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Problemi biogeografici 7: elementi termofili in Provenza



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MessaggioInviato: 24/07/2016, 20:57 
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Iscritto il: 19/06/2012, 14:35
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Nome: Marco Villani
Ho notato che esistono alcune interessanti specie termofile, altrove relegate alla Sicilia o al Nord Africa, che stranamente sono presenti anche in Provenza. Tra i Mantodei gli esempi più eclatanti sono Pseudoyersinia brevipennis (il genere altrove è diffuso in Sicilia e Algeria), Geomantis larvoides (presente in tutte le coste meridionali e orientali del Mediterraneo, in Italia è segnalata solo di Sicilia, Sardegna ed estremo sud) e Rivetina baetica (presente in Sicilia, Nord Africa e Penisola Iberica).
Tuttavia è molto strano che tali specie non esistano anche lungo la vicina costa tirrenica italiana, che a prima vista si direbbe più adatta ad elementi termofili a gravitazione meridionale.
Domanda: è possibile che la Provenza fosse abitabile da parte di insetti termofili anche durante l'ultima epoca glaciale? Con i ghiacci che arrivavano in Germania settentrionale sembra strano però. Il clima della Francia meridionale a quei tempi doveva essere simile a quello che oggi hanno le coste settentrionali del paese.


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:10 
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Iscritto il: 22/12/2009, 13:31
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Località: Napoli
Nome: Francesco Izzillo
marco villa ha scritto:
Ho notato che esistono alcune interessanti specie termofile, altrove relegate alla Sicilia o al Nord Africa, che stranamente sono presenti anche in Provenza. Tra i Mantodei gli esempi più eclatanti sono Pseudoyersinia brevipennis (il genere altrove è diffuso in Sicilia e Algeria), Geomantis larvoides (presente in tutte le coste meridionali e orientali del Mediterraneo, in Italia è segnalata solo di Sicilia, Sardegna ed estremo sud) e Rivetina baetica (presente in Sicilia, Nord Africa e Penisola Iberica).
Tuttavia è molto strano che tali specie non esistano anche lungo la vicina costa tirrenica italiana, che a prima vista si direbbe più adatta ad elementi termofili a gravitazione meridionale.
Domanda: è possibile che la Provenza fosse abitabile da parte di insetti termofili anche durante l'ultima epoca glaciale? Con i ghiacci che arrivavano in Germania settentrionale sembra strano però. Il clima della Francia meridionale a quei tempi doveva essere simile a quello che oggi hanno le coste settentrionali del paese.

Per queste domande "esistenziali" ci vuole Julodis! Vedrai che appena legge il tuo quesito ti farà (e ci farà :cry: ) una dotta dissertazione di 18/36 cartelle! :gh:

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Francesco Izzillo


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:42 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
Invece sarò breve perché ho da fare.

Ci sono due fatti da considerare:
1 - tutto il tratto di costa che va dalla Camargue a gran parte della Liguria presenta un clima particolarmente mite, probabilmente per il mare a Sud, e le montagne a Nord che riparano dai venti settentrionali. E quella stessa zona era probabilmente libera dai ghiacci anche nei periodi glaciali, almeno in una fascia lungo la costa, tanto che vi sono numerose tracce di presenza umana.
2 - dalle zone di rifugio nella Spagna meridionale, e forse anche dal Marocco, diverse specie sono riuscite a risalire lungo la costa, senza incontrare particolari ostacoli, fino alla Provenza ed oltre, ma pochissime sono riuscite a raggiungere l'attuale territorio italiano, forse fermate dalle Alpi.

Vi sono quindi diverse specie termofile che mancano dall'Italia centrale, o anche da tutta la Penisola, e che lì sono invece riuscite a sopravvivere o a tornarci.

Tra gl insetti, uno degli esempi più eclatanti è proprio tra i Buprestidi: Julodis onopordi sommeri, che vive in Spagna e in Provenza, strettamente imparentato alle forme magrebine. Ma ci sono diversi casi anche tra altri animali, come tra gli scorpioni il Buthus occitanus, tra i Rettili la lucertola ocellata, che raggiunge la Liguria occidentale.

Da notare che alcune zone tra la Provenza e il Nizzardo sono molto simili alla fascia costiera del Maghreb settentrionale anche geologicamente, e come associazioni vegetali.

