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Eurythyrea micans (Fabricius, 1792) Dettagli della specie

23.VIII.2013 - ITALIA - Umbria - PG, Bevagna 206 m


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MessaggioInviato: 04/10/2013, 0:17 
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Nome: Maurizio Gigli
AleP ha scritto:
Maurizio, sicuramente i cambiamenti climatici potrebbero spiegare i nuovi reperti, ma che dire anche della presenza o meno di raccoglitori esperti nelle diverse regioni? Per es i reperti di Lombardia e Piemonte, dove la specie potrebbe esserci da sempre seppur rara, si potrebbero spiegare con la presenza di esperti di Buprestidi in zona. Uno dei casi più emblematici di questo per me sono le segnalazioni numerosissime di xilofagi, assenti o rari nel resto del Triveneto, fatte nella zona di Cividale dove risiede Rapuzzi!

Io non credo neanche molto al fatto che la specie "potrebbe esserci da sempre" in Piemonte e Lombardia. Anzi! Il reperto di Milano potrebbe benissimo essere un caso di importazione accidentale, e anche quello del Piemonte (riportato da Curletti nel suo libro sui Buprestidi italiani) è generico, senza località, e potrebbe essere riferito a qualche esemplare trovato in una vecchia collezione esaminata da Gianfranco (su questo, probabilmente potrà essere più preciso lui). Potrebbe essere un altro caso d'importazione o addirittura l'indicazione piemonte essere errata o imprecisa (magari preso al tempo del Regno di Sardegna).
E' vero quel che dici del Nord Est d'Italia, ma mi sembra molto strano che in un posto come l'Emilia Romagna, dove risiedono cercatori di xilofagi del calibro di Gianfranco Sama e Gianluca Magnani, fino a 3 anni fa nessuno avesse mai visto questa vistosa specie! Per cui, dò quasi per certo che la sua presenza a Nord dell'Appennino, in particolare in Pianura Padana, sia da attribuire ad un arrivo recente (secondo me, portata col legname e poi acclimatatasi).

AleP ha scritto:
Julodis ha scritto:
Non è tanto una questione di inverni più o meno freddi, quanto biogeografica.
Tanto per dire, la molto affine Eurythyrea aurata, quasi identica nell'aspetto e stesso comportamento, dalla Grecia si spinge fino in Ukraina e Russia. E lì d'inverno non fa caldo!

:? A quel che so Imola, Modena e Verona stanno nella stessa regione biogeografica.

Sinceramente, questa affermazione non la capisco. Anche Madrid e Pechino stanno nella stessa regione biogeografica, ma ciò non vuol dire che tutto quello che si trova a Madrid debba arrivare fino in Cina!
Con questione biogeografica intendevo che ogni specie occupa un deterninato areale, che può anche estendersi o ridursi, ma mantiene una sua fisionomia ed è delimitato da confini, il più delle volte corrispondenti a barriere di qualche tipo, ma non sempre. Insomma, più o meno quel che diceva Francesco
f.izzillo ha scritto:
gli insetti (e quindi le specie) hanno una loro distribuzione e, conseguenzialmente, per così dire, una "linea di demarcazione nord/sud - est/ovest" oltre la quale non sono più presenti

Inoltre, non devi fare la separazione tra Imolae Modena, e Verona, ma tra queste e il probabile areale naturale della specie, a distribuzione fondamentalmente tirrenica (con estensione nella Penisola Iberica).
In questo caso la barriera geografica è ben definita: l'Appennino. Magari per altre specie questa non è affatto una barriera, ma per una specie planiziale può esserlo benissimo.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 04/10/2013, 19:42 
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Località: Verona
Nome: Alessandro Pinna
Maurizio, quello che intendo dire è che se la specie è presente a Modena, da tempo ma mai raccolta, o come supponi tu da poco per recente espansione dell'areale (concordo che sia assai probabile vista anche la "copertura" dell'area da parte di signori entomologi che l'avrebbero trovata in passato) non posso pensare che esistano ostacoli alla sua ulteriore espansione verso Nord se non forse quelli climatici.
I ritrovamenti in Emilia Romagna segnalati qui sul forum sono più di uno ed in zone diverse, quindi sembrerebbe proprio acclimatata.
Il prossimo step nella sua "possibile" risalita potrebbe essere il mantovano,...a quando la prima segnalazione?

