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Pseudosphegesthes cinerea (Laporte & Gory, 1836) Dettagli della specie

29.VI.2016 - ITALIA - Toscana - GR, Bandite di Scarlino


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MessaggioInviato: 21/07/2016, 13:58 
 

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Nome: Daniele Totis
Ciao a tutti, il disegno sulle elitre non è affatto chiaro ma mi sembra lei.
mm. 11
ex larva 19/VII/2016


Pseudosphegesthes cinerea (Laporte & Gory, 1836)_2.jpg

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MessaggioInviato: 21/07/2016, 13:59 
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è lei è lei! Bravo, a me dopo tutti i legnetti che ho prelevato a Scarlino non me ne uscita manco una. Solo Bostrichidae :dead:

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Riccardo Poloni
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MessaggioInviato: 21/07/2016, 14:09 
 

Iscritto il: 17/05/2014, 20:49
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Nome: Daniele Totis
Grazie Riccardo, io prima di prendere i legni faccio qualche saggio. Non credevo nemmeno io che uscisse lei, bene sono contento, mi mancava :D :D :D

Capiti in zona Scarlino ogni tanto ?


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MessaggioInviato: 21/07/2016, 14:35 
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Bel colpo!
Potresti descrivere i rametti (diametro, da quanto tempo sono morti, se erano nella parte alta o bassa della pianta, eccetera)?


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MessaggioInviato: 21/07/2016, 15:03 
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Nome: Daniele Maccapani
Io credo di aver scoperto una nuova pianta ospite di questa specie :to: L'ho raccolta su Mentha aquatica! :lol: :lol:

(ovviamente sotto a dei lecci :) )

:hi:

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MessaggioInviato: 21/07/2016, 22:37 
 

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Marco,
erano i rami di un leccio (credo) di dimensioni non indifferenti. Avevo trovato la pianta a terra l'anno scorso di questi periodi e quindi forse era morta da un paio d'anni almeno. I rami che ho tagliato avranno un diametro di cira7/8 cm. Prima di tagliare i rami ho fatto qualche saggio e dopo aver trovato un paio di larvette, a distanza nel ramo, di circa 50 cm ho fatto a pezzi il ramo di circa 3 mt. Devo ancora andare a prendere la maggior parte dei pezzi tagliati, li ho snobbati non credendo uscisse roba interessante ma a questo punto domattina vado a recuperarli di corsa :p :p :p
E' una bestiolina rarina ? speriamo ne escano altre :D


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MessaggioInviato: 21/07/2016, 23:27 
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Daniele Maccapani ha scritto:
Io credo di aver scoperto una nuova pianta ospite di questa specie :to: L'ho raccolta su Mentha aquatica! :lol: :lol:

(ovviamente sotto a dei lecci :) )

:hi:

Se è per questo, io l'ho raccolto anche sul pavimento della sala da pranzo.

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MessaggioInviato: 22/07/2016, 1:42 
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Devo ammettere che come botta di c..o :to: la tua batte la mia :lol: :ok:

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MessaggioInviato: 22/07/2016, 10:25 
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skip ha scritto:
Marco,
erano i rami di un leccio (credo) di dimensioni non indifferenti. Avevo trovato la pianta a terra l'anno scorso di questi periodi e quindi forse era morta da un paio d'anni almeno. I rami che ho tagliato avranno un diametro di cira7/8 cm. Prima di tagliare i rami ho fatto qualche saggio e dopo aver trovato un paio di larvette, a distanza nel ramo, di circa 50 cm ho fatto a pezzi il ramo di circa 3 mt. Devo ancora andare a prendere la maggior parte dei pezzi tagliati, li ho snobbati non credendo uscisse roba interessante ma a questo punto domattina vado a recuperarli di corsa :p :p :p
E' una bestiolina rarina ? speriamo ne escano altre :D


Grazie per le informazioni :birra: .

Sì, dovrebbe essere una specie poco comune. Da me è decisamente rara per via dei boschi di leccio quasi totalmente scomparsi (ci sono solo poche piante frammiste alle querce ed ai pini). Da Daniele invece è più comune. La Mesola è l'ambiente ideale di questa specie.


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MessaggioInviato: 22/07/2016, 15:26 
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Ma non è mica esclusivo del leccio. Come minimo, sta anche su altre specie di Quercus. Io, per esempio, l'ho allevato da roverella.

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MessaggioInviato: 22/07/2016, 15:35 
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Però probabilmente preferisce il leccio. Nelle altre querce, essendo così diffuse, sarà molto diluito.


