Tempo fa, in
questa discussione, Marco Villani chiese lumi circa pubblicazioni “scandalosamente” inadeguate, su riviste che pubblicano acriticamente qualsiasi cosa gli si invii, basta che si paghi.
Queste riviste, il cui unico scopo è incassare laute quote dagli ingenui autori che cascano nella trappola sono note come Predatory open access publishing vedi:
https://en.wikipedia.org/wiki/Predatory ... publishing Voglio tornare sull’argomento perché mi capita ogni tanto che qualcuna di queste riviste mi invii e-mail con richiesta di pubblicazioni, per cui mi è venuto da pensare alla confusione che le loro pubblicazioni creano.
Ad esempio, questa è l’ultima richiesta che ho ricevuto:
Penso che capiti a chiunque sia iscritto a siti di social networking come ResearchGate e Academia.edu. È evidente già dall’approccio che si tratta di una rivista farlocca, non mi risulta che nessuna rivista seria inviti sconosciuti a inviare pubblicazioni. Però pur non essendo riviste serie, sono molto ben camuffate; se si visita il loro sito si può verificare che hanno un archivio delle annate precedenti con decine o centinaia di articoli, hanno un “editorial Board” composto da personaggi realmente esistenti (che sono però spesso all’oscuro del fatto che il proprio nome è usato da questi imbroglioni) e di solito millantano un Impact Factor medio-alto, che ad un controllo più attento risulta del tutto fasullo. Guardate ad esempio il sito della rivista che mi ha contattato ieri:
http://www.omicsonline.org/aquaculture- ... opment.phpSembra tutto a posto, come del resto sembrava tutto a posto per la rivista su cui era pubblicato l’articolo che aveva scandalizzato Marco.
Però se si controlla su Thomson Reuters si scopre che l’Impact Factor che dichiarano è inventato, in realtà non ne hanno alcuno, e se si contattano gli appartenenti al comitato di redazione si scopre che questi sono all’oscuro del fatto che il loro nome è usato, senza permesso da parte loro, da parte della rivista. Cercando informazioni sull’editore, OMICS International Journals, si scopre presto di che si tratta, vedi
https://en.wikipedia.org/wiki/OMICS_Publishing_GroupQueste riviste sono una vera e propria truffa, richiedono contributi economici elevati da parte degli autori, che si illudono di avere una pubblicazione che avrà peso sul proprio curriculum ed invece si ritrovano con una pubblicazione senza nessun valore, perché pubblica acriticamente qualsiasi cosa senza alcun referaggio e naturalmente non ha alcun IF. Tutto questo è possibile dall’avvento delle pubblicazioni digitali, che si possono metter su a costo zero. Quando esisteva solo il cartaceo mettere su una rivista comportava spese e competenze tali da scoraggiare truffatori.
Il problema che mi metto è semplice: alla fine si tratta sempre di una rivista, per cui se ad esempio viene pubblicata una nuova specie (o parecchie come nel caso dell’articolo citato da Marco), la descrizione deve essere considerata comunque formalmente valida. Si può confutare la validità della nuova specie solo con una revisione, o dimostrando che la descrizione non è rispettosa delle norme ICZN, ma per entrambe le cose serve tempo, voglia e fatica da parte di un autore esperto del gruppo sistematico, che pubblichi a riguardo qualcosa. In assenza di questo la specie rimane valida anche se è stata proposta in maniera pedestre. Il problema non me lo metto solo io: ho trovato delle pubblicazioni che denunciano il pericolo che queste truffe comportano per la scienza. Ne allego un paio.
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C’è da chiedersi se in futuro questo non possa portare ad un ritorno al passato da parte dell’ICZN, con limitazioni della validità del formato digitale. Altre alternative non ne vedo.