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Semanotus
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Inviato: 12/01/2011, 23:18 |
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Iscritto il: 20/08/2010, 15:09 Messaggi: 546 Località: Ravenna, Italia
Nome: Raffaele Bocchini
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Salve, sono Raffaele ( Semanotus ) e raccolgo principalmente Cerambicidi e Cleridi, ma ho anche diverse cassette di altre famiglie che non rappresentano l'interesse primario, ma per le quali nutro un vivo interesse..insomma "mi prendono bene"!! Così vorrei incrementare le specie raccolte con nuove specie che possa cercare nei dintorni..(si fa per dire..) della Regione dove abito, l'Emilia Romagna. Sto parlando di scarabeidi stercorari e più precisamente di alcune specie che mi stanno particolarmente a cuore, quali, ad esempio, Ateuchetus variolosus, Scarabaeus pius, Scarabaeus typhon, Copris hispanus cavolinii e umbelicatus oltre al genere Gymnopleurus (dovrebbero trovarsi anche nel Nord Italia, credo). Per ora mi fermo qui e chiedo se qualcuno vuole essere così cortese e collaborativo da darmi qualche lume sul dove ( e come..) cercarli, magari alla fine dell'inverno o primavera. Sul "dove" cercarli mi riferisco a quelle località dove sono stati trovati o comunque ci siano discrete possibilità di ritrovamenti; il fatto che siano coprofagi già mi dice molto..ma su quali escrementi di erbivori si trovano?? Immagino esistano dei metodi e anche dei periodi di caccia "privilegiati"...a questo proposito penso a come ho trovato il Typhaeus typhaeus ! Ci sarà da armarsi di badile e olio di gomito!! Bene, ringrazio sin da ora quanti vogliano contribuire a fornirmi indicazioni per questa impresa e, magari, aggregarsi per qualche caccia. Ciao, Raffaele 
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Julodis
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Inviato: 13/01/2011, 9:07 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Ciao. Non sono un gran cercatore di coprofagi, ma soprattutto in passato ne ho comunque presi diversi. Non conosco le località della tua regione, ma posso dirti come li trovo (o meglio, come li trovavo) qui nel Lazio. Cominciamo col dire che tutte queste specie sembra abbiano subito, almeno in base ai miei ritrovamenti, un netto declino nell'arco di qualche decennio. Fino ai primi anni '80 erano ancora abbastanza frequenti (anche se non come negli anni'70 - non so in precedenza), poi sono completamente scomparsi in alcune località e sono diventati molto poco frequenti in altre.
Ateuchetus variolosus, Scarabaeus pius, Scarabaeus typhon Sono specie che ho trovato prevalentemente in primavera. Gli ultimi due lungo il litorale sabbioso e fascia retrodunale (non hanno particolari esigenze in fatto di tipo di sterco, e usano sia quello di animali vegetariani che carnivori e onnivori, uomo compreso). Il primo non l'ho mai trovato nel Lazio. La località più vicina è in Abruzzo, dove l'ho preso un paio di estati fa in pascoli intorno ai 1200 m di quota. Tra gli Scarabaeus, i più comuni qui sono il semipunctatus, lungo il mare, e il laticollis, comunissimo sui Monti Lepini, Aurunci, Ausoni, e tutto il preappennino, fino intorno ai 1200 m di quota. Sono soprattutto comuni in primavera-inizio estate e anche in parte dell'autunno. Sono ad attività diurna, quindi se ci sono si vedono facilmente volare o rotolare le loro pallette di sterco.
Copris hispanus cavolinii e umbilicatus Questo si trova quasi tutto l'anno (anche ora nelle zone in basso e verso mare. Gira di notte, per cui di giorno lo individui per i mucchietti di terra che fa quando scava la galleria nel terreno sotto lo sterco (di solito, di mucche e cavalli). Quando trovi un mucchietto di terra fresca che spunta da un escremento, tipicamente di mucca, o di fianco ad esso, basta spostare l'escremento (a volte capita di trovarceli sotto, rigirandolo) e scavare nel terreno fino a raggiungere l'occupante della galleria. A volte ci sono loro, a volte Copris lunaris, a volte, ma a me non è mai capitato, Copris umbilicatus, a volte dei Geotrupidae o i Typhoeus. C'è chi infila un rametto o altro nel foro, per seguirne meglio il percorso scavando (possono stare da pochi a molti cm di provondità)
Gymnopleurus Si trovano più o meno come gli Scarabaeus, ma sono più estivi. Una volta erano molto comuni, anche nei prati di Roma, ora sono molto rari, almeno qui nel Lazio. Girano in pieno sole nelle giornate calde, e in genere preferiscono lo sterco di pecora, almeno da quanto ho osservato io, ma credo che vadano pure su altro. In genere stanno in pascoli piuttosto xerici.
