Stamani mi sono alzato con l'intento di prendere retino e barattoli e partire per esplorare una nuova località scoperta qualche tempo fa su Google Maps e apparentemente promettente, la necropoli di Luni sul Mignone. Carico lo zaino in macchina e parto, scoprendo solo dopo mezz'ora di viaggio che per raggiungere il posto avrei dovuto affrontare una decina di chilometri di strada completamente dissestata, in mezzo al nulla, senza la minima linea telefonica e circondato da gregge con cani da pastore dall'aria poco raccomandabile. Per evitare di far finire la giornata in tragedia alle 10 del mattino, decido sconsolato di fare inversione e tornare verso Viterbo, quando mi viene un'idea: perché non deviare di poco e andare in una località ormai più che collaudata ed evitare che il viaggio sia stato a vuoto, magari approfittandone per fare qualche foto da mostrare sul FEI? Decido quindi di andare in una delle mie località di ricerca preferite, la necropoli etrusca di Norchia, poco lontano dai comuni di Vetralla e Monteromano.
Norchia è una località particolarmente nota per il suo grande valore archeologico e storico, essendovi tracce di attività umana che partendo dal Paleolitico arrivano al 1435. Nei musei archeologici locali sono infatti conservati numerosi reperti trovati in zona, soprattutto risalenti al periodo etrusco, che è quello che ha lasciato le tracce più evidenti con le sue necropoli rupestri. Le ricerche archeologiche stanno tutt'ora andando avanti con numerose interessanti scoperte, condotte anche da team iternazionali che ho avuto il piacere di incontrare in zona una volta.
Altro aspetto meno noto ma altrettanto interessante è l'immensa ricchezza naturalistica ed entomologica della zona. Le mie ricerche entomologiche in zona, iniziate nella primavera del 2020, hanno infatti già prodotto numerosi ritrovamenti di rilievo nei gruppi tassonomici di cui mi occupo, come la
riscoperta di Symmorphus declivis in Italia, la
scoperta di una nuova Andrena endemica italiana e numerosi
nuovi ritrovamenti di api poco note. Per dare un dato quantitativo della ricchezza faunistica di Norchia, basti pensare che in appena un paio di chilometri di sentiero ho raccolto nel corso degli anni ben 282 specie di api su un migliaio totale noto in Italia, un numero che aumenta continuamente ad ogni uscita, infatti ben sei specie le ho trovate per la prima volta proprio oggi! Specie interessanti sono uscite però anche in numerose altre famiglie e ordini di insetti: Chrysididae, Gasteruptiidae, Buprestidae, Cerambycidae, Elateridae, Mantispidae, alcuni Ditteri...
Il motivo di questa grande ricchezza è attribuibile alla grande varietà di ambienti e micro-ambienti che si trovano in pochi chilometri quadrati. La zona di Norchia infatti è solcata da tre fossi che hanno scavato delle gole profonde circa 30 m con interposte delle zone rialzate che, pur essendo alla stessa quota, presentano condizioni nettamente diverse. Con le poche foto scattate oggi cercherò di mostrarvi una parte di questa varietà, quella presente nella parte più settentrionale. Mi perdonerete per le foto degli insetti al limite del decente, ma è praticamente la prima volta che faccio foto in natura e il vento non aiutava
Una volta parcheggiata la macchina, il sentiero si apre su un grande campo incolto e soggetto a falciatura proprio a inizio estate. Questa attività rende il campo particolarmente interessante: completamente ricoperto di fiori di ogni genere in primavera (soprattutto a Maggio è un tripudio di vita!), la falciatura fa seccare fortemente il terreno permettendo la crescita di piante resistenti alla siccità, come cardi e
Centaurea varie su cui si concentra un'infinità di floricoli estivi. Nonostante al momento sia tutto tagliato a livello del terreno è comunque possibile raccogliere abbondantemente lungo i bordi del campo, in cui vengono lasciati 2-3 m di fitta vegetazione erbacea ancora in fiore: malva,
Echium,
Centaurea, Dipsacaceae e molto altro, garantendo altrettanta varietà di impollinatori.
Questo minuscolo dittero è il primo insetto trovato oggi, su un cardo pronto a fiorire
Numerosi anche i Myrmeleontidae, con varie specie che si mimetizzavano sulle Graminacee come quello in foto. Per la prima volta ho anche visto il
Palpares libelluloides, animale veramente incredibile!
Ovviamente in un ambiente così non mancano le infiorescenze di
Daucus, solitamente piene di Mordellidi e banalità varie, ma a volte con qualcosa di diverso, come questo curioso Lepidottero
Percorso tutto il campo si arriva al limitare della gola scavata dal fosso delle Pile. Al di là della gola si nota la zona rialzata su cui sorge quel che resta della parte medievale di Norchia, con visibile quel che resta del castello. La grande zona spoglia sullo sfondo è separata dalla cresta su cui sorge il castello da un altro fosso, il fosso del Biedano, che scorre parallelo al fosso delle Pile. Questa foto mostra perfettamente come le tre zone rialzate si trovino sullo stesso livello, ma presentando ambienti nettamente diversi: la zona del castello presenta una fitta vegetazione arborea con pochi piccoli spiazzi, spesso ricchi in ferula, pianta altrimenti assente per maggior parte della zona (solo quest'anno per la prima volta ne ho trovate due piante in un campo sul fondo della gola), mentre la zona sullo sfondo, non accessibile in quanto area militare, in primavera si ricopre di asfodeli, altra pianta assente nel resto della zona.
Inizia la discesa! Come prima tappa mi fermo a questo tronchetto completamente secco e traforato dagli xilofagi che mi frutta sempre qualcosa di interessante, come Crisidi vari o lo Stefanide
Megischus anomalipes, i cui maschi amano sostare sul lato inferiore del ramo sulla destra. Purtroppo oggi la tappa è stata deludente, colpa del cielo velato e del vento.
La discesa lungo la parete continua attraverso gli stretti solchi scavati nella pietra tufacea, a volte con tratti non particolarmente agevoli.
Su questa parete si sviluppa uno dei vari complessi di tombe della zona, scavate nella roccia e con numerose incisioni sulla parete rocciosa.
Scendendo la copertura arborea diventa progressivamente più fitta, creando dei piccoli spazi ombrosi che permettono il proliferare di numerose piante erbacee nonostante la siccità. Su una di queste piantine riesco a strappare uno scatto a un Sesiide.
La discesa finalmente termina in questo piccolo spiazzo a ridosso del fosso delle Pile. In estate diventa probabilmente l'area meno interessante di tutta la zona, complice anche il taglio della vegetazione per permettere l'accesso al sentiero, ma in primavera è sempre una tappa fissa a cui dedico una buona mezz'ora, visto che per qualche ragione vi si concentrano le api cleptoparassite del genere
Melecta.
Arrivato a questo punto non resta che scegliere se costeggiare il fosso delle Pile verso nord o verso sud. Oggi ho scelto di proseguire verso nord, a destra nell'ultima foto, visto che l'area settentrionale è quella più ampia e con zone più idonee ai miei gruppi di interesse, sebbene anche l'area meridionale presenti alcuni tratti interessanti e mi abbia riservato ritrovamenti notevoli nonostante la copertura arborea generalmente più densa.
[CONTINUA]