Più la guardo più mi sembra
Platyperigea kadenii insularis (Hacker, 2004)... Ma le tieni o le fotografi solo? Con una dissezione non sarebbe difficile determinarla...
Comunque, sapevo che prima o poi saremmo arrivati a questo punto: prendiamo il toro per le corna ed affrontiamo le
Caradrina! In realtà da tempo ho avviato un progetto volto alla chiarificazione delle Caradrine italiane assieme a Valerio e pensavamo di coinvolgere gli amici del forum nella richiesta e mappatura del materiale. Volevamo giusto avere qualche certezza in più prima di ufficializzare la discussione. Direi che oramai, dopo diverse centinaia di dissezioni, quasi ci siamo, anche se rimangono dei dubbi su alcuni taxa, e poi in ogni caso bisognerebbe determinare la distribuzione completa delle varie specie in Italia. Le novità non sono poche, ma premetto che tutto quanto leggerete è ancora inedito, quindi NON ha validità nomenclaturale (e poi è ovviamente criticabile e discutibile come ogni affermazione scientifica).
Ecco la situazione in Italia quale ci risulta oggi, specie per specie, esclusivamente sulla base di materiale esattamente verificato. Per semplicità usiamo qui i sottogeneri ancora come generi, anche perché poi francamente le differenze strutturali nei genitali sono molto forti. Usiamo le sottospecie presenti in Italia, laddove ve ne siano di segnalate nella letteratura scientifica, anche se spesso si tratta di taxa di limitata significatività.
Specie italiane:
Caradrina morpheus morpheus (Hufnagel, 1766) – Italia continentale e Sicilia
Platyperigea terrea (Freyer, [1839]) – Alpi
Platyperigea proxima proxima (Rambur, 1837) – Sardegna
Platyperigea proxima rufostigmata Rothschild, 1914 – Sicilia
Platyperigea kadenii kadenii (Freyer, [1836]) – Tutta Italia, Sardegna esclusa
Platyperigea kadenii insularis (Hacker, 2004) – Sardegna
Platyperigea aspersa aspersa (Rambur, 1834) – Tutta Italia
Platyperigea montana rougemonti (Spuler, 1908) – Alpi
Boursinidrina germainii germainii (Duponchel, 1835) – Coste della Penisola, Sicilia e Sardegna
Eremodrina vicina castrensis Berio, 1981 – Qua e là nella Penisola, Sicilia
Eremodrina gilva gilva (Donzel, 1837) – Italia continentale
Eremodrina flava flava (Oberthür, 1876) – Toscana e Sardegna
Paradrina clavipalpis clavipalpis (Scopoli, 1763) – Tutta Italia
Paradrina flavirena flavirena (Guenée, 1852) – Tutta Italia
Paradrina selini selini (Boisduval, 1840) – Italia continentale e Sicilia (ne dobbiamo ancora vedere di sicure della Sardegna)
Paradrina fuscicornis fuscicornis (Rambur, 1832) – Sardegna
Paradrina wullschlegeli wullschlegeli (Püngeler, 1903) – Alpi
Misteri:Paradrina noctivaga noctivaga (Bellier, 1863) – Da escludere altrove in Italia, potrebbe effettivamente essere presente in Sardegna, dove è stata segnalata con chiarezza da diversi autori, tra cui Boursin, il quale era certamente uno che di Caradrine se ne intendeva. Tuttavia, non è mai stata veramente riconfermata con segnalazioni raffiguranti l’endofallo. Di distinzione quasi impossibile esternamente da alcune forme di
P. flavirena, abbiamo dissezionato decine di esemplari sardi ma tutti si sono sempre dimostrati
flavirena.
Paradrina abruzzensis abruzzensis (Draudt, 1933) – Nonostante decenni di ricerche su tutti i gruppi montuosi dell’Appennino Centrale da parte nostra e di amici e colleghi, non l’abbiamo mai trovata. Tutte le volte che abbiamo dissezionato esemplari perfettamente corrispondenti a quelli illustrati come
abruzzensis nella letteratura scientifica oppure sul web questi si sono sempre dimostrati essere
P. selini. Anche la distribuzione generale della specie, cioè Abruzzo, Madonie e Iran, ci sembra abbastanza insolita. Abbiamo perciò il dubbio che i pochissimi esemplari italiani così determinati sulla base dei genitali, tra i quali anche i tipi, portino cartellini con errate indicazioni di località. Ci piacerebbe molto vedere delle vere
abruzzensis italiane.
