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Lungo il Tevere nei pressi di Attigliano



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MessaggioInviato: 23/06/2024, 1:30 
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Oggi dopo pranzo ho pensato di andare in una delle mie località di raccolta preferite con l'intenzione di controllare velocemente se fosse cominciata la fioritura di una certa pianta, giusto una mezz'ora... ma si raccoglieva così tanto che ho finito per restare fino al tramonto. Almeno ne ho approfittato per fare qualche foto da mostrarvi.

La località in questione sono le sponde del Tevere e i campi negli immediati dintorni, precisamente nel tratto che percorre il confine tra Lazio e Umbria in mezzo ai comuni di Bomarzo (VT) ed Attigliano (TR). Località che conoscevo da sempre e in cui ero solito andare a pesca, ma che ho iniziato a indagare entomologicamente solo negli ultimi due o tre anni in quanto a prima vista mi sembrava tutt'altro che interessante. Devo dire che mi sbagliavo completamente: Eumeninae che non ho mai raccolto altrove, quasi 200 specie di api tra cui alcune estremamente interessanti e primi ritrovamenti per la penisola, Rhipiphoridae quasi comuni, ambienti umidi ben conservati...

Parcheggiata la macchina appena sotto il ponte che collega Attigliano e Bomarzo (https://maps.app.goo.gl/4ADsunkWTgMnnPuL7) e iniziato il sentiero ci si ritrova subito in un ambiente che di fluviale ha molto poco. Se non fosse per i pioppi e salici che costeggiano il sentiero e il rumore del fiume in sottofondo, sembrerebbe una strada sterrata qualsiasi delle campagne della Tuscia.
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Per circa 500 m si costeggiano campi coltivati principalmente a fave, erba medica e a volte altre Fabaceae. Apparentemente nulla di particolarmente interessante, ma fortunatamente molte api sono specializzate proprio nel raccogliere il polline da questa famiglia di piante. Inoltre lungo i bordi dei campi crescono anche molte piante selvatiche, ulteriori Fabaceae incluse, che garantiscono una varietà di impollinatori non indifferente: Melitturga clavicornis, Andrena croceiventris, numerosi Megachilidae, Colletes di almeno 5 specie... La sorpresa più interessante di oggi è sicuramente stata però una femmina di Camptopoeum, genere di Andrenidae specializzati su Asteraceae e che non avevo mai raccolto prima.
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I maschi di Eucera nigrifacies erano estremamente abbondanti su questa Fabacea dai fiori bianchi, sebbene in realtà fossero onnipresenti su quasi ogni essenza presente.
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Prima di procedere lungo la strada ed arrivare al fiume decido di deviare attraverso i campi e raggiungere una piccola area secca a cui dedico sempre la maggior parte del tempo. A circa 500 m in linea d'aria si trova un impianto di estrazione di sabbia che fa defluire le acque derivate dalla lavorazione in alcuni canali e vasche artificiali che puntualmente si riempiono per via dei sedimenti: tutto questo fango misto a sabbia ogni anno viene rimosso e depositato lungo le sponde, formando con il tempo delle scarpate che si riempiono di vegetazione spontanea e che fungono da perfetto sito di nidificazione per molti Imenotteri (e relativi parassiti). In primavera questa zona si ricopre di Brassicaceae, soprattutto senape, che attirano una grande varietà di Andrena. Sulle piante di senape ho infatti raccolto la rara e bellissima Andrena nigroviridula e anche la recentemente descritta Andrena sesmae, il cui olotipo viene proprio da qua!
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E per non stare a parlare sempre e solo di Imenotteri, qua abbondano anche i Coleotteri, soprattutto se floricoli. In particolare risultano estremamente comuni i Macrosiagon ferrugineum, che infestano le piante di menta, e in estate più avanzata sono relativamente comuni anche i Rhipiphorus subdipterus, le cui femmine si trovano facilmente mentre depongono nei boccioli di Cephalaria.
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[CONTINUA]


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MessaggioInviato: 23/06/2024, 1:57 
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Nome: Marco Selis
Vista la quantità di Imenotteri che gira esito un po' ma alla fine mi convinco a riprendere il cammino, dopotutto ero sul posto per cercare una pianta e non potevo rimandare ulteriormente.

