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Escursione su Montagna Longa, Carini (PA) 05\07\2012



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MessaggioInviato: 09/07/2012, 23:41 
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Nome: Leotta Roberto
Finalmente con l'occasione di un evento familiare, sono riuscito a vedere il complesso dei monti che sovrastano la città di Palermo, verificando gli ambienti di alcune località storiche di raccolta entomologica.
Certo il periodo di inizio luglio per questi areali non è il migliore considerando l'aridità dei luoghi, che nel periodo estivo presentano una scarsa fauna e flora flagellata da soventi incendi.
Dopo un' aperitivo pomeridiano a Capaci (PA) offerto dal Dot. Marcello Romano che finalmente ho avuto la possibilità di conoscere personalmente....obiettivo che purtroppo non o potuto assolvere con il padre Dr. Francesco Paolo noto "farfallaro" palermitano.
Ho iniziato la mia esplorazione ambientale finalizzata nel confrontare gli ambienti della Sicilia occidentale con quella orientale meglio conosciuta dal sottoscritto.
Purtroppo i tempi a mia disposizione hanno consentito di visitare solo parte del'areale menzionato, comprendente il circondario dei monti che sovrastano il capoluogo siciliano , M. Cuccio, Giacalone, Piano dell'occhio, S. Martino delle Scale, Valle del F.Oreto etc..etc..prendendo a titolo di campione da postare, il demanio di Montagna Longa situato a ridosso dell' abitato di Carini, tristemente conosciuto per la sciagura aerea civile del 1972.
Le località un tempo solo prative oggi sono arricchite da un rimboschimento (a gradimento soggettivo) di conifere, eucalipti, e cipressi, iniziato con le opere di bonifica agraria di Mussolini..
Tuttavia in qualche zona più impervia, sopravvive la flora endemica fra la vegetazione prativa e arbustiva di erica, pistacchio selvatico, mandorlo, e carrubo.
Raro qualche leccio e totalmente assente la roverella e la quercia da sughero che forse un tempo erano presenti, mentre e ben rappresentata anche se ridotta a piccole macchie, la vegetazione legata ai siti fluviali.


Entrata al demanio di Montagna Longa, Carini (PA) sterrato di circa km.7 meta finale le antenne.
Inizio strada Demanio.JPG

Versante nordoccidentale del crinale di M.Longa con sfondo su aeroporto di Cinisi (PA)
Crinale nordoccidentale.JPG

Antenne di Montagna Longa.
Antenne M.Longo.JPG

Panoramica sul Golfo di Capaci con sfondo Isola dell Femmine.
Golfo di Capaci .JPG

Coleottero non identificato.
Fauna su fiore.JPG

Bozzolo abbandonato di M. castrense.
Bozzolo fauna.JPG

Variopinto ragno.
ragno.JPG

Curchi in accopiamento.
curchi.JPG

Un cerambice non identificato.
Fauna.JPG

Per finire in omaggio alle vittime del disastro aereo civile del 1972 il mausoleo dedicato.
Mausoleo M.Longo.JPG

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MessaggioInviato: 09/07/2012, 23:49 
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Nome: Daniele Maccapani
Il "coleottero non identificato" è una Stictoleptura cordigera, Cerambycidae Lepturinae.
:hi:

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"Lasciate questo mondo un po' migliore di come lo avete trovato" (Sir Robert Baden Powell)
Immagine Daniele


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MessaggioInviato: 10/07/2012, 7:52 
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Nome: Maurizio Gigli
Invece il Cerambycidae non identificato è una Agapanthia irrorata dalla maculazione piuttosto insolita.

Roberto, quando scrivi "pistacchi selvatici", intendi il lentisco o il terebinto, oppure piante di pistacchio rinselvatichite?

Questa è una zona che ogni volta che passavo per Palermo, lungo la autostrada per Trapani, mi riproponevo di andare un giorno a visitare, senza mai esserci riuscito. Non so perchè, ma mi ero messo in testa che se mai in Sicilia fosse esistita qualche specie di Julodis avrebbe potuto essere forse sopravvissuta lassù.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 10/07/2012, 9:13 
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Nome: Leotta Roberto
Si Maurizio.... per pistacchio selvatico intendo quelle varietà, anche se scorretto, è una forma sbrigativa per indicare quelle specie che hai menzionato, il vero pistacchio con tanto di piante maschili e femminili, lo trovi solo sull'Etna, nel versante nordoccidentale Etneo con massima concentrazione fra ,Bronte e Adrano, capita che in alcuni terreni abbandonati cresca spontaneo, è una cultura ad alto reddito che ad eccezione della raccolta manuale ,ha poche pretese crescendo anche nella lava vergine.
Non conosco il tuo tipo prede (Jolodis) ma intuisco, da quello che scrivi che sono animali da zone aride interrotte da corsi fluviali, dove crescono tamerici etc...etc.. credo qualcosa di simile ai pantani e saline abbandonate dell'area di Portopalo\Vendicari (SR) o di qualche ambiente del F.Irminio visibile sull'autostrada CT\PA. o dell'alta Alcantara presso Moio.
E comunque tieni presente che... quell'area l'ho trovata molto antropizzata, pensa.... solo dopo aver visto personalmente lo stato dei luoghi mi sono accorto che faccio male a lamentarmi della mia Etna\Nebrodi.


