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Sphenoptera (Chilostetha) impressifrons Fairmaire, 1875 Dettagli della specie

22.VII.2017 - ITALIA - Sardegna - OT, Tempio Pausania


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MessaggioInviato: 22/07/2017, 16:02 
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Iscritto il: 20/07/2009, 16:32
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Un Buprestidae di medie dimensioni (9 mm) preso poche ore fa nei dintorni di Tempio, in bosco di querce e sottobosco a erica e cisto. Inizialmente ho pensato ad Anthaxia confusa, ma le cose non quadrano. Per ora sono confuso io.
tempio220717 003mod.jpg


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Mauro


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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 17:28 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Mi sembra Sphenoptera excisa, ma controlla se l'apice elitrale è tridentato (dalla foto sembra di vedere il dente esterno di ogni elitra, ma è fuori fuoco).

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 17:31 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Ho provato ad ingrandire l'immagine, e l'apice sembra proprio tridentato, per cui S. excisa (l'unica altra nota di Sardegna che le somiglia un po', S. laportei, non ha quei dentini).

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 17:57 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:47
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Nome: Piero Leo
Sì, anche secondo me è lei. Credo che la classificazione corretta attuale sia Sphenoptera (Chilostetha) impressifrons Fairmaire, 1875. Vive nell'apparato radicale di Dittrichia viscosa. Potrei sbagliarmi, ma credo sia il reperto più settentrionale per la Sardegna (e per la specie?).

:) Ciao
Piero


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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 18:08 
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Iscritto il: 20/07/2009, 16:32
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Nome: Mauro Doneddu
Si, confermo che l'apice elitrale è chiaramente tridentato. Inoltre, a ulteriore conferma, era su una pianta di inula viscosa, come evidente da questa foto fatta prima della cattura, dove è riconoscibile la foglia della pianta. Io non l'avevo mai incontrata prima attorno a casa, dove evidentemente non è comune.
220717 013mod.jpg


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Mauro


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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 18:37 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Tenebrio ha scritto:
Sì, anche secondo me è lei. Credo che la classificazione corretta attuale sia Sphenoptera (Chilostetha) impressifrons Fairmaire, 1875.

Si, ogni tanto dimentico che non si chiama più excisa.

Mauro ha scritto:
Io non l'avevo mai incontrata prima attorno a casa, dove evidentemente non è comune.

Quasi tutte le Sphenoptera sembrano più rare di quanto effettivamente siano, ma dipende più che altro dalle loro abitudini. Ad esempio, qui nel Lazio, e probabilmente in tutta l'Italia centro-meridionale, Sphenoptera laportei è molto comune, dal piano fino alla bassa montagna, e soprattutto nelle zone collinari un po' xeriche. Eppure scommetterei che molti entomologi non ne hanno mai vista una. Un'altra specie piuttosto diffusa è Sphenoptera antiqua, che sembrerebbe più facile da vedere e da prendere, non essendo veloce come la congenere, eppure anche questa si trova poco. In conclusione, le Sphenoptera, eccetto alcune specie, sono tra i Buprestidi più difficili da trovare, a prescindere dalla loro frequenza. Se poi sono pure rari ...

Tra le più rognose da trovare ci sono alcune specie nordafricane del sottogenere Chrysoblemma, che si sviluppano nella radice e alla base del fusto di piccoli arbusti semideserticoli e deserticoli, ed i cui adulti sono attivi a luglio, con temperature che potete immaginare.

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Buprestidae da identificare
MessaggioInviato: 22/07/2017, 22:38 
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Julodis ha scritto:
Quasi tutte le Sphenoptera sembrano più rare di quanto effettivamente siano,

Si, sono bestiole che si fanno notare poco, ma proprio sotto casa, dove ho cercato migliaia di volte (letteralmente, non è un'iperbole), se fosse comune l'avrei notato prima. Il fatto che non fosse mai stata segnalata così al nord forse indica un espansione recente.

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MessaggioInviato: 22/07/2017, 22:50 
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Mi pareva di ricordare di aver trovato recentemente un'altra specie oltre i limiti settentrionali di distribuzione, ma non ricordavo quale. Ho cercato fra le nuove specie trovate quest'anno ed è saltata fuori, è Opatroides punctulatus Brullé, 1832.
Forse qualche mezzo grado in più di temperatura media sta favorendo l'espansione verso nord di specie prima relegate al sud dell'isola.

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Mauro


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MessaggioInviato: 23/07/2017, 6:44 
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Stiamo osservando tutti degli apparenti cambiamenti degli areali delle specie, negli ultii decenni. Una delle cause potrebbe certamente essere il cambiamento climatico, ma probabilmente non l'unica. Ugualmente importanti potrebbero essere: le variazioni nell'ambiente causate drettamente dalle azioni antropiche (intendo a livello locale, con conseguenti cambiamenti nella presenza delle piante e nella struttura delle formazioni vegetali), la diffusione sempre più capillare, sul territorio, di vie di comunicazione, l'aumento di scambi commerciali e di spostamenti (anche giornalieri) di persone, tra vari luoghi, il gran numero di rimboschimenti compiuti soprattutto nella seconda metà del secolo scorso*, l'aumento del numero di persone che cercano insetti, entomologi o naturalisti che siano, l'effetto della comunicazione via Web (caso emblematico, il nostro Forum), che permette una maggiore circolazione e condivisione delle informazioni, il progressivo affinamento delle tecniche di ricerca, almeno per alcuni gruppi, ecc. E non dimentichiamo che gli areali delle specie cambiano anche spontaneamente, a prescindere dalle azioni antropiche.

Dimostra che non è solo una questione di riscaldamento il fatto che, per esempio, qui nel Lazio le specie che sto trovando negli ultimi anni, che non avevo mai trovato prima (ed in diversi casi, che nessuno aveva mai trovato prima in questa regione) sono rappresentate più o meno in pari numero da specie meridionali che sembra si stiano espandendo verso Nord, e da specie settentrionali che si stanno estendendo verso Sud (anzi, tra i Buprestidi pare prevalgano queste ultime), Due soli esempi: Anthaxia liae, prima nota di Calabria e Basilicata, che pian piano ha raggiunto le pinete appenniniche dell'Abruzzo e del Lazio, e che probabilmente presto troveremo in Umbria e Toscana, e Anthaxia passerinii, che da Piemonte e Toscana ha ormai colonizzato il Lazio settentrionale, almeno fino a Roma.

*) Oltre ai rimboschimenti classici, non sottovalutiamo gli impianti di varie specie, sia arboree che arbustive, soprattutto, effettuati lungo le vie di comunicazione (ad esempio, le autostrade), dopo l'avvento degli studi VIA (Valutazione Impatto Ambientale) per scopi sia paesaggistici che naturalistici, che a volte hanno creato strisce di ambienti idonei a certe specie in aree che non lo erano.

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