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Considerazioni su distribuzione ed origine di alcuni gruppi di Coleoptera Buprestidae

VIII.2011 - FILIPPINE - EE, Eastern Luzon, Isabela, Sierra Madre


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MessaggioInviato: 09/12/2012, 12:16 
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Nome: Maurizio Gigli
Questi messaggi sono stati separati da questa discussione.

Ha l'aria di una femmina, ma non ho controllato. Forse ne ho qualche altro esemplare ancora da preparare. Nei prossimi giorni vedo se li rintraccio e provo ad estrarli.
Pensavo che non ti occupassi delle specie asiatiche!


Una domanda: il genere Agrilus dovrebbe essere relativamente recente, eppure è presente in tutte le regioni biogeografiche. Le specie australiane, da quanto hai scritto, sarebbero quindi imparentate con quelle della Regione Orientale, e avrebbero quindi raggiunto l'Australia da non troppo tempo, passando da isola in isola dalla penisola indocinese fino a Nuova Guinea, Australia settentrionale, e poi a scendere? Per cui, una origine totalmente diversa da gran parte degli altri Buprestidi australiani, imparentati con quelli neotropicali, quindi ancora di origine gondwaniana.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 09/12/2012, 14:42 
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Nome: Gianfranco Curletti
Julodis ha scritto:
Ha l'aria di una femmina, ma non ho controllato. Forse ne ho qualche altro esemplare ancora da preparare. Nei prossimi giorni vedo se li rintraccio e provo ad estrarli.
Pensavo che non ti occupassi delle specie asiatiche!

Una domanda: il genere Agrilus dovrebbe essere relativamente recente, eppure è presente in tutte le regioni biogeografiche. Le specie australiane, da quanto hai scritto, sarebbero quindi imparentate con quelle della Regione Orientale, e avrebbero quindi raggiunto l'Australia da non troppo tempo, passando da isola in isola dalla penisola indocinese fino a Nuova Guinea, Australia settentrionale, e poi a scendere? Per cui, una origine totalmente diversa da gran parte degli altri Buprestidi australiani, imparentati con quelli neotropicali, quindi ancora di origine gondwaniana.


Non è proprio così. La fauna della Nuova Guinea è simile a quella orientale, anche se leggermente diversa, comunque riconducibile a questa. Completamente diversa invece quella Australiana, se si eccettua l'estremo nord del continente, venuto quasi a contatto con la N.G. a causa dell'abbassamento del Pacifico. Per i Buprestidi, da cosa riesco a comprendere, la linea di Wallace passa tra N.G. e l'Australia e non tra N.G. e Indonesia. Le statistiche sugli Agrilus mi dicono che in N.G. ci sono diverse centinaia di specie di Agrilus contro le poche decine dell'Australia, decimate dall'antica deriva del continente verso il polo sud. Di conseguenza la fauna del centro e sud Australia è completamente diversa da quella della N.G. ed è ricondicibile per gradi linee a quella neotropicale.
Che poi gli Agrilus siano di formazione recente è tutto da dimostrare. Il fatto che solo poche specie siano legate alle conifere può voler dir molto o nulla. Per me sono molto antichi e la loro dispersione ed estrema plasticità ne potrebbe essere la prova.
Per la specie in oggetto, basta che guardi le unghie anteriori, non c'e bisogno dell'estrazione dei genitali. Comunque non conosco le specie indonesiane, a meno che questa non sia presente anche in N.G. o nelle Solomon.


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MessaggioInviato: 10/12/2012, 1:58 
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Nome: Maurizio Gigli
Qui entriamo in un discorso piuttosto complesso che meriterebbe una discussione a parte (eventualmente poi procederò a dividere la discussione, se necessario).

Per prima cosa il problema di quanto sia antico il genere Agrilus, che rientra in un discorso più ampio sull'antichità dei vari generi/gruppi di Buprestidae, di cui, da quanto ho capito, si sa veramente poco e su cui vi sono interpretazioni varie.
Io pensavo che Agrilus fosse un genere recente in quanto piuttosto differenziato rispetto agli altri Buprestidae, sia per la morfologia degli adulti, sia per quella larvale. Inoltre per il fatto che, per quanto fino ad oggi noto, attaccherebbe solo angiosperme, e non le più antiche gimnosperme.

Ovviamente l'enorme areale di questo genere sembra deporre a favore di un'origine più antica, ma antica quanto? Già circa 150 milioni di anni fa Antartide a Australia, unite tra loro, erano separate da tutto il resto delle terre emerse, a cui non si sono più riunite, salvo un breve periodo di contatto tra l'Antartide e l'estremo Sud del Sudamerica verso la fine del Cretaceo. Solo recentemente l'Australia è entrata in qualche modo in contatto con l'Asia grazie alla serie di isole emerse per il corrugamento del fondo oceanico prodotto dal movimento verso NE dell'Australia stessa.

