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Riflessioni sul concetto di specie...



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 Oggetto del messaggio: Riflessioni sul concetto di specie...
MessaggioInviato: 04/01/2014, 19:52 
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Iscritto il: 09/06/2012, 20:57
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Nome: Daniele Maccapani
Ultimamente mi sono ritrovato a riflettere sul signifacato biologico di specie. Ok, un insieme di individui effettivamente o potenzialmente capaci di ripodursi dando alla luce prole fertile, ma... :? (chiaramente ora sto pensando in particolare agli eumetazoi; lasciamo stare almeno per ora batteri, piante e quant'altro, dove questa definizione si applica male o non si applica proprio.)
Questa definizione vale se guardiamo agli organismi attualmente viventi, presenti sul pianeta adesso; se passiamo a una visione evolutiva della vita, in cui ogni popolazione di ogni specie cambia gradualmente nel tempo, come si fa a stabilire i limiti temporali di una specie? Cioè, immaginando di vedere una sequenza di foto di individui l'uno figlio dell'altro, di migliaia di generazioni successive, come facciamo a puntare il dito su uno di loro e dire "i tuoi ascendenti fino a tuo padre appartengono alla specie A, tu e i tuoi discendenti siete la specie B"?
Immagino che la risposta sia: è impossibile, non si potrebbe fare. Assegnamo un fossile a una specie e il suo discendente a un'altra solo perchè conosciamo solo quei due rami dell'albero evolutivo. Ma se trovassimo anche i fossili di tutti i loro "anelli di congiunzione", non saremmo in grado di stabilire il "limite" fra le due o più specie diverse.
Ma a questo punto mi viene da fare un commento: si usa (giustamente) dire che fra tutte le categorie tassonomiche l'unica che ha davvero senso è la specie, e le altre sono solo categorie di comodo; ma questo è forse vero per il tassonomo... Per l'evoluzionista mi sembra che anche la specie sia una categoria di comodo! Sbaglio fin qua? :oops:

Ammettiamo di accettare questa approssimazione (conosciamo pochi stadi dell'evoluzione e li assegnamo a specie diverse, perchè sono fra loro molto diversi, ma sapendo che in realtà non potremmo stabilire un valido limite fra le due).
Mi viene da pensare che forse c'è un modo per stabilire, almeno in alcuni casi, un vago limite, anche se di sicuro non preciso in modo assoluto. Mi sembra assodato che l'evoluzione non procede in modo graduale e costante, ma che ha forti accelerazioni in casi di grandi sconvolgimenti nelle condizioni ambientali (cambiamenti climatici, deriva dei continenti, arrivo di nuovi predatori, competitori, ecc.), per poi rallentare quando si stabilizzano tali condizioni su un nuovo equilibrio.
In condizioni di equilibrio la variazione è poca e dunque, in genere, la specie rimane quella.
In condizioni di variazione, la variazione accelera e cambiano le specie.
Se in due condizioni di equilibrio troviamo due specie diverse, il limite fra le due si trova "da qualche parte" durante i mutamenti ambientali.
Dunque è durante i mutamenti che la speciazione accelara e non si riesce più a dire quando c'è una specie e quando appare l'altra; a distanza di poche generazioni si trovano già notevoli differenze fra gli individui. So di avere generalizzato e semplificato troppo, ma... In linea di massima questo è corretto?

Ultima parte: senz'altro in ogni momento storico da qualche parte ci sono condizioni di profondo mutamento ambientale... Dove l'evoluzione accelera moltissimo. Mi viene da pensare ai tanti casi in cui sul forum vediamo e leggiamo di "gruppi di specie" molto simili fra loro, con areali più o meno sovrapposti, che neanche i più grandi specialisti riescono a discriminare con sicurezza. Non possono essere semplicemente delle entità che stanno attualmente "speciando", visibilmente diverse fra loro, ma con confini tutt'altro che netti? Come se fossero ancora una stessa entità tassonomica, ma comprendente diverse entità non ancora ben diversificate?
Se è così, il codice di nomenclatura zoologica non dovrebbe avere una visione un po' più evolutiva, dinamica, delle specie? Cioè considerare due diversi "tipi di entità", approssimabili alla specie: uno "statico" (la specie come è intesa attualmente), riferito ai taxa ben differenziati e individuabili in modo chiaro e sicuro, perchè attualmente non sta evolvendo in modo significativo, e uno "dinamico" (che non so come si potrebbe chiamare... Forse è approssimabile al gruppo di specie simili fra loro), riferito ai taxa che non sono una sola specie perchè troppo variabili, ma che non sono "ancora" distinguibili con certezza come diverse specie.
Cioè.. In quest'ultimo caso, anzichè diventare pazzi a discernere specie che magari non esistono nemmeno (ancora), e vedere specialisti con opinioni diverse sbranarsi fra loro per decidere quali e quante specie esistono in quel "gruppo". Non si potrebbe dare un nome a quell'entità nel suo complesso, e basta? Un nome non riconducibile a una specie, ma a "qualcosa" che non è più una sola specie, ma non ancora più specie diverse... Qualcosa che sta cambiando velocemente (in termini evolutivi), e che con l'attuale codice di nomenclatura non si sa a cosa attribuire. (o magari si :roll: ditemelo voi :oops: )
Ho detto una cosa tanto assurda? :oooner:

