Isotomus ha scritto:
Piano ragazzi. Già duemila anni orsono qualcuno disse di averci illuminato, ma, nonostante un altro ci stia ancora illuminando, mi sembra che siamo ancora nel buio più totale. Io non illumino, anzi, io stesso chiedo spesso lumi ad altri. Al massimo posso esprimere un'opinione personale.
Riguardo Saperda carcharias confesso di non averne un'idea, anche perché da anni non la cerco più. E' vero che sembra essersi rarefatta, come d'altronde, Aromia moschata e Purpuricenus kaehleri (certamente più rari, attualmente, della ormai santificata Rosalia alpina), almeno nella pianura padana, ma certamente non corrono rischio di estinzione; la loro rarefazione non credo dipenda dal clima. Forse fattori ambientali, mutate pratiche agricole, uso degli antiparassitari o forse tutti questi fattori assieme. O è semplicemente un ciclo.
A proposito di specie scomparse (o "scomparende"); cosa ne dite delle Melolontha ? Anche in questo caso si è chiamato in causa l'uso dei pesticidi, ma, sembrano scomparse anche nelle pinete ravennati, dove si trovavano addirittura a grappoli sulle giovani querce dove, per quanto ne so, non è mai stato fatto eccessivo uso di veleni.
Diverso è il caso dell'Oberea pedemontana, fino a qualche anno fa non rara nelle solite pinete ravennati, attualmente, ivi, estinta a causa della scomparsa del Rhamnus frangula suo pianta ospite.
Situazione nel Lazio e Abruzzo occidentale riguardo le specie citate, a parte la Saperda, di cui ho già parlato:
Aromia moschata non ha subito sostanziali variazioni negli ultimi 30 anni, a parte il fatto che è scomparsa da alcune zone ed apparsa in altre per il variare della vegetazione. Sembra abbastanza adattabile, visto che si trova anche in città.
Purpuricenus kaheleri è sempre stato poco frequente se cercato a vista o battendo, a parte alcuni anni in cui era infestante sui baccelli verdi delle ginestre (Spartium junceum) in alcune zone persso il litorale. In compenso cade sempre in quantità nelle trappole col vino poste sugli alberi, specialmente nei querceti, ma un po' ovunque, dalla macchia litoranea fino alla vegetazione ripariale a salici, ecc. lungo i torrenti, anche in zone montane.
Rosalia alpina non mostra alcuna variazione di frequenza, anzi forse in alcune località è più frequente adesso.
In quanto alle Melolontha, bisogna fare una distinzione: nelle aree montane, da 1000 a 1500 m, su trova ancora abbastanza comunemente sia sugli aceri sia sui faggi (difficile, se non impossibile, da prendere su questi ultimi, vista la loro altezza e il tronco troppo grande per poterli scuotere!), ma anche nei castagneti. Non mi pare che sia cambiato niente negli ultimi decenni, a parte le solite fluttuazioni cicliche normali per queste specie. Mi pare invece molto rarefatta nelle zone di pianura (dove non la trovo più da almeno 20 anni, ma dove comunque era piuttosto rara anche prima).
Anche io credo che la causa non sia unica, anche perchè le specie in questione frequentano ambienti diversi e con abitudini diverse. Per alcune può dipendere dal cambiamento della presenza delle specie ospiti, o dalla differenza di età di queste, per altre da sostanze estranee (insetticidi, ecc.) introdotte nell'ambiente, o da competizione, predazione o parassitismo, o da fattori climatici, o da una combinazione di più fattori.
Sicuramente in pianura ci sono stati i maggiori cambiamenti, mentre a quote oltre i 1000 m non è cambiato molto. Da notare che le campagne laziali, nel corso degli ultimi 30 anni, sono apparentemente "migliorate" dal punto di vista naturalistico, perchè il disboscamento si è molto ridotto, molte zone coltivate sono state abbandonate e si stanno trasformando gradualmente in cespuglieti e quindi in boschi secondari. Ma c'è stato soprattutto un aumento di specie "banali" ad ampia diffusione, euriecie, spesso anche di specie alloctone, a scapito, evidentemente, di specie più esigenti (anche per la diffusione di piante estranee alla flora locale, sia piantate, come i famosi pioppi, che in genere sono ibridi tra quelli europei e quelli americani, sia che si stanno diffondendo per conto loro. ALcune specie di xilofagi nostrani si sono adattati a questi nuovi ospiti, ma si tratta quasi sempre di specie molto polifaghe - su questo potrebbe essere interessante aprire una nuova discussione)