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Lo stereo ed i suoi accessori.



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 Oggetto del messaggio: Lo stereo ed i suoi accessori.
MessaggioInviato: 13/08/2015, 16:42 
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Nome: Andrea Bosi
Quando abbiamo la necessità di osservare oggetti molto piccoli, l’acquisto dello stereo microscopio, amichevolmente chiamato “lo stereo”, diventa una spesa non più rimandabile.
Con prezzi variabili in una gamma molto estesa, da un paio di centinaia di Euro a diverse migliaia, sul mercato si trovano strumenti per tutti i gusti e per tutte le necessità.

Normalmente l’acquisto dello stereo è fine a se stesso, in genere viene usato così come nasce e ben di rado viene modificato, se non per utilizzi molto particolari.
Di seguito, vedremo invece come con ben poca spesa e un po’ di bricolage alla buona, si possono ampliare notevolmente le sue prestazioni.

Per non creare false preoccupazioni, utilizziamo come cavia uno stereo fra i più modesti, a due soli ingrandimenti, di quelli che regaliamo ai nostri figli/nipoti, quando arrivano alle Scuole Medie. Se le nostre modifiche vanno bene su uno strumento da quattro soldi, a maggior ragione andranno bene anche sui vostri Wild da migliaia di Euro.

Lo stereo è uno strumento progettato e costruito per la visione diretta e tridimensionale, non certo per la fotografia che richiederebbe strumenti ben diversi.
Ma, ciò non toglie, che si presta anche alla fotografia, tipicamente bidimensionale, collegando “al volo” la telecamera in sostituzione di un oculare. Per vari motivi non è certo la soluzione ideale per una buona fotografia, ma se non si ha nulla di meglio e si vuole una rapida documentazione, lo si può utilizzare senza troppe pretese, magari adottando alcune avvertenze che di seguito indichiamo.

Lo stereo collegato mediante videocamera al PC per visioni collettive, foto documentazione, ecc.
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La gabbia di luce
E’ un piccolo accessorio che noi stessi possiamo preparare senza alcun costo ed utilizzando semplicemente un bicchierino di plastica.
La sua utilità è quella di eliminare i riflessi delle superfici metalliche o bagnate, necessità ben sentita da chi deve fotografare monete, insetti in ambra o qualsiasi oggetto dai forti riflessi.

Il bicchierino tagliato.
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Si utilizza un bicchierino di plastica bianca traslucida, tagliandone il fondo ed utilizzandolo come una campana rovesciata. La luce penetra da un fianco, ma immediatamente si riflette e si diffonde in tutte le direzioni, creando una illuminazione omogenea e diffusa, che non crea forti riflessi .

Una moneta dai forti riflessi
3.JPG


Senza e con gabbia

La presenza dei forti riflessi, diminuisce il contrasto e “brucia” molti particolari della foto, ma basta un bicchierino di plastica per ottenere una illuminazione ottimale.



La scatola di sabbia
Vi sono oggetti dalla forma irregolare che non riusciamo a fermare in nessun modo: noi vogliamo fotografarlo in una particolare posizione e quello no, non ne vuole sapere di restare fermo come vogliamo noi.
Ad esempio, vogliamo fotografare le costolature presenti sul bordo di una conchiglia fossile, ma quella “in coltello” non ci vuole stare.
Basta allora piantare la conchiglia in una scatolina piena di sabbia per ottenere immediatamente il risultato che noi vogliamo.

4.JPG


La scatola di sabbia

In questo modo, senza spendere nulla, abbiamo risolto il problema, ma con una unica raccomandazione: quando non la usate, chiudete subito la scatola con il suo coperchio per evitare di rovesciare tutta la sabbia sul pavimento !

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Le costolature del bordo della conchiglia fossile



Il Campo Oscuro e le pinze
Vediamo ora due accessori che possono essere molto utili, ma solo in particolari occasioni: li trattiamo assieme perché quasi sempre se si usa l’uno, si deve utilizzare anche l’altro.
Il campo oscuro è un sistema a specchi che modifica la luce proveniente dalla base dello stereo e la invia fortemente inclinata verso il campione. In questo modo la luce crea meno riflessioni ed è utilizzata in particolare per visualizzare i minerali trasparenti o le ambre, per mettere in evidenza le eventuali inclusioni.
La pinza serve poi per mantenere fermo l’oggetto in questo preciso punto e poterlo quindi fotografare in sospensione e ruotarlo in ogni posizione.

