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Deutoninfe foretiche di Chaetodactylus sp. - Chaetodactylidae - su Rhodanthidium sticticum

12.III.2021 - ITALIA - Sicilia - TP, Foce del Modione


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Pagina 1 di 1 [ 15 messaggi ]
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MessaggioInviato: 25/03/2021, 17:23 
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Stavo facendo delle prove fotografiche su un bel Megachilidae, il Rhodanthidium sticticum (Fabricius, 1787), quando mi sono accorto della presenza sul dorso di alcuni gruppi di acari.
Ho provato a fotografarne a maggiore ingrandimento un gruppetto di 4.
Si riesce a dire qualcosa su di loro?


Acari su Rhodanthidium sticticum_ridotta.jpg

cliccare sull'immagine e poi sull'icona in alto per osservarla a maggiori dimensioni



Qui sotto il Rhodanthidium sticticum in visione dorsale: il gruppo di acari fotografato è quello a sinistra sul primo tergite addominale....


Rhodanthidium sticticum_ridotta_25.03.2021.jpg

cliccare sull'immagine e poi sull'icona in alto per osservarla a maggiori dimensioni



...e il suo capo visto frontalmente


Rhodanthidium stictcum_capo_finale_ridotta.jpg

cliccare sull'immagine e poi sull'icona in alto per osservarla a maggiori dimensioni

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Velvet Ant ha scritto:
Stavo facendo delle prove fotografiche su un bel Megachilidae, il Rhodanthidium sticticum (Fabricius, 1787), quando mi sono accorto della presenza sul dorso di alcuni gruppi di acari.
Ho provato a fotografarne a maggiore ingrandimento un gruppetto di 4.
Si riesce a dire qualcosa su di loro?

E certo che sì riesce con queste stupende foto!

Deutoninfe foretiche di Chaetodactylidae, probabilmente genere Chaetodactylus o Tortonia. Vedi anche al link sotto (in fondo alla pagina c'è una foto sullo stesso ospite).

http://idtools.org/id/mites/beemites/fa ... name=15138

Proverò a capirci qualcosa di più.

:hi:

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Massimo Plumari
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MessaggioInviato: 26/03/2021, 0:19 
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Penso si tratti di Chaetodactylus. Tortonia sembra morfologicamente ben diverso, e rettifico quanto detto prima perchè non appartiene alla stessa famiglia.

Chaetodactylus anthidii (Oudemans, 1911) è stata trovata solo su Rhodanthidium sticticum, ma è una specie che si conosce poco. Varrebbe la pena indagare. Puoi conservare gli acari in alcool 70%?

:hi:

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MessaggioInviato: 26/03/2021, 0:39 
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Mi sono sempre chiesto come fanno gli acari a restare così tenacemente attaccati all'esoscheletro dei loro ospiti.
Penso ad un coleottero spesso infestato dagli acari, Hololepta plana, che abitualmente si insinua a forza sotto le cortecce degli alberi morti, e quelli restano attaccati.


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MessaggioInviato: 26/03/2021, 10:35 
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Raubmilbe ha scritto:
Penso si tratti di Chaetodactylus. Tortonia sembra morfologicamente ben diverso, e rettifico quanto detto prima perchè non appartiene alla stessa famiglia.

Chaetodactylus anthidii (Oudemans, 1911) è stata trovata solo su Rhodanthidium sticticum, ma è una specie che si conosce poco. Varrebbe la pena indagare. Puoi conservare gli acari in alcool 70%?

:hi:


Ciao Massimo.
Posso conservarti in alcool gli acari, così per come sono, insieme al R. sticticum?

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MessaggioInviato: 26/03/2021, 10:38 
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MessaggioInviato: 26/03/2021, 13:42 
 

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Se l'immagine è ingrandita ulteriormente, si notano anche 2 ninfe attaccate sul primo esemplare a destra e sul secondo a sinistra in alto. Per attaccarsi hanno su ogni zampa un "arpione", visibile in almeno 2 delle zampe anteriori destre sempre del primo esemplare a destra. A questo si aggiunge the sucker plate (postero-inferiore) probabilmente quando vuole fermarsi e mantenere maggiore stabilità. Plumari docet. :D


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MessaggioInviato: 27/03/2021, 23:32 
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Velvent Ant ha scritto:
Ciao Massimo.
Posso conservarti in alcool gli acari, così per come sono, insieme al R. sticticum?

