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Viaggio all’Akopán-tepui, Chimantá Massif, Venezuela - di Mauro Costa



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Una premessa a questo topic è necessaria e fondamentale. Mauro Costa è un mio carissimo amico e appassionato lepidotterologo, originario di Cesena, che vive e lavora a Caracas da quasi 35 anni. Con lui ho avuto il piacere di condividere due dei miei più interessanti viaggi in Sud America, e con lui abbiamo pubblicato due lavori sui Lepidotteri del Venezuela. Da tempo Mauro sta conducendo ricerche sulla fauna lepidotterologica dei Tepui, e i risultati non si sono fatti attendere, permettendo la descrizione di numerose nuove specie di Nymphalidae e Lycaenidae.
Recentemente Mauro ha effettuato una spedizione sull’Akopán-tepui, ed un resoconto di questa spedizione è l’argomento di questo topic.
La prima riflessione che mi è subito venuta in mente leggendo il resoconto che mi aveva inviato per email è stata: anche nel 2014 si possono vivere avventure paragonabili a quelle degli esploratori del 19° secolo!!!
Ho chiesto quindi il suo permesso per fare da intermediario con la nostra comunità, e poter trasmettere anche a voi le emozioni che ho provato io leggendo della sua spedizione e guardando le sue immagini.

Tutto il testo che segue è in prima persona perchè scritto da Mauro, e le foto sono state scattate tutte da lui e da suo figlio Paolo. Io ho solo curato l’editing del testo, ed ho ridimensionato le foto per adattarle al nostro forum.

Nota: il racconto inizia il 20 dicembre, ma Mauro e Paolo sono partiti da Caracas in Toyota il 18 dicembre, ed hanno già percorso 1250 km per arrivare a Kavanayén, dove lasceranno l’auto e inizierà l’avventura.

Viaggio all’Akopán-tepui, Chimantá Massif, Venezuela


di Mauro Costa - Caracas


Latitude:5°12'11.16"N
Longitude: 62°0'14.72" W

L'Akopán (a destra nella foto) é la quinta cima che abbiamo raggiunto a piedi, dopo Roraima, Sororopán, Ptarí e Auyán.
E’ uno dei 10 tepui che formano il massiccio del Chimantá: é unito al Churí Tepui (a destra, fuori campo), mentre gli altri due tepui separati che si vedono a sinistra sono l' Upuigma e l' Angasima.

Foto 1 - Da sinistra a destra: Upuigma, Angasima e Akopán-tepui
Foto-01.jpg



Foto 2 - L'Akopán-tepui
Foto-02.jpg



20 Dicembre 2013
Prima tappa: Kavanayén-Apaukén
Partenza alle 9 AM da Kavanayén, accompagnati da Riccardo Chaní, un indio, residente della zona, che giá ci ha guidato in alcune altre avventure. Completano il gruppo altri 5 portatori. Percorriamo a piedi 13 km, poi ci si imbarca in curiara per 25 km lungo il fiume Mowák fino al porto di Unatöy, dove arriviamo quasi di notte, e ci accampiamo sulla riva del fiume.

Il Rio Mowák ha acqua calma ma molto sporca, niente a che vedere coi fiumi cristallini della Gran Sabana. É tutto un intrico di alberi caduti, pietre e tronchi semi sommersi in cui solo la perizia di chi guida la curiara ci ha permesso di percorrere i 25 km che separano Apaukén da Unatöy.

Foto 3 – Rio Mowák
Foto-04.jpg



Unatöy, traguardo della prima tappa della spedizione, é un piccolo villaggio Pemón di 4 o 5 capanne in cui vivono una ventina di persone: sono molto isolati dalla civiltà, e vivono della caccia e dei prodotti ricavati dalla yuca e batata (casabe, cachiri, etc...).

(continua)

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MessaggioInviato: 21/03/2014, 11:09 
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Seconda tappa: Unatöy-Karuay

7 km a piedi, poi i 5 portatori partiti con noi ieri ci lasciano, e rientrano a Kavanayén. Noi ci imbarchiamo di nuovo, e seguiamo il Rio Karuay fino a entrare al Rio Yunék, suo affluente, per un totale di 65 km di navigazione. Il Rio Karuay é piú ampio e di maggior portata del Rio Mowák: si naviga molto piú facilmente eccetto quando ci sono le rapide: in molti punti la corrente é molto forte e in alcuni casi occorre scendere dalla curiara perché c'é pericolo che si capovolga: dopo un breve tratto a piedi si torna a navigare.