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L’accessorio per generare il Campo Oscuro e la pinza per posizionare il campione

In questo modo è possibile vedere meglio l’interno del minerale, alla ricerca delle eventuali inclusioni. Il metodo è molto utilizzato dai collezionisti di minerali o di pietre preziose.
Se non vi sono punti di fissaggio utilizzabili per le pinze, si può, come in foto, aggiungere una base calamitata, sfruttando i potenti magneti al neodimio attualmente disponibili

7.JPG


Un topazio pieno di inclusioni di rutilo e di tormalina


Supporti
Molto utili quando esaminiamo in luce trasmessa (da sotto) e utilizziamo il piano porta oggetto in vetro smerigliato. In questo caso è molto probabile che eventuali graffi o macchie presenti sul supporto vadano a “sporcare” l’immagine fotografata.
Vanno bene in qualsiasi materiale, meglio se un po’ pesanti (più stabili) e sollevano il vero soggetto da fotografare di una decina di millimetri, in modo da lasciare eventuali graffi del vetro smerigliato fuori dalla zona a fuoco.

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Supporti in legno

Si ottiene anche un migliore contrasto dell’immagine ed, in conclusione, una foto più pulita.



Filtri dispersivi
Il loro compito è di disperdere nel modo più uniforme la luce quando si lavora in diascopia, cioè con luce trasmessa.
Peccato però che hanno anche alcuni difetti: abbassano il contrasto, trasmettono alla foto eventuali imperfezioni presenti sulla loro superficie e diminuiscono la quantità di luce che viene trasmessa.
Abbiamo già visto come con l’utilizzo dei supporti si riesca a ridurre i primi due difetti, resta ora da vedere come minimizzare la perdita di luminosità.
Purtroppo non vi è un vero rimedio, proprio perché la perdita di luce è dovuta alla maggiore o minore dispersione che noi vogliamo ottenere.
E’ allora utile disporre di diversi filtri, dal progressivo effetto dispersivo, in modo da utilizzare sempre quello che rappresenta, in quelle condizioni, il miglior compromesso fra dispersione e perdita di luminosità.
Per recuperare al massimo la luminosità, conviene anche sostituire il piano in vetro smerigliato in dotazione allo stereo, con un normale vetro trasparente e tagliato al giusto diametro. Poi si sovrappone il filtro dispersivo più adatto.

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Filtri con diverso coefficiente di dispersione della luce


(Continua)

:hi:

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Andrea

URL: http://spazioinwind.libero.it/andrea_bosi/index.htm


Ogni oggetto ha la sua storia,
. . . io non vendo oggetti,
. . . . . . io racconto storie. (Enotria)


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 Oggetto del messaggio: Re: Lo stereo ed i suoi accessori.
MessaggioInviato: 14/08/2015, 9:11 
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Iscritto il: 11/08/2015, 0:29
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Località: Ferrara
Nome: Andrea Bosi
La polarizzazione

Polarizzare la luce significa modificarla in modo tale da disporla su di un unico piano di oscillazione.
Se questa luce, così modificata, la usiamo per illuminare alcune sostanze, queste prendono dei colori molto diversi da quelli originali, permettendoci di distinguere nuove strutture, altrimenti invisibili.
Vedremo anche che non tutte le sostanze reagiscono alla luce polarizzata, alcune non cambiano minimamente, ma tante altre . . . . . diventano fantastiche nei loro nuovi colori.

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Stereo microscopio attrezzato per luce polarizzata incidente e trasmessa

