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Nothochrysa capitata (Fabricius, 1793) - Chrysopidae

IX.1996 - ITALIA - Marche - PU, Pesaro


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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 23/01/2010, 21:35 
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Iscritto il: 11/11/2009, 20:54
Messaggi: 4818
Località: Pesaro
Nome: Marco Paglialunga
Quì addirittura mi ero buttato su un'improbabile Nathanica (non sò dove ho trovato questo "Genere" di nome adesso dovrebbe essere Nothochrysa) capitata.Hem, Hem abbi pietà di me :lol: :lol: :lol: approfitto adesso che forse sei ancora sotto i postumi dell'influenza...
Pesaro IX-96
11 mm


P1010486.JPG

P1010485.JPG


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O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde sotto 'l velame de li versi strani
(InfeRRno - canto IX - vv. 61-63)
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 Oggetto del messaggio: Re: Chrysopidae
MessaggioInviato: 23/01/2010, 21:45 
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Iscritto il: 02/02/2009, 23:32
Messaggi: 5642
Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
Il genere è giusto, la specie probabile. Non ricordo a memoria cosa bisogna guardare, ma sicuramente una foto di testa e pronoto dall'alto. Bestia non rara, ma difficile da trovare perché frequenta le cime degli alberi. Notizie aggiuntive sono gradite (trovata nel posto della Venustoraphidia ? non mi sorprenderebbe).

Ciao Roberto :to:

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verum stabile cetera fumus


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 Oggetto del messaggio: Re: Chrysopidae
MessaggioInviato: 24/01/2010, 11:33 
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Iscritto il: 06/02/2009, 9:07
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Località: W-Mediterraneo
Nome: Davide Badano
Nathanica? E'un bel pò che non si sente questo nome in giro! Che fonte hai usato per l'identificazione?
:hi:


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 Oggetto del messaggio: Re: Chrysopidae
MessaggioInviato: 24/01/2010, 11:38 
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Iscritto il: 06/02/2009, 9:07
Messaggi: 1706
Località: W-Mediterraneo
Nome: Davide Badano
Confermo (come se Hemerobius non bastasse!) Nothochrysa capitata (Fabricius 1793), bella specie che mi è molto familiare!


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 Oggetto del messaggio: Re: Chrysopidae
MessaggioInviato: 24/01/2010, 17:21 
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Iscritto il: 11/11/2009, 20:54
Messaggi: 4818
Località: Pesaro
Nome: Marco Paglialunga
Dilar ha scritto:
Nathanica? E'un bel pò che non si sente questo nome in giro! Che fonte hai usato per l'identificazione?
:hi:

Non mi ricordo più come sono arrivato a questa determinazione.....se lo scopro te lo faccio sapere...
Quì mi serve un consiglio per un incidente durante i posizionamenti sotto il binocolo....distaccamento dell'ala superiore dx :ohno , non disarticolazione ma frattura completa.Come si interviene?...c'è qualche Doctor (M)House in linea!! :rey


P1010607.JPG

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 Oggetto del messaggio: Re: Chrysopidae
MessaggioInviato: 24/01/2010, 22:09 
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Iscritto il: 06/02/2009, 9:17
Messaggi: 1022
Località: Roma
Nome: Agostino Letardi
marco paglialunga ha scritto:
Dilar ha scritto:
Nathanica? E'un bel pò che non si sente questo nome in giro! Che fonte hai usato per l'identificazione?
:hi:

Non mi ricordo più come sono arrivato a questa determinazione.....se lo scopro te lo faccio sapere...
Quì mi serve un consiglio per un incidente durante i posizionamenti sotto il binocolo....distaccamento dell'ala superiore dx :ohno , non disarticolazione ma frattura completa.Come si interviene?...c'è qualche Doctor (M)House in linea!! :rey


Il nome Nathanica è duro da far sparire e riciccia fuori nelle guide per la determinazione degli insetti più insospettabili :gh:

Per la frattura scomposta, suggerirei di lasciare il tutto così :evil: Così la prossima volta ti ricordi di mettere l'esemplare in alcool :P :P :P :lol:

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agostino letardi
http://neurotteri.casaccia.enea.it


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MessaggioInviato: 22/03/2018, 19:23 
 

Iscritto il: 14/04/2011, 12:21
Messaggi: 859
Nome: Rinaldo Nicoli Aldini
Intervengo con pluriennale ritardo per commentare la frattura dell'ala (e delle antenne). Inizio col notare che già nella foto dell'esemplare 'integro' alcune venature longitudinali dell'ala poi compromessa risultavano fratturate.

Che cosa fare in casi di rotture del genere, secondo me:
possibilità A) fissare con quantità minime ma sufficienti di colla entomologica (o meglio di liquido di Faure) il frammento (o i frammenti) dell'ala su un cartoncino bianco da spillare subito sotto all'esemplare, e sullo stesso cartellino allo stesso modo incollare anche frammenti di antenne e altro che si sia staccato (importanti ad esempio i pretarsi, nel genere Nothochrysa);
possibilità B) con certosina pazienza (se l'esemplare lo merita), usando quantità minime e filiformi di vinavil ben liquido, in punta di spillo, saldare assieme, al rispettivo margine e tenendoli in buona posizione con l'aiuto di spilli usati a mo' di puntello (si può lavorare sotto il binoculare, con l'insetto secco lasciato sul proprio spillo, puntato su una piccola e sottile tavoletta di plastozote o di polistirolo), gli elementi fratturati; ci si avvantaggia del fatto che il consolidamento del vinavil è rapido e che, una volta essiccato, da bianco che era diviene semitrasparente - meno visibile quindi - e mantiene 'all'infinito' le parti nella posizione reciproca in cui si sono consolidate (sbalzi di umidità non bastano a far abbassare le parte fratturata così fissata, mentre con colle entomologiche idrosolubili o liquido di Faure non c'è la stessa garanzia).
Il lavoro di consolidamento su questo esemplare poteva anche essere preventivo (anche se non avrebbe scongiurato successivi disastri da obiettivi del binoculare), collegando con minuscole gocce di vinavil le venature longitudinali già fratturate. In casi del genere infatti può bastare l'apertura un po' brusca di una cassetta entomologica con coperchio a buona tenuta per creare lo spostamento d'aria sufficiente a completare la frattura dell'ala di un neurottero (o dell'ala di altro insetto parimenti fragile).
Aggiustamenti simili volendo si possono fare anche, sempre per motivi 'estetici', su tratti/frammenti di antenne, ricollegandole poi al capo con il vinavil (quantità microscopiche), zampe, ecc. Anche l'addome nei neurotteri conservati a secco, è soggetto, col tempo, a staccarsi spontaneamente o per modesti urti delle cassette, con relativa facilità, alla sua base dal torace.

Spesso si preferisce e si suggerisce la conservazione in alcool (si evita la preparazione dell'esemplare, si scongiurano i danni da muffe, psocotteri, antreni ecc.), tuttavia anche la conservazione a secco ha i suoi vantaggi per lo studio degli esemplari di neurotteri e per il loro mantenimento in serie ordinate, quindi non la sostituirei interamente con la conservazione in alcool (che tendenzialmente col tempo decolora maggiormente gli esemplari). L'ideale secondo me sarebbe avere per ogni specie (a parte i coniotterigidi, per i quali è senz'altro preferibile l'alcool) sia materiale a secco sia in alcool; a secco ad esempio si riescono a conservare, almeno in parte, i colori verdi dei crisopidi, che in alcool si perdono. Che siano a secco o in alcool, suggerisco infine una cosa: conservare sempre i campioni rigorosamente al buio, la luce li decolora maggiormente e più velocemente!


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