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Monte Ciccia e dintorni (Monti Peloritani, Messina)



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MessaggioInviato: 19/07/2024, 11:57 
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Nome: Giovanni Altadonna
Ispirato dai bei reportage recentemente postati in questa sezione da Marco Villani e Marco Selis, ho pensato di far cosa gradita mostrandovi uno dei siti che ho indagato nel corso degli ultimi mesi. Si tratta di una zona che ho visitato in più occasioni, nei mesi di febbraio, aprile e giugno 2024, indagandone le faune anche tramite l'utilizzo di trappole a caduta (specialmente al fine di raccogliere il Carabus morbillosus bruttianus, che mi avete chiesto in tanti, e che però si è fatto desiderare, pur essendo segnalato in quest'area) e trappole a vino (ancora devo smistare il materiale, ma sembrano esserci cose interessanti).

La zona in questione è localizzata nell'estremità nord-orientale della catena dei Peloritani, alle spalle di Capo Peloro, la punta nord-orientale della Sicilia. Si tratta dei rilievi collinari più settentrionali che si affacciano sullo Stretto di Messina dal versante siciliano, una dorsale che comprende le cime di Monte Ciaramellaro (523 m s.l.m.), Monte Tidora (602 m s.l.m.) e Monte Ciccia (608 m s.l.m.), la cima maggiore dell'area. Si tratta di un comprensorio piuttosto degradato, la cui vegetazione dominante è la gariga (risultato di incendi con ricorrenza quasi annuale), ma che conserva delle particolarità botaniche (con associazioni floristiche endemiche) e faunistiche. Solo per citare un esempio, si tratta di una zona prediletta dagli amanti di bird-watching, e una delle più studiate dal punto di vista ornitologico in Italia, in quanto punto di osservazione strategico per le specie ornitiche che usano la rotta migratoria che passa dallo Stretto di Messina.

Il nostro itinerario parte da Portella Castanea (448 m s.l.m.), un trivio di strade posto fra i villaggi collinari di Castanea delle Furie a Nord, Salice a Ovest, San Michele a Sud-Est, tutti localizzati nella parte settentrionale del Comune di Messina. La vegetazione caratterizzante l'area è l'associazione Cisto crispi-Pinetum pineae, una particolare facies di gariga endemica di questa ristretta zona dei Peloritani, dove a sparuti esemplari di Pinus pinea (che qui sono indigeni) si alternano arbusteti di Erica arborea e Calicotome infesta, alternati a macchie di Cistus crispus, Ampelodesmos mauritanicus, Cistus creticus, Cistus salvifolius, Cistus monspeliensis.
Si tratta, come accennato, di un ambiente disturbato, specialmente da incendi e in misura minore dal pascolo; ma perlomeno esso presenta una vegetazione spontanea: aree limitrofe, appartenenti al Demanio forestale del Peloritani orientali, sono totalmente rimboschite, spesso con essenze alloctone (Acacia karoo, Robinia pseudoacacia, Cupressus arizonica, Eucalyptus globulus, etc.). Questo rende l'area particolarmente interessante per indagini faunistiche.

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A fine giugno (ove non diversamente specificato, le foto datano al 26 giugno 2024), l'ambiente si presenta già molto secco; ancor più quest'anno, che come molti di voi avranno sentito segna un drammatico record negativo per la Sicilia, dove in alcune zone non piove da oltre 15 mesi. Persino in quest'area, che è una delle più piovose dell'isola, in quanto attraversata dalle correnti umide dello Stretto, gli effetti della siccità sono evidenti.

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E non c'è segno più evidente della siccità della presenza (anzi, dell'onnipresenza) pressoché esclusiva della Pimelia rugulosa rugulosa, che qui compare già ad inizio primavera ed è uno dei pochissimi coleotteri in attività anche nelle ore più calde del giorno. Questo esemplare era intento a mangiare i detriti vegetali accumulati da formiche (Messor sp.?), ma è stato cacciato via dagli inferociti imenotteri.