Chiudo, perchè sta finendo la batteria del netbook. Ciao
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Loriscola
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Inviato: 13/01/2011, 9:19 |
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:25 Messaggi: 4891 Località: Zola Predosa (BO)
Nome: Loris Colacurcio
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Ciao Raffaele Ti consiglio di dare un'occhiata a due lavori sul popolamento di queste bestiole in Emilia Romagna, pubblicati sul bollettino ARDE di qualche anno fa... Il primo di Ziani ti può dare parecchie indicazioni sugli Scarabeidi coprofagi della Romagna Il secondo lavoro, del sottoscritto  , tratta invece della provincia di Bologna...e dovrebbe essere anche sul forum (devo cercare dove, poi ti metto il collegamneto anche su questo post). viewtopic.php?f=225&t=571Delle bestiole che hai citato (vado a memoria, quindi mi appello alla tua bontà), posso dirti che: Scarabaeus pius: non conosco esemplari successivi agli anni 60-70. Una volta si trovava addirittura in piena Bologna, lungo il fiume Reno. Scarabaeus variolosus: non ho dati per l'Emilia Romagna, il mio reperto più "nordico" è del Lazio Scarabaeus semipunctatus: lo trovavo sul litorale a Casal Borsetti, dove sfruttava i ricordini dei numerosi bagnanti ospiti della spiaggia libera....anche questa bestiola, una volta quasi banale, è divenuta estremamente rara e devo ammettere che negli ultimi anni ne ho visti sempre meno. Scarabaeus typhon: non ho dati per l'Emilia Romagna. Copris hispanus cavolini: ho un paio di esemplari del forlivese del '73 (località San Colombano)...purtroppo temo che anche questo splendore abbia abbandonato la nostra regione Copris umbilicatus: tutt'altro che banale, lo puoi trovare sull'Appennino tosco romagnolo. Quasi tutti i miei esemplari provengono dai Monti della Calvana e da altre zone intorno ad Arezzo. Sulla Calvana ho anche un esemplare di Scarab. laticollis. Per i Gymnopleurus posso dirti che anche loro si potevano trovare (una volta) anche a Bologna: ho due esemplari di G. mopsus del '59....ma ovviamente sono tutti scomparsi. Contarini li aveva trovati (lo sturmi ed il mopsus) sull'Appennino romagnolo, se non ricordo male, nella zona della "Vena del Gesso".  P.s. vedo che sono stato preceduto... 
_________________ Loris
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Enoplium
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Inviato: 13/01/2011, 17:05 |
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Iscritto il: 18/06/2009, 16:54 Messaggi: 1093 Località: Casalecchio di Reno (BO)
Nome: Iuri Zappi
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Julodis
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Inviato: 13/01/2011, 19:16 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Loriscola ha scritto: Scarabaeus pius: non conosco esemplari successivi agli anni 60-70. Una volta si trovava addirittura in piena Bologna, lungo il fiume Reno. Scarabaeus variolosus: non ho dati per l'Emilia Romagna, il mio reperto più "nordico" è del Lazio Scarabaeus semipunctatus: lo trovavo sul litorale a Casal Borsetti, dove sfruttava i ricordini dei numerosi bagnanti ospiti della spiaggia libera....anche questa bestiola, una volta quasi banale, è divenuta estremamente rara e devo ammettere che negli ultimi anni ne ho visti sempre meno. Scarabaeus typhon: non ho dati per l'Emilia Romagna. Copris hispanus cavolini: ho un paio di esemplari del forlivese del '73 (località San Colombano)...purtroppo temo che anche questo splendore abbia abbandonato la nostra regione Copris umbilicatus: tutt'altro che banale, lo puoi trovare sull'Appennino tosco romagnolo. Quasi tutti i miei esemplari provengono dai Monti della Calvana e da altre zone intorno ad Arezzo. Sulla Calvana ho anche un esemplare di Scarab. laticollis. Per i Gymnopleurus posso dirti che anche loro si potevano trovare (una volta) anche a Bologna: ho due esemplari di G. mopsus del '59....ma ovviamente sono tutti scomparsi. Contarini li aveva trovati (lo sturmi ed il mopsus) sull'Appennino romagnolo, se non ricordo male, nella zona della "Vena del Gesso".  P.s. vedo che sono stato preceduto...  Direi che le cose tra Emilia Romagna e Lazio cambiano poco, a parte qualche specie (S. semipunctatus e laticollis, soprattutto il secondo, e C. hispanus) che sono ancora frequenti da me, e C. umbilicatus da te. Come ho già spiegato in un MP, il mio unico S. pius l'ho preso nel Lazio meridionale tra il 1978 e il 1982 (probabilmente dopo il 1980), ma non l'ho più in collezione, e non ne ho mai più visti. S. variolosus vedo ora che è citato anche dell'Emilia Romagna sulla checklist (Ravenna, Borgo Rivola, Monte Mauro, 90 m), ma è una citazione vecchia (Zangheri, 1969) e bisogna vedere se è corretta e se c'è ancora! Per il resto è citato di Marche e Lazio settentrionali, e ovviamente di varie località più a Sud. L'esemplare più nordico che ho io l'ho preso in Valle Cascina (L'Aquila), come dicevo, un paio d'anni fa.