Argh, sono stato lunghissimo! Chiedo scusa! :sick: :cry:

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"Lasciate questo mondo un po' migliore di come lo avete trovato" (Sir Robert Baden Powell)
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MessaggioInviato: 04/01/2014, 19:55 
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Iscritto il: 22/12/2009, 13:31
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Nome: Francesco Izzillo
Daniele Maccapani ha scritto:
Ultimamente mi sono ritrovato a riflettere sul signifacato biologico di specie. Ok, un insieme di individui effettivamente o potenzialmente capaci di ripodursi dando alla luce prole fertile, ma... :? (chiaramente ora sto pensando in particolare agli eumetazoi; lasciamo stare almeno per ora batteri, piante e quant'altro, dove questa definizione si applica male o non si applica proprio.)
Questa definizione vale se guardiamo agli organismi attualmente viventi, presenti sul pianeta adesso; se passiamo a una visione evolutiva della vita, in cui ogni popolazione di ogni specie cambia gradualmente nel tempo, come si fa a stabilire i limiti temporali di una specie? Cioè, immaginando di vedere una sequenza di foto di individui l'uno figlio dell'altro, di migliaia di generazioni successive, come facciamo a puntare il dito su uno di loro e dire "i tuoi ascendenti fino a tuo padre appartengono alla specie A, tu e i tuoi discendenti siete la specie B"?
Immagino che la risposta sia: è impossibile, non si potrebbe fare. Assegnamo un fossile a una specie e il suo discendente a un'altra solo perchè conosciamo solo quei due rami dell'albero evolutivo. Ma se trovassimo anche i fossili di tutti i loro "anelli di congiunzione", non saremmo in grado di stabilire il "limite" fra le due o più specie diverse.
Ma a questo punto mi viene da fare un commento: si usa (giustamente) dire che fra tutte le categorie tassonomiche l'unica che ha davvero senso è la specie, e le altre sono solo categorie di comodo; ma questo è forse vero per il tassonomo... Per l'evoluzionista mi sembra che anche la specie sia una categoria di comodo! Sbaglio fin qua? :oops:

Ammettiamo di accettare questa approssimazione (conosciamo pochi stadi dell'evoluzione e li assegnamo a specie diverse, perchè sono fra loro molto diversi, ma sapendo che in realtà non potremmo stabilire un valido limite fra le due).
Mi viene da pensare che forse c'è un modo per stabilire, almeno in alcuni casi, un vago limite, anche se di sicuro non preciso in modo assoluto. Mi sembra assodato che l'evoluzione non procede in modo graduale e costante, ma che ha forti accelerazioni in casi di grandi sconvolgimenti nelle condizioni ambientali (cambiamenti climatici, deriva dei continenti, arrivo di nuovi predatori, competitori, ecc.), per poi rallentare quando si stabilizzano tali condizioni su un nuovo equilibrio.
In condizioni di equilibrio la variazione è poca e dunque, in genere, la specie rimane quella.
In condizioni di variazione, la variazione accelera e cambiano le specie.
Se in due condizioni di equilibrio troviamo due specie diverse, il limite fra le due si trova "da qualche parte" durante i mutamenti ambientali.
Dunque è durante i mutamenti che la speciazione accelara e non si riesce più a dire quando c'è una specie e quando appare l'altra; a distanza di poche generazioni si trovano già notevoli differenze fra gli individui. So di avere generalizzato e semplificato troppo, ma... In linea di massima questo è corretto?

