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Halticus luteicollis (Panzer, 1805) - Miridae. Sardegna



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MessaggioInviato: 29/10/2009, 11:37 
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Iscritto il: 06/02/2009, 8:59
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Nome: Laura Loru
Tonara (Nu), 28/06/2007
Trappola a caduta in noceto
A sn maschio (piuttosto mal ridotto), a dx femmina. Entrambi circa 3 mm.
Le antenne lunghissime, il corpo particolarmente convesso (era quasi impossibile prepararli, e infatti si vede...... :lol1:), la testa pressochè verticale, mi fanno propendere per il genere Halticus. Poi escludendo tutte le specie con testa nera, devo decidere tra H. luteicollis e H. saltator.
Diciamo che come dimensioni ci siamo, anche se la prima specie è più grande ed effettivamente il mio "circa 3 mm" è più per difetto che per eccesso! Inoltre la prima specie è soprattutto macrottera, la seconda soprattutto brachittera. Aggiungo pure che il luteicollis mi risulta sia segnalato per la Sardegna, il saltator no, anche se ho imparato che questo non vuol dire niente......
Comunque sia accendo Halticus luteicollis :ok:
Già rido (o meglio :cry: ) se ho sbagliato pure il genere!! Ma non credo :lol1:

Grazie Laura


Miridae.jpg

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MessaggioInviato: 29/10/2009, 20:54 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:36
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Nome: Attilio Carapezza
Hai fatto la scelta giusta: è proprio Halticus luteicollis (Panzer, 1805).


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MessaggioInviato: 29/10/2009, 21:16 
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Nome: Roberto A. Pantaleoni
Carissimo Attilio,
inserisco di seguito quella che ritengo la descrizione originale della specie (e dopo quelle obbrobriose preparazioni a secco un po' di estetica serve :gh: ):
Descrizione
IMG_7537.jpg


Fugura
IMG_7538.jpg


Queste due immagini rappresentano il fronte/retro di una piccola scheda del 93° "quaderno" della Faunae Insectorum Germanica Initia. Deutschlands Insekten. di Goerg Wilhelm Franz Panzer.
Volevo chiederti come mai risulta come data il 1805? Dai miei dati questa scheda dovrebbe (ma metto tutti i punti interrogativi possibili) essere del 1793. In secondo luogo, come mai Panzer attribuisce la specie a Wolff.? Di questo problema forse ho già sentito dire qualcosa.

Ciao Roberto :to:

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MessaggioInviato: 29/10/2009, 23:05 
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Iscritto il: 06/02/2009, 8:59
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Nome: Laura Loru
Hemerobius ha scritto:
dopo quelle obbrobriose preparazioni a secco un po' di estetica serve :gh: ):

Caro capo, grazie per la clemenza :D , chiamarle obbrobriose preparazioni mi sembra quasi un complimento, anche perchè di preparato su quei cartellini c'è ben poco :lol1: Ma ti assicuro che farli stare dritti, visto l'accentuata convessità del corpo, era un impresa. E poi che dire dell'incidente di percorso del povero maschio :cry:
Resta da dire che se non li avessi incollati così male magari non saresti stato tentato di aggiungere l'interessante scheda :D

Laura

P.S. E' stato strano darti del tu, ma dovevo uniformarmi allo spirito del Forum :lol1:


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MessaggioInviato: 29/10/2009, 23:08 
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Iscritto il: 02/02/2009, 23:32
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Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
Mi chiedo cosa abbiano fatto di male i tuoi eterotteri da non poter essere esaminati direttamente in alcool ... porelli :gh: !

Roberto :to:

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MessaggioInviato: 29/10/2009, 23:17 
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Iscritto il: 06/02/2009, 8:59
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Località: Sassari
Nome: Laura Loru
Non hanno fatto niente di male, infatti di solito un maschio ed una femmina per ciascuna specie li preparo (o meglio li incollo :lol1: ) su cartellino per averli immediatamente a disposizione per un eventuale confronto con esemplari che esamino al momento (il colore, la pelosità ecc. degli esemplari a secco differiscono da quelli in alcool che dovrei far asciugare prima di fare il confronto). Tutti gli altri esemplari che rimangono per ciascuna specie, oltre la coppia a secco, li metto, fortuna loro :lol1: , in alcool! Se vorrai, domani al lavoro ti mostro le prove di ciò che dico :lol1:

:hi: Laura


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MessaggioInviato: 31/10/2009, 21:21 
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:36
Messaggi: 780
Nome: Attilio Carapezza
A. Servadei, Halticus luteicollis
halticus.jpg

Intervengo in questa discussione già 'archiviata' che, da un certo punto in poi, avevo persa.
Ho molto apprezzato la pagina originale della descrizione di H. luteicollis e il suo valore estetico. Contribuisco alla valorizzazione iconografica della specie inserendo l'immagine dell'interpretazione che A. Servadei ne diede in uno dei suoi splendidi acquarelli (di questo sono il fortunato possessore).
Rispondendo a Hemerobius sulla data di pubblicazione del 93° fascicolo che contiene la descrizione, a me risulta che la data esatta sia il 1804. Non ho invece una spiegazione per l'attribuzione a Wolff della paternità della specie.

Quanto alla definizione di "obbrobriose" per le preparazioni a secco degli Eterotteri, concordo con te, ma con un preciso distinguo. Le preparazioni a secco andrebbero fatte subito e non utilizzando esemplari già conservati in alcool. Ritengo, come è tradizione della disciplina, che gli Eterotteri andrebbero preparati preferibilmente a secco, per diversi motivi; provo ad elencare i primi che mi vengono in mente:
- in molti gruppi è indispensabile accertare i rapporti di lunghezza tra i diversi articoli delle antenne; questi rapporti devono essere basati su misurazioni certe che si possono ottenere soltanto su esemplari con le antenne ben distese sul cartellino; in un esemplare in alcool è veramente arduo raggiungere la complanarità degli antennomeri;
- la conservazione in alcool irrigidisce gli esemplari rendendo quasi impossibili le manipolazioni che conducono all'estrazione dei genitali senza provocare la rottura delle varie parti;
- negli esemplari in alcooli i genitali sono spesso irrimediabilmente raggrinziti e inutilizzabili; per molte famiglie si ricorre oggi a tecniche di distensione dei genitali che evidenziano strutture altrimenti non percepibili; per attuarle è necessaria una estrema elasticità dei tessuti;
- l'alcool decolora completamente gli esemplari di alcuni gruppi (ad es. buona parte dei Miridae), privando delle indicazioni orientative che la colorazione può dare;
- i Miridae di alcuni gruppi sono dotate di delicatissime setole, di valore diagnostico, che si perdono inesorabilmente negli esemplari che entrano a contatto con liquidi.
Concludendo, ritengo che la scelta se conservare in alcool o a secco gli esemplari non possa vaere un valore assoluto, ma debba essere fatta a seconda del gruppo su cui si lavora.


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