Ci sono tre opzioni.
1) Lasciarli sull'ospite a secco. Se hai usato l'etere acetico si conservano a lungo anche così senza danneggiarsi. E' ovvio che bisogna evitare eccessive manipolazioni, altrimenti c'è il rischio che si staccano.
2) Conservare tutto in alcool, ma non vorrei che si rovini l'insetto perchè si potrebbero alterare i colori.
3) Rimuoverli delicatamente e conservarli in alcool. In questi casi io utilizzo dei microspilli immanicati, ma con un pò di attenzione puoi utilizzare anche uno spillo entomologico il più sottile che hai continuando a mantenerne umida la punta con l'alcool.
Grazie mille :birra:

elleelle ha scritto:
Mi sono sempre chiesto come fanno gli acari a restare così tenacemente attaccati all'esoscheletro dei loro ospiti.
Penso ad un coleottero spesso infestato dagli acari, Hololepta plana, che abitualmente si insinua a forza sotto le cortecce degli alberi morti, e quelli restano attaccati.

Negli acari si sono evolute varie strutture per l'adesione all'ospite, non esiste un'unica soluzione che è stata adottata da tutte le specie. Nel caso di Lobogynioides andreinii (Diplogyniidae) la specie a cui ti riferisci e che si trova su Hololepta plana, non devi pensare che gli acari debbano stare attaccati saldamente a questo coleottero perchè lo strofinamento del suo esoscheletro con il substrato in cui si sposta possa in qualche modo fare perdere loro il contatto con il loro ospite. Questi acari si spostano attivamente e continuamente sull'Hololepta nei punti dove sono più protetti. E il segreto di questi spostamenti veloci sta nella struttura dei loro pretarsi e in particolare di quello che si chiama ambulacrum.
Nel caso dei Chaetodactylidae invece, le deutoninfe foretiche stanno attaccate saldamente alle setole del loro ospite grazie a una struttura ben diversa sempre dell'ambulacrum che è composto tra le varie componenti anche da unghie ben sviluppate. Inoltre questi acari utilizzano anche una struttura ventrale molto complessa chiamata organo di attacco simile a un gruppo di ventose. Allego due tavole dalla stupenda monografia di Klimov & OConnor (2008).

Ambulacra.jpg

*Klimov, P. B., and B. M. OConnor (2008). Morphology, evolution and host associations of bee-associated mites of the family Chaetodactylidae (Acari: Astigmata), with monographic revision of North American taxa. Misc. Publ. Mus. Zool. Univ. Mich. 198.


Attachment organ.jpg

*Klimov, P. B., and B. M. OConnor (2008). Morphology, evolution and host associations of bee-associated mites of the family Chaetodactylidae (Acari: Astigmata), with monographic revision of North American taxa. Misc. Publ. Mus. Zool. Univ. Mich. 198.

missorp ha scritto:
Plumari docet.

Non esageriamo... :oops:

:hi:

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MessaggioInviato: 30/03/2021, 9:21 
 

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Vista la preziosa fonte di informazioni sugli acari: nell'immagine splendida di questa specie l'ambulacrum potrebbe essere assente o a tuo parere non è ben visibile perchè molto ridotto? Non lo vedo sui tarsi sia anteriori che posteriori. Si può ipotizzare che la sua assenza indichi una specie maggiormente mobile, che sfrutta solo gli artigli tarsali per spostarsi rapidamente ed anche aderire ad un piano cuticolare adatto? :D


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MessaggioInviato: 30/03/2021, 22:36 
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missorp ha scritto:
Vista la preziosa fonte di informazioni sugli acari: nell'immagine splendida di questa specie l'ambulacrum potrebbe essere assente o a tuo parere non è ben visibile perchè molto ridotto? Non lo vedo sui tarsi sia anteriori che posteriori. Si può ipotizzare che la sua assenza indichi una specie maggiormente mobile, che sfrutta solo gli artigli tarsali per spostarsi rapidamente ed anche aderire ad un piano cuticolare adatto? :D

L'ambulacrum è presente nelle deutoninfe foretiche di tutte le specie della famiglia, sulle zampe I-III (con qualche eccezione, non è presente sulle zampe IV che hanno un tarso altamente modificato). L'ambulacrum è a sua volta composto da diverse strutture, delle quali quella più macroscopica è l'unghia. In questa foto l'unica componente dell'ambulacrum che si può apprezzare è solo quest'ultima. Come detto, queste deutoninfe sono altamente specializzate per la foresia (apparato digerente non funzionale, gnatosoma vestigiale, ecc.) e sono incapaci di muoversi rapidamente sull'ospite. D'altronte è intuibile che delle unghie fatte così non sono molto adatte per zampettare ;)