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Dopo circa 600 m di camminata si arriva a Monte Ciaramellaro. Qui la gariga è ancora più aperta che a Portella Castanea: non ci sono pini, ma dominano ampelodesma, eriche e ginestre spinose, insieme alle varie specie di cisti ormai sfioriti. Da qui si gode un panorama che a Sud-Ovest si apre su Monte Dinnammare (o Antennamare), la vetta più alta dei Peloritani orientali, e a Ovest sulla costa tirrenica e Capo Milazzo. In foto, sulla destra, è visibile anche il Bosco della Candelara, uno dei rimboschimenti di cui sopra (benché più pregevole, ospitando soprattutto Pinus pinea e Quercus ilex), sito fra Portella Castanea e il villaggio di Salice.

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"L' uomo che è cieco alle bellezze della natura ha perduto metà del piacere di vivere"
Sir Robert Baden Powell

Giovanni Altadonna


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MessaggioInviato: 19/07/2024, 12:39 
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Nome: Giovanni Altadonna
Scendendo da Monte Ciaramellaro, sulla destra la visuale si apre su Monte Tidora. Qui alle piante già citate si aggiunge quella in primo piano (una Euphorbiacea?), di cui è gradita l'identificazione.

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Dopodiché si incontra un vallone in cui è riuscito a scampare agli incendi un piccolo boschetto di Pinus pinea e Quercus virgiliana. Il sottobosco è dominato da Erica arborea, Pteridium aquilinum e Rubus ulmifolius. Si tratta dell'unica zona ombrosa di tutto il percorso.

Foto del 7 giugno 2024
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Qui, all'ombra dei pini, incontro altre Pimelia, che fanno ciò che riesce loro meglio: gli spazzini. Questi esemplari stavano banchettando su qualcosa di non meglio identificato, forse un frutto schiacciato...

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Superato il boschetto, il sentiero diventa impraticabile per i mezzi a motore: e questo è uno dei motivi per cui preferisco questo posto rispetto ad altri limitrofi. La strada stessa ne preclude l'accesso a quei gitanti della domenica e visitatori improvvisati che in zone viciniori dei Peloritani, gestite dal Demanio forestale come aree attrezzate, abbandonano valanghe di rifiuti.

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Sotto Monte Tidora si estende un secondo vallone, più ampio del primo, in cui vegetano Pinus pinea e un piccolo nucleo di Castanea sativa. Gli incendi che periodicamente percorrono la zona uccidono gli alberi, che spesso rimangono morti in piedi. Marcendo, questi tronchi di Pinus pinea diventano sito di riproduzione per Ergates faber opifex, Arhopalus ferus e Cephalocrius syriacus. Quando i tronchi vengono abbattuti dal vento e cadono al suolo, diventano il rifugio per altre specie, fra cui Carabus (Chaetocarabus) lefebvrei lefebvrei.

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MessaggioInviato: 19/07/2024, 13:00 
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Continuando a salire, si arriva a Monte Tidora, la cui cima è ammantata da una prateria di Pteridium aquilinum con sporadiche giovani piante di Quercus suber ed Erica arborea. Qui il sentiero si biforca: la deviazione sulla destra conduce, attraversando la valle del Torrente Ciaramita, al rione Santissima Annunziata nella zona nord di Messina e quindi in piena città.

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Sulla sinistra, il sentiero diventa poco più di una mulattiera, e sale verso la cima di Monte Ciccia.

Foto del 4 aprile 2024
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Monte Ciccia è un sito interessante a livello locale in quanto sulle sue pendici insistono formazioni degradate di sughera che, sebbene non riescano a formare boschi maturi, a causa del pascolo e degli incendi, costituiscono una delle poche stazioni dei Peloritani (e forse l'unica nei Peloritani orientali) in cui la pianta è presente. Niente a che vedere con le sugherete di Caronia o di Tusa sui Monti Nebrodi, ma qui siamo a due passi dalla terza città siciliana ed è quasi un miracolo che queste formazioni resistano ancora.

Foto del 4 aprile 2024
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Dalla cima di Monte Ciccia (che si affaccia sullo Stretto di Messina, dominando la zona nord della città) si può proseguire il cammino scendendo verso altre cime minori della dorsale peloritana, arrivando fino ai villaggi di Curcuraci o di Massa San Giovanni passando per gli altopiani di Campo Inglese e Campo Italia. Altrimenti (ed è quello che ho fatto io) si ripercorre a ritroso il cammino fino al punto di partenza, Portella Castanea.