Ultima parte: senz'altro in ogni momento storico da qualche parte ci sono condizioni di profondo mutamento ambientale... Dove l'evoluzione accelera moltissimo. Mi viene da pensare ai tanti casi in cui sul forum vediamo e leggiamo di "gruppi di specie" molto simili fra loro, con areali più o meno sovrapposti, che neanche i più grandi specialisti riescono a discriminare con sicurezza. Non possono essere semplicemente delle entità che stanno attualmente "speciando", visibilmente diverse fra loro, ma con confini tutt'altro che netti? Come se fossero ancora una stessa entità tassonomica, ma comprendente diverse entità non ancora ben diversificate?
Se è così, il codice di nomenclatura zoologica non dovrebbe avere una visione un po' più evolutiva, dinamica, delle specie? Cioè considerare due diversi "tipi di entità", approssimabili alla specie: uno "statico" (la specie come è intesa attualmente), riferito ai taxa ben differenziati e individuabili in modo chiaro e sicuro, perchè attualmente non sta evolvendo in modo significativo, e uno "dinamico" (che non so come si potrebbe chiamare... Forse è approssimabile al gruppo di specie simili fra loro), riferito ai taxa che non sono una sola specie perchè troppo variabili, ma che non sono "ancora" distinguibili con certezza come diverse specie.
Cioè.. In quest'ultimo caso, anzichè diventare pazzi a discernere specie che magari non esistono nemmeno (ancora), e vedere specialisti con opinioni diverse sbranarsi fra loro per decidere quali e quante specie esistono in quel "gruppo". Non si potrebbe dare un nome a quell'entità nel suo complesso, e basta? Un nome non riconducibile a una specie, ma a "qualcosa" che non è più una sola specie, ma non ancora più specie diverse... Qualcosa che sta cambiando velocemente (in termini evolutivi), e che con l'attuale codice di nomenclatura non si sa a cosa attribuire. (o magari si :roll: ditemelo voi :oops: )
Ho detto una cosa tanto assurda? :oooner:

Argh, sono stato lunghissimo! Chiedo scusa! :sick: :cry:

Cavolo, hai superato Julodis in prolissità. Non credevo fosse possibile, almeno fra gli umani! :gh:
P.S.: come vedi le coccinelle stanno danneggiando anche te! :lol1:

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Francesco Izzillo


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Nome: Luca Bodei
Bhe anche i nostri antenati scimmia,(cosi si dice) eran di specie A e noi di specie B....c'è stata un evoluzione,chissà evolvendoci come sarà l'essere umano fra 5.000 anni....sicuramente spariranno certe caratteristiche in noi che non serviranno più per vivere...chi lo sa...chi vivrà ,vedrà... :hi:

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Tc70 ha scritto:
...chi lo sa...chi vivrà ,vedrà... :hi:

Ok, quando vedrò ... e-mail o posto nel forum?

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L'oca è ritenuto l'animale simbolo della stupidità, a causa delle sciocchezze che gli uomini hanno scritto con le sue penne.


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Nome: Luca Bodei
Livio ha scritto:
Tc70 ha scritto:
...chi lo sa...chi vivrà ,vedrà... :hi:

Ok, quando vedrò ... e-mail o posto nel forum?


Prima bisogna evovelrsi....arrivando alla vita eterna.... :D :hi:


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Nome: Livio Mola
Tc70 ha scritto:
Livio ha scritto:
Tc70 ha scritto:
...chi lo sa...chi vivrà ,vedrà... :hi:

Ok, quando vedrò ... e-mail o posto nel forum?


Prima bisogna evovelrsi....arrivando alla vita eterna.... :D :hi:


Daiiii, esagerato! 5000 anni possono bastare ...

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MessaggioInviato: 04/01/2014, 20:23 
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Nome: Luca Bodei
Livio ha scritto:
[Prima bisogna evovelrsi....arrivando alla vita eterna.... :D :hi:

Daiiii, esagerato! 5000 anni possono bastare- ...[/quote]


:gh: :gh: :gh: :hi: :birra:

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MessaggioInviato: 04/01/2014, 20:45 
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Nome: Daniele Maccapani
f.izzillo ha scritto:
Cavolo, hai superato Julodis in prolissità. Non credevo fosse possibile, almeno fra gli umani! :gh:

Sono l'evoluzione di Julodis!! :hp: :hp: (mi spiace per lui, la sua specie sta facendo una brutta fine... :gh: )

