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La lenta e inesorabile scomparsa degli insetti



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MessaggioInviato: 12/02/2019, 11:44 
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Nome: FABIO SERENI
Ciao a tutti,

vari quotidiani e giornali riportano in questi giorni questa notizia...gli insetti stanno velocemente scomparendo. Un preludio alla sesta estinzione di massa...penso che ognuno di noi (parlo soprattutto di chi ha cominciato a raccoglierli già qualche decina di anni fa) si sia accorto in modo tangibile di questo. Io stesso me ne sono accorto constatando che alcune specie ben presenti e comunissime una trentina di anni fa, oggi sono apparentemente molto più rare, o perlomeno si incontrano molto meno. E' un problema molto serio perchè sappiamo tutti che degli esapodi frega assai poco alla gente comune (molto spesso c'è una totale avversione), figuriamoci a chi è preposto a decidere e governare nei vari paesi del mondo. I motivi sono sicuramente vari, ma senz'altro ascrivibili maggiormente agli evidenti cambiamenti climatici e all'uso di pesticidi e veleni nell'agricoltura, nonchè agli allevamenti intensivi.
Addirittura viene citato sui giornali il caso di Porto Rico dove, in una foresta pluviale e peraltro ben conservata, alcuni entomologi abbiano constatato il declino di circa il 98% (!!!) degli insetti terrestri, causa aumento di calore e diminuzione rilevantissima delle precipitazioni. In Germania, in alcune riserve naturali, altri studiosi avrebbero rilevato la scomparsa del 75% (!) degli insetti alati.
Ovviamente noi appassionati ed in generale i cittadini possono fare ben poco se chi è preposto alla guida dei governi nei vari paesi non si ravvede e comincia ad invertire la tendenza con politiche nuove e diverse che mettano finalmente IN PRIMO PIANO le questioni ambientali e che riguardano la natura. Certo, possiamo cambiare o limitare alcuni nostri comportamenti che possano impattare negativamente queste questioni, ma ci vuole una presa di coscienza a livello globale. Qui da noi le formazioni politiche che hanno a cuore l'ambiente non hanno avuto mai successo. Anzi possiamo dire che quasi non ci siano mai state...
Mi chiedevo allora se - ad esempio - musei di storia naturale, o associazioni legate all'ambiente (chi più ne ha più ne metta) non possano magari promuovere qualche iniziativa, conferenza, consesso (anche qui chi più ne ha più ne metta) per sensibilizzare, sensibilizzare, sensibilizzare...Dovremmo tutti ricordarci di Einstein che diceva che quando gli insetti non ci saranno più sparirà la specie umana...
:hi:
Fabio

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Fabio Sereni


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MessaggioInviato: 13/02/2019, 15:23 
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Nome: maurizio pavesi
non ti preoccupare :to: quando sarà sparita la specie umana, in breve tempo gli insetti si riprenderanno a meraviglia :lol1:

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MessaggioInviato: 13/02/2019, 15:58 
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Nome: Gabriele Franzini
Se a qualcuno interessa leggere la pubblicazione da cui la notizia è nata, me lo sono procurato -> mandare MP.

Ciao G.


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MessaggioInviato: 13/02/2019, 17:30 
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Iscritto il: 25/05/2011, 22:20
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Nome: FABIO SERENI
Non c'è dubbio Maurizio... :gh:
:hi:
Fabio

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Fabio Sereni


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MessaggioInviato: 20/02/2019, 23:09 
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Nome: Maurizio Gigli
gomphus ha scritto:
non ti preoccupare :to: quando sarà sparita la specie umana, in breve tempo gli insetti si riprenderanno a meraviglia :lol1:

... e non solo loro!

