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Problemi biogeografici 2: Belionota prasina



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MessaggioInviato: 15/02/2016, 16:06 
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f.izzillo ha scritto:
Signori direi, sommessamente, che si corre il rischio di fare discussioni interminabili proponendo ipotesi più o meno plausibili ma senza arrivare a conclusioni che abbiano un minimo di riscontro oggettivo. Faccio, sempre sommessamente presente, che non riusciamo neppure a capire fino in fondo la logica distributiva di tante specie italiane, figuriamoci le altre! Ovviamente liberissimo chi lo ritiene di continuare a fare le sue speculazioni intellettuali. :hi:

Verissimo, ma trovo comunque che siano argomenti su cui è interessante ragionare confrontandosi con altri, a prescindere dal fatto di arrivare a conclusioni definitive o meno.

:hi:

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f.izzillo ha scritto:
Signori direi, sommessamente, che si corre il rischio di fare discussioni interminabili proponendo ipotesi più o meno plausibili ma senza arrivare a conclusioni che abbiano un minimo di riscontro oggettivo.

Il fine non è di arrivare a determinare con certezza il motivo di certe distribuzioni geografiche (altrimenti sarebbero dati da pubblicare), ma solo di esercitarci nel cercare di capire quali possano essere le possibili cause, e delineare degli scenari plausibili, ma che non debbono necessariamente corrispondere a quel che è successo.

Per quanto riguarda le vostre ipotesi, direi che più o meno corrispondono a quel che avevo pensato anche io.
Personalmente terrei aperte tre possibilità, tutte limitate ad un periodo recente, dell'ordine di migliaia di anni, soprattutto per il fatto che gli esemplari africani e quelli asiatici sono praticamente indistinguibili (quando, anni fa, ho ricevuto un paio di esemplari africani, mi era venuto il dubbio di un errore di provenienza, fugato solo dal fatto che li avevo ricevuti da un raccoglitore locale, che certamente non si sarebbe fatto mandare insetti dall'Asia per venderli come africani):

1 - la specie, che come tutti gli Actenodini (parenti stretti dei Chrysobothrini) e la maggior parte dei Buprestidi, ha grandi capacità di volo, potrebbe aver raggiunto le varie isole e l'Africa Orientale, partendo dal punto d'origine, che dovrebbe situarsi tra l'Indocina, Sumatra, Giava, Borneo e dintorni, in volo, in occasione di forti venti, tempeste, cicloni tropicali, ecc. Da notare che nel periodo invernale i monsoni soffiano dal Sud Est Asiatico e Indomalesia in direzione Sud-Ovest, ovvero prorio verso l'Africa Orientale, Seychelles e Mascarene.
2 - potrebbero essere state trasportate, allo stato larvale, sui soliti ammassi di vegetazione; la direzione delle correnti è meno favorevole di quella dei venti, ma non esclude per niente la possibilità che questi ammassi possano raggiungere il lato occidentale dell'Oceano Indiano, partendo sempre dall'Indomalesia, o da Ceylon.
3 - l'ipotesi del trasporto involontario da parte dell'uomo non è affatto da trascurare, anche considerando che sia in Africa orientale, sia nelle isole dell'Indiano di cui sopra (come pure in Madagascar), c'è una forte componente della popolazione di origine asiatica, giunta diversi secoli fa.

Per quanto riguarda la possibilità di trasporto delle larve, faccio notare che gli Actenodini vivono, per quanto ne so, come i Chrisobothrini, ovvero hanno larve subcorticicole, il più delle volte su parti vive della pianta. In genere però le larve dei Buprestidi, soprattutto quelle che vivono nel vivo, non hanno bisogno di tronchi enormi per svilupparsi. Per farvi un esempio, ho visto fori d'uscita di Steraspis (bestie di 4 cm ed oltre) in rami vivi di acacia di un paio di cm di diametro. In pratica la celletta doveva occupare tutto lo spessore del ramo, e lasciare libera solo la corteccia ed un sottilissimo strato di legno. E Buprestis bilyi e B. hilaris li ho visti scavare (ed anche i fori d'uscita) in rametti di Tamaryx di meno di 1 cm di diametro, ovvero spessi circa come l'adulto.

Per cui, l'ipotesi di trasporto su una imbarcazione primitiva, secoli fa, come larve in fusti di piante di mango od altro, non è affatto impossibile. Probabilmente potevano bastare dei fusti di 7-8 cm di diametro per consentire il normale sviluppo di alcuni individui.

Secondo me, è possibile che nel tempo siano intervenuti tutti e tre i sistemi. Anche se ovviamente resta solo un'ipotesi.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 15/02/2016, 17:16 
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f.izzillo ha scritto:
Faccio, sempre sommessamente presente, che non riusciamo neppure a capire fino in fondo la logica distributiva di tante specie italiane, figuriamoci le altre!

E perché non approfittare di questa possibilità che ci dà il Forum per discutere di questi casi "nostrani", approfittando magari delle conoscenze, diverse, di chi si occupa di gruppi diversi?

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Julodis ha scritto:
f.izzillo ha scritto:
Faccio, sempre sommessamente presente, che non riusciamo neppure a capire fino in fondo la logica distributiva di tante specie italiane, figuriamoci le altre!

