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Spedizione modenese, Marocco 2022 - a puntate



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MessaggioInviato: 14/08/2022, 18:10 
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Nome: Riccardo Poloni
gabrif ha scritto:
Temo non abbiate trovato Malachiinae :cry: , purtroppo ai primi di Giugno è tardi per la maggior parte delle specie.

:hi: :hi: G.


E invece sì! A Azrou ne ho raccolti diversi. Anche per gli Oedemeridae era tardi, in effetti...

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Riccardo Poloni
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MessaggioInviato: 14/08/2022, 18:26 
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Località: Milano
Nome: Gabriele Franzini
ne parliamo a Modena...

:hi: :hi: G.


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MessaggioInviato: 14/08/2022, 23:33 
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Nome: Roberto Rattu
Plagionotus ha scritto:
la quercia è letteralmente invasa dagli scarabeidi e che, tra sericini e Rhizotrogus, è tutto un svolazzare. Con il retino raccolgo una bella serie di entrambi

Ciao Ric, verosimilmente i sericini sono delle Euserica che possono essere quasi infestanti, anche alla lampada. Nel 2019 ne presi uno sproposito, quest'anno pochissime, evidentemente era troppo tardi. Aspetto con ansia la prossima puntata :p


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MessaggioInviato: 20/08/2022, 21:46 
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Iscritto il: 21/05/2009, 14:59
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Località: Casinalbo (MO)
Nome: Riccardo Poloni
Mi scuso con gli amici del forum se non ho postato niente negli ultimi giorni, il congresso europeo di biologia evoluzionistica mi ha assorbito e non ho decisamente avuto il tempo di continuare il reportage.
Ma riprendiamo da dove ci eravamo lasciati: il 2 giugno avevamo visitato Ain Leuh e fatto una caccia notturna molto soddisfacente. Il 3 giugno decidiamo di dedicarlo a visitare il Parco Nazionale Tazekka, situato sempre nella catena del Medio Atlante ma più a nord-est.
Partiamo abbastanza presto e verso le 11 arriviamo alle porte del Parco, che si presenta come una zona collinare ricca di foreste di querce. All’inizio troviamo davvero poco: la zona è secca, non vediamo i cespugli di querce dove dovrebbe esserci il Calchaenethes sexmaculatus e non vediamo neppure traccia delle sughere secolari di cui ci avevano parlato. Andiamo quindi avanti lungo la strada e incontriamo una zona con dei bei cespugli di rovi dove banchettano Trichius, Stenurella approximans e alcuni imenotteri. Più avanti troviamo altri rovi, dove trovo una bella serie di Stenurella.
Arrivati in una zona sommitale, cominciamo ad esplorare i dintorni e troviamo fiori di ombrellifere e margherite, oltre che alcune imponenti querce. Del paesaggio mi colpiscono soprattutto i versanti esposti a nord, completamente ricoperti di felci, che crescono rigogliose e su cui torreggiano di tanto in tanto delle sughere, qualcosa che non mi sarei mai aspettato in Marocco.

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Abbondano le Anthypna meles, i Trichodes, gli Stenopterus e almeno 4 diverse specie di Anthaxia. Troviamo anche il Chlorophorus pelleteri e, sotto una quercia, una Stictoleptura tangeriana. Del paesaggio mi colpiscono soprattutto i versanti esposti a nord, completamente ricoperti di felci, che crescono rigogliose dove non ci sono le querce, qualcosa che non mi sarei mai aspettato in Marocco.

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Essendo arrivate le 2 del pomeriggio ed avendo più di 2 ore di strada per tornare ad Azrou, decidiamo di cominciare a scendere ma, prima di continuare, imbocchiamo una piccola strada che scende verso il fondo della vallata. Troviamo un piccolo angolo dove un rivolo d’acqua si fa strada tra le rocce, lasciando il terreno umido e attorno a questo angolino, e, insisto, solo qui, crescono molte piante di cardi i cui fiori brulicano di coleotteri. In modo particolare, trovo 3 Glaphyrus serratulae di un bel verde smeraldo e diverse Hoplia giallastre, che bisognerà determinare.

