Forum Entomologi Italiani

Con Gianni scompare un altro patrimonio di conoscenze in campo entomologico e non solo oltre che una persona con la quale era rimasto un legame particolare da parte mia. E' stato il primo entomologo "serio" che ho conosciuto e anche il primo a inviarmi i suoi lavori, quelli cartacei come si usava una volta. E' stato anche il primo ad accompagnarmi in campagna, a Tolfa, a mostrarmi le plurisecolari roverelle abitate dalla Kisanthobia. Leggendo il suo lavoro "Le piante ospiti dei Buprestidi italiani" ho sognato di prendere praticamente tutti i Buprestidi! E ho anche capito che se ci volevo almeno provare avrei dovuto imparare a distinguere le varie specie vegetali. Ci siamo rivisti negli anni poco e male ma questa mia gratitudine nei suoi riguardi non è mai scemata. Così come non è mai mutata la mia consapevolezza delle grandi doti di conoscenza ed esperienza che Gianni aveva del mondo entomologico. Ho avuto il grande piacere di dargli un piccolo contributo nel lavoro ultimamente pubblicato che è praticamente la sua opera omnia riguardo alle ricerche pluriennali da lui svolte sui Buprestidi della Riserva del Bosco Pantano di Policoro. Che altro dire, a me non piace scrivere molto anche perché in certi casi scrivere significa ricordare e ricordare, inevitabilmente, fa male. Aveva un caratteraccio Gianni ma credo che comunque mancherà a tutti quanti l'hanno conosciuto, che ci abbiano litigato o meno, mancherà al mondo dell'entomologia e mancherà a me.

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Francesco Izzillo

Con Gianni se ne va un pezzo di storia dell'entomologia e dell'ambientalismo.

E un amico, fin quando le nostre rispettive vicende lo hanno reso possibile. E una lunga parte della vita, quella in cui si va a bottega da chi può, vuole e sa insegnarti il mestiere. E un intero mondo di ricordi di campeggi, sciabicate, scoperta di ambienti e di come entrarci con lo sguardo giusto. E insomma, se ne va un pezzo di noi. Parlando per me, un bel pezzo di me. Sto giusto rintracciando le foto di quando….

Ma meglio smettere e poi tacere, che tanto il velo di lacrime non mi fa vedere più un accidente. Manco le foto.

Condoglianze alla famiglia.

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Giacomo

Che brutta notizia!
Io non lo conoscevo personalmente ma solo tramite i racconti tuoi e dell'amico Giuseppe Cancelliere e da come ne parlavate mi ha sempre affascinato!
Come dici giustamente tu è un pezzo di conoscenza che purtroppo non c'è più!

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Saluti Mimmo

Gianni è stato veramente un grande personaggio, con tante sfaccettature. Alzi la mano chi, a Roma e dintorni negli anni 70-80, non ha trafficato con lui tra corpi macchina, obbiettivi corti e lunghi, attrezzature russe di ogni genere...
Quando noi "boomer" abbiamo mosso i primi passi, si comunicava ancora solo per posta-posta. Mi ricordo che, ancora ragazzino, in occasione di uno scambio gli scrissi sche stavo per andare in vacanza in Trentino, e lui mi mandò una dettagliata spiega di tutti i Buprestidi della zona, comprensiva di piante ospiti e località raccomandate... Entomologo a tutto tondo, esemplare.

G.

Caro Gabrif,

visto che hai ricordato un tratto saliente di Gianni, cioè il fatto di essere stato per l'epoca un gran bel fotografo naturalista oltre che commerciante di materiale fotografico, ricordo solo che cominciai a fare fotogiornalismo anche perché Gianni mi vendette a rate due corpi Pentax spotmatic corredati da ottiche russe o tedesche orientali.
All'epoca non avevo una lira, me le vendette a poco, ne ho ancora una perfettamente funzionante. Ci fotografai i funerali di Berlinguer e riuscii a vendere qualche slide all'Espresso e Panorama, che pagavano discretamente.

Mi insegnò un trucchetto che permetteva di sollevare lo specchio prima di far partire l'otturatore e un altro che permetteva di controllare lo stato di carica della batteria (…gli esposimetri al CDS, chi se li ricorda più ? Se non tenevi d'occhio la batteria, ti piantavano sul più bello).

Fotografava i funghi con tempi d'otturazione lunghi e con il cavalletto Manfrotto "triminor", che spalancava le tre gambe fino a pochi centimetri dal terreno, e insieme trovammo che un filtro ambra (il wratten "B") correggeva bene
la dominante verde delle coperture delle chiome nei boschi. Ma l'idea generale era sua.

Gli uccelli ? Li conosceva. I pesci, i rettili, gli anfibi ? Pure. I funghi ? Già detto. Le piante ? Ma ti pare.

Ma quel che preferisco ricordare, al di là dei suoi numerosissimi talenti, è che ha vissuto da uomo libero e nella fierezza delle sue convinzioni di naturalista "radicale", senza cedimenti e con una coerenza rarissima. Pagando tutto di persona, pagando senza mai esitare il costo, anche in occasionali ristrettezze, di una libertà che non tutti sono capaci di permettersi.

E' stato anche il primo ad accompagnarmi in campagna, a Tolfa, a mostrarmi le plurisecolari roverelle abitate dalla Kisanthobia.

Eravamo tutti lì.

Tornano buoni i versi di una canzone di Jannacci:

"E allora andiamo ! Ma dov'è che si va ? E allora andiamo….
E se bisogna andare, allora andiamo, andiamo tutti e noi tre"

Vero, e allora andiamo!

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Francesco Izzillo

Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Gianni Gobbi ma la sua fama e la sua competenza erano indiscusse.
Le mie più sincere condoglianze alla famiglia.

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Andrea

Ho esitato a lungo.

Condividere o no il ricordo di un amico, di un'amicizia interrotta, di una faccenda che sta bene sul Bollettino dell'ARDE, dove si dipana la vicenda umana e associativa di un'associazione cui alcuni di voi partecipano e altri no ?

Ma alla fin fine, si tratta di ricordare un naturalista che non ha mai rispettato confini. Non quelli artificiosissimi delle associazioni "regionali", di campanile, e nemmeno quelli tra indagine entomologica stretta e slancio protezionistico.

Ecco qua, lo scritto già pubblicato da tempo, e se lo metto qui sul forum è solo perché spero possa raggiungere e incuriosire "gente lontana" dall'ARDE sulla figura di Gianni.

D'altra parte, se non interessa, basta non leggere.

Ciao a tutti. A.