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Entomologia, collezionismo e specie minacciate



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MessaggioInviato: 26/06/2011, 12:47 
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Nome: Leotta Roberto
MAURIZIO... HAI SINTETIZZATO PERFETTAMENTE LE CATEGORIE...e senza VERGOGNA CONFESSO che agli inizi del mio iter entomologico ero un FRANCOBBOLLARO...ma sulla mia strada EVOLUTIVA che per molti diventa INVOLUTIVA ho incontrato un PROFESSIONISTA che si sentiva DILETTANTE, che mi ha fatto capire l'essenza della ricerca e i suoi fini...ANCOR OGGI MI STRASCINO MINIMAMENTE alcune di tracce del mio passato, da COLLEZIONISTA nel senzo letterario del concetto, ma sono piccole deformazioni accettabili , come il fatto di preferire gli esemplari belli e sani, cosa a cui un bravo ricercatore faunistico non dovrebbe dare peso, o il fatto che non disdegno la cattura di certe diurne vistose ho rare anche se in numero molto limitato e solo personalmente , per soddisfare l'aspetto visivo e trofeistico delle cassete, ma che in fondo so che rimaranno li senza alcun fine e proselito.


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MessaggioInviato: 26/06/2011, 17:15 
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Nome: Marcello Romano
Julodis ha scritto:
A questo punto, stabiliamo chiaramente che si intende con dilettante e professionista.
Per me, l'unica differenza tra le due categorie è che il dilettante raccoglie e studia insetti perchè gli piace farlo, il professionista perchè è il suo lavoro (ciò non toglie che in genere gli piaccia comunque farlo).
In pratica, un dilettante serio e un professionista serio fanno le stesse cose, ma solo il secondo viene pagato per farlo, mentre il primo campa facendo un altro lavoro.
I "francobollari" sono invece i collezionisti puri, normalmente completamente slegati dall'aspetto della ricerca (anche se in realtà molti nascono come collezionisti e poi evolvono diventando entomologi nel vero senso della parola).

C'è poi un limitatissimo numero di entomologi che sono solo ricercatori, senza alcun aspetto collezionistico, neanche la minima tentazione? Ci credo poco, ma non si può escludere a priori.


A questa ottima sintesi di Maurizio, permettetemi di aggiungere quanto ha scritto l'amico Robero Poggi, nel primo poster di presentazione della mostra "Entomologia in Liguria - Storie di insetti, uomini e collezioni", mostra che invito chiunque abbia a cuore la nostra comune passione di andare a visitare se di passaggio a Genova, perché, in quella storie apparentemente lontane, c'è anche un pezzo della nostra storia e Roberto è riuscito, come pochi, a trasmetterne totalmente l'essenza :)
Scusate per la qualità dello scatto, ma spero tutto sia ben leggibile.


P1100030bis_dilettanti.jpg


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MessaggioInviato: 26/06/2011, 23:24 
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Nome: Maurizio Gigli
Concordo con tutto quel che ha scritto Roberto ( e come non potrei, visto che senza saperlo avevo detto più o meno le stesse cose, anche se in modo meno bello) eccetto che nei termini "strutturato" e "non strutturato", che mi ricordano tanto cose tipo "vedente" e "non vedente" o "ammesso" e "non ammesso" (visto che siamo in periodo di esami). Non ho mai capito questa difficoltà di chiamare le cose col loro nome, quando esiste.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 26/06/2011, 23:44 
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Nome: Marcello Romano
Hai ragione, Maurizio, però, nell'accezione comune, il termine "dilettante" può finire con l'assumere una connotazione negativa.
La lingua italiana, spesso, presenta, come in questo caso, termini ambigui che possono portare ad interpretazioni errate.
Così, se cerchiamo fra i sinonimi di "dilettante", troviamo: amatore, appassionato, cultore, ma anche superficiale, incompetente, incapace, inetto, inesperto, novellino, pivello, principiante e persino ignorante :(
Così, talvolta inconsapevolmente, talaltra maliziosamente, si è portati a fraintendere o mal interpretare questo appellativo che ci viene attribuito :sick:
Non per nulla i nostri amici francesi preferiscono definirsi "amateurs" :sma:
Fra l'altro, e qui apro un'altra parentesi, a quanto mi faceva tempo fa notare un amico, il fenomeno degli "entomologi appassionati" ( ;) ) è assai diffuso soprattutto in Europa, molto meno negli Stati Uniti, dove la gran parte di coloro che si occupano di entomologia sono "strutturati".
Per quel che ne sapete la cosa corrisponde al vero? e se sì, quali sono secondo voi le ragioni alla base di tale diverso approccio all'entomologia nei due continenti?