Tc70 ha scritto:
Bhe anche i nostri antenati scimmia,(cosi si dice) eran di specie A e noi di specie B....c'è stata un evoluzione,chissà evolvendoci come sarà l'essere umano fra 5.000 anni....sicuramente spariranno certe caratteristiche in noi che non serviranno più per vivere...chi lo sa...chi vivrà ,vedrà... :hi:

Già... Ma tornando indietro nel tempo, sapremmo individuare il primo Homo sapiens sapiens, figlio dell'ultimo... Ehm... Ora non ricordo cosa veniva prima! :no1: :to:
No, perchè una specie non ha dei limiti così precisi. Ma allora, in ambito evolutivo, che significato ha parlare di specie? :D
(Ecco... Per la gioia dell'Izzillo e, penso di tutti, ho sintetizzato in una frase il mio precedenta papiro! :sma: :lol: )

:hi:

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MessaggioInviato: 04/01/2014, 21:10 
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Nome: Roberto A. Pantaleoni
Una cosa alla volta:
distingui l'anagenesi dalla cladogenesi (vedi in rete i significati).
Molti non considerano la prima una vera speciazione.

Roberto :to:

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verum stabile cetera fumus


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MessaggioInviato: 04/01/2014, 21:23 
 
il concetto di specie è arbitrario e creato da noi ma in fervente uso da oltre 250 anni


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MessaggioInviato: 04/01/2014, 21:34 
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Iscritto il: 02/02/2009, 23:32
Messaggi: 5642
Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
hutia ha scritto:
il concetto di specie è arbitrario e creato da noi ma in fervente uso da oltre 250 anni

Non è assolutamente vero, o per lo meno io la penso al contrario !
Roberto :to:

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verum stabile cetera fumus


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MessaggioInviato: 04/01/2014, 22:33 
 
e perchè su un sacchissimo di specie non ci si trova d'accordo quasi mai e perchè in alcuni gruppi certe differenze sono considerate sufficientemente valide per attribuire la speciazione e in altri il contrario?
questo per me è uan cosa arbitraria (caotica) al massimo...ma magari mi sbaglio e allora mi farebbe un sacco piacere sapere anche le tue motivazioni


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MessaggioInviato: 04/01/2014, 22:43 
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Iscritto il: 02/02/2009, 23:32
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Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
Lunghetto (ed impegnativo) come discorso.

Roberto :to:

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MessaggioInviato: 04/01/2014, 22:45 
 
risposta che mi aspettavo :lov1:


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MessaggioInviato: 05/01/2014, 0:02 
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Nome: Maurizio Gigli
Hemerobius ha scritto:
hutia ha scritto:
il concetto di specie è arbitrario e creato da noi ma in fervente uso da oltre 250 anni

Non è assolutamente vero, o per lo meno io la penso al contrario !
Roberto :to:

hutia ha scritto:
e perchè su un sacchissimo di specie non ci si trova d'accordo quasi mai e perchè in alcuni gruppi certe differenze sono considerate sufficientemente valide per attribuire la speciazione e in altri il contrario?
questo per me è uan cosa arbitraria (caotica) al massimo...ma magari mi sbaglio e allora mi farebbe un sacco piacere sapere anche le tue motivazioni

Il concetto di specie non è affatto arbitrario. E' però arbitrario il modo in cui viene applicato in pratica.
Noi diciamo che Anthaxia semicuprea e Anthaxia suzannae sono due specie diverse per differenze (piccole) nella morfologia e per diverse piante ospiti, oppure consideriamo due sottospecie della stessa specie Trypocopris pyraeneus splendens e cyanicolor, ma qualcuno ha mai controllato se vi è libero scambio genico o no? Purtroppo nella realtà dei fatti si può fare solo per un esiguo numero di taxa, per tutti gli altri ci si basa sulle differenze morfologiche, etologiche, ecc., che siamo in grado di osservare, e questo rende la specie come viene considerata soprattutto da noi entomologi non sempre corrispondente a quella definita dal concetto di specie. Da qui anche il fatto che in certi gruppi determinate differenze non vengono considerate sufficienti a separare diverse popolazioni in più specie, in altri magari differenze analoghe si usano per separare generi o anche gruppi superiori.

Per rispondere al lunghissimo intervento di Daniele, mi limito a riassumerlo così: dove finisce la Coccinella e inizia l'Izzillo?

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Maurizio Gigli
http://utenti.romascuola.net/bups
http://bup.xoom.it/


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