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 9:09 
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P.S. correzione, F.Imera settentrionale no Irminio


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 9:56 
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Leotta Roberto ha scritto:
Si Maurizio.... per pistacchio selvatico intendo quelle varietà, anche se scorretto, è una forma sbrigativa per indicare quelle specie che hai menzionato, il vero pistacchio con tanto di piante maschili e femminili, lo trovi solo sull'Etna, nel versante nordoccidentale Etneo con massima concentrazione fra ,Bronte e Adrano, capita che in alcuni terreni abbandonati cresca spontaneo, è una cultura ad alto reddito che ad eccezione della raccolta manuale ,ha poche pretese crescendo anche nella lava vergine.
Non conosco il tuo tipo prede (Jolodis) ma intuisco, da quello che scrivi che sono animali da zone aride interrotte da corsi fluviali, dove crescono tamerici etc...etc.. credo qualcosa di simile ai pantani e saline abbandonate dell'area di Portopalo\Vendicari (SR) o di qualche ambiente del F.Irminio visibile sull'autostrada CT\PA. o dell'alta Alcantara presso Moio.
E comunque tieni presente che... quell'area l'ho trovata molto antropizzata, pensa.... solo dopo aver visto personalmente lo stato dei luoghi mi sono accorto che faccio male a lamentarmi della mia Etna\Nebrodi.

Per il pistacchio te l'ho chiesto proprio perchè so che in Sicilia è stato coltivato per secoli Pistacia vera, e pensavo che da qualche parte potesse essere naturalizzato. Oltre ad esserci, come anche qui, le nostre due specie autoctone di Pistacia (lentiscus e terebinthus).

Le specie del genere Julodis preferiscono senza dubbio terreni piuttosto asciutti, ambienti xerici di varia natura, ma a seconda delle specie vivono in ambienti abbastanza differenti. Si va dalle pianure con terreni sabbiosi, argillosi, gessosi, perfino salati, a zone montane, fino ad oltre 2000 m di quota (in zone più calde delle nostre). In Turchia ne ho trovati pure nei boschi montani di conifere, o meglio, ai margini e nelle radure di questi.
Se in Sicilia ci sono mai stati (e le condizioni climatiche e ambientali ci sono tutte), potrebbero anche essere stati portati all'estinzione dalle pratiche agricole. Ciò che per loro è deleterio, oltre all'uso degli insetticidi, che è un problema per ogni insetto, sono le arature meccaniche, abbastanza profonde da non lasciare scampo alle larve rizofaghe liberamente vaganti per il terreno. Ma chissà che in qualche angolino superstite ...

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 12/07/2012, 13:22 
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In Sicilia specie la zona nordorientale, esistono molti angolini (come dici) che rispondono alle caratteristiche da te descritte, pensa che per i lepidotteri le specie da me più ricercate sopravvivono esclusivamente in talune piccole aree incontaminate
Pinete naturali tipo, versante nord Etneo, anche se per il vulcano si deve considerare la relativa formazione geologica recente con fauna importata dalle aree limitrofe, diverso il discorso per le piccole macchie autoctone di Floresta associati a terreni sabbiosi di origine più antica, potrebbero essere buoni candidati, il problema che oltre l'esperienza "l'occhio vede quello che cerca" cosi come io per i lepidotteri identifico buone provabilità di ritrovamento di alcune specie vedendo i siti, idem si verificherà per il gruppo da te cercato.
Ragionando sull' etologia del tuo gruppo, credo che terreni non arati a BASSA QUOTA, E INTENDO DA 1000 m IN GIU' che corrispondano alle caratteristiche da te menzionate in Sicilia no esistano da secoli, e per uso insetticidi ancor più.
Considera che in posti come le sfonde del Biviere di Cesarò 1280 mt. una delle zone più inaccessibili, ancora nell'80 veniva coltivato il grano sulle alture sovrastanti il lago ,con arature profonde.
Rimane qualche piccola valle impervia, dedita al pascolo per le caratteristiche di inaccessibilità fra Nebrodi e Peloritani .