Il sistema per operare in luce polarizzata si compone principalmente di due filtri, uno che rende la luce polarizzata (polarizzatore) ed uno che esamina il campione sotto questa luce e ne mette in evidenza i nuovi colori (analizzatore).
Certamente la soluzione più semplice è acquistarli: i migliori rivenditori di microscopi hanno i due filtri, polarizzatore ed analizzatore, già pronti per essere montati sul nostro stereo.
Altrimenti, il polarizzatore è abbastanza facile da costruire, con un minimo di manualità, magari facendovi “aiutare” da figli o nipotini, in modo da coinvolgerli nella attività.
Può essere costruito in vari modi, ultrasemplice acquistando solo due filtri PL di tipo fotografico, oppure tipo quello che vedremo assieme, e che è molto completo e fornisce ottime prestazioni, certamente migliori di quelli commerciali.
Come materiali per prima cosa procuriamoci le lamine polarizzate: lo possiamo fare acquistando su eBay dei vecchi filtri fotografici PL, oppure acquistando una lamina da ritagliare a misura, ad esempio da http://www.3dlens.com/shop/polarizer.php nella versione P200, in fogli da 20x25 cm. del costo di pochi Euro. Meglio se acquistate in gruppo: con un unico foglio si possono costruire diversi polarizzatori completi.
Poi, per fare la struttura meccanica del polarizzatore, potete usare dei tubi, di cartoncino o di plastica: io utilizzo i tubi da edilizia, quelli arancio, oppure li costruisco in misura avvolgendo del cartoncino e fissandolo con il Vinavil.

Nel mio caso, ho utilizzato tutti e tre i metodi: un vecchio filtro fotografico da 82mm di diametro, un ritaglio di lamina polarizzata fissata su un anello di tubo da edilizia da 40mm ed un altro piccolo ritaglio polarizzato montato su di un tubo costruito su misura in cartoncino e Vinavil.

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I tre filtri polarizzati

Con un pezzo di tubo da edilizia da 80mm ho poi costruito il supporto, fatto in modo tale da sostenere alla giusta distanza i filtri e l’oggetto da visionare. Il taglio del pezzo è stato fatto con il Dremel e rifinito a lima.

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Base di sostegno in tubo edile da 80mm


I vari intagli della base di sostegno servono per inserire eventuali filtri diffusori o compensatori (tutti nella stessa misura di 85x45 mm.) e nell’intaglio meno pronunciato si appoggia il vetrino porta oggetto.
Il fissaggio del filtro polarizzatore per luce incidente, quello in cartoncino, è fatto ad interferenza sulla lampada, se è possibile. Se è possibile, perché alcuni stereo hanno questa lampada di forma rettangolare o di difficile fissaggio.
Il filtro analizzatore va poi fissato subito sotto gli obiettivi dello stereo, montandolo a vite, se disponibile, o per interferenza.
Nel mio caso, non essendo mio lo strumento che utilizzavo, l’ho fissato con due semplici strisce di nastro in carta, facilmente asportabile.

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Volendo possiamo anche fermarci qui con la nostra auto costruzione del polarizzatore ma, se vogliamo fare le cose per bene, ci mancano ancora un paio di componenti.


Abbiamo detto che quando i filtri sono incrociati ed ortogonali fra loro, la luce risultante è nulla, il campo che noi vediamo è tutto nero e, in mezzo a tutto questo nero, possiamo vedere il nostro oggetto con i suoi colori che saranno dati dalla natura della sostanza e dal suo spessore.
Ma questa immagine, per la maggior parte nera, è brutta da vedere e, talvolta, ha una sequenza di colori difficili da distinguere.
Basta allora inserire sotto al preparato un filtro formato da una striscia di sostanza che modifica tutti i colori, rendendoli più vivaci ed eliminando il nero funereo.
Il metodo più semplice per costruire questi filtri chiamati compensatori (compensano la luce nera del fondo, facendola diventare colorata) è ritagliare delle strisce di plastica trasparente, esattamente quella che si usa negli espositori delle fotografie. La potete acquistare ai BriCo per pochi Euro e poi tagliare incidendola con un robusto ed affilato cutter. Preparate due filtri uguali, poi ad uno togliamo le due pellicole che proteggono la superficie, nell’altro invece le lasciamo. Rispettivamente, abbiamo così creato il compensatore da ¼ d’onda (il fondo nero diventa giallo/verde) e l’altro è il compensatore ad onda intera 1/1 (il fondo diventa rosso/magenta).