Foto 4 – Navigando sul Rio Karuay con il Wei Tepui sullo sfondo
Foto-06.jpg



Lasciato il Rio Mowák, ci addentriamo nel Rio Yunék, molto particolare: la sua acqua cristallina, ma di color nero, é liscia come l' olio e riflette come uno specchio: navigare su questo fiume é una sensazione strana. Il rio é navigabile fino a 4 km dal villaggio omonimo per cui, arrivando giá di notte, ci si accampa nel punto dove ci lascia la curiara. Domani sarà necessario arrivare a Yunék, e trovare altri 5 portatori locali.

Foto 5 - Le acque liscie come specchi del Rio Yunék
Foto-07.jpg



Dopo 4 giorni di viaggio molto pesanti, includendo il percorso in auto Caracas-Kavanayén, finalmente siamo alla base dell' Akopán Tepui.
Nonostante la stanchezza accumulata siamo molto contenti perché tutto é andato esattamente secondo i programmi e giá da domani comincia l'ascensione, quindi, dopo una buona dormita sotto un bellissimo cielo stellato, domattina arriveremo a Yunék camminando per 4 km di savana.

Foto 6 - Stanchi ma soddisfatti, pronti a proseguire per Yunék
Foto-08.jpg



Sembra tutto sotto controllo ma...

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Terza tappa

Dopo aver percorso a piedi i 4 km che ci separano da Yunék, verso le 9 di mattina arriviamo al villaggio di poche capanne. Il primo problema é che non riusciamo a trovare i 5 portatori di cui abbiamo bisogno. Ne troviamo solo 3, per cui occorre rinunciare a circa un terzo dell' equipaggio che verrá lasciato nel villaggio e recuperato al ritorno. Questo obbliga a fare a meno di certe comodità, tipo la pompa a batteria per gonfiare i materassini, uno dei due fornelli con bombola di gas, parte delle provviste alimentari, il sistema di doccia con acqua calda, ecc...
Ripartiamo in 7 persone, noi tre, Riccardo, il nostro pemón di fiducia di Kavanayén, e i tre portatori di Yunék.
Dopo 6 km di savana entriamo nella rigogliosa foresta che circonda l' Akopán: il sentiero é in leggera salita ma occorre attraversare alcuni torrenti dalla corrente impetuosa nei quali tutti, prima o poi, siamo scivolati, per fortuna senza conseguenze.
Verso sera, dopo aver percorso 10 km a piedi, e aver passato anche il Rio Surupán, bagnati fradici e stanchi morti arriviamo al primo accampamento (Surupankén), sulla riva del fiume Yunék, a 850 m d' altezza.

Foto 7 - Attraversamento del Rio Surupán
Foto-09.jpg



I tre portatori di Yunék, coi quali avevamo pattuito una ricompensa di 600 Bs. al giorno per persona (15 kg di bagaglio nostro, oltre ai loro alimenti), ci informano che ora vogliono 800 Bs.: non abbiamo altra scelta se non accettare le loro condizioni.
La stessa sera mio figlio Paolo scopre che manca una parte delle sue provviste: facciamo un minuzioso inventario, e vigileremo per il futuro.

Quarta tappa
Comincia la salita dentro una selva vergine impenetrabile, lungo un sentiero dove a malapena passa una persona. Dopo aver attraversato due affluenti del Rio Yunék, si raggiunge l' accampamento Piaima Parú a 1200 m.
Qui, la sera, scopriamo che mancano altri viveri: gli unici responsabili non possono essere che i portatori di Yunék. La mattina successiva ci riuniamo con loro, e scopriamo che sono partiti senza nessun alimento, per cui "sono costretti" a usare le nostre provviste.
Allarme rosso: non c'é da mangiare per tutti!!! Paolo è incavolato nero perché si sono mangiati la metà dei suoi brownies della colazione; io, molto preoccupato, valuto la possibilità di annullare la spedizione; Riccardo, l'unico che parla la lingua pemón, continua a ripeterci "... attenti, questi sono cattiva gente..."
Per farla breve, abbiamo dovuto licenziare in tronco due dei tre portatori, i quali sono stati rispediti al loro villaggio. Abbiamo pagato loro solo il 50% del dovuto, e il resto gli verrà pagato al nostro ritorno, ma solo se i pacchi lasciati a Yunék risulteranno intatti.
Il terzo portatore abbiamo dovuto tenerlo perché é l'unico che conosce la strada.
Peró a questo punto la cosa si complica...
(continua...)