Principali novità:
Paradrina levantina levantina (Hacker, 2004) – Segnalata per il Sud Italia e la Sicilia, riteniamo che questa specie non sia valida (o almeno non lo siano le popolazioni italiane) e che si tratti esclusivamente di esemplari di seconda generazione particolarmente piccoli di
P. flavirena sviluppatisi in annate ed in luoghi particolarmente aridi del sud. Anche nelle zone calde litoranee dell’Italia Centrale gli individui di seconda generazione sono più piccoli di quelli della prima in modo statisticamente significativo, facendo con ciò pensare ad un trend graduale di riduzione delle dimensioni associato all’incremento delle condizioni di aridità da parte della generazione le cui larve devono svilupparsi in piena estate. Abbiamo esaminato individui veramente microscopici della Puglia e della Sicilia ed i loro apparati copulatori coincidono sempre perfettamente con
P. flavirena. Anche dalla descrizione originale non si evince alcuna differenza significativa rispetto a
P. flavirena, ma non avendo a disposizione esemplari del Mediterraneo Orientale al momento non ci pronunciamo espressamente su queste popolazioni. Poiché però i reperti sono sempre tardo-estivi o autunnali e di zone molto calde di bassa quota, supponiamo che alla base vi sia sempre lo stesso fenomeno.
I rapporti di abbondanza tra
Paradrina flavirena flavirena (Guenée, 1852),
P. selini selini (Boisduval, 1840) e
P. suscianja suscianja von Mentzer, 1981. Per oltre un secolo i lepidotterologi hanno determinato le Caradrine assegnando gli individui con segni distintivi sulle ali alle varie specie ben caratterizzate nel pattern ed attribuendo tutti i rimanenti a
selini. Ad esempio, venivano considerate
flavirena solo quelle con ali anteriori di colore marrone abbastanza scuro e la macchia reniforme chiaramente costellata da evidenti bolle dorate. E’ evidente che col tempo
P. selini è giunta ad essere un contenitore-spazzatura in cui sono confluiti esemplari eterogenei d’ogni tipo, chiaramente non conspecifici, nonché la Caradrina più comune, diffusa e variabile d’Italia (e non solo). Dai nostri studi risulta invece che è
P. flavirena la Caradrina più abbondante e variabile italiana, potendosi annoverare tra di essa anche infiniti esemplari di colore beige e con reniforme priva di bolle dorate, più o meno stretta e/o scura, e con una distribuzione altitudinale che va dalla costa alla montagna.
Paradrina selini, al contrario, è una specie abbastanza localizzata, preferenzialmente anche se non esclusivamente in aree montane. Insomma, il concetto di
flavirena va allargato ed “invade” gran parte di quello che per lungo tempo è stato considerato proprio di
selini; di conseguenza, quello di
selini va ristretto, o meglio immaginando una distribuzione continua dei fenotipi delle specie, quello di
selini si restringe dal lato di
flavirena ma si estende in direzione opposta a comprendere al suo interno anche
Paradrina suscianja. Infatti, quest’ultima non ci risulta distinta da
P. selini (anche se l’ho segnalata io stesso per l’Italia, quando però il comune concetto di
selini era più spostato a comprendere anche individui che oggi sappiamo essere
flavirena).
Specie da confermare:
Kalchbergiana ingrata ingrata (Staudinger, 1897). Segnalata per la Sicilia, isola compatibile con l'areale generale della specie, non ne abbiamo visto esemplari. Presente anche nelle Alpi extra-italiane, prima o poi potrebbe essere reperita in qualche nostra località alpina.
Specie da escludere dalla fauna italiana (salvo sorprese...):
Platyperigea albina albina (Eversmann, 1848)
Platyperigea petraea petraea (Tengström, 1869) (=
grisea Eversmann, 1848)