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MessaggioInviato: 27/06/2011, 0:03 
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Nome: Davide Badano
Velvet Ant ha scritto:
Hai ragione, Maurizio, però, nell'accezione comune, il termine "dilettante" può finire con l'assumere una connotazione negativa.


Infatti credo che la scelta dei termini sia stata accuratamente ponderata.

Velvet Ant ha scritto:
Fra l'altro, e qui apro un'altra parentesi, a quanto mi faceva tempo fa notare un amico, il fenomeno degli "entomologi appassionati" ( ;) ) è assai diffuso soprattutto in Europa, molto meno negli Stati Uniti, dove la gran parte di coloro che si occupano di entomologia sono "strutturati".
Per quel che ne sapete la cosa corrisponde al vero? e se sì, quali sono secondo voi le ragioni alla base di tale diverso approccio all'entomologia nei due continenti?


Questa cosa è interessante e non ci avevo mai fatto caso! Nel caso dei Neurotterologi (vabbè siamo pochissimi al mondo), però in Europa ci sono molti non strutturati (tra cui rientra anche uno dei massimi esperti mondiali) mentre negli USA sono tutti strutturati!


Comunque le categorie non sono nette... c'è lo strutturato in pensione che continua i suoi studi oppure lo strutturato che per lavoro studia un argomento di entomologia applicata (per esempio i fitofagi di una coltura agraria) ma per passione predilige (per dire) gli ascalafidi! Insomma ci sono gli ibridi... bisogna sinonimizzare le due specie!!!! :lol1:


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MessaggioInviato: 27/06/2011, 8:57 
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Iscritto il: 23/09/2009, 23:06
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Nome: Stefano Ziani
Velvet Ant ha scritto:
Non per nulla i nostri amici francesi preferiscono definirsi "amateurs" :sma:


Dai, chiamiamoci anche noi amatori così prendiamo due piccioni con una fava...


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MessaggioInviato: 27/06/2011, 9:22 
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Nome: Filippo Di Giovanni
Julodis ha scritto:
A questo punto, stabiliamo chiaramente che si intende con dilettante e professionista.


E' una delle prime domande che mi sono fatto quando ho iniziato a bazzicare in questo mondo.

Julodis ha scritto:
Per me, l'unica differenza tra le due categorie è che il dilettante raccoglie e studia insetti perchè gli piace farlo, il professionista perchè è il suo lavoro (ciò non toglie che in genere gli piaccia comunque farlo).
In pratica, un dilettante serio e un professionista serio fanno le stesse cose, ma solo il secondo viene pagato per farlo, mentre il primo campa facendo un altro lavoro.


Ovviamente questa è l'accezione "corretta". Però sorge un problema: visto lo stato decadente delle università italiane e della ricerca in generale, quanti professionisti ci saranno in futuro ? Ormai nessuno ti dà soldi per stare in uno stanzino a descrivere una nuova specie di cerambicide o di carabide; se sei fortunato, riesci ad intrufolare questo aspetto del lavoro tra un'analisi molecolare o complicati calcoli di statistica ecologica...

Pertanto, almeno personalmente, ho preferito ridefinire le figure del dilettante e del professionista (per quanto sia difficile a volte tirare una linea di demarcazione netta tra le due cose) in termini diversi, legati alla conoscenza o meno degli aspetti biologici, e in ultima analisi evolutivi, riguardanti le specie. Dilettante, dal mio punto di vista, non è tanto chi fa l'ingegnere o l'imbianchino, ma chi ad es descrive sottospecie a caso...