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AleP


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MessaggioInviato: 04/10/2013, 21:01 
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Nome: Carlo Arrigo Casadio
E' possibile che ad Imola sia arrivata con il legname, infatti c'è un'azienda che produce bancali in legno per i trasporti industriali e quasi tutti i giorni arrivano camion carichi di tronchi di pioppo (anche se non so da dove provengano) che potrebbero tranquillamente averla importata.

Oltre ai cambiamenti climatici dobbiamo considerare che il trasporto delle merci su scala industriale può contribuire alla diffusione di certi insetti favorendo il superamento di bariere geografiche altrimenti invalicabili.

In pratica quello che è successo con alcune specie esotiche introdotte accidentalmente con i commerci internazionali, solo che su scala nazionale il fenomeno è meno appariscente, in fondo si tratta di specie presenti a poche centinai di km di distanza e più consoni ai nostri ecosistemi.

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Carlo Arrigo

"Solo un entomologo può capire il piacere da me provato nel cacciare per ore in qua e in là, sotto il sole cocente, tra i rami e i ramoscelli e la corteccia degli alberi caduti"
Alfred Russel Wallace


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MessaggioInviato: 04/10/2013, 21:43 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
Carlo A. ha scritto:
E' possibile che ad Imola sia arrivata con il legname, infatti c'è un'azienda che produce bancali in legno per i trasporti industriali e quasi tutti i giorni arrivano camion carichi di tronchi di pioppo (anche se non so da dove provengano) che potrebbero tranquillamente averla importata.

Oltre ai cambiamenti climatici dobbiamo considerare che il trasporto delle merci su scala industriale può contribuire alla diffusione di certi insetti favorendo il superamento di bariere geografiche altrimenti invalicabili.

In pratica quello che è successo con alcune specie esotiche introdotte accidentalmente con i commerci internazionali, solo che su scala nazionale il fenomeno è meno appariscente, in fondo si tratta di specie presenti a poche centinai di km di distanza e più consoni ai nostri ecosistemi.

In tutto e per tutto d'accordo con te, Carlo.
Ci sono diversi altri casi di xilofagi (ovviamente anche di altri insetti) italiani che stanno modificando gli areali, per le due cause esposte (introduzione accidentale in primo luogo, in qualche caso forse per i cambiamenti climatici), ma anche per una terza: impianto di specie vegetali estranee a certe zone d'Italia, sia che si tratti di specie esotiche a cui si adattano alcuni nostri insetti (vedi Thuja e altri generi a cui si adattano Lamprodila festiva e Buprestis cupressi; cipresso -> Anthaxia passerinii), sia specie che vivono anche in Italia ma non ovunque (Pinus nigra -> Anthaxia liae, ecc. )


AleP ha scritto:
non posso pensare che esistano ostacoli alla sua ulteriore espansione verso Nord se non forse quelli climatici.
I ritrovamenti in Emilia Romagna segnalati qui sul forum sono più di uno ed in zone diverse, quindi sembrerebbe proprio acclimatata.
Il prossimo step nella sua "possibile" risalita potrebbe essere il mantovano,...a quando la prima segnalazione?

E' quello che avevo scritto in un mio precedente messaggio.

Una volta arrivata in Emilia Romagna, e riuscita ad acclimatarsi, potrebbe tranquillamente estendere l'areale a tutta l'area di pianura, fino alle pendici delle Alpi, approfittando di condizioni climatiche ed ambientali non molto differenti.

AleP ha scritto:
non posso pensare che esistano ostacoli alla sua ulteriore espansione verso Nord

A volte ci possono essere sorprese. ALcune barriere possono esistere anche se noi non ce ne rendiamo conto. Non credo sia questo il caso, ma altrimenti non si spiegherebbero alcune strane distribuzioni.

