Daniele Arobba ha scritto:
Già sapere che si tratta con buona probabilità di un Tarsionemidae mi sembra una gran cosa (rispetto alle mie povere conoscenze iniziali!), tanto più che attualmente in Italia del Nord credo siano segnalati "solo" 7 generi. Ho seguito il tuo link, grazie al quale sono riuscito a documentarmi sulla famiglia.
Mi fa molto piacere che hai deciso di approfondire l'argomento
, ma non penso che le conoscenze faunistiche riguardanti le specie della fauna italiana siano tanto aggiornate .....come per la maggior parte dei gruppi di acari.
Daniele Arobba ha scritto:
Tieni conto, caro Massimo, che non credo sia possibile fare una fotografia migliore e che la preparazione del coprolite era indirizzata ad isolare polline e spore, non per cercare artropodi al suo interno. Del resto gli stessi trattamenti di laboratorio (HCl, HF, KOH, ecc.) potrebbero avere compromesso l'individuo. Il rinvenimento dell'acaro nei vetrini in esame è stato, infatti, del tutto occasionale ed inaspettato.
L'esemplare che vedo mi sembra in buone condizioni, come dimostrato dal fatto che diverse setole, tra le quali quelle più lunghe sono ancora attaccate
.
In natura il distacco delle setole avviene generalmente in seguito al disseccamento dell'esoscheletro che segue la morte. Si potrebbe ipotizzare..... che l'esemplare si è così ben conservato perché probabilmente protetto all'interno del coprolite. Anche se sono stati effettuati i trattamenti che dici, penso che ci siano ancora le condizioni per ottenere una migliore preparazione (tieni conto che la chiarificazione con acido lattico puro è un passaggio obbligato per lo studio di moltissimi gruppi di acari e con quelli più "ostici" si usano anche metodi più drastici come soluzioni di KOH).
Daniele Arobba ha scritto:
Ho comunque brevi video in mpeg4 che potrebbero servire in quanto in essi è possibile vedere l'esemplare come appare in microscopia ottica a diversi fuochi.
I video non servono (e generalmente neanche le foto) soprattutto con questi acari di piccole dimensioni per i quali l'osservazione di alcuni dettagli ad alti ingrandimenti (quindi bassissima profondità di campo) implica una continua regolazione della messa a fuoco (con un video verrebbe il mal di mare...)
Daniele Arobba ha scritto:
Se fosse possibile avere un contatto con uno specialista di tale famiglia potrebbe servire per approfondire di più la determinazione.
Lo specialista a cui stavo pensando è questo:
http://www.canacoll.org/Arach/Staff/Lin ... dquist.htmMandami un MP se hai bisogno che cominci ad accennargli la cosa, ogni tanto ci sentiamo. A quel punto la ripreparazione dell'esemplare è meglio che la faccia lui.
Daniele Arobba ha scritto:
Resta al momento da spiegare la presenza di questo acaro nel coprolite, anche se nello stomaco di una iena penso possa accumularsi materiale di varia provenienza.
Finchè non sappiamo qualcosa di più sulla sua identità non possiamo dire se proviene dal pasto della iena o dalle sue feci (come ha giustamente ipotizzato Julodis). Inoltre, possiamo escludere a priori una contaminazione del materiale del coprolite avvenuta durante una qualsiasi delle fasi di studio?