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Creedence
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Inviato: 13/01/2011, 20:22 |
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Iscritto il: 23/09/2009, 23:06 Messaggi: 1061
Nome: Stefano Ziani
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Uno dei motivi della rarefazione dei rollers, almeno di quelli diurni, può essere ricercata nell'aumento, in certi parti d'Italia è spaventoso, di Corvidi che ovviamente predano i coprofagi intenti a rotolare la palla. Uno dei motivi, ripeto. Gli altri? E chi lo sa...
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Semanotus
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Inviato: 13/01/2011, 23:44 |
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Iscritto il: 20/08/2010, 15:09 Messaggi: 546 Località: Ravenna, Italia
Nome: Raffaele Bocchini
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Tc70
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Inviato: 14/01/2011, 1:32 |
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Iscritto il: 09/11/2010, 19:52 Messaggi: 4517 Località: Brescia
Nome: Luca Bodei
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Julodis
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Inviato: 14/01/2011, 8:30 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Tc70 ha scritto: In certe zone è sicuramente vero, ma almeno da queste parti il pascolo è rimasto praticamente invariato negli ultimi 40 anni. Dove pascolavano mucche ci pascolano ancora, dove c'erano cavalli o pecore, pure. Forse solo le capre sono diminuite sensibilmente. Una cosa che ho notato in alcune zone, nella fascia periferica di Roma, ovvero in quella che una volta era la campagna romana, forse una delle zone entomologicamente più ricche ed interessanti della regione, a parte l'ovvia riduzione di estensione delle aree con una parvenza naturale, causa l'aumento spropositato delle aree urbanizzate, è che quelli che una volta erano prevalentemente prati e pascoli xerici, spesso con molte pietre affioranti, sono ora spesso diventati prati più umidi, con erba più alta e comunque copertura erbosa più fitta e continua, malgrado in alcuni di essi continui il pascolo (forse non lo sapete, ma nella periferia romana pascolano le pecore nelle zone incolte e parchetti tra i palazzi - Nella via sotto casa mia, zona Montesacro-Talenti, Roma Nord, passa regolarmente un gregge di oltre 100 pecore che fa una specie di transumanza tra il Parco dell'Aniene che ho davanti casa e un grande prato che sta dietro la scuola in cui insegno). Questo cambiamento localizzato dell'habitat ha sicuramente influenzato molto il popolamento animale, e credo particolarmente quello dei coprofagi, facendo scomparire le specie più xerofile e termofile. Per il resto, l'aumento dei Corvidi, come già scritto da Creedence, quello dei cinghiali, e forse anche di altri Vertebrati (mammiferi notturni come Volpi, roditori, ecc., ed altri uccelli, tra cui diversi piccoli rapaci) che si è verificato in alcune zone, hanno sicuramente fatto la loro parte.