Ad esempio, è mai possibile che l'istrice, che è riuscito a diffondersi in tutta l'Italia peninsulare dalla Calabria fino al Po, in 2000 anni non sia riuscito a superare questo fiume? Eppure dovrebbe essere in grado di attraversarlo, o a nuoto, o di notte usando i numerosi ponti stradali e ferroviari. (sempre che non mi sia perso recenti sviluppi).

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 04/10/2013, 23:49 
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Iscritto il: 23/09/2009, 15:14
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Nome: Alessandro Pinna
Julodis ha scritto:
Carlo A. ha scritto:
E' possibile che ad Imola sia arrivata con il legname, infatti c'è un'azienda che produce bancali in legno per i trasporti industriali e quasi tutti i giorni arrivano camion carichi di tronchi di pioppo (anche se non so da dove provengano) che potrebbero tranquillamente averla importata.

Oltre ai cambiamenti climatici dobbiamo considerare che il trasporto delle merci su scala industriale può contribuire alla diffusione di certi insetti favorendo il superamento di bariere geografiche altrimenti invalicabili.

In pratica quello che è successo con alcune specie esotiche introdotte accidentalmente con i commerci internazionali, solo che su scala nazionale il fenomeno è meno appariscente, in fondo si tratta di specie presenti a poche centinai di km di distanza e più consoni ai nostri ecosistemi.

In tutto e per tutto d'accordo con te, Carlo.
Ci sono diversi altri casi di xilofagi (ovviamente anche di altri insetti) italiani che stanno modificando gli areali, per le due cause esposte (introduzione accidentale in primo luogo, in qualche caso forse per i cambiamenti climatici), ma anche per una terza: impianto di specie vegetali estranee a certe zone d'Italia, sia che si tratti di specie esotiche a cui si adattano alcuni nostri insetti (vedi Thuja e altri generi a cui si adattano Lamprodila festiva e Buprestis cupressi; cipresso -> Anthaxia passerinii), sia specie che vivono anche in Italia ma non ovunque (Pinus nigra -> Anthaxia liae, ecc. )


AleP ha scritto:
non posso pensare che esistano ostacoli alla sua ulteriore espansione verso Nord se non forse quelli climatici.
I ritrovamenti in Emilia Romagna segnalati qui sul forum sono più di uno ed in zone diverse, quindi sembrerebbe proprio acclimatata.
Il prossimo step nella sua "possibile" risalita potrebbe essere il mantovano,...a quando la prima segnalazione?

E' quello che avevo scritto in un mio precedente messaggio.

Una volta arrivata in Emilia Romagna, e riuscita ad acclimatarsi, potrebbe tranquillamente estendere l'areale a tutta l'area di pianura, fino alle pendici delle Alpi, approfittando di condizioni climatiche ed ambientali non molto differenti.

AleP ha scritto:
non posso pensare che esistano ostacoli alla sua ulteriore espansione verso Nord

A volte ci possono essere sorprese. ALcune barriere possono esistere anche se noi non ce ne rendiamo conto. Non credo sia questo il caso, ma altrimenti non si spiegherebbero alcune strane distribuzioni.

Ad esempio, è mai possibile che l'istrice, che è riuscito a diffondersi in tutta l'Italia peninsulare dalla Calabria fino al Po, in 2000 anni non sia riuscito a superare questo fiume? Eppure dovrebbe essere in grado di attraversarlo, o a nuoto, o di notte usando i numerosi ponti stradali e ferroviari. (sempre che non mi sia perso recenti sviluppi).

Maurizio, ti confermo che l'istrice a nord del Po c'è, lo ho personalmente avvistato in un bosco in alto Friuli, più di 10 anni fa. Non pensavo fosse un avvistamento degno di nota!

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MessaggioInviato: 04/10/2013, 23:53 
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Nome: Maurizio Gigli
AleP ha scritto:
Maurizio, ti confermo che l'istrice a nord del Po c'è, lo ho personalmente avvistato in un bosco in alto Friuli, più di 10 anni fa. Non pensavo fosse un avvistamento degno di nota!