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 13:49 
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Grazie Roberto. In effetti la probabilità che questo genere possa esistere in Sicilia è molto bassa. Nessuno ce lo ha mai trovato, ma esiste una vecchia citazione, che potrebbe anche non essere frutto di un errore di cartellinatura, come generalmente si ritiene. Le zone più adatte sarebbero quelle costiere con terreni incolti (ne ho viste diverse in Sicilia occidentale), o anche le colline gessose, come mi pare di aver visto dalle parti di Agrigento, o comunque tra Trapani e Agrigento, una volta passado di sfuggita. Se non sbaglio da qualche parte in Sicilia ci sono anche zone con Retama selvatica. Quelli potrebbero essere ambienti adatti.
Credo di essere l'unico a considerare la possibilità dell'esistenza di queste bestie in Sicilia, ma si sa che ho una predilezione per le ricerche impossibili.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 12/07/2012, 14:12 
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non volava nessun lepidottero interessante a Montagna Longa? :cry:

speravo di poterci andare prima ma studio e lavoro me l'hanno impedito.

che peccato.

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:hi: :hi:

Marco
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MessaggioInviato: 12/07/2012, 15:07 
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Ho capito a quali luoghi ti riferisci, una delle località costiere dove ho anche cacciato e Eraclea Minoa fra Agrigento e Trapani alle foce del F. Platani, dominato da un costone gessoso e da una pineta costiera, sito del campeggio dove alloggiavo, ...Ma tieni presente che originariamente quei luoghi anche se ora abbandonati un tempo erano coltivati e sfruttati in modo intensivo, ora sono preda di incendi e sfruttamento edilizio....Avendo visitato tutte le aree costiere isolane, non credo esistano area costiere siciliane intoccate, in alcune esempio Vendicari o Silenunte anche se all'apparenza sembrano intoccate lo sfruttamento territoriale agricolo esisteva gia in età Greco\Romana, se esiste qualcosa opterei per gli alti Sicani, M.Cammarata e Valle del Sossio, in alternativa l'area di S. Vito lo Capo (TP) o alcune cave impervie del Siracusano F. Manchisi e Cassibile ....anche se credo siano ipotesi improbabili dato il grado d'antropizzazione già in epoca paleolitica...
Tuttavia fai bene a non abbandonare le speranze, personalmente con i lepidotteri, la Sicilia era data off-limiz per alcune specie, successivamente poi saltate fuori.
Chi conosce bene la Sicilia, sa che è un concentrato di biotopi trovi dagli ambienti alpini alle paludi costiere, con ambienti unici come i microdeserti di cenere vulcanica dei 2800 mt. ma anche la i Qood son ormai arrivati.


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 16:03 
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Le coltivazioni con metodi tradizionali non sono un problema. Le arature a mano o con i buoi o altri animali erano sufficientemente superficiali per permettere la sopravvivenza delle larve. Attualmente, se vai in Marocco, i posti dove gli Julodis sono più abbondanti sono quasi tutti terreni coltivati, appunto, però con sistemi tradizionali, non meccanizzati. Nelle zone con agricoltura più moderna sono invece scomparsi. Non parliamo poi delle zone irrigate!

Sembra strano, ma specie come Julodis manipularis e Julodis pilosa sono particolarmente abbondanti nei campi coltivati a grano, dove gli adulti si concentrano sui cespugli di giuggiolo che si ostinano a spuntare qua e là malgrado vengano continuamente tagliati (come ben sa anche Sleepy Moose, che ha potuto constatarlo quest'anno).

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Maurizio del ciclo vitale, non posso avere esperienza, ma di una cosa son sicuro conoscendo il territorio siculo, la meccanizzazione dei suoli in Sicilia anche nel profondo sud e iniziata i primi del 900 ,poi Mussolini a dato il colpo di grazia con le bonifiche per la malaria, dai vigneti autoctoni si e passato al grano e in fine ai limoni si son salvati solo gli uliveti ma non per molto visto l'espianto per abbellimento ville.
Il risultato ...che l'ambiente di pianura e collinare siciliano e stato stravolto in poco più di mezzo secolo da interventi umani a vario sfondo, non credo sia sopravvissuto molto dell'originario....almeno per quel che legato ad ambienti semi-antropizzati.


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Leotta Roberto ha scritto:
... la meccanizzazione dei suoli in Sicilia anche nel profondo sud e iniziata i primi del 900 ...

Infatti, guarda caso, la vecchia citazione di cui parlavo, da tutti ritenuta erronea (come sembra probabile), è del Bertolini, del 1899.

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Che località porta quella citazione...? se non generica... come nella maggiore delle indicazioni date all'epoca


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MessaggioInviato: 12/07/2012, 18:04 
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Leotta Roberto ha scritto:
Che località porta quella citazione...? se non generica... come nella maggiore delle indicazioni date all'epoca

Solo Sicilia. E tra l'altro la specie è sicuramente sbagliata. Ma il genere non può essere confuso con altro.

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