Comunque, ho notato alcune cose. Intanto, posso confermare che da quando ho iniziato a raccogliere insetti, nel lontano 1968, ad oggi, c'è stato indubbiamente un crollo numerico impressionante. Allora, benchè inesperto, trovavo una buona varietà di specie ovunque, pur non facendo ricerche specialistiche. Il cambiamento maggiore l'ho notato a partire dalla metà degli anni '80. Però questo processo di impoverimento non procede con regolarità. Ad esempio, un nettissimo calo l'ho notato dopo l'estate di due anni fa, caratterizzata da un lunghissimo periodo di siccità. Dopo, molte specie, soprattutto della fauna del suolo, ma non solo, sono apparentemente scomparse o quasi. Fanno eccezione diversi xilofagi, che pare non ne abbiano risentito, ed in alcuni casi sembrano averne ricevuto un vantaggio. Del resto, è comprensibile, visto che la siccità avrà indebolito, se non ucciso, molte piante, aumentando le possibilità di sviluppo delle specie xilofaghe.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 21/02/2019, 19:15 
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Nome: Luca Bodei
Occupandomene, se pur in maniera discontinua e non sempre nella maniera giusta, una forte rarefazione l'ho notata sopratutto nelle famiglie Caraboidea e Scarabaeoidea...tra le cause papabili, penso si ai cambiamenti climatici, ma anche a tutte quelle sostanze, veleni, che l'essere umano sparge in ogni dove nell'angolo della terra, avete presente anche i soli fanghi di depurazione?...Ormai l'acqua è acida, la terra lo diventa di conseguenza e perfino nelle fatte del bestiame, dove gli stercorari una volta abbandavano, ma veramente, ora, se non proprio per le specie più robuste, sono in netto e inesorabile calo, probabilmente anche tutti quegli antibiotici che usano per 'bombardare'' gli animali, sin da piccoli, in qualche modo inficia le deiezioni animali e di riflesso anche tutta la microfauna ad esse legata, se non ci sara' una veloce inversione di marcia, credo che ormai non ci sia più nulla da fare, tra qualche decennio,(o forse anche prima) avremo in collezione, specie praticamente estinte, anche se risultavano comuni nel momento delle raccolte.
La domanda sarebbe...cosa possiamo fare? L'entomologia e tutto ciò che ci gira intorno,non importa quasi a nessuno, se non proprio a noi entomologi e a qualche ''aficionados''... :hi:

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Tc70


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MessaggioInviato: 21/02/2019, 20:12 
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Nome: Maurizio Gigli
Non è detto, comunque. Teniamo conto che ci sono variazioni numeriche nelle popolazioni, imprevedibili quanto, a volte, spettacolari.

Ricordo che qualche decennio fa si riteneva praticamente estinto Carabus cavernosus sull'Appennino. Poi negli anni 80 è improvvisamente ricomparso a Campo Imperatore. Così comune che era difficile evitare di schiacciarli camminando nei prati o passando in macchina sulla strada. Poco tempo dopo, scomparso quasi completamente di nuovo.

Altro caso. Da ragazzetto trovavo comunemente i Cheironitis furcifer, qua e là nel Lazio, e i Gymnopleurus erano comunissimi in alcuni posti. Nel prato di fronte a casa mia ne volavano e camminavano a centinaia. Per decenni non ne ho più trovato uno (eccetto un C. furcifer mezzo scassato a Tolfa). Poi, nel 2017, a Maccarese, dove vado da 50 anni e non ne vedevo da tempo immemorabile, ho ritrovato i primi Cheironitis, e neanche il furcifer, bensì l'irroratus, ritrovamento insolito per il Lazio. E alla fine dell'estate scorsa, sempre a Maccarese, un sacco di C. furcifer e di Gymnopleurus, apparentemente ricomparsi dal nulla. Mi sembrava di essere tornato ai tempi in cui avevo 15 anni.