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MessaggioInviato: 22/07/2016, 21:24 
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Secondo me non è questione di leccio od altra specie di quercia (negli xilofagi la monofagia ristetta ad una sola specie di pianta è molto rara. Il più delle volte sono "monofagi" su un genere, o anche alcuni generi vicini. La vera monofagia si riscontra più spesso nei fillofagi). Più che altro è questione di condizioni ambientali. Gli Pseudosphegesthes in generale mi pare preferiscano ambienti piuttosto xerici ed aperti, dove da noi si trovano soprattutto, nel genere Quercus, leccio e roverella.

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MessaggioInviato: 22/07/2016, 22:15 
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Julodis ha scritto:
Secondo me non è questione di leccio od altra specie di quercia (negli xilofagi la monofagia ristetta ad una sola specie di pianta è molto rara. Il più delle volte sono "monofagi" su un genere, o anche alcuni generi vicini. La vera monofagia si riscontra più spesso nei fillofagi). Più che altro è questione di condizioni ambientali. Gli Pseudosphegesthes in generale mi pare preferiscano ambienti piuttosto xerici ed aperti, dove da noi si trovano soprattutto, nel genere Quercus, leccio e roverella.


Allora mi vien da chiedermi come mai sia così raro da me. Per esempio, la Pineta di Classe è un bosco di pini e querce caduche soprattutto, non molto lontano dal mare. Il Boscone della Mesola è più o meno alla stessa distanza dal mare, ma ci crescono quasi solo lecci. Tuttavia a Classe è una specie rarissima (ho raccolto diversi chili di legna e non ne ho mai presi) mentre alla Mesola può essere abbastanza comune.


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MessaggioInviato: 23/07/2016, 7:56 
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marco villa ha scritto:
Allora mi vien da chiedermi come mai sia così raro da me. Per esempio, la Pineta di Classe è un bosco di pini e querce caduche soprattutto, non molto lontano dal mare. Il Boscone della Mesola è più o meno alla stessa distanza dal mare, ma ci crescono quasi solo lecci. Tuttavia a Classe è una specie rarissima (ho raccolto diversi chili di legna e non ne ho mai presi) mentre alla Mesola può essere abbastanza comune.


Oltre al fatto che, se l'associazione vegetale è diversa, anche qualcosa nell'habitat di diverso ci deve essere, sai certamente anche tu che gli insetti spesso hanno una distribuzione irregolare, anche in ambienti apparentemente uniformi, e questo è particolarmente vero per gli xilofagi. Ci sono evidentemente differenze che a noi passano inosservate, ma a loro no, come altre volte potrebbe anche essere solo frutto del caso, il fatto che in certi biotopi una specie abbia più successo che in altri, dove invece può essere più comune un'altra. Anche in ambienti relativamente poco complessi come i nostri, la rete di rapporti ed interdipendenze tra i vari fattori, suolo, piovosità, temperature, luce, ventilazione, vegetazione, parassiti, parassitoidi, predatori, competitori, stabilità ed età dell'ambiente, e non scordiamo le azioni antropiche, è talmente complicata che due posti non sono mai identici, anche se a prima vista possono sembrarlo.

E poi c'è da tener conto di un'altra cosa: una specie da qualche parte deve nascere, differenziandosi da un'altra preesistente, poi il suo areale può cambiare. Per la particolare storia dell'Italia e della zona mediterranea, molte delle specie animali e vegetali hanno subito grandi cambiamenti dei loro areali. In particolare, gli xilofagi hanno dovuto fare i conti con una serie di riduzioni ed espansioni della copertura arborea negli ultimi milioni di anni. Durante le glaciazioni, i territori più o meno corrispondenti all'attuale Italia che non erano coperti dai ghiacci erano prevalentemente a clima freddo e con ambienti variabili dalla tundra alla steppa. La copertura arborea restava limitata a poche zone costiere a clima più mite, più che altro al Sud e isole, e forse lungo la costa ligure. Poi negli interglaciali la copertura arborea si estendeva nuovamente verso Nord e verso le montagne. Per cui gli xilofagi ogni volta dovevano riconquistare territorio, partendo dai loro "rifugi" nelle aree climatiche più favorevoli della penisola italiana, o da altri territori al di fuori della penisola, come soprattutto alcune zone dei Balcani e della Turchia, in collegamento col Mediterraneo orientale. In questi continui spostamenti, anche solo per effetto del caso, oltre che delle diverse esigenze delle varie specie, è normale che si siano create differenze nella composizione delle biocenosi anche di ambienti boschivi simili. A questo bisogna aggiungere che l'azione antropica negli ultimi 20-25 secoli in Italia è stata particolarmente intensa, riducendo e frammentando la copertura boschiva originaria, e tra la popolazione entomologica dei boschi superstiti, tra loro più o meno isolati, possono essersi create ulteriori differenze.