E perché non approfittare di questa possibilità che ci dà il Forum per discutere di questi casi "nostrani", approfittando magari delle conoscenze, diverse, di chi si occupa di gruppi diversi?

Infatti; parlare un po' dei problemi di distribuzione di alcune nostre specie sarebbe sicuramente più ragionevole.

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Francesco Izzillo


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f.izzillo ha scritto:
Julodis ha scritto:
f.izzillo ha scritto:
Faccio, sempre sommessamente presente, che non riusciamo neppure a capire fino in fondo la logica distributiva di tante specie italiane, figuriamoci le altre!

E perché non approfittare di questa possibilità che ci dà il Forum per discutere di questi casi "nostrani", approfittando magari delle conoscenze, diverse, di chi si occupa di gruppi diversi?

Infatti; parlare un po' dei problemi di distribuzione di alcune nostre specie sarebbe sicuramente più ragionevole.

Allora? Stiamo aspettando che tu ci proponga qualche caso! :to:

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Che non sia l'A. m., e sai perché.

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Cita:
:Allora? Stiamo aspettando che tu ci proponga qualche caso!to:

Due casi per tutti: la distribuzione anomala sia di Chalcophora detrita che di Chalcophora massiliensis, tanto per cominciare.

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Francesco Izzillo


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MessaggioInviato: 15/02/2016, 20:36 
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f.izzillo ha scritto:
Cita:
:Allora? Stiamo aspettando che tu ci proponga qualche caso!to:

Due casi per tutti: la distribuzione anomala sia di Chalcophora detrita che di Chalcophora massiliensis, tanto per cominciare.

Bene, però apri un post a parte. (perché è anomala la distribuzione di C.massiliensis?)

I messaggi successivi a questo riguardanti Chalcophora massiliensis sono stati separati in una discussione apposita.

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Nome: Carlo Arrigo Casadio
f.izzillo ha scritto:
Perchè a te pare "normale" questa distribuzione?

Questa è sicuramente una discussione che merita un approfondimento, si potrebbe creare un post a parte.

Tornando invece all'argomento di questa discussione ho cercato una mappa delle correnti oceaniche ed ho trovato questa

Corrientes-oceanicas_svg.jpg



è molto approssimativa, ma si vede che la correnti dell'oceano indiano a nord dell'Equatore potrebbero spiegare una distribuzione come quella mostrata da Maurizio.
Personalmente però ho qualche dubbio che la teoria dei detriti galleggianti possa giustificare la presenza di questa specie in Africa.
Ho osservato alcune Belionota sp. quando ero in Papua, è ho notato che sono attirate da alberi deperiti o morti da poco; questo può favorire un trasporto passivo da parte delle correnti marine, dato che gli alberi morti sono più facilmente sradicati e trasportati al mare in caso di alluvioni o altri fenomeni simili, ma la distanza tra l'Indonesia e l'Africa è notevole ed eventuali tronchi galleggianti dovrebbero rimanere in mare a lungo prima di, forse, raggiungere le coste africane.
Maurizio ha scritto che le larve delle Belionota dovrebbero essere subcorticole, il che mi fa pensare che difficilmente potrebbero sopravvivere a lunghi periodi a mollo in acqua salata.
Anche il trasporto da parte di correnti aeree mi sembra improbabile, date le distanze.
D'altra parte se guardiamo alla sua distribuzione in Africa notiamo che il centro è circa la zona di Zanzibar, da oltre mille anni un importante centro di scambi commerciali tra l'Africa, il Medio Oriente e l'Asia.
Anche in passato avveniva il trasporto di piante vive da un continente all'altro, soprattutto se queste piante avevano un valore commerciale (come le piante da frutto). I polinesiani, durate i loro viaggi attraverso le isole del Pacifico si portavano dietro le piante dell'albero del pane ed alcuni animali per colonizzare le nuove terre.

Ma più che la distribuzione di Belionota prasina quello che mi lascia perplesso è la presenza di altre specie di Belionota nei paesi africani della costa atlantica; pensavo fosse un genere prettamente asiatico.

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Carlo Arrigo

"Solo un entomologo può capire il piacere da me provato nel cacciare per ore in qua e in là, sotto il sole cocente, tra i rami e i ramoscelli e la corteccia degli alberi caduti"
Alfred Russel Wallace


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Nome: Maurizio Gigli
Quella era la cartina che cercavo, ma che non avevo trovato! La direzione delle correnti è più favorevole di quanto pensassi.

Fondamentalmente sono d'accordo con le tue conclusioni, anche se non dobbiamo sottovalutare le capacità di spostamento in volo in caso di forti venti. Anche sul fatto che le larve subcorticicole non riescano a sopravvivere alla traversata, non è detto. Su un grosso ammasso di vegetazione, ma anche solo su un albero galleggiante, possono rimanere sempre dei rami rivolti verso l'alto che rimangono distanti dall'acqua. Con un po' di fortuna, qualche larva in quei rami può anche farcela. Certo, capiterà una volta su chissà quante, ma su migliaia di anni non è da trascurare.

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Maurizio Gigli
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