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Lungo la strada del ritorno, ci fermiamo ancora a vedere i rovi, dove trovo alcuni Masarinae (almeno mi paiono tali) per Marco Selis che mi sembrano davvero strani.
Riprendiamo quindi la strada e scendiamo verso l’autostrada che ci riporterà ad Azrou. Catturati da alcuni cespugli di guggiolo fioriti, facciamo una breve sosta per cercare le Julodis, che ancora non abbiamo visto e i Cerambycidae che, di solito, banchettano sui fiori. Appena scesi ci rendiamo conto che ci sono diverse Julodis manipularis aggrappate ai rami, ma non sono comuni come in altre zone. Ci fermiamo comunque per raccoglierne alcune e ben presto siamo circondati da bambini che vogliono sapere cosa facciamo. Una volta spiegato il motivo di tanta curiosità per i giuggioli, i bambini, dopo una bella risata, ci portano una manciata di Julodis tutti contenti e, ahimè, commettiamo l’errore di dare loro qualche spicciolo. Errore perché, dopo poco, si raduna una folla di una decina di bambini e siamo costretti ad andarcene per la loro insistenza.

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Il giorno seguente, in viaggio verso Errachidia, a ormai 6 ore di macchina da questo luogo, mi renderò conto che il barattolo contenente tutte le raccolte al Parco Tazekka è stato perso mentre raccoglievo le Julodis perché non lo avevo riposto nel contenitore dove metto di solito tutti i barattoli una volta terminate le raccolte, ma lo avevo tenuto nella tasca del giubbino. I miei compagni di viaggio si ricordano benissimo quanto mi sono inviperito con me stesso perchè, ad ogni viaggio, o perdo un barattolo o ce n’è uno che ammuffisce. Visto l’andazzo quindi, mi ripropongo per le prossime volte e per i prossimi giorni di adottare un protocollo inflessibile per cui il materiale, dal barattolo di raccolta, viene travasato nei barattoli ermetici che a loro volta vengono riposti in un’apposita scatola, nel baule della macchina, sempre prima di lasciare una località di caccia, al momento in cui si ripongono retini e arnesi vari.
Ad ogni modo, il viaggio di ritorno verso Azrou è piacevole e attraversiamo delle zone decisamente poco turistiche, con alcuni scorci bellissimi e altri che testimoniano la grande povertà dei villaggi della zona.

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Riccardo Poloni
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MessaggioInviato: 23/08/2022, 13:38 
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Località: Casinalbo (MO)
Nome: Riccardo Poloni
4 giugno
Oggi è un giorno di viaggio, ma non per questo meno entusiasmante. Uno dei motivi per cui ero emozionato di fare un viaggio entomologico in Marocco era che avrei visto il deserto e la meta del giorno è proprio la zona delle oasi nell’area predesertica della Valle del Dades.
Partiamo da Azrou abbastanza presto e cominciamo a salire verso le montagne, dove facciamo una prima tappa. Ci fermiano lungo un corso d’acqua, dove cresce rigogliosa la vegetazione ripariale. Sotto le pietre trovo numerose Nebria e altri Carabidae e, usando un colino, prendo alcune Hygrobia hermanni e alcuni Hydroporinae non meglio identificati.

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Un'altra tappa la facciamo al Col du Zad, per tentare di nuovo di trovare l’Iberodorcadion atlantis. Nessuna traccia, naturalmente, ma raccogliamo diversi Meloidi e Tenebrionidae, oltre ad alcune Melanthaxia che, probabilmente, provengono dai pini malandati lungo le creste rocciose, che distano poche decine di metri.

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Proseguiamo poi verso Errachidia: il paesaggio cambia rapidamente e passiamo dalle praterie di alta quota tipiche dell’Alto Atlante a una zona di altopiano con Pioppi e coltivazioni per poi passare a un altro altopiano, più in basso, tipicamente predesertico dove le uniche piante sono cespugliose (Ephedra, probabilmente) o erbacee.

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Non ci fermiamo più fino a Enzala, dove facciamo una breve sosta per guardare sui fiori di queste piante cespugliose che ci attirano e per svuotare le vesciche. Continuiamo poi, arrivando a Errachidia e imboccando finalmente la valle del Dades.

L'imbocco della valle è veramente spettacolare, con dei panorami magnifici e i paesi che seguono regalano degli scorci molto "fotogenici".