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Quinta tappa

Partiti i due pemones di Yunék, esaminiamo la situazione e decidiamo di andare avanti.
E’ però indispensabile ridurre ulteriormente il peso: lasciamo qui, a Piaima Parú, l' ultimo fornello con bombola di gas (useremo fuoco a legna), gran parte del materiale entomologico (oltre 20 kg), quasi tutti i vestiti di ricambio, e il cibo del ritorno.
Paolo e io (che portavamo uno zaino di 15 kg) ci carichiamo con altri 10 kg a testa.
Occorre arrivare all' accampamento Inká a 1850 m di altezza prima del tramonto perché é molto pericoloso camminare nell' oscuritá, quando i serpenti velenosi, tutti notturni, escono dalle loro tane e vanno a caccia.
La forte salita, il fango, i 25 kg sul groppone mi hanno letteralmente schiantato: il mal di schiena in meno di un' ora é diventato insopportabile, ma una volta arrivati, dopo 9 ore di cammino, ci si puó "riposare"... gonfiando il materassino (400 soffiate), montando la tenda, e tagliando la legna per il fuoco. Per finire …… un bel bagno nell' acqua gelida, il tutto di notte, perché non siamo riusciti ad arrivare di giorno.
Inká é un piccolo accampamento sulla riva della sorgente del Rio Yunék: le due foto dello stesso punto del Yunék sono state fatte a distanza di poche ore, prima e dopo una forte pioggia: per attraversarlo abbiamo dovuto attendere per un giorno intero che la corrente si calmasse; nel frattempo la mia tenda si é inondata completamente (per la stanchezza non avevo fatto i canali di scolo), un tizzone ardente ne ha bruciato una parte mentre preparavamo il pranzo, e Paolo ha bucato il suo materassino...insomma, tutto normale...

Foto 8 - Il Rio Yunék prima della pioggia
Foto-10.jpg


Foto 9 - Lo stesso punto del Rio Yunék dopo una forte pioggia
Foto-11.jpg




Domani, se non piove, si parte alla volta dell' accampamento Base, sulla vetta dell' Akopán.

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Sesta tappa

Oggi, finalmente, arriveremo all' accampamento Base, sul plateau dell' Akopán.
L' ultimo tratto ha solo 200 m di dislivello, ma é ugualmente complicato perché, approssimandoci alla vetta, ci troviamo in una savana strana che sembra una spugna imbottita d' acqua e camminandoci sopra ci si sprofonda fino al ginocchio o piú.
A differenza di tutti gli altri tepui visitati, il plateau non é di roccia solida su cui si puó camminare agevolmente, e infatti l' accampamento Base non é altro che una lastra di roccia che emerge dalla savana, unico punto in cui é possibile montare le tende.

Foto 10 - Il nostro campo base
Foto-12.jpg



Dall' alto dell' Akopán si scorge in lontananza la catena dei tepui orientali, tra cui spiccano il Roraima/Kukenán e il gruppo Ilú/Tramen.
É molto difficile muoversi sul plateau dell' Akopán: quando la savana inondata cede il posto alla roccia ci si trova di fronte a ostacoli insormontabili, crepacci molto profondi con pareti verticali impossibili da scalare.

Foto 11 - I labirinti di roccia sulla cima dell’Akopán
Foto-13.jpg



La vetta dell' Akopán, come gli altri tepui, presenta paesaggi che sembrano appartenere a un altro mondo: é il caso dei labirinti di rocce scolpite dal vento e dalla pioggia, fiumi e cascate dall' acqua cristallina e multicolore, la flora e la fauna endemica di queste cime, senza contare la assoluta assenza di insediamenti umani.
Pur restando 3 giorni sulla vetta, non abbiamo potuto camminare molto per via della savana inondata e per la mancanza di sentieri preesistenti.
Abbiamo percorso una parte del letto del Rio Yunék che, giá a oltre 2000 m d' altezza, denota una notevole portata.
In definitiva non abbiamo potuto esplorare molto: ci vorrebbe molto piú tempo per aprire un sentiero che permetta di raggiungere la impressionante vista della valle del Rio Churí che separa il Chimantá dal Churí-Akopán.

Foto 12 - Il Churì-Tepui
Foto-14.jpg


Foto 13 - La parete del Churì Tepui
Foto-15.jpg


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Rientro.

Cuaima Piña!!!!!!