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:49 
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Iscritto il: 19/06/2012, 14:35
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Località: Alfonsine (RA)
Nome: Marco Villani
Molto interessante. Grazie Maurizio.
Però a cosa si deve l'assenza di alcune specie in Spagna, al contrario della Provenza? Ad esempio le Pseudoyersinia sono solo lì, in Sicilia e in Algeria mentre mancano totalmente in Spagna. Magari per competizione con specie di origine Magrebina che si sono diffuse in Spagna da Gibilterra ma che non sono riuscite a raggiungere la Francia?


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:54 
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Nome: maurizio pavesi
ciao marco

dell'argomento si era discusso anche sul nostro forum partner, precisamente qui

non fermarti ai primi messaggi, leggi tutto

e tieni cmq presente che al momento sono solo ipotesi di lavoro

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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:57 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
marco villa ha scritto:
Molto interessante. Grazie Maurizio.
Però a cosa si deve l'assenza di alcune specie in Spagna, al contrario della Provenza? Ad esempio le Pseudoyersinia sono solo lì, in Sicilia e in Algeria mentre mancano totalmente in Spagna. Magari per competizione con specie di origine Magrebina che si sono diffuse in Spagna da Gibilterra ma che non sono riuscite a raggiungere la Francia?

Può essere proprio per casi di competizione, o per condizioni climatiche favorevoli/sfavorevoli, o per diverse vicende nel corso del tempo, o semplicemente per caso. Spesso le informazioni che abbiamo sono molto frammentarie e non ci consentono di capire le cause di certe situazioni.

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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 24/07/2016, 21:59 
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Iscritto il: 22/12/2009, 13:31
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Nome: Francesco Izzillo
Julodis ha scritto:
Invece sarò breve perché ho da fare.

Ci sono due fatti da considerare:
1 - tutto il tratto di costa che va dalla Camargue a gran parte della Liguria presenta un clima particolarmente mite, probabilmente per il mare a Sud, e le montagne a Nord che riparano dai venti settentrionali. E quella stessa zona era probabilmente libera dai ghiacci anche nei periodi glaciali, almeno in una fascia lungo la costa, tanto che vi sono numerose tracce di presenza umana.
2 - dalle zone di rifugio nella Spagna meridionale, e forse anche dal Marocco, diverse specie sono riuscite a risalire lungo la costa, senza incontrare particolari ostacoli, fino alla Provenza ed oltre, ma pochissime sono riuscite a raggiungere l'attuale territorio italiano, forse fermate dalle Alpi.

Vi sono quindi diverse specie termofile che mancano dall'Italia centrale, o anche da tutta la Penisola, e che lì sono invece riuscite a sopravvivere o a tornarci.

Tra gl insetti, uno degli esempi più eclatanti è proprio tra i Buprestidi: Julodis onopordi sommeri, che vive in Spagna e in Provenza, strettamente imparentato alle forme magrebine. Ma ci sono diversi casi anche tra altri animali, come tra gli scorpioni il Buthus occitanus, tra i Rettili la lucertola ocellata, che raggiunge la Liguria occidentale.

Da notare che alcune zone tra la Provenza e il Nizzardo sono molto simili alla fascia costiera del Maghreb settentrionale anche geologicamente, e come associazioni vegetali.

...e tra i mammiferi la genetta.

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Francesco Izzillo


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 25/07/2016, 13:31 
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Nome: Marco Villani
Interessante quella discussione su Forum Natura Mediterraneo.
E' da escludere l'introduzione antropica (almeno per le specie che conosco bene). Infatti spesso si tratta di specie endemiche, seppur affini alle congeneri del Mediterraneo meridionale.

Un altro esempio molto interessante è quello di Prionotropis azami, P. rhodanica e P. flexuosa, presenti nella costa meridionale francese (P. flexuosa nella Spagna sud-orientale). Per il resto il genere Prionotropis è diffuso esclusivamente nell'area balcanica ed in Anatolia, senza specie italiane (eccetto P. histryx che raggiunge appena il Carso dalla Slovenia e P. appula, presente anche in Grecia, di origini trans-adriatiche). Una distribuzione simile mi sembra si osservi anche in Coleotteri come Purpuricenus budensis, presente nei Balcani ed in Italia solo in Sicilia


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 25/07/2016, 13:36 
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Località: Alfonsine (RA)
Nome: Marco Villani
Aggiungo anche Chalcophora intermedia fagnezi, endemica della Francia meridionale anch'essa, a contrario delle altre sottospecie di intermedia presenti solo nei Balcani e in Europa orientale (oltre che nella Sila, mi pare, per origini transioniche ed in Corsica, dove dovrebbe essere introdotta).