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Dando un’occhiata alla mappa, decidiamo di fermarci a Goulmima, un’oasi abbastanza grande ma circondata da un abitato di modeste dimensioni. Arriviamo verso le 4, troviamo un albergo e poi decidiamo di esplorare un po’ la zona per vedere se, complice il sole velato da nuvole di passaggio, troviamo qualche bestiolina. Alla rotonda all’uscita del paese, un grosso coleottero blu e giallo attira la nostra atenzione, volando goffo verso la vegetazione che decora la rotonda. Una Julodis! Mi fermo a lato della strada e corro verso la bestia e, con una manata, riesco ad atterrarla. La specie non è la solita Julodis manipularis, ma un’altra, con una colorazione di fondo verde bottiglia e dei ciuffi di peli giallo vivo. Decidiamo di cercare nelle piante cespugliose dei dintorni, visto che non vediamo giuggioli. Fermiamo quindi la macchina poco lontano dalla rotonda e cominciamo a cercare in una zona rurale, con case in costruzione e dove alcuni fiori spuntano vicino a una chiazza d’acqua maleodorante. Nonostante l’habitat poco naturale e poco invitante, sui fiori troviamo due specie di Meloidae, piuttosto curiosi.

L'habitat
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Questa dovrebbe essere una Croscheira
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Nessuna traccia della Julodis però e quindi andiamo dalla parte opposta della strada, da dove veniva l’esemplare che abbiamo trovato. Guardando sui fiori troviamo un esemplare e poi un altro, rendendoci presto conto che queste maledette si nascondono tra le spine di questa pianta arbustiva che cresce bassa nel terreno arido. La spcie si rivelerà poi essere Julodis aequinoctialis.

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Arrivate ormai le 6, cambiamo nuovamente zona andando verso il deserto sabbioso che qui ha una delle propaggini più occidentali. L’ambiente è spettacolare: piante mai viste prima, dune di un colore marrone ma nello stesso tempo rosso, resti di Tenebrionidae bizzarri con spine e lunghe zampe.

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Ben presto mi rendo conto che ci sono dei ragni velocissimi che zampettano sul terreno. Mi avvicino e…aspetta un attimo! Non sono ragni, ma fomiche di colore argento e con zampe lunghe e veloci. Dopo qualche metro trovo il formicaio dove molti esemplari, all’imboccatura della tana, muovono ritmicamente le zampe per sgombrare l’apertura dalla sabbia che, incessantemente, la ricopre.

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Trovo anche questi curculionidae, che dovrò far determinare e un Buprestidae a pancia in su, che non riesco ad ascrivere a nessun genere a me noto ma che mi pare interessante e che risulterà poi essere una Paratassa.

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Questa scena apparentemente macabra dovrebbe essere la conseguenza del passaggio di una averla.
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A malincuore, verso le 18:30 ci avviamo all’albergo per una doccia e per la cena e, dovendo anche fare la lampada, è meglio non tardare. Dormiamo in un albergo immerso nel verde e che era, stranamente, barricato dietro un portone di legno in cui non compariva nessuna insegna. Il nostro albergatore ci aveva promesso il solito tajin che, però, assume un aspetto piuttosto maestoso, se fatto per quattro in una padella di terracotta larga circa 40 cm.

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Dopo un lauto pasto andiamo a fare la lampada lungo lo Oued. Io avrei preferito farla proprio nel deserto ma, a causa del vento, è meglio restare riparati. Dopo aver sistemato i teli e le lampade, faccio subito un giro di perlustrazione trovando qualche Tenebrionidae e Carabidae che zampetta qua e là.
In alcuni canali di irrigazione in cui, incredibilmente, scorre un’acqua limpida e freschissima, che avevo adocchiato già da prima, provo a dare qualche colpo di colino e spuntano fuori alcuni Hydrophilidae acquatici. La mia attività è osservata con curiosità dai rospi, che cantano rumorosamente.

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Alla luce arrivano parecchie robette, come diversi Melolonthini deserticoli, un paio di Anoxia, due Paussidae e una quantità allucinante di Elateridae, Anthicidae e piccoli coleotteri acquatici (Helophoridae).
In più, abbiamo la fortuna di vedere un rettile molto raro e schivo. Subito, quando lo vedo, penso a un nematomorfo, ma avvicinandomi mi rendo subito conto che ha le squame e gli occhi. Si rivela essere un Myriopholis, rarissimo serpente tipico delle zone desertiche.