Ora, dubito molto che il genere Agrilus, per quanto antico, potesse esistere già prima di 150 milioni di anni fa. Ed anche 65 milioni di anni mi sembrano tanti (ma non ho nessuna certezza in proposito), perchè possano essere passati attarverso la connessione tardo-cretacica (e probabilmente paleocenica) tra Sud America e Antartide, prima che l'Australia si distaccasse da quest'ultima. Questa connessione mi convince invece di più per le somiglianze tra generi del Sud America e di Australia. Tanto per dirne qualcuno, Lasionota e Conognatha in S. America e Stigmodera, Temognatha e Castiarina in Australia e PNG, oppure Epistomentis in Cile e Cyriodes in Australia, o la tribù Curini, equamente divisa tra i due continenti. Da notare che le somiglianze con la buprestidofauna australiana sono molto forti con quella della regione (o sottoregione) patagonica, quasi nulle col resto del Sud America. Cosa che mi pare in accordo col ponte antartico cui accennavo prima, che avrebbe consentito il passaggio di specie di clima freddo o temperato, ma non di quelle tropicali. A questo proposito, c'è da considerare che l'Antartide, già prima dell'inizio della frammentazione del Gondwana era posta molto a Sud, quasi come ora, ma nel Mesozoico, malgrado la latitudine, pare che non vi fossero ghiacciai perenni, bensì ambienti di foresta fredda. Per cui, almeno nella fascia costiera settentrionale, è probabile che vi fosse un clima sufficientemente temperato per consentire lo sviluppo di una consistente buprestidofauna, che per un certo periodo avrebbe avuto una certa continuità tra Sud America ed Australia.
In seguito, mentre l'Antartide si spostava un po' più a Sud, nella posizione attuale, e diventava il deserto ghiacciato che è ora, l'Australia si spostava verso NE. Da notare che da quando era parte del Gondwana, per quanto ne so, l'Australia non si è mai spostata sensibilmente verso Sud, ma prima verso Est e poi a Nord Est, tendendo sempre più verso Nord. Quindi il suo clima non si è irrigidito, e questo non penso possa essere stato all'origine diun impoverimento della Fauna. Semmai è successo il contrario. Ovvero l'Australia, dalla fascia temperata (che ora sarebbe stata temperato fredda, ma a causa di un clima globale più caldo e umido, e dell'influenza oceanica, credo non sia mai andata oltre un clima più freddo di quello all'attuale Nuova Zelanda o Tasmania) si è gradualmente spostata verso Nord, raggiungendo il Tropico del Capricorno, e subendo quindi una progressiva desertificazione, a partire dai territori settentrionali. Questa desertificazione avrà probabilmente causato la scomparsa di molte specie, anche tra i Buprestidi, mentre tra quelle sopravvissute alcune avranno trovato modo di adattarsi molto bene alle nuove condizioni, dando origine alla attuale ricca fauna delle aree aride australiane. Probabilmente gli Agrilus, se già presenti, non hanno avuto lo stesso successo nell'adattarsi alla desertificazione, dando origine almeno a parte delle poche specie sopravvissute a cui ti riferivi, con affinità neotropicali.
Continuando a spostarsi verso Nord, la parte settentrionale dell'Australia ha superato la fascia arida tropicale, ed ha cominciato a ricoprirsi di foreste di clima caldo, via via più umido. Nel frattempo emergevano la Nuova Guinea e le isole dell'Indonesia, Malesia, ecc., che hanno costituito una via di accesso, in tempi recenti, alle specie con sufficiente capacità di dispersione (e i Buprestidae ne hanno da vendere).

Per cui, a mio modo di vedere, i Buprestidi australiani ora sono costituiti per la maggior parte da specie originatesi dai gruppi dell'antico territorio patagonico-antartico-australiano. In parte adattatisi ai climi aridi. In parte specie forestali che avevano trovato rifugio nelle foreste fresche ed umide dell'Australia orientale, alcune delle quali si sono poi spinte verso Nord colonizzando le nuove foreste tropicali, ed adattandosi a queste, e poi raggiungendo quelle della vicina (e durante i periodi glaciali connessa o molto più vicina) Nuova Guinea (per esempio alcune Castiarina, le Calodema, Metaxymorpha, Calotemognatha, che poi hanno subito una nuova radiazione adattativa in questa isola). A questi Buprestidi "originari" si sono poi aggiunte le specie che si sono diffuse nelle isole emerse tra Asia e Australia, che hanno raggiunto prevalentemente i territori settentrionali di quest'ultima. Ad esempio, le poche specie Australiane di Chrysochroini Chalcophorina. d a quanto mi dici, anche una parte degli Agrilus.

