che emergevano nei glaciali e che permettevano alle specie di scendere verso Sud, negli interglaciali erano sommerse, per cui gli unici punti di passaggio per le specie non volatrici restavano Gibilterra e Bosforo/Dardanelli. La mia ipotesi è che questo abbia portato ad un progressivo impoverimento della fauna calda in tutta l'area italiana (comprese Sicilia e Sardegna). Però questa perdita di fauna calda sarebbe stata maggiore nella Penisola e in Sicilia, rispetto alla Sardegna, poichè questi territori potevano, nei glaciali, essere facilmente raggiunti dalle specie provenienti dall'Europa centrale e orientale, che si espandevano verso Sud, mentre la Sardegna rimaneva poco interessata da questo flusso di specie, dal momento che anche nei più freddi glaciali è sempre rimasto un tratto di mare, anche se stretto, tra Corsica-Sardegna e costa toscana. La minor concorrenza da parte delle specie "europee" potrebbe aver permesso la sopravvivenza in Sardegna di un maggior numero di specie del Messiniano rispetto a quanto accaduto in Sicilia e Penisola. Da cui la maggiore affinità con la Fauna nordafricana, benchè nei glaciali la Sicilia possa aver avuto più contatti col Nord Africa di quanti può averne avuti la Sardegna, come si vede da questa immagine, in cui ho evidenziato la linea di costa al cumine dei periodi glaciali più estremi. L'unica altra spiegazione possibile, a mio avviso, è da ricercare nel trasporto su zattera e altri fattori simili, che potrebbero comunque aver contribuito, ma forse in maniera non sostanziale.
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Julodis
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Inviato: 07/03/2014, 17:32 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Julodis ha scritto: Autarcontes ha scritto: Non per contraddirti, ma c'è una Steraspis che vive sulle Tamaryx! Si, Steraspis ceardi, che purtroppo non sono mai riuscito a trovare. Ma considerando che la sua distribuzione è, per quanto ne sappiamo fino ad oggi, limitata a una "piccola" zona sul versante sahariano dell'Atlante, al confine tra Marocco e Algeria, non mi pare strano che in Sardegna non ci sia. Correggo da solo una fesseria che ho detto allora, (forse a quell'ora non ero ancora del tutto sveglio). Steraspis ceardi non vive su Tamarix ma su Rhus. La specie a cui si riferiva Gianfranco era, presumo, Steraspis squamosa, che oltre a essere legata a Tamarix, è anche la specie che si spinge più a Nord, nel Mediterraneo orientale, dove raggiunge Libano, Siria e addirittura Cipro. Considerando che questa specie vive più o meno nelle stesse zone e sulle stesse piante dei Buprestis del sottogenere Pseudyamina, potrebbe sembrare strano che questo sottogenere sia rappresentato anche in Sardegna (e in Spagna), mentre Steraspis no. Ma la ragione potrebbe essere proprio quella di cui si parlava in messaggi precedenti: le Pseudyamina potrebbero essere originarie di quei frammenti di antica origine europea, mentre Steraspis è un genere decisamente africano, di cui solo qualche specie si spinge fino all'area mediterranea. Si potrebbe obiettare che semplicemente le Pseudyamina siano riuscite a resistere all'abbassamento delle temperature nei periodi glaciali in poche zone d'Europa in cui è riuscita a sopravvivere la pianta ospite, mentre nelle stesse zone Steraspis (squamosa?) si è esitnta. Consideriamo anche che Steraspis è probabilmente più sensibile in caso di raffreddamento climatico, poichè gli adulti delle specie nordafricane e del Medit. orientale sfarfallano in periodo invernale, e scompaiono già ad inizio primavera (con qualche piccola differenza tra una specie e l'altra), mentre le Pseudyamina sono decisamente estive (luglio-agosto nelle zone semidesertiche del Nord-Africa). Personalmente propendo più per la spiegazione biogeografica.
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Andrea C
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Inviato: 08/03/2014, 11:02 |
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Iscritto il: 21/01/2010, 18:49 Messaggi: 348
Nome: Andrea Corso
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...piccola nota non di zoogeografia o altro, ma che potrebbe dare qualche dritta sulla presenza di alcune specie N Africane alle Pelagie ad es....
i sempre più frequenti arrivi di immigrati (poveri loro, che tragedia immane) e con imbarcazioni sempre più grandi in Sicilia meridionale e alle Pelagie potrebbe spiegare l'arrivo passivo di alcune specie.
Io stesso ho trovato vicino Cala Moluk a Lampedusa un curculionide nuovo per l'Italia (non posso dire ancora quale perchè Colonnelli e Casalini ci stanno lavorando) ma del quale non sono più riuscito a trovare altri reperti pur cercandoli innumerevoli volte....
Ho spesso testimoniato direttamente l'arrivo di alcuni gruppi di immigrati dalla Tunisia, che al seguito portavano di tutto, da Poiane codabianca e Lanari come animali da compagnia, a mazzi di aglio, cipolle, fasciame, cibo, vestiti, detriti, coperte di lana, balle di materiale vario, vegetali (es. con gasteropodi polmonati attaccati).... Abbiamo parlato di questa possibilità anche con Gomphus alias Maurizio .....
Non so se in Sardegna sia possibile o se arrivino immigrati, non mi pare, e non so se sia possibile l'arrivo di cicindele (mi sembra strano) .... ma per altri siti può ben essere una possibilità!!
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gomphus
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Inviato: 08/03/2014, 17:06 |
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:31 Messaggi: 9527 Località: milano
Nome: maurizio pavesi
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ciao andrea beh, per quanto riguarda gli immigrati "del passato"  in sardegna, e la loro possibile relazione con alcuni elementi faunistici dell'isola, in particolare del sud e sud-ovest, torna a dare un'occhiata qui e anche qui
_________________ ***************** maurizio
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Julodis
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Inviato: 08/03/2014, 17:30 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Attualmente stiamo sperimentando quanto facilmente alcune specie asiatiche o americane si riescano ad adattare ai nostri ecosistemi. Perchè non sarebbe potuto accadere lo stesso, in qualche migliaio di anni, con le specie delle varie zone del Mediterraneo? Non dico che tutte le distribuzioni "strane" siano da ricondurre a trasporto, più o meno involontario, da parte dell'Uomo, ma almeno un parte, mi sembra ragionevole. Secondo me, molto più plausibile che pensare che popolazioni separate da milioni di anni non si siano minimamente differenziate.
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