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Torniamo a casa molto soddisfatti anche se non si è fatto vedere nessun Cerambycidae o Oedemeridae.

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Riccardo Poloni
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Plagionotus ha scritto:
Su questo non ho idee
DSC_9378_1bf.jpg


Dovrebbe essere lo Julodis aequinotialis (Olivier, 1790)

Plagionotus ha scritto:
Questa dovrebbe essere una Croscheira
DSC_9364_1bf.jpg

Esatto, Croscherichia tigrinipennis (Latreille, 1827)
Belle foto!

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:hi:
Daniele


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MessaggioInviato: 23/08/2022, 13:47 
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Grazie Daniele. In effetti, la Julodis l'avevamo determinata, anche se sulla sottospecie non ho proprio idea...

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Riccardo Poloni
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Bellissimo reportage che seguo con grande interesse :birra:

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Roberto Vanzini


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Nome: Roberto Rattu
Plagionotus ha scritto:
Una volta spiegato il motivo di tanta curiosità per i giuggioli, i bambini, dopo una bella risata, ci portano una manciata di Julodis tutti contenti e, ahimè, commettiamo l’errore di dare loro qualche spicciolo. Errore perché, dopo poco, si raduna una folla di una decina di bambini e siamo costretti ad andarcene per la loro insistenza

Ne so qualcosa, tra l'altro nella stessa zona :x

Plagionotus ha scritto:
Trovo anche [...] un Buprestidae a pancia in su, che non riesco ad ascrivere a nessun genere a me noto ma che mi pare interessante e che risulterà poi essere una Paratassa

Bel reperto, ne ho sempre trovato pochissime :dead:

Plagionotus ha scritto:
Alla luce arrivano parecchie robette, come diversi Melolonthini deserticoli, un paio di Anoxia

Quando hai modo controlla se per caso i "Melolonthini" sono degli Adoretus e le "Anoxia" dei Cryptotrogus kircheri. Da quelle parti li avevo raccolti più o meno nello stesso periodo.

:hi:


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MessaggioInviato: 23/08/2022, 22:08 
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Nome: Andrea Liberto
Cita:
Abbondano le Anthypna meles, i Trichodes, gli Stenopterus e almeno 4 diverse specie di Anthaxia.


Bene benissimo.
Ma spero per te che tu abbia raccolto gli Alleculini bene in mostra nella foto, che si pasciono delle ombrellifere dividendosele con le inutilissime e universalmente deprecate Anthypna.

Qualora disgraziatamente non lo avessi fatto, mi vedrò costretto a ridurre in frammenti minutissimi gli edemeridi che pensavo di mandarti a entomodena. E naturalmente, poi, a mandarteli. I frammenti, le scorie.

La torta sbrisolona fatta di zampe eteromere ed elitre deiscenti....

Dura lex, sed lex: all'incauto che tralascia l'eliotauro, poi gli tocca l'impossibile restauro

Tuo A.


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MessaggioInviato: 25/08/2022, 14:45 
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Nome: Riccardo Poloni
Caro Andrea,
ne avevo pure raccolti un po', ma il barattolo come avrai letto, è stato perso :cry: . Ne ho raccolti però ad Azrou

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MessaggioInviato: 25/08/2022, 18:49 
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Nome: Ferdinando Giovine
Avete visto da qualche parte venditori di minerali e fossili? Dove siete andati ci sono famose miniere di fosfati in cui si trovano denti di squali e miniere di argento con bellissimi minerali che vengono venduti dai parenti dei minatori lungo le strade

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Fai attenzione a chi calpesti per salire, potresti incontrarlo mentre scendi. Marcela Jalife


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MessaggioInviato: 26/08/2022, 11:38 
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Nome: Riccardo Poloni
LI abbiamo visti, ma non ci siamo granchè fermati ;)

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MessaggioInviato: 26/08/2022, 13:24 
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Nome: Riccardo Poloni
5 giugno
Oggi dobbiamo raggiungere Ouazarzate, da cui cercheremo di arrivare alla Valle della Draa per cercare un po’ di legna di acacia e oleandro, dove vivono alcuni interessanti xilofagi.
Anche in questo caso lungo la strada si vedono scorci molto interessanti, come quest'anasa nel oued dove diverse donne e bambini lavano i panni.