Come avevo scritto, non sono al corrente di recenti sviluppi. Le mie informazioni risalgono al tempo dell'università, ovvero fine anni '70.
Evidentemente nel frattempo sono arrivati più a Nord.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 05/10/2013, 0:06 
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Località: Verona
Nome: Alessandro Pinna
Comunque deve essere rarissimo perché quello è stato l'unico avvistamento che ho fatto in più di 40 anni di frequentazione della zona! Ricordo che ci attraversò la strada di notte, e tra l'altro solo uno-due anni prima avevo visto il mio primo istrice, in condizioni analoghe, in Toscana. Poi più nulla...

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MessaggioInviato: 07/10/2013, 21:57 
 

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Nome: MARIO LUNA
Chiedo a chi ha già sperimentato nascite in cattività di questa Eurythyrea, quale sono i tronchi Poulus nigra più idonei a tale scopo? Sezioni grandi e legno morto già marcescente, o legno ancora in buono stato, tagliato da uno due anni?
Gli esemplari che ho in collezione li ho catturati tutti sui tronchi di alberi non in buono stato vegetativo ma ancora in parte verdi e non abbattuti.

:hi: :hi:
Mario


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MessaggioInviato: 07/10/2013, 22:27 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
Morto va bene, ma non marcescente, bensì secco. Questa specie, almeno da quanto ho potuto vedere nei pochi posti in cui la trovo, quasi tutti nel raggio di pochi minuti da casa, attacca in natura alberi vivi ma con parti morte e decorticate (tipicamente, vanno bene quegli alberi che presentano un lato secco e privo di corteccia, o se non un lato, almeno un'area del tronco in queste condizioni). Immagino che le femmine depongano le uova nelle fessure delle parti secche, o tra la superficie del legno esposta e la corteccia in ricrescita, dove forma quella specie di callo rigonfio. Forse anche sfruttando i fori d'uscita. Le larve penso viaggino nel legno morto, magari entrando anche nella parte a contatto col vivo e aumentando via via la parte morente del tronco, finchè non muore del tutto. Continuano poi a deporre per una o, probabilmente, più generazioni, sul tronco, specialmente se ancora in piedi.

Non ho mai allevato questa specie, anche perchè ho sempre trovato più comodo cercare gli adulti. Stranamente, l'unica Euryhyrea che ho trovato in celletta era una probabile E. austriaca (era morta e ridotta in frammenti) in un Abete in Turchia (di cui tra l'altro, se ricordo bene, non è citata).

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 08/10/2013, 8:37 
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Nome: Alessandro Pinna
Ci sono evidenze che si sviluppi anche nei rami morti degli alberi vivi, oltre che nelle aree morte del tronco?
Un po' come fa la Dicerca aenea, almeno qui dalle mie parti.

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AleP


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MessaggioInviato: 08/10/2013, 9:19 
 

Iscritto il: 23/07/2011, 16:51
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Nome: MARIO LUNA
Grazie Maurizio e Alessandro per i consigli. Avrei il desiderio di tentare questa esperienza, ma il pensiero di approvvigionare pezzi di legno di una certa mole e poi cercare di trovargli un luogo adatto nel garage, dove riporli in attesa di schiuse, mi scoraggia un po', ho anche pensato di lasciarli direttamente nel giardino, chissà se all'aperto va ugualmente bene?
Ovviamente creando un contenitore tipo gabbia con della rete per zanzare.

:hi: :hi:
Mario


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MessaggioInviato: 08/10/2013, 9:19 
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Nome: Francesco Izzillo
AleP ha scritto:
Ci sono evidenze che si sviluppi anche nei rami morti degli alberi vivi, oltre che nelle aree morte del tronco?
Un po' come fa la Dicerca aenea, almeno qui dalle mie parti.