Sempre l'anno scorso, ho finalmente ritrovato la Lamia textor, specie un tempo frequente, ma in fortissima rarefazione da qualche decennio. E diverse altre specie che non sto a citare.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 22/02/2019, 23:59 
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Località: Bellano (LC)
Nome: Martino Salvetti
Si tratta di un argomento molto interessante che andrebbe approfondito magari con censimenti ripetuti negli anni.
Sto leggendo il lavoro originale che ha dato luogo a queste notizie online: Worldwide decline of entomofauna: a review of its drivers. Di Francisco Sanchez-Bayo e Kris A.G. Wychuys, pubblicato su Biological conservation.
Sono citati diversi lavori, alcuni fatti anche in Europa, es. in Germania, soprattutto su Lepidotteri e Coleotteri, e vengono citate le specie particolarmente minacciate e le percentuali di riduzione nel tempo. Di alcune aree comunque non ci sono dati (es. Africa).
Pur apparendo molto catastrofista, in effetti in questo articolo ci sono cose che fanno riflettere. Le cause sarebbero appunto espansione delle aree agricole a discapito di quelle naturali, urbanizzazione ecc.
Da entomologo-agronomo mi sorge però spontanea questa riflessione: la chimica usata in agricoltura deve aver avuto un ruolo più importante nella riduzione delle specie e delle popolazioni, qualche decennio fa, quando si faceva uso di un maggior numero di molecole ad ampio spettro (metyl-parathion, endosulfan, azinfos metile ecc.), e soprattutto se ne faceva uso in maggior numero (4-10 volte all'anno nei meleti),non sapendo cosa fosse la lotta guidata e poi integrata, mentre oggi, non che non se ne faccia uso, ma lo si fa in modo almeno più oculato. Certo è un argomento complesso che presenta diversi aspetti non facilmente standardizzabili e monitorabili.
Come esperienza personale, posso confermare comunque , almeno "a naso", che anche nelle province di Sondrio e Lecco, nei suoi ambienti tipici, capita sempre più raramente di trovare Lamia textor, pur frequentando assiduamente aree nelle quali un tempo era discretamente comune.
Mi piacerebbe leggere altre opinioni su questo argomento, che ha anche altri aspetti:
ad es. quale può essere l'impatto negativo dell'utilizzo di parassitoidi per controllo biologico di specie aliene? (es.gli ipotetici lanci in seguito ad allevamenti di Anastatus bifasciatus contro Halyomorpha halys?). essendo un parassitoide indigeno generalista quali sono i rischi di riduzione delle popolazioni dei i pentatoidi nostrani? :?
:hi:


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MessaggioInviato: 23/02/2019, 0:33 
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Località: MILANO
Nome: FABIO SERENI
Anch'io ho pensato che l'uso diminuito in agricoltura di alcune sostanze nefaste negli ultimi anni debba riflettersi per forza di cose positivamente in natura e quindi anche sull'entomofauna. D'altra parte, non mi sento di escludere che alcuni componenti chimici utilizzati magari da non molti anni e tuttora in uso in agricoltura possano essere addirittura peggiori di altri non più in uso..parlando poi di allevamenti animali, questi sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi decenni causando danni gravissimi...se non altro, proprio oggi ho letto una buona notizia. Pare che in un'isola dell'Indonesia abbiano ri-scoperto una specie di ape, chiamata ape gigante di Wallace - la più grande specie di ape conosciuta, ho letto -, di cui non si avevano più ritrovamenti da 38 anni....
:hi:
Fabio

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Fabio Sereni


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MessaggioInviato: 23/02/2019, 1:20 
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Nome: Tommaso Lisa
Forse gli insetti scompaiono, oltre che in natura, prima ancora negli occhi di chi guarda. Probabilmente, conducendo noi tutti esistenze sempre più cittadine e urbanizzate, ci risulta più difficile vederli, anche durante le cacce mirate, ma spesso confinate nel solo fine settimana. Ho potuto personalmente constatare questo fatto: possedendo una casa in campagna, in più di una occasione, durante brevi soggiorni gli insetti sembravano scomparsi. Prolungando invece la vita all'aria aperta, intensificando le passeggiate, allenando l'occhio e frequentando posti meno antropizzati sono ritornate inaspettatamente a farmi visita specie della mia infanzia. Ero semplicemente io a saperle vedere. Non credo esistano così tanti entomologi capillarmente diffusi sul territorio da testimoniare i ciclici e naturali flussi di comparsa/scomparsa delle specie. Tuttavia stiamo parlando di uno studio mirato e statistico, che riporta come dato di fatto misurabile e misurato che in certe parti del pianeta la biodiversità si sta riducendo vertiginosamente. Certo, se gli insetti poi si estingueranno, o meglio ridurranno drasticamente la loro varietà, sarà sempre comunque solo ai nostri occhi, in quanto siamo noi a nominarli. Prima di Linneo si può dire piuttosto chiaramente che le specie non esistessero, se non come elementi esornativi, simbolici o allegorici nelle opere d'arte. La scoperta delle specie è stata fatta dall'uomo, e mancherà all'uomo, prima ancora che alla natura, la possibilità di nominarle, e quindi di avere un pensiero complesso, con molti nomi. Sopravviveremo come specie umana anche circondati da sole blatte e zanzare, ma una volta persi per esempio i Cleridi la nostra esistenza di specie culturale sarà infinitamente più povera.