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Partiamo abbastanza presto quindi e, dopo circa due ore, decidiamo di fare sosta in un’oasi vicina a Imider, dove alcune piante di mandorlo malandate attirano la nostra attenzione. Come quasi tutte le oasi è coltivata e le piante sono alberi da frutto: oltre ai mandorli si distinguono delle palme, dei fichi e quelli che sembrano gelsi ma con foglie più piccole rispetto ai nostri.

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Trovo quasi subito un’Acmaeodera su un pollone di mandorlo e ne vengono fuori altre 3 o 4 tagliandolo a pezzi. In più, durante l'operazione di taglio vengo catturato da un ronzio familiare, tipico di un grosso coleottero che spicca il volo. Dopo poco mi rendo conto che sulle fronde dei mandorli ci sono delle Julodis, le stesse del giorno prima! Mi dedico quindi a cercarle e, dopo una decina di minuti, compare un ragazzino che, una volta visto cosa stavamo cercando, mi guida attraverso il frutteto verso delle piante di giuggiolo, dove trovo diversi esemplari. Dopo circa un’ora, visto che non pare esserci altro, montiamo in macchina. Appena prima di partire lo stesso ragazzino che mi aveva accompagnato prima mi viene incontro per darmi un vaso di plastica in cui dentro ci sono una decina di Julodis che zampettano e ronzano indispettite. Lo ringraziamo dandogli una mancia, non potendo non notare l’atteggiamento molto diverso da quello dei ragazzini di due giorni prima.

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Questa volta però, vista la peluria giallastra che copre queste Julodis, che mi pare molto delicata, decido di non metterle nel barattolo ma di fare delle piccole iniezioni di nicotina nel torace, più o meno a livello dei gangli, e poi imbustare gli individui uno a uno come delle caramelle. Il sistema si rivelerà piuttosto efficace perchè, una volta arrivato a casa, saranno rimaste quasi tutte intatte e con la peluria ben conservata.
Continuiamo poi e ci fermiamo non lontano da Ouazarzate perché notiamo che lungo la strada ci sono alcune piante di acacia malandate, su cui si possono trovare diverse specie interessanti. Sotto le fronde troviamo alcuni resti di Julodis e proviamo, approfittando dell’ombra, a saggiare qualche ramo. Non troviamo segni di attacchi da xilofagi, quindi proseguiamo e non ci fermiamo fino a Ouazarzate, dove facciamo una breve sosta per prendere acqua e viveri. Ricaricati puntiamo la macchina verso la valle della Draa dove osserviamo le oasi lungo il torrente per pianificare poi la lampada di questa sera. Arriviamo quasi fino Tiz’n Tinififft, per poi tornare indietro visto che di acacie non se ne vedono e che il tempo scarseggia e noi dobbiamo ancora trovare un albergo. Facciamo una sosta vicino a Ait Saoun quindi, per prendere un po’ di legna dagli oleandri. Su questi bellissimi cespugli però non si vede l’ombra di un attacco, sono tutti in splendida forma! Puntiamo quindi su una grossa pianta di gelso con alcuni rami morti, da cui ricaviamo qualche pezzo di legno da portare a casa che presentano tracce vistose del passaggio di una larva di Cerambycidae. Spunta qualche altra Julodis dalle foglie di alcuni cespugli lungo la strada e, dopo un’oretta, riprendiamo la macchina. Ci fermiamo però in un’oasi più vicina a Ouazarzate, che sembra promettere bene: il torrente forma una piccola pozza, gli oleandri abbondano e c’è una buona visuale per la lampada. Scendiamo quindi per prendere qualche ramo dagli oleandri, che questa volta sono ben attaccati da quelli che, crediamo, siano Derolus mauritanicus. Io faccio anche una piccola esplorazione del oued arrivando alla pozza circondata da oleandri. Sulle piante ci sono alcuni Alticini mentre, con mia grande sorpresa, vedo che nell’acqua non sono ci sono delle rane, ma anche dei pesci! Diverse libellule pattugliano lo specchio d’acqua e le pozze fangose sono frequentate da diversi Lycaenidae ed Hesperidae che bevono in piccoli gruppi e che volano via al mio passaggio. Come posto per la lampada è perfetto e così decidiamo di tornare.