Non ho mai osservato attacchi nel senso che dici tu. E' specie che predilige attaccare il tronco di piante di una certa età. Attacca alberi vivi ma sofferenti (insufficienza idrica, etc...) preferibilmente sulle parti del tronco scoperte dalla corteccia o alberi morti (preferibilmente in piedi). La Dicerca aenea preferibilmente attacca sia i rami morti di alberi vivi sia il tronco di piante morte anche cadute; in subordine piante sofferenti a vario titolo. La Poecilonota variolosa non attacca mai alberi morti ma sempre deperienti a vario titolo; si sviluppa anche nella corteccia se sufficientemente spessa. :hi:

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Francesco Izzillo


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MessaggioInviato: 08/10/2013, 15:38 
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Nome: Maurizio Gigli
Aggiungo che la Poecilonota mostra spesso una preferenza per le grosse radici scoperte di piante ancora vive.

MARIO LUNA ha scritto:
ho anche pensato di lasciarli direttamente nel giardino, chissà se all'aperto va ugualmente bene?
Ovviamente creando un contenitore tipo gabbia con della rete per zanzare.

All'aperto non va ugualmente bene, perchè è meglio!

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 08/10/2013, 16:27 
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Nome: Alessandro Pinna
Mario, con Poecilonota e Dicerca aenea ho già sperimentato con successo l'allevamento. La prima mi è schiusa da grossi rami di un pioppo caduto su cui avevo anche raccolto ess vivi l'anno scorso. La seconda è abbastanza comune qui ed, oltre che averla vista e presa su pioppi e salici anche ben messi (dove presumo fosse solo per nutrirsi delle foglie) mi è schiusa da rami scortecciati di diametro tutto sommato modesto, circa 4 cm, di pioppo nero. In realtà avevo inscatolato, ma ho avuto schiuse di altre specie anche da legna lasciata all'aperto e chiusa con rete, quindi anche io posso testimoniarti che il sistema funziona molto bene.
Invece della E. micans non ho alcuna esperienza, ma vorrei provare ad allevarla. Ovviamente se stesse in rami o tronchi non troppo spessi sarebbe più facile, perché la vedo dura calare negli Appennini e cercare interi alberi morti da portar via! A meno di non andare a colpo sicuro! :D
Ho una domanda per i due esperti, vi risulta che questa ultima specie possa coabitare con cerambicidi tipo Clytus rusticus? Mi piacerebbe capire se dal tronco che ho raccolto nel modenese l'anno scorso, da cui sono schiusi appunto i C. rusticus, ci possano essere anche questi splendidi buprestidi. Magari in aree del tronco da cui i cerambicidi non sono sfarfallati.
:hi:

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MessaggioInviato: 08/10/2013, 16:54 
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Nome: Maurizio Gigli
La coabitazione con Cerambycidi non è un problema, semmai il problema è dato dal fatto che le diverse specie hanno esigenze un po' diverse. Le Euryhtyrea, come tutti i buprestidi, sono più eliofile della maggior parte dei Cerambycidae, per cui vanno cercate non solo in ambienti mediamente più assolati, ma anche sulle parti di legno meglio esposte.

AleP ha scritto:
la vedo dura calare negli Appennini e cercare interi alberi morti da portar via!

Non le devi cercare sull'Appennino, ma nelle pioppete di pianura, o comunque di bassa quota. Si trovano soprattutto sui grossi pioppi nei centri urbani (lungo i viali, nei parchi cittadini, ecc.) probabilmente perchè, essendo già in condizioni di stress, risultano più facili da attaccare, e nei filari e margini dei boschetti di pioppi lungo fossi e canali.

Fossi in te proverei invece a cercare Eurythyrea quercus. Molto più rara della congenerica, pur non essendo citata del Veneto, molto probabilmente c'è, solo che è molto difficile da trovare, perchè, salvo il momento in cui va a deporre, in cui si può trovare sui tronchi, gli adulti stanno sulla chioma degli alberi. Vive su quercia e castagno. E' legata a grossi alberi vecchi e un po' malandati, dove attacca le parti morte e decorticate, un po' come fa la micans. La possiamo considerare una delle specie di Buprestidae più rare in Italia, anche se in centro Europa è più frequente

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Maurizio Gigli
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