Per la Nuova Guinea ci sarebbe poi da fare un discorso a parte, perchè oltre a generi comuni alla fauna australiana, ed altri a quella indomalese, presenta generi con parecchie specie esclusivi di questa isola, o di quelle immediatamente vicine, o al massimo con poche specie che hanno raggiunto altre isole.

A complicare le cose ci sono anche generi presumibilmente di origine australiana che si estendono piuttosto a Nord in Indomalesia, ad esempio, Melobasis.

Autarcontes ha scritto:
Per i Buprestidi, da cosa riesco a comprendere, la linea di Wallace passa tra N.G. e l'Australia e non tra N.G. e Indonesia.

Quella a cui ti riferisci è probabilmente la Linea di Lydekker, perchè la linea di Wallace sta tra Bali, Borneo e Filippine, ad Ovest, e Lmbok e Celebes a Est.

Immagine

Questa linea è stata tracciata anche tenendo conto della profondità del mare, che ha impedito la connessione delle isole anche nei periodi glaciali più freddi. Solo che questa linea funziona bene per la fauna terrestre non volatrice, ad esempio per i Mammiferi. Molto meno per le specie volatrici. Ed infatti molti Buprestidi si sono diffusi da un lato e dall'altro di questa, senza particolari problemi. Lo stesso hanno fatto con la linea di Lydekker. Un esempio? Le Cyphogastra prosperano sia in Nuova Guinea, o nelle Isole Aru, sia nelle Isole Kei, che stanno sull'altro lato di questa linea. In pratica, per le nostre specie, invece diuna linea che le divida nettamente, ci sono due gradienti di diffusione: uno di specie della regione orientale che decrescono verso l'Australia, ed uno di specie australo-papuasiche che decrescono verso l'Asia del SE (più tutto il gruppo di probabile origine papuasica, che si è diffuso soprattutto verso ovest).

Ora, visto che è l'una di notte, e casco dal sonno, prima di scrivere troppe fesserie vi saluto e me ne vado a dormire. :hi:

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 10/12/2012, 4:14 
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Nome: cesare ancona
Discussione davvero interessante... :hp:
a proposito di Agrilus, ricordavo di averne visto qualcuno fossile su qualche libro e spulciando ho trovato (insieme ad altri buprestidi) questo (1) del Miocene... sono “solo” una ventina di milioni di anni o poco più ma magari può interessarvi (sempre che non lo conoscevate già...) ed essere utile alla discussione...
(un altro che ricordo di aver visto non saprei davvero rintracciarlo :no1: e non ricordo nemmeno a che era risalisse, magari sempre miocene...)

(1)- Bulletin of the Museum of comparative zoology, at Harvard College Vol LVIII No11
NEW MIOCENE COLEOPTERA FROM FLORISSANT by H.F.Wickham
December 1914 (è scaricabile free in PDF)

il n°7 della tavola 3 è l'Agrilus praepolitus
gli altri nell'ordine sono Dicerca eurydice, Buprestis florissantensis, B. scuderi, Chrysobothris suppressa, C. coloradensis, Ptosima silvatica.


buprestidi fossili.png


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sono l'asociale più socievole che conosca...
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Nome: Maurizio Gigli
Grazie Cesare. Tempo fa avevo cercato questo lavoro senza trovarlo. Mi serviva proprio vedere che avevano scritto su quell'Agrilus. Hai dimenticato di mettere il link, quindi lo aggiungo io:
H.F.Wickham H. F., 1914 - New Miocene Coleoptera from Florissant - Bulletin of the Museum of comparative zoology, at Harvard College 58,11:421-494, 16 plates

Nel periodo considerato c'era ormai una buprestidofauna molto simile a quella attuale, almeno a livello di generi (sempre in base a quanto si può capire dai resti fossili. Tra l'altro questi di Florissant non sono in ambra, quindi sono anche più difficili da osservare). Quel che non riesco a capire è quando i generi attuali si siano realmente differenziati.

Se a qualcuno dovessero capitare altri lavori contenenti citazioni o descrizioni di Buprestidae fossili, mi farebbe piacere ricevere il link, perchè alcuni potrebbero essermi sconosciuti. In particolare se riguardanti la fauna americana, Nord, Centro, Sud America (Gianfranco sa perché).