Pippo :birra:

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"Non posso separare il piacere estetico che provo nel vedere una farfalla dal piacere scientifico di sapere che cosa è" (V.Nabokov)


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MessaggioInviato: 27/06/2011, 10:23 
 
la differenza tra i due continenti caro velvet ant è che in Italia non si fa ricerca mentre negli amatissimi States si, tutto qua(a livello statale ovvio)

semplice appassionato
fabrizio


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MessaggioInviato: 27/06/2011, 18:20 
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Nome: Maurizio Gigli
La differenza tra Stati Uniti e Europa c'è soprattutto oltre una certa età.
Nel senso che negli USA ci sono molti giovani entomologi dilettanti (se il termine non vi piace, usiamo appassionati, se volete), mentre da una certa età in poi sono quasi tutti professionisti. Evidentemente, chi continua ad occuparsi di entomologia riesce in genere a trovare una via per farlo come lavoro, molto più facilmente che in Europa. Qualcuno che continua però a fare l'appassionato entomologo c'è comunque anche là. Ne conosco diversi.

E' anche vero, come ha scritto Eopteryx, che spesso le due categorie si confondono, come appunto gli accademici in pensione che continuano nei loro studi per conto proprio (mi viene in mente, ad esempio, Svatopluk Bily).

Poi ci sono i casi strani, tipo il sottoscritto. Come scrive Roberto Poggi, "ho seguito studi canonici di tipo accademico", ma "me ne occupo per diletto, ossia per una passione non correlata ad una possibile occupazione o fonte di guadagno".

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MessaggioInviato: 04/07/2011, 18:40 
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Maurizio Bollino ha scritto:
Comunque, sulla categoria degli pseudo-entomologi, che io chiamo "francobollari" (senza nulla togliere a chi fa collezione di francobolli...), ci sarebbe da scrivere pagine di aneddoti, follie perpetrate per avere l'ESEMPLARE, fortune dilapidate, collezioni costate un patrimonio finite in uno scantinato umido alla morte del proprietario (e talvolta, in parte, recuperate; in un caso ..... dal sottoscritto :hp: :hp: :hp: )


Ho seguito tutta la gradevole chiaccherata ma francamente adesso più che affrontare l'argomento importante dell'etica dell'entomologo, volevo sapere la storia della collezione finita in uno scantinato umido e ritrovata da Maurizio Bollino o altri aneddoti :)

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MessaggioInviato: 04/07/2011, 20:33 
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Nome: Maurizio Bollino
carabus ha scritto:
Ho seguito tutta la gradevole chiaccherata ma francamente adesso più che affrontare l'argomento importante dell'etica dell'entomologo, volevo sapere la storia della collezione finita in uno scantinato umido e ritrovata da Maurizio Bollino o altri aneddoti :)


E' presto detto. Correva l'anno ......1991 (credo) e ricevetti una lettera da un amico tedesco il quale mi raccontava di essere stato informato che un suo concittadino, noto collezionista, era deceduto un paio d'anni prima, e che la sua collezione giaceva in un garage, abbandonata. Recatosi a visionare la collezione, previo accordo con gli eredi, aveva scoperto che, durante l'inverno precedente, il garage era stato parzialmente allagato dopo un acquazzone e che tutte le scatole in basso erano ormai distrutte e con loro il materiale contenuto. Però, per fortuna, la maggioranza delle cassette, pur con qualche segno di umidità (è nota la qualità e la tenuta delle scatole tedesche, quasi a prova di alluvione....), erano ancora recuperabili. Poichè gli eredi erano decisi a venderla a un prezzo forfettario interessante (un marco al pezzo), ma era consistente (non ricordo esattamente, ma si trattava di molte migliaia di esemplari), stava cercando di organizzare una cordata per gruppi, e mi aveva contattato relativamente ai Papilionidae (unico gruppo di cui mi interessavo all'epoca). Aderì quasi a scatola chiusa alla proposta, sperando di trovare almeno qualche pezzo interessante, e rassegnato, per il grosso, ad allungare semplicemente le mie serie. In realtà credo che feci il miglior affare della mia vita entomologica: pur mancando buona parte dei Parnassius ("affogati" durante l'inverno :cry: :cry: ), i circa 1500 esemplari recuperati erano quasi tutti in buone condizioni, e costituivano una significativa rappresentanza della famiglia, con esemplari storici (ritrovai, per esempio, un cotipo di Oberthür), molte femmine (spesso, soprattutto per le specie tropicali, MOLTO più rare dei maschi), e diverse specie MITICHE che non avrei mai neanche osato sperare di possedere in collezione. Oltretutto molti esemplari avevano, sul retro del cartellino di località, annotato l'anno di acquisto e il prezzo pagato. Insomma, un vero spaccato della realtà entomologica tedesca negli anni tra il 1920 e il 1970, circa.

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Maurizio Bollino


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