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 Oggetto del messaggio: Re: Elementi termofili in Provenza
MessaggioInviato: 25/07/2016, 14:11 
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Nome: maurizio pavesi
marco villa ha scritto:
Interessante quella discussione su Forum Natura Mediterraneo.
E' da escludere l'introduzione antropica (almeno per le specie che conosco bene). Infatti spesso si tratta di specie endemiche, seppur affini alle congeneri del Mediterraneo meridionale...

non ne sarei così sicuro :? o almeno non lo escluderei così categoricamente... ci sono elementi che fanno supporre che almeno in qualche caso, soprattutto in popolazioni aliene che partono da un ridottissimo numero di fondatori introdotti, la velocità di differenziazione possa essere mooooolto maggiore di quanto creduto

esempio 1: in madagascar c'è un imenottero del genere Arge, affine alla nostra A. ochropus ma ben distinto, almeno per i caratteri morfologici (quelli biomolecolari restano da vedere), e senza nessuna affinità con alcuno degli Argidae conosciuti a sud del sahara; non sembra troppo azzardato supporre che sia stato introdotto, se va bene dai fenici, se è vero che navigando lungo le coste africane avevano raggiunto il madagascar, e se va male dagli europei (quindi si parla di tempi compresi fra qualche secolo e 3 millenni), che si sia magari adattato a qualche pianta locale, e che nel tempo intercorso si sia differenziato morfologicamente fino ad apparire come un'altra specie

esempio 2: la cimice dell'eucalipto Thaumastocoris peregrinus nell'area mediterranea è stata introdotta dal sudamerica, dove evidentemente la sua presenza non può essere antecedente all'introduzione degli eucalipti dall'oceania; il problema è che nessuna delle specie di Thaumastocoris conosciute di quest'ultima regione sembra coincidere con T. peregrinus, onde per cui 1) o la specie nel territorio di origine è tuttora sconosciuta (il che fa però sembrare improbabile che sia stata proprio quella ad essere introdotta) 2) o nel tempo intercorso dalla sua introduzione a oggi si è differenziata fino a presentarsi come una specie differente da quella di partenza

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MessaggioInviato: 25/07/2016, 16:09 
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Iscritto il: 19/06/2012, 14:35
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Nome: Marco Villani
gomphus ha scritto:
marco villa ha scritto:
Interessante quella discussione su Forum Natura Mediterraneo.
E' da escludere l'introduzione antropica (almeno per le specie che conosco bene). Infatti spesso si tratta di specie endemiche, seppur affini alle congeneri del Mediterraneo meridionale...

non ne sarei così sicuro :? o almeno non lo escluderei così categoricamente... ci sono elementi che fanno supporre che almeno in qualche caso, soprattutto in popolazioni aliene che partono da un ridottissimo numero di fondatori introdotti, la velocità di differenziazione possa essere mooooolto maggiore di quanto creduto

esempio 1: in madagascar c'è un imenottero del genere Arge, affine alla nostra A. ochropus ma ben distinto, almeno per i caratteri morfologici (quelli biomolecolari restano da vedere), e senza nessuna affinità con alcuno degli Argidae conosciuti a sud del sahara; non sembra troppo azzardato supporre che sia stato introdotto, se va bene dai fenici, se è vero che navigando lungo le coste africane avevano raggiunto il madagascar, e se va male dagli europei (quindi si parla di tempi compresi fra qualche secolo e 3 millenni), che si sia magari adattato a qualche pianta locale, e che nel tempo intercorso si sia differenziato morfologicamente fino ad apparire come un'altra specie

esempio 2: la cimice dell'eucalipto Thaumastocoris peregrinus nell'area mediterranea è stata introdotta dal sudamerica, dove evidentemente la sua presenza non può essere antecedente all'introduzione degli eucalipti dall'oceania; il problema è che nessuna delle specie di Thaumastocoris conosciute di quest'ultima regione sembra coincidere con T. peregrinus, onde per cui 1) o la specie nel territorio di origine è tuttora sconosciuta (il che fa però sembrare improbabile che sia stata proprio quella ad essere introdotta) 2) o nel tempo intercorso dalla sua introduzione a oggi si è differenziata fino a presentarsi come una specie differente da quella di partenza