Piccola nota triste a postilla di questo resoconto: a distanza di pochi giorni dalla mia ultima visita (26 giugno 2024), l'intera area è stata nuovamente percorsa dal fuoco. Speriamo (ingenuamente) che, almeno per quest'anno, sia l'ultima volta.

:hi: :hi:

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MessaggioInviato: 19/07/2024, 20:54 
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Bel reportage!
E peccato per gli incendi :(


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MessaggioInviato: 20/07/2024, 10:20 
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Interessante! A inizio stagione, quindi da marzo al massimo fino a metà aprile, ginestre spinose ed euforbie potrebbero dare delle soddisfazioni per i Melyridae (Danacea, Malachiinae vari)...

:hi: :hi: G.


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Bravo Giovanni.Ottimo lavoro. :ok: :ok:

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François-René de Chateaubriand


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MessaggioInviato: 20/07/2024, 17:13 
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Ciao Giovanni,
la pianta di cui chiedi credo sia Daphne gnidium (Thymelaeaceae), con le altre Daphne pianta ospite di Agrilus integerrimus, specie non rara ma poco diffusa nelle collezioni. Si alleva abbastanza facilmente dalle radici, prelevate il più tardi possibile (non prima di maggio). Oppure puoi cercarlo direttamente sulla pianta da metà maggio in poi.

Un caro saluto,A.


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MessaggioInviato: 21/07/2024, 11:23 
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Nome: Giovanni Altadonna
Grazie a tutti!

gabrif ha scritto:
Interessante! A inizio stagione, quindi da marzo al massimo fino a metà aprile, ginestre spinose ed euforbie potrebbero dare delle soddisfazioni per i Melyridae (Danacea, Malachiinae vari)...

:hi: :hi: G.


Ci sono andato il 4 aprile, anche per vedere se riuscivo a beccare qualcuna delle "tue" bestiole, ma con esito negativo. Le Calycotome erano senza fiori. Poi sono stato lì di nuovo il 7 giugno, e su Spartium junceum ho trovato solo Oxythyrea funesta (ma a quel punto era tardi immagino...). Occorre fare altri tentativi il prossimo anno.
Non sottovaluterei neanche le fioriture dei vari cisti, che ricordo meravigliose quando mi recai in questi posti per la prima volta 10 anni fa, a maggio, con Andrea Corso. Ma allora mi concentrai su Tenebrionidae e Carabidae...

hypotyphlus ha scritto:
Bravo Giovanni.Ottimo lavoro. :ok: :ok:


Monte Ciccia è una delle località "classiche" per Carabus morbillosus bruttianus, ma dalle trappole neanche uno purtroppo... Almeno ho mostrato il tipo di ambiente. :ok:

Clickie ha scritto:
Ciao Giovanni,
la pianta di cui chiedi credo sia Daphne gnidium (Thymelaeaceae), con le altre Daphne pianta ospite di Agrilus integerrimus, specie non rara ma poco diffusa nelle collezioni. Si alleva abbastanza facilmente dalle radici, prelevate il più tardi possibile (non prima di maggio). Oppure puoi cercarlo direttamente sulla pianta da metà maggio in poi.

Un caro saluto,A.


Grazie Andrea, è una pianta che mi è capitato spesso di vedere in ambienti collinari aridi, ma che non sapevo identificare. A proposito di Agrilus, a Portella Castanea il 7 giugno ho raccolto su Ficus carica un Agrilus che ho intenzione di farti vedere prima o poi (non mi azzardo neanche a fare foto...).

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Sir Robert Baden Powell

Giovanni Altadonna


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MessaggioInviato: 21/07/2024, 14:24 
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Nome: Gabriele Franzini
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Poi sono stato lì di nuovo il 7 giugno
a quel punto, non c'è più nessuno. Se continua così, ci dovrai andare il 7 Febbraio...

:hi: :hi: G.


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MessaggioInviato: 22/07/2024, 10:24 
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Nome: Giovanni Altadonna
gabrif ha scritto:
Cita:
Poi sono stato lì di nuovo il 7 giugno
a quel punto, non c'è più nessuno. Se continua così, ci dovrai andare il 7 Febbraio...

:hi: :hi: G.


Già... :(

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