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 10/12/2012, 8:52 
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Nome: Maurizio Gigli
Tornando al problema della separazione delle specie tra Asia e Australia e vice-versa, che la situazione sia complessa si capisce anche dalle varie suddivisioni proposte da diversi autori, che probabilmente si erano basati sull'osservazione di diversi gruppi di esseri viventi. Una idea ce la può dare questa cartina, con ben tre linee di separazione (anzi, quattro, considerando che quella di Wallace viene considerata in due posizioni diverse)

Immagine


Può essere utile leggere cosa scrivono su Wikipedia a proposito della Wallacea, ed in particolare l'ipotesi di emersione nei periodi glaciali che vi viene raffigurata.

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MessaggioInviato: 10/12/2012, 16:10 
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Nome: Gianfranco Curletti
Ora, visto che è l'una di notte, e casco dal sonno, prima di scrivere troppe fesserie vi saluto e me ne vado a dormire. :hi:[/quote]

Linea di Lydekker (scusa la mina che mi sono fatto, ma erano anni che non la riprendevo e la memoria mi ha giocato un brutto scherzo) è quella che più si confà all’idea che mi sono fatto sulla distribuzione degli Agrilus, anche se è innegabile che la fauna della N.G. sia più simile a quella indonesiana che a quella australiana e che quindi dovrebbe passare a sud della NG, almeno per gli Agrilus. Che poi la N.G. abbia un numero elevato di endemismi è giustificabile dalla presenza di montagne elevate colonizzate da foreste pluviali molto isolate (dove si scoprono ancor oggi specie sconosciute di uccelli).
L’affinità tra la fauna sudamericana e quella australiana non si discute, non solo per gli insetti, ma anche mammiferi, pesci, piante, ecc.e non l’abbiamo certo scoperta oggi. Per gli Agrilus l’ho anche scritto, dopo aver trovato una specie di Uragrilus in Guyana.

L’età del genere, questo è un problema che mi intriga non poco. Il punto focale della discussione sull’antichità del genere è questo: come spieghi che è diffuso praticamente ovunque (a parte la Nuova Zelanda, l’is. di Pasqua e poco altro?). Una irradiazione veloce? E una conseguente evoluzione specifica fulminea? Poco credibile a mio avviso. Per contro è interessante la tua osservazione sulla differenziazione larvale, ma proprio perchè tale, la tua ipotesi potrebbe tranquillamente essere letta al contrario: differenziati perchè molto antichi; in effetti le forme larvali dovrebbero essere più stabili di quelle delle imagini. Potrebbe essere invece interessante per sostenere la tua tesi il fatto che le larve, al di fuori delle gallerie, sono praticamente immobili e destinate a morire, cosa risaputa da chi fa allevamenti. Si sa che le larve di altri generi di bupre xilofagi hanno una mobilità ben maggiore, in grado di recuperare un qualsiasi foro in breve tempo e di crearsi una celletta, anzi certe specie (vedi Capnodis) posso addirittura passare da una radice all’altra passando per il terreno. Senza dimenticare le Sternocera e gli Julodis.
Il fatto che non siano infeudati alle gimnosperme potrebbe soltanto voler dire che la resina dà loro fastidio, visto che attaccano piante morenti che ne secernono maggiormente e che sono subcorticicoli. Sono più vecchie delle angiosperme? Nulla vieta che all’origine gli Agrilus fossero esclusivamente legati alle piante erbacee (come avviene in molti casi ancor oggi) e che con l’avvento di queste ultime siano esplosi evolutivamente, trovando nuove nicchie.

Detto questo, non sono affatto convinto che gli Agrilus siano così vecchi. Sono dubbi che mi porto dietro e che ti ho esposto tanto per accendere un po’ di discussione e per criticare un luogo comune che li dà di recente formazione.


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MessaggioInviato: 10/12/2012, 16:52 
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Nome: Gianfranco Curletti
cesare RBO ha scritto:
Discussione davvero interessante... :hp:
a proposito di Agrilus, ricordavo di averne visto qualcuno fossile su qualche libro e spulciando ho trovato (insieme ad altri buprestidi) questo (1) del Miocene... sono “solo” una ventina di milioni di anni o poco più ma magari può interessarvi (sempre che non lo conoscevate già...) ed essere utile alla discussione...
(un altro che ricordo di aver visto non saprei davvero rintracciarlo :no1: e non ricordo nemmeno a che era risalisse, magari sempre miocene...)

(1)- Bulletin of the Museum of comparative zoology, at Harvard College Vol LVIII No11
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December 1914 (è scaricabile free in PDF)

il n°7 della tavola 3 è l'Agrilus praepolitus
gli altri nell'ordine sono Dicerca eurydice, Buprestis florissantensis, B. scuderi, Chrysobothris suppressa, C. coloradensis, Ptosima silvatica.