:hi:

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MessaggioInviato: 31/03/2021, 0:02 
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Incredibile! :hp:
Soprattutto su questa scala dimensionale!
Grazie! ;) :)


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MessaggioInviato: 31/03/2021, 9:55 
 

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[quote="Raubmilbe"][quote="missorp"] queste deutoninfe sono altamente specializzate per la foresia (apparato digerente non funzionale, gnatosoma vestigiale, ecc.) e sono incapaci di muoversi rapidamente sull'ospite. D'altronte è intuibile che delle unghie fatte così non sono molto adatte per zampettare
Grazie Massimo. Posso ampliare ancora un altro poco le tue conoscenze?
Quindi probabilmente un acaro con un grande uncino tarsale potrebbe avere un piccolo un ambulacrum (inteso come le altre strutture dell'ambulacrum), per avere maggiore facilità e rapidità di movimento. Invece un piccolo uncino tarsale può essere più evidente in un grande ambulacrum, che ha maggiori capacità adesive e conseguente minore rapidità di spostamento dell'acaro.
A questa situazione anatomica mi sembra che si possa aggiungere che zampe "lunghe" (piccolo ambulacrum ma con uncino anche grande) siano espressione di una rapidità di movimento della specie rispetto ad altre che hanno "zampe" corte (con grande ambulacrum ed uncino piccolo) e quindi con ridotta capacità di spostamenti. In tal caso l'acaro che vuole abbordare la specie che gli interessa, deve trovarsi sempre in corrispondenza del sito in cui la sua preda passa o arriva (specie molto specializzata). Un acaro a zampe lunghe invece si può spostare su molti siti e quindi attaccarsi a prede di molte specie animali. Per esempio nella Neotrombicula autumnalis, di cui faccio purtroppo esperienza diretta in autunno, ha zampe lunghe che le consentono di spostarsi rapidamente e per tratti sorprendentemente lunghi, aderendo in molte specie animali, compreso l'uomo. :D


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MessaggioInviato: 31/03/2021, 14:33 
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Aggiungo alla discussione una nuova foto, che mostra tre esemplari di "Chaetodactylus", di cui uno in visione ventrale, per osservarne meglio i caratteri.



Acari_ridotta.jpg

cliccare sull'immagine e poi sull'icona in alto per osservarla a maggior ingrandimento

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MessaggioInviato: 31/03/2021, 20:15 
 

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Grazie Marcello. Adesso mi sembra di vedere benino l'ambulacrum con un uncino tarsale grande almeno quanto tutto l'ambulacrum, nelle prime 3 paia di zampe. Esterrefatto. :!:
Aspetto comunque conferma.


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Velvet Ant ha scritto:
Aggiungo alla discussione una nuova foto, che mostra tre esemplari di "Chaetodactylus", di cui uno in visione ventrale, per osservarne meglio i caratteri.

Vedo con piacere che hai preso coraggio e qualcuno l'hai staccato. Bene bene....

Confermo Chaetodactylus e sembra anche molto simile a C. anthidii sulla base del disegno originale di Oudemans che allego.

Naturalis_Biodiversity_Center_-_RMNH.ART.1737_-_Trichotarsus_anthidii_(Oudemans)_-_Mites_-_Collection_Anthonie_Cornelis_Oudemans.jpeg.jpg



Qui c'è anche una foto dell'habitus che però non aggiunge granchè e alcune informazioni.

Purtroppo la specie non è stata ridescritta e bisogna accontentarsi della descrizione originale e dell'esclusione di altre specie simili. Comunque serve conferma finale con preparato ad hoc e osservazione al microscopio. :D

missorp ha scritto:
Grazie Marcello. Adesso mi sembra di vedere benino l'ambulacrum con un uncino tarsale grande almeno quanto tutto l'ambulacrum, nelle prime 3 paia di zampe. Esterrefatto. :!:
Aspetto comunque conferma.

Quello che chiami "uncino tarsale", ovvero l'unghia, fa parte dell'ambulacrum (non riesco a capire a cosa ti riferisci con quest'ultimo termine), che è costituito anche da altre strutture (vedi la tavola sopra, fig. 17, dove sono magistralmente illustrate con tanto di denominazione). Ad ogni modo, la conferma di Chaetodactylus esclude ogni altra speculazione, sensata o no che sia, sull'ipotetica presenza di altre strutture funzionali al movimento e sconosciute alla scienza. :gh:

:hi:

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