Da quanto scrivi, credo che le spiegazioni siano le seguenti.

esempio 1: quel gruppo di Arge era un tempo diffuso anche in tutta quell'area e si è spostato fino in Madagascar. Poi qualche sconvolgimento climatico (come la progressiva desertificazione di vaste aree del continente africano) o la competizione con faune terrestri recentemente giunte in Africa da Suez hanno fatto estinguere i taxa continentali ed è rimasta solo la specie malgascia, al sicuro da sconvolgimenti climatici e soprattutto dalla competizione (o predazione) di altre specie.

esempio 2: trovo altamente probabile che, se è davvero così diversa dalle altre specie, questa cimice non possa essersi diversificata nel giro di poche centinaia d'anni. Piuttosto nel suo ambiente è molto rara per la presenza di specie che se ne nutrono e con cui compete, assenti invece dove è introdotta.

Però Prionotropis, Rivetina e Pseudoyersinia non sono così facili da trasportare via mare poiché vivono abbastanza lontano dal mare, specialmente su terreni rocciosi (al massimo le Rivetina stanno anche sule coste sabbiose, ma solo preso dune intatte, non certo presso i porti).


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MessaggioInviato: 25/07/2016, 16:37 
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Nome: Maurizio Gigli
marco villa ha scritto:
esempio 1: quel gruppo di Arge era un tempo diffuso anche in tutta quell'area e si è spostato fino in Madagascar. Poi qualche sconvolgimento climatico (come la progressiva desertificazione di vaste aree del continente africano) o la competizione con faune terrestri recentemente giunte in Africa da Suez hanno fatto estinguere i taxa continentali ed è rimasta solo la specie malgascia, al sicuro da sconvolgimenti climatici e soprattutto dalla competizione (o predazione) di altre specie.

Marco, questo mi pare proprio sia uno di quei casi in cui, a causa delle scarsissime informazioni disponibili, chiunque può dire qualsiasi cosa o il suo contrario.

marco villa ha scritto:
esempio 2: trovo altamente probabile che, se è davvero così diversa dalle altre specie, questa cimice non possa essersi diversificata nel giro di poche centinaia d'anni. Piuttosto nel suo ambiente è molto rara per la presenza di specie che se ne nutrono e con cui compete, assenti invece dove è introdotta.

E' possibile che le cose stiano come hai ipotizzato. Ci sono altri casi simili, di animali descritti su esemplari raccolti in luoghi dove non potevano essere autoctoni e mai trovati nella loro probabile patria d'origine. Per fare un esempio, mi pare che sia questo anche il caso dell'Aclees (il cosiddetto Punteruolo del Fico) che si trova da noi, che non sarebbe uguale alle specie che si trovano in Cina (potrei anche ricordarmi male, ma ci sono comunque altre specie in questa situazione).
E' però anche possibile che in qualche secolo, forse anche meno, una popolazione introdotta dall'uomo o giunta con i suoi mezzi (trasportata da una tempesta o altro) in un ambiente isolato e distante, senza più contatti con le altre popolazioni, si differenzi abbastanza da essere vista come specie diversa. Poi, in qualche caso potrebbe veramente aver raggiunto lo status di specie separata, in altri potrebbe solo essersi differenziata quel tanto che basta da essere percepita come diversa dallo studioso che la osserva, ma essere semplicemente una popolazione sempre della specie originaria, ma con una predominanza di caratteri normalmente poco frequenti. Io, che mi sono formato, inizialmente, leggendo soprattutto lavori di Théry, che oggi verrebbe chiamato un lumper, ritengo che un buon numero di cosiddette specie o sottospecie descritte di isole o luoghi separati dall'areale della specie/sottospecie affine siano in realtà niente di più che popolazioni con caratteri un po' diversi di un'unica specie, ma la possibilità di una speciazione accelerata in ambienti di tipo insulare (intendendo non solo le vere isole, ma qualsiasi ambiente circondato da altri diversi) ritengo che sia un fatto piuttosto comune, tanto più quando si tratta di specie a ciclo vitale rapido, come la maggior parte degli insetti. 300 anni per la cimice dell'eucalipto a quante generazioni saranno equivalenti? Circa quanto quelle che la nostra specie ha in 20.000 anni? In una popolazione di ridotte dimensioni, aggiungendo magari l'effetto fondatore e/o la deriva genetica, sai quante differenze si possono accumulare?