Grazie Cesare,
citazione interessante. Se trovi anche l'altra eventuale....


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MessaggioInviato: 10/12/2012, 23:21 
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Nome: Maurizio Gigli
Ciao Gianfranco.
Era da un po' che avevo in mente di aprire una discussione su questo genere di argomento, ed alla fine l'occasione è venuta fuori per caso.

Prima di continuare, lasciami dire una riflessione che ho fatto tempo fa a proposito dell'evoluzione dei vari gruppi di insetti, della loro filogenesi, delle vie che hanno seguito per diffondersi, e via di seguito.

Il problema di fondo, oltre al numero limitato di reperti fossili, è che questi, il più delle volte, con poche eccezioni (vedi tra i Buprestidi i lavori di Alexeev a di Bellamy) sono esaminati e descritti da paleontologi o entomologi non specialisti, che spesso hanno solo una conoscenza di base di un determinato gruppo. Questo, più la difficoltà di esaminare resti fossili, che non sempre sono ben conservati e visibili come può capitare con gli esemplari in ambra, provoca una carenza di connessione tra la sistematica delle specie viventi e quella delle specie estinte. Sarà capitato anche a te di leggere lavori con attribuzioni generiche, o anche di livello superiore, che paiono piuttosto fantasiose.

Un altro problema è che, parlando semplicemente, spesso un carattere che consideriamo "evoluto", o meglio, di recente formazione, non è detto che sia tale, ma magari è più antico di quelli da cui riteniamo sia derivato. Ovvero, come giustamente hai osservato a proposito delle larve degli Agrilus, larve molto diverse dalle altre del gruppo potrebbero essere interpretate in due modi opposti. Senza possibilità di sapere come fossero quelle delle specie delle epoche passate, non c'è mai niente di certo.
Ti faccio un esempio analogo. Gli Julodinae. Vengono generalmente considerati tra i Buprestidi più antichi, un po' per le caratteristiche differenti degli adulti, ma soprattutto per i costumi delle larve, che vivono libere nel terreno. Per me è esattamente il contrario, e sono uno dei gruppi di recente evoluzione, derivati da specie a larve xilofaghe, forse da Acmaeoderini con larve viventi nelle radici , che hanno acquisito la capacità di spostarsi dalle radici di una pianta a quelle di un'altra, spostandosi nel terreno, sviluppando le setole inclinate all'indietro per muoversi in quel substrato (con evidente convergenza adattativa con le larve di Cetonini, Vesperus, ecc.) ma mantenendo la conformazione generale del corpo delle specie xilofaghe, con i segmenti toracici, specialmente il protorace, fortemente allargati, e i segmenti addominali più stretti e seguenti quasi passivamente il corpo mosso dai segmenti toracici. Una conformazione del genere, perfettamente idonea a muoversi in una galleria nel legno o tra legno e corteccia, non ha motivo di esistere in una larva terricola, quindi se gli Julodinae fossero alla base dei Buprestidae, non si spiega perchè si sarebbe evoluta questa caratteristica. Sembra più probabile che questa modalità di spostamento, e conseguenti adattamenti anatomici, si siano sviluppati in specie xilofaghe, come specializzazione a quel tipo di vita, e siano poi rimasti anche nelle specie secondariamente adattatesi alla vita nel terreno. Del resto, anche la loro distribuzione geografica sembrerebbe deporre a favore di una origine in tempi relativamente recenti.

In quanto al discorso Agrilus ...

Autarcontes ha scritto:
L’età del genere, questo è un problema che mi intriga non poco.

Questa è una curiosità che ho anche io, e non solo per questo genere. Purtroppo il fatto di trovare un resto fossile di 25 mil. di anni ci dice solo che in quel periodo il genere, o qualcosa di molto simile, c'era già, ma non ci dice da quanto tempo esisteva. Se era proprio all'inizio o magari c'era già da 30 mil. di anni prima.


Autarcontes ha scritto:
Potrebbe essere invece interessante per sostenere la tua tesi il fatto che le larve, al di fuori delle gallerie, sono praticamente immobili e destinate a morire, cosa risaputa da chi fa allevamenti.

Questo infatti è uno dei motivi che mi fa ritenere cha siano relativamente recenti, o almeno un ramo che si è molto specializzato in tal senso. Però potrebbe essersi staccato dagli altri gruppi in tempi anche piuttosto lontani, sviluppando sempre più tali caratteristiche.

Autarcontes ha scritto:
come spieghi che è diffuso praticamente ovunque (a parte la Nuova Zelanda, l’is. di Pasqua e poco altro?). Una irradiazione veloce? E una conseguente evoluzione specifica fulminea?