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Tommaso Lisa

"La realtà non è direttamente sé stessa, essa si presenta attraverso la sua incompleta o fallita simbolizzazione."
Slavoj Žižek


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MessaggioInviato: 23/02/2019, 15:39 
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Località: milano
Nome: maurizio pavesi
Tommaso Lisa ha scritto:
... Sopravviveremo come specie umana anche circondati da sole blatte e zanzare, ma una volta persi per esempio i Cleridi la nostra esistenza di specie culturale sarà infinitamente più povera.

una volta che saremo circondati da sole blatte e zanzare, il fatto che come specie sopravvivremo non lo darei così per scontato :?

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MessaggioInviato: 23/02/2019, 16:52 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
Tommaso Lisa ha scritto:
Forse gli insetti scompaiono, oltre che in natura, prima ancora negli occhi di chi guarda. Probabilmente, conducendo noi tutti esistenze sempre più cittadine e urbanizzate, ci risulta più difficile vederli, anche durante le cacce mirate, ma spesso confinate nel solo fine settimana. .


Non proprio. Vero è che ho meno tempo di una volta, e la vista non è più quella dei quindici anni, ma ti assicuro che quando sono in giro ormai è ben difficile che qualche essere con sei zampe passi inosservato. Credo di avere sviluppato le antenne, ormai.

......,.................

Se parliamo di territori prima in condizioni più o meno naturali e ora urbanizzati o coltivati, non c'è da meravigliarsi di un forte calo della biodiversità degli insetti, e non solo. Non erano certo necessari studi scientifici per capire questo. Il problema è quando la riduzione la si osserva in posti rimasti sostanzialmente simili, o addirittura "migliorati" nel corso del tempo. Ad esempio, il Lazio, se escludiamo le zone suburbane (ad esempio la periferia di Roma), è sensibilmente "più naturale" oggi che 50 anni fa. Molte zone coltivate sono state abbandonate, diventando prima incolti più o meno xerici, poi cespuglieti, boscaglie ed infine boschi. A volte con presenza di piante alloctone, ma più spesso col ripristino di una vegetazione pseudonaturale.
Eppure l'entomofauna spesso non ha seguito lo stesso andamento.

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MessaggioInviato: 20/02/2020, 11:29 
 

Iscritto il: 26/06/2011, 9:07
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Nome: adriano cazzuoli
San Biagio, 20 febbraio