Lachesis muta, meglio conosciuta in Venezuela col nome comune di "Cuaima Piña", é una specie di serpente velenoso della famiglia Viperidae.
Di enormi dimensioni, fino a oltre 3,5 metri di lunghezza, é dotata di un potente veleno con devastante effetto proteolitico, emorragico, miotossico e, a differenza della maggioranza delle Viperidae, anche neurotossico.
Il morso di questo rettile é particolarmente pericoloso per la enorme quantitá di veleno che puó essere inoculata; inoltre la Cuaima, nonostante non si arrampichi sugli alberi, puó mordere una persona all' altezza del collo o la gamba di uno montato a cavallo, rendendo quindi vano l' uso di stivali o altri sistemi di protezione degli arti.
Questo comportamento l' ho potuto osservare di persona.
Era la prima volta che incontravo una Cuaima Piña, nella valle del Surukún, Venezuela sud orientale, transitando in Toyota per una strada sterrata.
Stava lentamente attraversando la strada ed era in posizione quasi rettilinea: decisi di farle delle foto da dentro la macchina (io, lei no...) e cercando di farle cambiare posizione, mi avvicinai con l' intenzione di spaventarla e farla "arrotolare". La mia sorpresa e spavento furono maiuscoli quando la bestia in una frazione di secondo spiccó un salto che la portó a cadere sul muso del Toyota (alto piú di un metro dal suolo) per poi scivolare ricadendo sulla strada... nella posizione che volevo!
Foto 14 - il Cuaima Piña incontrato nella valle del Surukún
Foto 16.jpg



Questo fu nel dicembre 2004.
Tornando a noi, stiamo scendendo dall'Akopán, cercando di recuperare il giorno perso a Inká: é tardi, le 4.30 del pomeriggio, scende l' oscuritá e mancano ancora 2 ore per arrivare a Surupankén. Ci toccherá camminare con le torce perché dentro la foresta alle 6 é giá buio pesto. I due portatori (Riccardo e quello di Yunék) sono andati avanti per conto loro, Paolo ha un vantaggio di pochi minuti su di me. Stanco e preoccupato per l' incipiente oscuritá, camminando affannosamente e senza troppe precauzioni, improvvisamente sento la voce di Paolo: "Papá fermati ! C'é una Cuaima enorme nel sentiero, ed é in posizione d' attacco". Mentre Paolo tiene d' occhio la bestia immobile e minacciante, mi apro un sentiero parallelo nella folta vegetazione e, non senza difficoltá, raggiungo Paolo schivando il pericolo.
Paolo, sottovoce per la vicinanza del serpente, ci racconta che stava camminando spedito quando un improvviso e forte fruscio di sterpi, come mossi da un grosso animale, lo ha messo in guardia: si é fermato, restando immobile, ha girato la testa indietro e ha visto nel sentiero la Cuaima attorcigliata e pronta per attaccare. Mantenendo la calma, si é ritirato lentamente senza perdere di vista la bestia, ed allontanatosi alcuni metri ci ha dato l' allarme.
La Cuaima si trovava al lato del sentiero, ma nonostante le sue grandi dimensioni é quasi impossibile scorgerla perché si mimetizza meglio di un camaleonte, come si può vedere nella foto dove ha la testa nascosta. Quando Paolo le é passato vicino, si é sentita minacciata, e ha reagito mettendosi in posizione di difesa/attacco: Paolo ha avuto la fortuna di non pestarla e ha vinto cosí un importante "life bonus".

Foto 15 - La Cuaima Piña incontrata scendendo dall' Akopán
Foto-17.jpg



Inutile dire che se io non fossi stato avvisato sarei stato con ogni probabilitá vittima del pericoloso rettile, giá pronto per attaccare.
A questo punto, é quasi buio, andiamo avanti tutti uniti, con le torce accese e con dei lunghi pali per muovere la vegetazione davanti a noi; ogni minimo rumore ci fa sobbalzare dallo spavento, ogni radice ricurva sembra un serpente: arriviamo a Surupankén nell' oscuritá totale, disfatti, spaventati, coi nervi a fior di pelle, ma ringraziando Dio e i nostri protettori in cielo che non sia successo niente di irreparabile.
Essere morsi da un serpente velenoso nelle nostre spedizioni puó risultare fatale: non abbiamo modo di comunicarci con la civiltá e ci troviamo a molti giorni di viaggio dal centro assistenziale piú vicino. Nel ritorno in curiara il motorista ci racconterá che due giorni prima aveva dovuto trasportare una donna Pemon di 23 anni morsa in un piede da una Mapanare (Bothrops sp., altro serpente velenoso): la malcapitata ha impiegato tre giorni per arrivare a un punto in cui fosse possibile chiamare un elicottero via radio (che é arrivato peraltro nel giro di 2 ore): si trovava in condizioni estreme con la gamba totalmente insensibile, febbre altissima e vomitando sangue. Non sappiamo se si é potuta salvare.
Questa é la mia seconda esperienza con una Cuaima Piña: mai come in questo caso odio il proverbio "non c'é due senza tre"...