Non mi meraviglierebbe più di tanto. Potrebbero anche essersi sviluppati dopo la conquista del predominio da parte delle Angiosperme, oppure essere rimasti per lungo tempo, nel Mesozoico, rappresentati da poche specie, legate al limitato popolamento di Angiosperme, e poi aver dato una forte radiazione adattativa nel Terziario, in seguito alla diffusione delle angiosperme. La preferenza in questo genere per piante vive, morenti o morte da poco potrebbe aver favorito la moltiplicazione delle specie in funzione della specificità degli ospiti. L'abilità nel volo e le piccole dimensioni potrebbero aver favorito la dispersione fino a raggiungere quasi tutto il pianeta grazie all'aiuto dei venti.

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Nome: Gianfranco Curletti
Ti faccio un esempio analogo. Gli Julodinae. Vengono generalmente considerati tra i Buprestidi più antichi, un po' per le caratteristiche differenti degli adulti, ma soprattutto per i costumi delle larve, che vivono libere nel terreno. Per me è esattamente il contrario, e sono uno dei gruppi di recente evoluzione, derivati da specie a larve xilofaghe, forse da Acmaeoderini con larve viventi nelle radici , che hanno acquisito la capacità di spostarsi dalle radici di una pianta a quelle di un'altra, spostandosi nel terreno, sviluppando le setole inclinate all'indietro per muoversi in quel substrato (con evidente convergenza adattativa con le larve di Cetonini, Vesperus, ecc.) ma mantenendo la conformazione generale del corpo delle specie xilofaghe, con i segmenti toracici, specialmente il protorace, fortemente allargati, e i segmenti addominali più stretti e seguenti quasi passivamente il corpo mosso dai segmenti toracici. Una conformazione del genere, perfettamente idonea a muoversi in una galleria nel legno o tra legno e corteccia, non ha motivo di esistere in una larva terricola, quindi se gli Julodinae fossero alla base dei Buprestidae, non si spiega perchè si sarebbe evoluta questa caratteristica. Sembra più probabile che questa modalità di spostamento, e conseguenti adattamenti anatomici, si siano sviluppati in specie xilofaghe, come specializzazione a quel tipo di vita, e siano poi rimasti anche nelle specie secondariamente adattatesi alla vita nel terreno. Del resto, anche la loro distribuzione geografica sembrerebbe deporre a favore di una origine in tempi relativamente recenti.
Questa è una mia vecchia idea. ne parlavo anni fa proprio con Gianluca, che per gli Julodis e le Sternocera è una forma di adattamento alla desertificazione: Piante con parti aeree piccole e radici molto sviluppate per assorbire quel poco di umidità disponibile ed ecco apparire le larve che vivono libere nel terreno per nutrirsi esternamente. Come vedi l'opinione non è solo tua. Non solo, ma la poca concorrenza alimentare nel nuovo habitat ha favorito le dimensioni. Esattamente il contrario degli Agrilus: molta concorrenza sui tessuti morenti, piccole dimensioni. Come vedi quindi un altro fattore a favore della mia tesi.

In quanto al discorso Agrilus ...

Autarcontes ha scritto:
L’età del genere, questo è un problema che mi intriga non poco.

Questa è una curiosità che ho anche io, e non solo per questo genere. Purtoppo il fatto di trovare un resto fossile di 25 mil. di anni ci dice solo che in quel periodo il genere, o qualcosa di molto simile, c'era già, ma non ci dice da quanto tempo esisteva. Se era proprio all'inizio o magari c'era già da 30 mil. di anni prima.


Autarcontes ha scritto:
Potrebbe essere invece interessante per sostenere la tua tesi il fatto che le larve, al di fuori delle gallerie, sono praticamente immobili e destinate a morire, cosa risaputa da chi fa allevamenti.

Questo infatti è uno dei motivi che mi fa ritenere cha siano relativamente recenti, o almeno un ramo che si è molto specializzato in tal senso. Però potrebbe essersi staccato dagli altri gruppi in tempi anche piuttosto lontani, sviluppando sempre più tali caratteristiche.

Autarcontes ha scritto:
come spieghi che è diffuso praticamente ovunque (a parte la Nuova Zelanda, l’is. di Pasqua e poco altro?). Una irradiazione veloce? E una conseguente evoluzione specifica fulminea?

Non mi meraviglierebbe più di tanto.

Io invece sì: oltre duemila specie conosciute, ma che probabilmente sono più di 4.000. Poco credibile che si siano diffuse ed evolute in così breve tempo.