Per cui, non c'è assolutamente niente di strano se una specie si trova, magari anche comune (cosa che forse non è per lo Pseudosphegesthes) in un posto, ed è praticamente introvabile (non è però detto che non ci sia) in un altro apparentemente adatto.

Per quanto riguarda più strettamente la tua domanda, potrebbe anche dipendere da come fai i prelievi.
La legna che raccogli alla pineta di Classe, immagino di quercia, anche se non so di quale specie, come è dove la prendi? Gli Pseudosphegesthes si sviluppano soprattutto su rami in posizioni ben esposte al sole, morti ma da non troppo, col legno ancora bello consistente (per capirci, non attaccato dai funghi e un po' spugnoso come quello in cui spesso, ma non sempre, si sviluppano le larve di Latipalpis). La sezione del ramo va in genere da circa 4 cm in su. Una situazione ideale si ha quando le piante sono un po' distanziate tra loro, in modo da avere un ambiente molto soleggiato e piuttosto xerico, con Quercus (che sia ilex, pubescens o altro) allo stato di alberelli, più che di grandi alberi, e rami/fusti che sono stati tagliati ad una certa altezza dal suolo (40-50 cm o più) lasciando dei monconi che in parte seccano, e più lontano dal punto di taglio riescono magari a ricrescere. Quei monconi sono le parti in cui preferenzialmente si sviluppano questi insetti (e non solo loro). In posti, come la Turchia, la Grecia o anche l'Italia centro-meridionale, grossi mammiferi sia d'allevamento che selvatici (cinghiali) usano questi monconi per grattarsi, e li levigano fino a smussarne ogni spigolo e lucidarne il legno esposto, rendendoli piuttosto caratteristici.
Quando le piante sono più alte, e magari non si trovano monconi di questo tipo, ma un tronco di una certa altezza e tutti i rami in alto, diventa più difficile, perché bisogna trovare dei rami morti, ma non vecchi, in alto sulla chioma, e tagliarli con un seghetto montato su un'asta lunga qualche metro (io uso i tre segmenti più grossi di una canna da pesca da 8 metri, su cui posso montare, secondo quel che devo fare, sia una lama dei soliti seghetti giapponesi, ma da 30 cm, sia un retino per battere il fogliame).
Da quanto ho capito, forse alla pineta di Classe bisognerebbe provare così.
Poi, c'è sempre la possibilità di trovare qualche ramo a terra, attaccato quando era sull'albero e spaccato dal vento. O addirittura interi alberi caduti, da cui si possano tagliare alcuni dei rami che erano in alto, morti o morenti. Per questo conviene fare questa ricerca dopo periodi di forte vento.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 23/07/2016, 10:33 
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Grazie Maurizio. I rami che ho prelevato erano ai margini di un sentiero piuttosto soleggiato. Credo fossero di Quercus robur (o al massimo pubescens). Erano di diametro variabile dai 15 ai 50 mm e, per dare un'idea del tipo di legno, ci ho trovato le larve di Chrysomothris affinis (le avevo postate ma non trovo più la discussione). Tutto il materiale era caduto a terra durante le operazioni di potatura ai margini del sentiero.

In realtà la Pineta di Classe sarebbe uguale al Boscone della Mesola, senza l'intervento umano. Infatti il bosco fu in larga parte abbattuto ai tempi dei romani per creare una sorta di coltivazione di pini. In tale contesto i lecci scomparvero quasi completamente mentre le querce sopravvissero qua e là. Ora che la pineta non viene più sfruttata per la produzione di legname, i pini stanno scomparendo e cedono il posto alle querce che sono tra le piante più diffuse localmente. I lecci invece non sembra abbiano intenzione di riconquistare il loro ambiente di un tempo ed al momento ci sono solo alcuni cespugli isolati. Possibile che il leccio abbia difficoltà a crescere per via della competizione con le querce caduche preesistenti? Magari è una specie che colonizza per prima le dune appena formate, permanendovi per molte migliaia di anni, solo grazie al sottobosco che impedisce la crescita di altre querce? In tal caso l'intervento dell'uomo deve aver alterato il ciclo del bosco e probabilmente la Pineta di Classe non tornerà mai la lecceta originaria.


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