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Herophila tristis tristis/martinascoi - Cerambycidae

23.VII.2015 - ITALIA - Basilicata - PZ, Senise


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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Herophila
MessaggioInviato: 05/03/2016, 7:20 
 

Iscritto il: 03/02/2015, 11:23
Messaggi: 984
Località: Policoro (MT)
Nome: Giuseppe Cancelliere
L'ecotipo non è un concetto limitato alla botanica, vedi le Rosalia alpina delle foreste umide di pianura e quelle dell'ambiente tipico della faggeta tanto per dirne una (mi sto preparando per Gallipoli-Cognato, scappo...) :hi:


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 Oggetto del messaggio: Re: Herophila
MessaggioInviato: 05/03/2016, 8:33 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
Messaggi: 31564
Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
Mimmo011 ha scritto:
Secondo me la sottospecie deve essere comunque collegata ad un aspetto ecologico, la popolazione della specie X si differenzia nella regione Y per adattarsi a determinate condizioni ambientali leggermente diverse da quelle solite. Però ovviamente come giustamente dicevate voi sono cose difficilmente dimostrabili a meno di uno sforzo di ricerca non indifferenze!

La differenziazione per adattamento a diverse condizioni ambientali è solo uno dei motivi che possono portare a differenze genetiche in una popolazione tali da poterla considerare diversa dalle altre a livello sottospecifico.
Qualunque fattore in grado di modificare il corredo genetico nel corso delle generazioni può portare allo stesso risultato. Per cui, una sottospecie si può originare per adattamento a diverse condizioni ambientali, come per motivi legati alla selezione sessuale, o alla deriva genetica, ecc., o più spesso per una combinazione di questi ed altri fattori.

Un esempio: Julodis aequinoctialis aequinoctialis (Olivier, 1790), che vive nelle zone marginali del Sahara, dal Niger e Senegal, seguendo la costa atlantica, fino al Marocco e Algeria occidentale (le indicazioni per il resto del Nord Africa e fino ad Israele sono probabilmente errate o riferite ad altre sottospecie) e Julodis aequinoctialis tubu Descarpentries & Bruneau de Miré 1963 differiscono per pochi caratteri di cui non riesco a vedere il valore adattativo, probabilmente dovuti alla prevalenza casuale di alcuni geni rispetto ad altri, verificatasi dopo (o forse in parte presente già prima) l'isolamento di questa popolazione nell'area del Tibesti.

La mia idea personale riguardo il concetto di sottospecie, a prescindere dalle definizioni che troviamo sui testi, è che serva per definire una o più popolazioni parzialmente isolate, o rimaste isolate per un periodo relativamente breve, tanto da aver subito una differenziazione genetica troppo piccola per separarle riproduttivamente (se vogliamo usare i termini della fitness differenziale, una riduzione della fitness degli ibridi tra queste popolazioni e le altre non così accentuata da impedire lo scambio genico, ma abbastanza da limitarlo almeno un po'). In molti casi questo scambio genico è solamente potenziale, in quanto le popolazioni delle due sottospecie sono geograficamente isolate (1)(come nell'esempio che ho appena fatto) e queste sottospecie possono essere considerate come specie in fieri, ovvero che, se l'isolamento dovesse continuare abbastanza a lungo, si separeranno probabilmente a livello specifico. In altri casi, tra le due sottospecie esiste una zona di contatto, con presenza di ibridi. Questi sono i casi più complessi, anche loro in divenire, che potrebbero sfociare in situazioni diverse, come:
- una sola specie caratterizzata da un cline di variazione, se le caratteristiche delle due sottospecie iniziali fossero dovute a diversi adattamenti alle condizioni ambientali, soprattutto climatiche (2).
- Una sola specie che incorpora le caratteristiche delle due sottospecie iniziali all'interno del suo corredo genetico, se gli ibridi tra le popolazioni originarie non avessero presentato una riduzione significativa di fitness (qui esiste solo un'ampia variabilità genetica intraspecifica, e non ha senso descrivere delle sottospecie).
- due specie separate, probabilmente con caratteristiche divergenti nel tempo, se la riduzione di fitness degli ibridi fosse tale da mantenere molto basso lo scambio genico.

I due casi più problematici, per i tassonomi, sono questi:
(1) - In questo caso, vista la difficoltà di verificare la possibilità di scambio genico, intesa come interfecondità tra le popolazioni, spesso è solo una scelta personale del descrittore o del revisore se considerare la popolazione isolata come separata dal resto a livello sottospecifico o specifico. Per cui, sicuramente molte sottospecie sono in realtà specie separate, e molte specie sarebbero invece da considerare sottospecie. Lo dimostra la frequenza con cui si hanno cambiamenti di status di questo tipo. Spesso di esamina l'edeago, e se è uguale o molto simile i due taxa si riuniscono nella stessa specie (come sottospecie diverse o no), se è abbastanza diverso si separano specificamente, senza considerare che questo è solo uno dei caratteri che possono separare le specie o no.
(2) - in questo caso il problema è che i due estremi del cline di variazione potrebbero tranquillamente essere indicati come sottospecie, se non addirittura come specie separate, ma esistono tutte le popolazioni intermedie, sia geograficamente che come caratteristiche, per cui sono state inventate definizioni apposite per risolvere casi simili.

_________________
Maurizio Gigli
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