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Autarcontes ha scritto:
Questa è una mia vecchia idea. ne parlavo anni fa proprio con Gianluca, che per gli Julodis e le Sternocera è una forma di adattamento alla desertificazione: Piante con parti aeree piccole e radici molto sviluppate per assorbire quel poco di umidità disponibile ed ecco apparire le larve che vivono libere nel terreno per nutrirsi esternamente. Come vedi l'opinione non è solo tua. Non solo, ma la poca concorrenza alimentare nel nuovo habitat ha favorito le dimensioni. Esattamente il contrario degli Agrilus: molta concorrenza sui tessuti morenti, piccole dimensioni. Come vedi quindi un altro fattore a favore della mia tesi.

Quindi siamo arrivati indipendentemente alla stessa conclusione. La cosa mi conforta. Nel favorire l'aumento di dimensioni potrebbe esserci stata anche qualche altra concausa. Chissà se un giorno troveremo il modo di parlarne direttamente.

Autarcontes ha scritto:
Io invece sì: oltre duemila specie conosciute, ma che probabilmente sono più di 4.000. Poco credibile che si siano diffuse ed evolute in così breve tempo.

Considera però che il tempo non è stato poi così poco. Come minimo 25-30 milioni di anni (e con un ciclo vitale veloce, non sono pochi), probabilmente di più, ma non sappiamo quanto, e proprio lì sta il problema.
Per fare un paragone botanico, la più antica traccia di un'Orchidacea ha meno di 20 milioni di anni, ma questa famiglia ora conta qualcosa come 25.000 specie!

C'è un'altra curiosità che ho da tempo: ma quale sarà mai stato il punto d'origine degli Agrilus? Asia centrale, come per molti altri gruppi? (a volte ho quasi la sensazione che quando non si sa quale sia il luogo d'origine di un gruppo venga indicato questo "a prescindere").

Un'ultima considerazione: sia gli Agrilus che le Orchidaceae, caso strano sono specie prevalentemente di foresta (pur non mancando specie di altri ambienti), e non c'è ambiente peggiore per la fossilizzazione.

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Julodis ha scritto:
Quindi siamo arrivati indipendentemente alla stessa conclusione. La cosa mi conforta. Nel favorire l'aumento di dimensioni potrebbe esserci stata anche qualche altra concausa. Chissà se un giorno troveremo il modo di parlarne direttamente.


Potrebbe essere un'idea.

Julodis ha scritto:
C'è un'altra curiosità che ho da tempo: ma quale sarà mai stato il punto d'origine degli Agrilus? Asia centrale, come per molti altri gruppi? (a volte ho quasi la sensazione che quando non si sa quale sia il luogo d'origine di un gruppo venga indicato questo "a prescindere").


Mah, domanda da un milione. Dall'idea che mi sono fatto tenderei a escludere l'emisfero boreale. Le specie che mi sembrano più rudimentali e meno evolute (impressioni personali naturalmente senza prove oggettive) le trovi nel Neotropico, e parzialmente nell'etiopico. Poco in Australia, probabilmente per i motivi di cui abbiamo detto. Più rudimentali perchè certi caratteri come i metatarsomeri, le carinule preomerali, i tegumenti poco metallici li pongono più vicino a certi Coraebini. Dovessi scegliere tra Sudamerica e Africa non saprei, forse l'Africa.

Julodis ha scritto:
Un'ultima considerazione: sia gli Agrilus che le Orchidaceae, caso strano sono specie prevalentemente di foresta (pur non mancando specie di altri ambienti), e non c'è ambiente peggiore per la fossilizzazione.


Non solo, ma il fatto che non stiano sulle conifere porta a trovare praticamente nulla nelle ambre.


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Autarcontes ha scritto:
Dall'idea che mi sono fatto tenderei a escludere l'emisfero boreale. Le specie che mi sembrano più rudimentali e meno evolute (impressioni personali naturalmente senza prove oggettive) le trovi nel Neotropico, e parzialmente nell'etiopico. Poco in Australia, probabilmente per i motivi di cui abbiamo detto. Più rudimentali perchè certi caratteri come i metatarsomeri, le carinule preomerali, i tegumenti poco metallici li pongono più vicino a certi Coraebini. Dovessi scegliere tra Sudamerica e Africa non saprei, forse l'Africa.
Questo è interessante, e porta sempre all'interrogativo principale: quando si sono evoluti? Se fosse in un periodo abbastanza antico, potrebbero essersi originati in quel che rimaneva del Gondwana. La cosa strana è che Africa e S. America si sarebbero staccate circa 100 milioni di anni fa, un po' troppo presto perchè vi fossero già gli Agrilus. Del resto, però, la stessa cosa si potrebbe dire per altri gruppi. Ad esempio le scimmie del vecchio mondo e quelle neotropicali devono pur avere antenati comuni, ma anche considerando le più moderne teorie, secondo le quali i Primati si sarebbero evoluti circa 85 mil di anni fa, i tempi non quadrano. Lo stesso per altri gruppi di Mammiferi (a parte quelli arrivati poi in Sud America dal Nord, in seguito alla formazione del Centro America). A questo punto, credo che ci sia stata una connessione in un periodo più recente, che abbia permesso un passaggio degli antichi Agrilini dall'Africa al Sud America, o il contrario (sempre che non si siano originati nel continente australo-antartico e da lì estesisi verso Nord, sia in S.America, sia in Africa, prima della separazione completa di quest'ultimo blocco)

