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Qual è la più antica collezione entomologica giunta fino ai nostri giorni?



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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 09/12/2022, 23:33 
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Iscritto il: 09/11/2009, 14:12
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Località: Hradec Kralove,Czech republik
Nome: Jan Matějíček
1837

Euconnus (Cladoconnus) motschulskii (Motschulsky, 1837)

Etichetta del paese: Italia
Stato/Provincia: Trentino-Alto Adige , Bolzano
Località: Valle di Braies
Nome del collezionista: Skalitzky C.


Euconnus (Cladoconnus) motschulskii (Motschulsky, 1837).jpg

Euconnus (Cladoconnus) motschulskii (Motschulsky,  1837).jpg


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Taxonomy, ecology, biomonitoring , faunistic of Staphylinidae
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MessaggioInviato: 20/12/2022, 23:09 
 

Iscritto il: 14/04/2011, 12:21
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Nome: Rinaldo Nicoli Aldini
Riguardo agli esemplari entomologici di Linneo, riporto un intervento di Hemerobius in questo Forum, risalente a oltre un decennio fa:

"(Hemerobius,27/1/2009, 11:45, I età)

Per chi non lo sa, la Società Linneana di Londra sta fotografando (con splendide foto all-in-focus) tutti gli insetti della collezione di Linneo. per ora siamo solo ai Lepidotteri, ma io attendo trepidamente i Neurotteri! "

Ma ci sono cose più vecchie, forse non vere e proprie collezioni: erbari in cui venivano inclusi anche lepidotteri ad ali aperte o semiaperte, schiacciati a mo' di piante erbacee; colorazioni alari di singoli lepidotteri captate, a mo' di copia, applicando il lepidottero rovesciato ad ali aperte su carta spalmata di colla, in modo da 'catturare' tutte le squame e quindi l'intera sagoma e colorazione delle quattro ali.

Quanto agli scarabei sacri autentici (non la miriade di riproduzioni in materiali vari) recuperati da tombe dell'antico Egitto, direi che il capitolo dell'archeoentomologia è molto ampio, anche se non documenta collezioni di studiosi di epoche lontane. Anche dagli scavi di Pompei-Ercolano, oltre che da sepolture egizie ecc., provengono coleotteri delle derrate più o meno carbonizzati, infestanti di alimenti conservatisi. C'è una consistente letteratura al riguardo.


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MessaggioInviato: 21/12/2022, 0:06 
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Iscritto il: 13/10/2010, 18:21
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Nome: Andrea Liberto
Cita:
Quanto agli scarabei sacri autentici (non la miriade di riproduzioni in materiali vari) recuperati da tombe dell'antico Egitto, direi che il capitolo dell'archeoentomologia è molto ampio, anche se non documenta collezioni di studiosi di epoche lontane. Anche dagli scavi di Pompei-Ercolano, oltre che da sepolture egizie ecc., provengono coleotteri delle derrate più o meno carbonizzati, infestanti di alimenti conservatisi. C'è una consistente letteratura al riguardo.


Materiali che stanno in una qualche collezione, quindi andrebbe stabilito se il primato da cercare è quello della prima collezione entomologica "intenzionale", di uno studioso come dici, o degli insetti di più antica epoca tuttora conservati.

Due fattispecie molto differenti, ovviamente. Credo che Marcello stia cercando testimonianze della prima citata, tra le due di cui sopra. La storia degli "scarabei egiziani" l'avevo buttata lì giusto come promemoria, per non farci mancare nulla, ma immagino non sia pertinente al quesito. Faccio ammenda, in caso.

A.


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MessaggioInviato: 21/12/2022, 10:32 
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Località: Casinalbo (MO)
Nome: Riccardo Poloni
Sai, Marcello, che più di una volta mi sono chiesto anch'io una domanda simile. La mia però è: da quando l'uomo ha cominciato a conservare e studiare dei reperti entomologici? La risposta forse è "dall'alba dei tempi", solo che se un uomo di neanderthal infilava nella sua caverna un'ala di farfalla, non è arrivata fino ai giorni nostri.
Trovare esemplari del 700 è facile, ma scendere oltre è una bella sfida. Mi chiedo solo se, tra tutti gli scienziati che hanno contribuito alla rivoluzione scientifica, non ce ne fosse qualcuno che si dilettasse anche a osservare gli insetti.