L'oasi
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Dopo cena usciamo di nuovo e ritorniamo all’oasi ma ce ne andiamo dopo circa un’ora, a causa del vento forte che non ci permette di montare il telo. Tuttavia, la mattina dopo, nella piscina dell’albergo troviamo diverse Polyphilla e un Neoplacaederus caroli, niente male! Dovrei dire in realtà che è Lucio ad averli trovati visto che ha preso la stanza nel giardino e si è svegliato alle 6 del mattino, precedendoci tutti! Ad ogni modo l’albergo è molto bello e immerso nel verde, in più è davvero bello all'interno: da tenere presente per una prossima volta.

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6 giugno
Oggi saliamo al Tiz n'Test: partiamo da Ouazarzate verso le 9 e puntiamo la macchina verso i contrafforti dell'alto Atlante. Per un'ora buona non troviamo niente di interessante, ma giunti a un passo tra le montagne vediamo con un certo stupore che alcuni grossi ortotteri attraversano la strada. Ci fermiamo per fotografarli e io ne raccolgo alcuni esemplari in alcol.

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Riprendiamo la macchina e ci fermiamo dopo poco per prendere qualcosa da mangiare, ritrovandoci nel bel mezzo di un mercato che soprannomino "il mercato unto". Prendiamo due pagnotte, rigorosamente cotte e degli spiedini di agnello, rigorosamente cotti.

Una macelleria/negozio di alimentari
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Vorrei farvi notare che l'uomo al banco, con una temnperatura di circa 36 gradi all'ombra, indossa una felpa con scritto "All I want for Christmas is you".

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Dopo un paio d'ore giungiamo nella "zona degli arganieti", dove tutto il paesaggio è dominato dalle Argania spinosa, strane piante che crescono nella regione di Agadir, con grossi tronchi nodosi, robuste spine lignee e piccole foglie coriacee, dai cui frutti viene ricavato il prezioso olio di argan, molto utilizzato per la produzione di cosmetici ma anche in cucina. Sui rami apicali di questa pianta vive un interessante Cerambycidae, la Bolivarita oculata, che è la nostra mira del giorno. Il paesaggio è davvero particolare.

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Una pianta di Argania spinosa ricca di frutti

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Le operazioni di taglio non sono semplicissime, a causa della notevole durezza del legno e dalle temperature che sarebbero perfette per cucinare uova al tegamino con la sole luce solare.

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Non capisco perchè, ci sono tre pelli di pecora proprio su un'Argania.

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Cominciamo poi a salire verso il mitico passo del Tiz'n Test, dove molte bestie altrettanto mitiche sono state trovate.
La prima tappa la facciamo lungo una piccola scarpata, dove crescono grosse piante di cappero sui cui fiori bianchi e violetti si posano diversi imenotteri e, a volte, Cleridi. Lungo la strada volano anche delle bellissime Colotis evagore, i cui bruchi si nutrono proprio del cappero.

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Trovo anche questi due strani ortotteri.

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Arriviamo quindi alla pensione a metà pomeriggio, posiamo i bagagli e facciamo una rapida riconognizione in macchina per vedere com'è la stagione. Andiamo soprattutto a controllare una zona dove 10 giorni prima i nostri compagni di viaggio avevano trovato un tempaccio con vento e pioggia ma anche dei bellissimi cisti fioriti, ottimi per i Cerambycidae floricoli. Rimaniamo pietrificati quando, arrivati alla radura vediamo tutti i fiori dei cisti secchi. Decisamente demoralizzarti, torniamo all'albergo per una cena e per prepararci alla caccia notturna.
Il noastro albergatore è abituato, ormai, ad avere stranieri che, non si sa perchè, si interessano tanto agli insetti e ci consiglia di fare la lampada vicino al suo paese natale, qualche chilometro più in basso, dove c'è una specie di oasi e delle coste rocciose con una ricca vegetazione.
Alla lampada, a parte diversi rospi, arrivano alcune specie interessanti: Oedemera (Oncomera) antoinei, Derolus mauritanicus, alcuni Hybosorinae, una specie di Sericino e un po' di minuteria che andrà guardata meglio a casa.
In più il nostro ospite ci offre il tradizionale the alla menta, che sorseggiamo con piacere mentre aspettiamo arrivare lke bestiole.

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Riccardo Poloni
La dignità degli elementi
la libertà della poesia,
al di là dei tradimenti degli uomini
è magia, è magia, è magia...
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