Stiamo parlando di un argomento molto interessante ma anche molto complesso, di quelli che richiederebbe migliaia di dati e forse di entomologi. Sappiamo che tutti gli animali, soprattutto quelli dalle generazioni numerose, hanno ampie fluttuazioni naturali, difficili da comprendere e da distinguere da quelle indotte dall'uomo. Il 2019, per esempio, ha visto nel mio territorio un vero boom di arvicole, talpe, topi e ratti, come nel 2009 e nel 2000. Segue un anno in cui una sorta di epidemia li elimina quasi tutti - potevo osservare un cadavere, in primavera, ogni dieci metri - e infine, in due o tre anni, le popolazioni si ristabiliscono. Succede anche per molti insetti. Io sto monitorando i calcidoidei da 31 anni, e posso dire che nelle zone umide di pianura sono calati di poco, ma quasi tutti, mentre nella fascia xerofita appenninica si sono più che dimezzati, ma penso anche che la causa principale sia l'incremento di caprioli di dieci volte, che brucano e calpestano l'erba in modo quasi distruttivo (molti calcidoidei dipendono da ditteri, coleotteri ed imenotteri dei culmi e da galle di piante erbacee; i parassiti di xilofagi non sono praticamente diminuiti).
Quanto ad Anastatus bifasciatus, sono stato tra gli agronomi che hanno raccolto ed osservato 4000 ovature di Pentatomidae, in prevalenza Halyomorpha. Le sue uova hanno un volume almeno doppio di quelle delle nostre cimici (infatti anche i Trissolcus cinesi sono molto più grandi dei nostri), e questo favorisce una specie più grande come appunto lo è Anastatus bifasciatus, che parassita più del 30% delle prime e meno del 5% delle seconde, dalle quali riesce a sfarfallare soltanto qualche minuscolo maschio,
Trovato anche Acroclisoides sinicus, calcidoideo specifico di Halyomorpha. I parassitoidi sono generalmente molto specifici, anche quelli piuttosto polifagi sono comunque meglio di un fosforganico o di un neonicotinoide.
Del resto, qualcosa bisognerà pur fare. Io sono per mangiare la frutta come viene, insetti compresi, ma vai tu a spiegarlo a qualche miliardo di homo (poco) sapiens.

Adriano cazzuoli


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MessaggioInviato: 23/02/2020, 17:59 
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Iscritto il: 09/11/2010, 19:52
Messaggi: 4508
Località: Brescia
Nome: Luca Bodei
A fronte di tutte queste utili ipotesi e dati, sarebbe interessante che periodicamente negli anni a venire, ognuno di noi provi a mettere le sue impressioni della propria stagione entomologica e o agraria ogni anno qui sul forum, in modo che si possano aver riscontri, impressioni, che potrebbero portare ad una, se pur parziale, risposta...che i danni umani siano una causa, non ci piove, ma scoprire altre cause, non facendo solo ipotesi, sarebbe un bell'argomento per tutti... :hi:

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MessaggioInviato: 14/03/2020, 21:10 
 

Iscritto il: 21/10/2017, 16:59
Messaggi: 19
Nome: Jesse Mendelssohn
Il fenomeno è di sicuro multifattoriale, in una meta-analisi uscita di recente si è evidenziato come le popolazioni di lepidotteri in Scandinavia siano cambiate a seconda del numero di piante ospiti: le specie che diminuivano o sparivano erano quasi sempre mono- o oligofaghe, mentre le specie più polifaghe addirittura tendevano ad aumentare.
Lo stesso studio evidenza un simile trend un po' in tutti gli Ordini: tante specie specialiste in diminuzione o sparizione, poche specie generaliste in aumento.
Un'altra correlazione era legata alla fase svernante: le specie che svernano da immature (larva o pupa) sono diminuite molto più di quelle con fase svernante adulta. Questo pare suggerire che il cambiamento climatico, che sta rendendo gli inverni sempre meno freddi, possa essere una causa preponderante insieme alla semplificazione degli habitat.

A questo punto chiedo agli entomologi "senior" (ahimè io sono solo un ragazzino): quali sono delle specie di insetti che invece avete visto aumentare nel corso dei decenni?
Qualche tempo fa pubblicai, preoccupato, una discussione sullo stato di conservazione di Vespa crabro, ricevendo varie risposte pressoché unanimi: non solo non pare diminuita, ma sarebbe una delle poche specie che invece sono aumentate rispetto al passato.

Quali potrebbero essere secondo voi altri esempi?
Mi interesserebbe sopratutto conoscere informazioni riguardo gli imenotteri predatori, dal momento che nessuno studio pare fornire dati precisi riguardo le loro popolazioni e il loro declino. Immagino che le specie sociali siano rimaste piuttosto comuni, molte di esse sono sinantropiche, quindi presumo siano probabilmente anche aumentate, vedi Polistes dominula e Vespula germanica. Ma le specie solitarie?

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I cannot persuade myself that a beneficent and omnipotent God would have designedly created Ichneumonids with the express intention of their feeding within the living bodies of Caterpillars.
Charles R. Darwin - Letters from Asa Gray


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