A proposito, nel frattempo ho cercato informazioni, e l'Australia si è separata dall'Antartide 45 mil. di anni fa, mentre il Sud America e l'Antartide si sono staccati definitivamente 30 mil. di anni fa. Per cui, una connessione potrebbe esserci stata fino a tempi non molto antichi.

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[/quote]Questo è interessante, e porta sempre all'interrogativo principale: quando si sono evoluti? Se fosse in un periodo abbastanza antico, potrebbero essersi originati in quel che rimaneva del Gondwana. La cosa strana è che Africa e S. America si sarebbero staccate circa 100 milioni di anni fa, un po' troppo presto perchè vi fossero già gli Agrilus. Del resto, però, la stessa cosa si potrebbe dire per altri gruppi. Ad esempio le scimmie del vecchio mondo e quelle neotropicali devono pur avere antenati comuni, ma anche considerando le più moderne teorie, secondo le quali i Primati si sarebbero evoluti circa 85 mil di anni fa, i tempi non quadrano. Lo stesso per altri gruppi di Mammiferi (a parte quelli arrivati poi in Sud America dal Nord, in seguito alla formazione del Centro America). A questo punto, credo che ci sia stata una connessione in un periodo più recente, che abbia permesso un passaggio degli antichi Agrilini dall'Africa al Sud America, o il contrario (sempre che non si siano originati nel continente australo-antartico e da lì estesisi verso Nord, sia in S.America, sia in Africa, prima della separazione completa di quest'ultimo blocco)

A proposito, nel frattempo ho cercato informazioni, e l'Australia si è separata dall'Antartide 45 mil. di anni fa, mentre il Sud America e l'Antartide si sono staccati definitivamente 30 mil. di anni fa. Per cui, una connessione potrebbe esserci stata fino a tempi non molto antichi.[/quote]

Lascerei perdere le ipotesi di connessioni e di improbabili "ponti" come se ne erano ipotizzati in passato, specialmente poi tra l'Africa e il Sudamerica. Di certo la fauna Africana e quella neotropicale sono le più simili tra loro, almeno per gli Agrilus, mentre poco hanno in comune le faune asiatiche e tanto meno quella europea. Discorso a parte quella australiana, per le citate estinzioni dovute ai motivi predetti e alle colonizzazioni delle specie dalla Nuova Guinea.
Ma siamo solo noi due a discuterne? Nessun altro interviene a dire la sua?


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Autarcontes ha scritto:
Ma siamo solo noi due a discuterne? Nessun altro interviene a dire la sua?

Così pare. Magari intervenisse qualche paleontologo!

Ovviamente, lungi da me l'idea di invocare i ponti continentali che, oltre ad essere senza uno straccio di prova, nell'Atlantico proprio non si possono immaginare, vista la struttura del fondo oceanico. Però si può ragionare su una cosa: anche dopo la completa separazione dei due continenti (Africa e S. America), finchè la distanza non è diventata eccessiva, un certo passaggio di specie potrebbe esserci stato, anche in dipendenza di eventuali venti dominanti. Per insetti volatori, come i Buprestidi in generale, non si può trascurare questo tipo di dispersione, altrimenti sarebbe difficile spiegare la presenza delle Paracupta sparse per le isole del Pacifico, o lo stesso genere Agrilus alle Hawaii (se non introdotto dall'Uomo). Ed anche il "trasporto su zattera" in specie xilofaghe non è da escludere (un albero caduto in mare potrebbe far sopravvivere per mesi larve xilofaghe nei rami che non restano immersi in acqua). Immaginiamo uno scenario in cui, che so, 50 milioni di anni fa, Sud America e Africa sono già staccati, ma non troppo distanti, e venti occidentali soffiano sul "piccolo Atlantico". Alcune specie americane avrebbero potuto raggiungere l'Africa e colonizzarla. Oppure il contrario. In un periodo così lungo ci sarebbe stato tutto il tempo per una differenziazione ed una radiazione adattativa.

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