Proseguendo lungo la strada sterrata supero un brevissimo ma poco agevole tratto boscoso e inizio ad intravedere i canneti dietro a cui scorre il Tevere. In questo tratto in foto la settimana scorsa ho raccolto una femmina di Gymnomerus laevipes, eumenino che non avevo mai raccolto personalmente, e numerose api sulle Dipsacaceae ormai completamente sfiorite.
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Finalmente mi affaccio sul Tevere! In questo tratto il sentiero è separato dal greto del fiume da un dislivello di circa 4 m, che serve a contenere le imponenti piene che avvengono nel periodo invernale. Con il ridursi delle piogge tra primavera ed estate il livello del fiume cala progressivamente, fino a lasciare scoperto questo spiaggione sassoso, molto amato dai pescatori e meno da me, in quanto veramente povero di fauna alata e pungente.
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Ma soprattutto scopre questo tratto di sponda ricca in vegetazione adattatasi ad essere periodicamente sommersa. Basti pensare che in primavera i piccoli salici al centro della foto spuntano dall'acqua solamente per pochi centimetri.
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Proseguo lungo il greto, ridotto a uno stretto corridoio di ciottoli scivolosi che costeggia una zona leggermente rialzata e dalla vegetazione lussureggiante.
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Inizio ad intravedere la pianta che cercavo.
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E finalmente ecco la Lysimachia vulgaris, pure in grandissima quantità!
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Questo genere di Primulaceae è strettamente legato ad ambienti umidi che vengono periodicamente sommersi ed è l'unica fonte di polline per i Melittidae del genere Macropis, che presentano una scopa specializzata per raccogliere anche gli olii prodotti dai fiori di Lysimachia. Qua nel Lazio si trova solo Macropis europaea, che ho già raccolto in zona due anni fa, ma il mio obiettivo è trovare un rarissimo Apidae suo cleptoparassita: Epeoloides coecutiens. Le piante sono tantissime e cariche di boccioli, alcuni fiori sono già aperti, quindi da metà della prossima settimana dovrò tornare frequentemente sul posto e incrociare le dita.
Fino alla settimana scorsa questa sponda era quasi completamente sommersa e di conseguenza in giro ci sono pochissimi fiori e non vola nulla, quindi decido di tornare a raccogliere nella parte più secca.

[CONTINUA]


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MessaggioInviato: 23/06/2024, 2:26 
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Nome: Marco Selis
Tornato alla zona secca ma ricca di vita decido di proseguire un po' lungo le vasche in cui defluiscono le acque di lavorazione della cava. La vegetazione lungo le sponde di queste vasche cresce estremamente rigogliosa e spesso si nota anche la presenza di entomofauna acquatica che varrebbe la pena di indagare, se non fosse per un problema: sono letteralmente delle trappole mortali. Lo strato di sabbia e fango sul fondo infatti si comporta da sabbie mobili e più di una volta mi è capitato di vedere affiorare animali morti che erano rimasti intrappolati.
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Il sole ormai sta già calando e mi rendo conto che a parte le Apis mellifera in giro vola ben poco. Rimangono numerosi i maschi di Nomada integra, che ormai da due settimane sono estremamente comuni su questa pianta dai minuscoli fiori bianchi.
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Decido di provare a guardare sulla vegetazione nei dintorni, sia mai che oltre alle Argiope esca fuori qualcosa di meglio...
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Innumerevoli Anthidiellum strigatum. Quasi è strano vederli così fermi e tranquilli, durante il giorno non si posano mai e si rincorrono continuamente tra i fiori di una Fabacea dai fiori gialli.
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Un condominio di piccoli Hylaeus.
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Un maschio di Trachusa interrupta.
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Non esce nulla di particolarmente interessante e inizio a demordere un po', fino a che non noto qualcosa di bianco e nero appeso ad un rametto: un Thyreus! Dopotutto avevo visto diverse Amegilla sugli Echium poche ore prima, normale che ci siano anche i loro cleptoparassiti. Mentre lo fotografo noto qualcosa di strano, una chiazza di peli bianchi sullo scutello. Il solito T. histrionicus non la ha, lo stesso dicasi per T. ramosus e T. hirtus... Nessuno dei Thyreus italiani che ho in collezione ha quella chiazza, che sia una delle specie meno comuni e che non ho mai visto? Smetto di fotografarlo per paura di farlo involare e lo imbarattolo all'istante, scoprendo poi a casa che si tratta proprio di una specie che non avevo: Thyreus affinis!
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Essendo ormai quasi le 21 e avendo raccolto più che a sufficienza decido di chiudere la giornata, tornando a casa più che soddisfatto. Ora non resta che ritornare sul posto tra qualche giorno e concentrarmi sulle fioriture di Lysimachia, nella speranza di raccogliere finalmente l'Epeoloides coecutiens.


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Nome: Francesco Ghinelli
È sempre bello leggere questi resoconti!
In bocca al lupo per la caccia ;)

:hi:

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Francesco Ghinelli


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Nome: Giovanni Altadonna
Bel posto e belle foto!

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"L' uomo che è cieco alle bellezze della natura ha perduto metà del piacere di vivere"
Sir Robert Baden Powell

Giovanni Altadonna


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