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Cristalli di zucchero. Da sinistra: Senza polariz., con polariz., compensata + ¼, compensata +1/1


Ed ecco finalmente il nostro strumento finito:

6.JPG


Il sistema polarizzante finito ed in funzione

Notate che, così facendo, abbiamo l’analizzatore che resta fermo, mentre i due polarizzatori possono ruotare liberamente. Cosa succede ruotandoli ?
Ruotiamo il polarizzatore principale, quello per la luce trasmessa, vedremo che l’immagine vista dagli oculari varia di luminosità da completamente trasparente, a nera assoluta, non si vede più nulla. Al massimo della luminosità trasmessa abbiamo che i due filtri, polarizzatore ed analizzatore, sono disposti nello stesso modo, per cui la luce può passare indisturbata. Nell’altro caso, le due lamine sono disposte perpendicolari l’una all’altra: la luce che sfugge alla prima lamina viene bloccata dalla seconda lamina, con il risultato di non vedere più nulla.
Invece, nel caso della luce incidente, la luce polarizzata rimbalza sulle superfici metalliche e crea fastidiosi riflessi. Ma basta ruotare il polarizzatore, quello con il tubo in cartoncino, per vedere sparire ogni riflesso, quando la luce sarà polarizzata in modo inverso all’analizzatore.

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A sinistra forti riflessi, a destra i riflessi attenuati dalla polarizzazione


Nel caso poi della illuminazione con luce trasmessa, la polarizzazione colora in modo diverso a seconda della natura e dello spessore delle sostanze che attraversa:

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Sottile fetta di granito: lo spessore è uniforme, per cui ogni colore diverso, identifica un diverso minerale.


Con la polarizzazione si ottengono immagini dai colori vivaci e dalle forme fantastiche, tanto che spesso si ottengono fotografie molto belle anche valutandole sul solo piano artistico.

Molto più spesso la polarizzazione è utilizzata come mezzo di analisi, per il riconoscimento di particolari minerali, ad esempio, l’Amianto:

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Fibre di Amianto

Le fibre che vedete sono di Crisotilo, una delle varietà di Amianto, tipico per il suo pleocroismo (le fibre si colorano diversamente a seconda del loro orientamento.

Ma la luce polarizzata è utilissima anche per capire come avviene un dato fenomeno, ad esempio, la profe di Scienze di mia nipote Elettra, I°a Media, ha richiesto ai suoi studenti una ricerca sugli aspetti chimico fisici dello zucchero.
Elettra, già appassionata di microscopia, ha preso una decina di vetrini e su ciascuno ha deposto una goccia di acqua zuccherata. Dopo averli lasciati asciugare in varie condizioni di concentrazione e di evaporazione, li ha esaminati al microscopio in luce polarizzata. Ecco quello che poi ha raccontato:

10.JPG


Zucchero cristallizzato in aria libera

“Inizialmente sembra non accadere nulla, lo zucchero è disciolto nell’acqua, ma piano piano l’acqua evapora e lo zucchero si concentra sempre di più. Ad un certo momento, in alcuni punti ben stabiliti, in genere partendo da granelli di polvere o da qualsiasi punto diverso, lo zucchero inizia a cristallizzare e lo fa partendo dal punto centrale ed andando velocemente verso l’esterno. Si formano così delle strisce che si irraggiano dal seme centrale formando una specie di fiore che, alla luce polarizzata, colora ogni suo petalo di una diversa sfumatura.
Ben diverso è invece ciò che otteniamo se ritardiamo l’evaporazione, ad esempio coprendo la goccia di acqua zuccherata con un comune copri oggetto: l’evaporazione ora può avvenire solo dai bordi e molto più lentamente, creando cristalli molto più grandi ed uniformi.
Ancora, la luce polarizzata da a queste strutture una specie di nuova vita, nuovi colori, nuove espressioni. “


E’ veramente bello, quando riusciamo, magari solo per poco, a risvegliare l’interesse dei nostri nipoti o figli ed a distoglierli, almeno per un attimo, dal pigiare i tasti del telefonino o della TV.


E mi raccomando, se il microscopio è un regalo per i vostri figli o nipoti, poi cercate di seguirli, di aiutarli e di interessarli ! Sarà divertente anche per voi.

P.s.: Lo scopo di queste righe è quello di suggerire altri utilizzi dello strumento base di un entomologo, regalandoci nuove opportunità o, più semplicemente, consentendo un migliore sfruttamento dello stereo microscopio.
Quindi solo suggerimenti, spunti da completare con la vostra fantasia ed abilità.

Il limite di 10 foto ha penalizzato la parte grafica, per cui alcune immagini sono state omesse, mi scuso per la mia prolissità
:oops:


:hi:

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Andrea

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Ogni oggetto ha la sua storia,
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 Oggetto del messaggio: Re: Lo stereo ed i suoi accessori.
MessaggioInviato: 21/09/2015, 18:53 
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