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La Provenza è stata certamente un'importante zona di rifugio nell'ultimo glaciale, la presenza di specie endemiche ad affinità meridionali di quell'area può essere giustificata con questo che sembra ormai essere un dato di fatto.

Nel caso invece di specie presenti lì e nella sponda sud del Mediterraneo (o comunque molto a meridione) l'introduzione antropica è la spiegazione più semplice e convincente (se mi posso permettere ripassare il rasoio di Occam ;) ).

marco villa ha scritto:
esempio 1: quel gruppo di Arge era un tempo diffuso anche in tutta quell'area e si è spostato fino in Madagascar. Poi qualche sconvolgimento climatico (come la progressiva desertificazione di vaste aree del continente africano) o la competizione con faune terrestri recentemente giunte in Africa da Suez hanno fatto estinguere i taxa continentali ed è rimasta solo la specie malgascia, al sicuro da sconvolgimenti climatici e soprattutto dalla competizione (o predazione) di altre specie.
Ottimo esempio di non applicazione del rasoio di Occam!

marco villa ha scritto:
Però Prionotropis, Rivetina e Pseudoyersinia non sono così facili da trasportare via mare poiché vivono abbastanza lontano dal mare, specialmente su terreni rocciosi (al massimo le Rivetina stanno anche sule coste sabbiose, ma solo preso dune intatte, non certo presso i porti).
Ripassare le modalità di trasporto marittimo antico :gh: . Ma proprio vicino ai porti antichi, guarda caso, troviamo taxa "fuori posto", sia vegetali che animali.

Infine l'interessante presenza in Provenza di specie ad affinità balcaniche che "saltano" gli appennini centrali e meridionali è ben nota, ma di diversa (anche se a me sconosciuta) origine ed interpretazione.
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Hemerobius ha scritto:
Ripassare le modalità di trasporto marittimo antico . Ma proprio vicino ai porti antichi, guarda caso, troviamo taxa "fuori posto", sia vegetali che animali.


Per caso erano soliti imbarcare rocce prese dalle colline vicine, facendo attenzione che la cavalletta che c'era sopra non cadesse durante il tragitto fino alla nave? :gh:

Nel caso invece di piante i cui semi sono spesso presenti nella sabbia che veniva messa nei famosi sacchi, così come insetti psammofili correlati, l'ipotesi dell'introduzione accidentale è la più probabile.


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Nome: maurizio pavesi
marco villa ha scritto:
Hemerobius ha scritto:
Ripassare le modalità di trasporto marittimo antico . Ma proprio vicino ai porti antichi, guarda caso, troviamo taxa "fuori posto", sia vegetali che animali.

Per caso erano soliti imbarcare rocce prese dalle colline vicine, facendo attenzione che la cavalletta che c'era sopra non cadesse durante il tragitto fino alla nave? :gh: ...

forse no... però, fra le altre cose, suppongo fossero soliti lasciare merci (e altro) destinate all'imbarco in prossimità della costa, cosicché varie bestie potevano infrattarcisi... e quanto alle mantidi, probabilmente non era facile che rimanessero tranquillamente sui materiali mentre questi venivano avviati all'imbarco, ma che mi dici delle loro ooteche, magari lasciate su un qualcosa rimasto per qualche giorno (o qualche settimana) in un luogo adatto? e nel terreno (non necessariamente solo sabbia), oltre ai semi, non potevano esserci ovature di chissà che? ti faccio presente che in tempi molto più recenti, ai giorni nostri, lo Sceliphron caementarium dalla costa pacifica del nordamerica si è diffuso in mezzo mondo non tramite adulti rimasti intrappolati chissà come su qualche mezzo di trasporto, ma grazie a casse da imballaggio e container parcheggiati in porti e aeroporti in attesa di imbarco, e sui quali erano stati costruiti dei nidi

inoltre, non pensare ai porti dell'antichità come a quelli attuali, mostri circondati da vaste estensioni di deserto ecologico... c'erano anche situazioni ben diverse, inclusi approdi di fortuna su qualche spiaggia o in qualche cala; a lampedusa ho visto i Pamphagus a pochi metri da calette utilizzabili e utilizzate come porticcioli, e mi sembra del tutto plausibile che in situazioni adatte, magari in fasi climatiche più calde e secche dell'attuale, le Prionotropis, che sono panfagidi anche loro, possano fare lo stesso

fine della prima parte :to:

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