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Riccardo Poloni
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MessaggioInviato: 21/12/2022, 15:22 
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Località: Hradec Kralove,Czech republik
Nome: Jan Matějíček
https://www.nhm.ac.uk/our-science/colle ... tions.html

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MessaggioInviato: 22/12/2022, 1:15 
 

Iscritto il: 14/04/2011, 12:21
Messaggi: 873
Nome: Rinaldo Nicoli Aldini
E' verosimile che l'uomo abbia iniziato a raccogliere insetti (o loro parti), oltre che per finalità alimentari, anche a scopo decorativo, come ornamento del corpo e delle vesti, fin da tempi remoti, molto prima che si accendesse in lui la scintilla di una qualche forma embrionale di collezione e di studio. Analoghe considerazioni si possono fare per quanto riguarda i molluschi bivalvi e gasteropodi, le cui valve e nicchi lasciano tracce molto più durature nel tempo e si reperiscono in giacimenti preistorici (nonché di epoca storica) in associazione con insediamenti umani; ceri fori ne attestano l'uso per bracciali, collane, copricapo. Sappiamo che già l'uomo di Neanderthal verosimilmente si ornava il capo e il corpo anche con grandi penne remiganti di uccelli. Se si studiano i comportamenti di popoli primitivi, che possono essere in qualche misura specchio di quanto facesse l'uomo preistorico, si constata che già per secoli passati in paesi tropicali è documentato l'uso ad esempio di elitre luccicanti di coleotteri (come i Buprestidi) con finalità ornamentali. I musei etnografici documentano certe pratiche.

Quanto all'interesse per gli insetti in protagonisti degli albori della moderna scienza sperimentale, nata nel Seicento, credo che i nomi di lincei come il giovane principe romano Federico Cesi, fondatore dell'Accademia dei Lincei, o il nobile fabrianese Francesco Stelluti, naturalista e microscopista, bastino e avanzino a testimoniarlo, per le loro celebri osservazioni ad esempio sulle api. Senza dimenticare che prima di loro abbiamo avuto in Italia un esponente del Rinascimento scientifico del secondo Cinquecento che ha dedicato agli insetti una monumentale opera a stampa pubblicata ai primi del Seicento, la prima al mondo esclusivamente su questo tema. Non ci sono pervenuti esemplari di insetti conservati da questo vero gigante nello studio della natura, Ulisse Aldrovandi, nato da famiglia senatoria bolognese e dotato di mente e cultura enciclopedica; mentre delle sue collezioni si conservano tanti altri reperti, tra cui un monumentale erbario, ma non insetti. Evidentemente Aldrovandi era consapevole delle difficoltà di conservazione degli insetti e della polverizzazione a cui potevano andare incontro, morti ed essiccati, a causa di infestanti come i Dermestidi: il suo modo di collezionarli è consistito nel farli riprodurre graficamente a colori in numerosissime tavole acquerellate tuttora conservate, preliminari all'esecuzione di matrici xilografiche (anch'esse in parte conservate) per le sue opere a stampa. A Bologna fino all'inizio di aprile 2023 è aperta una mostra celebrativa del quinto centenario della nascita di Aldrovandi (1522-1605), che fu a lungo professore nell'Alma Mater Studiorum.


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MessaggioInviato: 08/01/2023, 20:36 
 

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Località: Bagnacavallo (RA)
Nome: Giorgio Pezzi
Velvet Ant ha scritto:
Ho trovato un'immagine della farfalla raccolta nel 1702.
Tutto sommato porta ancora bene i suoi 320 anni,
...

Credo sia stato l'esemplare più longevo anche ...da vivo!! :D


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