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Dopo la nottata a Surupankén si riprende a camminare la mattina presto, si raggiunge Yunék, dove troviamo i pacchi lasciati in perfetto ordine e dopo aver pagato i portatori, ci dirigiamo al punto dove ci verrá a prendere la curiara il giorno seguente.
Ultima notte sotto l' Akopán, ultime foto ai tepui, alla savana, al cielo stellato: nonostante sia stato un viaggio pieno di imprevisti, rischioso e faticoso, sempre mi dispiace lasciare questi luoghi, forse per la consapevolezza di chi sa che non ci saranno altre occasioni.

Foto 16 - Ultime foto ai Tepui
Foto-18.jpg



La curiara arriva puntuale e durante il viaggio di ritorno ci fermiamo nel villaggio di Churikén (3 capanne) dove ci intratteniamo con i pemones di questa piccola comunitá.

Foto 17 - Il villaggio di Churikén
Foto-19.jpg



Arriviamo giá di notte a Unatöy e ci accampiamo sulla riva del Mowák, Riccardo fa fuori una Mapanare (Bothrops atrox) incontrata nel sentiero, ma dopo l' esperienza della Cuaima non ci siamo spaventati piú di tanto.
Di nuovo puntualissima, la mattina seguente, arriva la seconda curiara che ci porta a Apaukén dove inizia l' ultimo tratto a piedi di 13 km, questa volta in salita.
Gli ultimi chilometri sono sempre i piú faticosi; arriviamo a Kavanayén al tramonto del 3 di gennaio 2014, dopo 14 notti in tenda e 286 Km percorsi: siamo all'arrivo, esausti ma, grazie al cielo, sani e salvi!

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Nelle mappe allegate sono indicati con linea bianca i percorsi a piedi.
Alla fine del viaggio il GPS ha indicato un percorso totale A/R di 286 km percorsi, di cui 180 in curiara e 106 a piedi. Oltre a questi bisogna ovviamente contare i 2.500 km in macchina Caracas-Kavanayén A/R.

Foto 18 – Percorso Kavanayén-Yunék
Foto-21.jpg



Foto 19 - Percorso Yunék-campo base
Foto-22.jpg


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Caspita! :shock:

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:hi:
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Nome: Guido Sabatinelli
e...... insetti?


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Nome: Maurizio Bollino
Guido Sabatinelli ha scritto:
e...... insetti?


Ho chiesto a Mauro di farmi una relazione su ciò che hanno trovato, e anche su ciò che NON hanno trovato. Considerate che loro cercavano lepidotteri diurni, e per esperienza diretta posso dirvi che, anche se c'erano, sicuramente hanno visto pochissimi coleotteri. I "livelli" di ricerca cambiano radicalmente quando si cercano farfalle (piano di osservazione dai due metri in sù) e coleotteri (piano di osservazione dal metro in giù)

Unica foto ricevuta fino ad ora è quella di un ?Chrysomelidae? (forse Lamprosomatinae?)

Chrysomelidae-Akopan.jpg


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Maurizio Bollino


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Nome: Umberto Devincenzo
Grazie Maurizio, e ovviamente Mauro, per condividere con noi questa avventura dai fantastici scenari! :birra: :birra:

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"La compassione e l'empatia per il più piccolo degli animali, è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono."
Charles Darwin


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Nome: Gianfranco Curletti
Grazie Maurizio,
bellissimo resoconto, emozionante. Da pelle d'oca. Queste sono le spedizioni che piacciono a me. Avessi ancora il fisico....


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Nome: Maurizio Gigli
Io mi accontenterei di poter stare una settimana nel villaggio di Churikén!

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Maurizio Gigli
http://utenti.romascuola.net/bups
http://bup.xoom.it/


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MessaggioInviato: 21/03/2014, 17:51 
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Nome: paolo marenzi
Caspita, meriterebbe un documentario il resoconto ed il luogo!! Altro che le ciofeche che passano ora sul satellitare e digitale....ahh i bei vecchi doc di Attenborough....
Nessuno che fa spedizioni del genere ha mai provato a registrare dei filmati? Penso che andrebbero a ruba tra gli entomologi/fili


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