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Loriscola
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Inviato: 14/01/2011, 9:38 |
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Iscritto il: 05/02/2009, 17:25 Messaggi: 4891 Località: Zola Predosa (BO)
Nome: Loris Colacurcio
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Almeno qui nel bolognese sono quasi certo che la rarefazione, per non dire estinzione, della maggior parte dei pillolari sia da imputare alla quasi completa scomparsa dei pascoli di pianura . In pratica è scomparso l'ambiente ottimale per queste specie dove, oltre alla presenza del pabulum necessario (di questo ancora se ne trova  ), c'era anche il substrato adatto per la costruzione delle loro gallerie ed un clima a loro confacente. Ed infatti non si trovano più dei pascoli permamenti di pianura: al massimo vi sono zone di pascolo temporaneo (per 4-6 mesi) che non riescono a garantire una popolazione stabile di questi coprofagi più esigenti. I veri pascoli "a 365 giorni" sono rimasti unicamente in alta collina (o addirittura in montagna) con clima e terreno secondo me inadatti a specie più spiccatamente xerofile (Copris umbilicatus a parte). In tempi antichi  , ho provato a cercare in alcuni grandi allevamenti storici di cavalli, presenti sulla pianura bolognese praticamente da sempre...ma senza alcun risultato: anche in questi casi, infatti, le bestie sono al pascolo per brevi periodi e il terreno viene periodicamente ripulito Trovate un pascolo "antico" nel nord Italia in zone xeriche e forse troverete anche qualche pillolario relitto. Tutto quanto sopra esposto è una mia personale convinzione nata da alcuni anni di ricerche nel bolognese che in quanto tale spero possa essere confutata da numerosissimi ritrovamenti 
_________________ Loris
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Plagionotus
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Inviato: 14/01/2011, 20:29 |
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Iscritto il: 21/05/2009, 14:59 Messaggi: 6986 Località: Casinalbo (MO)
Nome: Riccardo Poloni
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Da quanti ho capito non si parla di tutti i coprofagi ma solo di quelli pillolari e più delicati. In effetti i pascoli di pianura permanenti sono scomparsi quasi dapperutto nel nord Italia. Anche nel modenese ci sono i pascoli di pecore e capre in pianura ma non sono permanenti. Per esempio nella zona di Modena est c'è un gregge di circa 500 pecore ma si sposta, non resta sempre lì. Le mucche solo in montagna ormai pascolano almeno d'estate, mentre in pianura sono tutte nelle stalle. Solo per i cavalli ci sono delle zone dove vanno a fare delle passeggiate durante tutto l'arco dell'anno (anche se molto meno in inverno) o delle tenute dove li tengono, ma non ci ho mai trovato molto, nè i colleghi modenesi. In prima e media collina idem. In montagna i pascoli ci sono solo d'estate, per ovvi motivi. Invece sono aumentati molto gli ungulati che lasciano ovviamente i loro affarini dappertutto. Mi ricordo di un prato sugli 800 metri verso Montefiorino PIENO di tortini di cervo e di capriolo 
_________________ Riccardo Poloni La dignità degli elementi la libertà della poesia, al di là dei tradimenti degli uomini è magia, è magia, è magia... Negrita, Rotolando verso sud
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Julodis
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Inviato: 15/01/2011, 8:20 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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La motivazione addotta da Loris è forse la più convincente per alcune specie. In effetti, dove in passato trovavo i vari pillolari, erano sempre pascoli che avevano in comune una cosa: non venivano mai arati e coltivati. Questo valeva per il litorale sabbioso, dove ovviamente non si coltiva nulla, per i prati nella periferia romana (in particolare, quello che ho davanti casa era un tipico pascolo xerico permanente) e per i pascoli montani. Ora, lungo il litorale molte zone sono profondamente alterate per scopi balneari, altre hanno subito una pseudonaturale ricrescita della vegetazione, per cui si è passati da terreni sabbiosi con cespugli ed erbe sparse a zone con copertura vegetale arbustiva od arborea praticamente continua, altri sono completamente recintati ed inaccessibili, quindi salvo permessi gli entomologi non posso cercarvi nulla. I pascoli xerici intorno a Roma sono diventati mediamente più umidi e quasi sempre sono coltivati (subiscono la solita turnazione cereali -> trifoglio/erba medica -> pascolo) e spesso sono rimasti isolati tra le aree edificate. Le zone collinari sono prevalentemente coltivate (olivi, viti e solita turnazione) e, se non lo sono, sono occupate da boschi e boschetti più o meno recenti (salvo alcuni versanti xerici su cui ho intenzione di andare a controllare cosa è rimasto). Le zone di montagna sono rimaste più o meno come erano (a parte l'invasione di cinghiali), ed infatti fino ad una certa altezza ospitano ancora popolazioni consistenti di Scarabaeus laticollis, l'unico pillolario che si possa ancora ritenere comune qui, oltre al Sysyphus, che sembra l'unico ad essere ancora molto diffuso un po' in tutti gli ambienti, anche molto degradati.
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Creedence
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Inviato: 15/01/2011, 17:23 |
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Iscritto il: 23/09/2009, 23:06 Messaggi: 1061
Nome: Stefano Ziani
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I misteri che coinvolgono gli Scarabeidi coprofagi sono tantissimi. Per esempio Luigi Melloni riporta che in Romagna il Sisyphus schaefferi, praticamente introvabile fino ad una ventina di anni fa, è diventato comunissimo dalla media collina in su ed in ogni tipo di pabulum. D'altra parte, parlando dello Scarabaesu pius, gli ambienti in cui lo ha raccolto e segnalato Zangheri più di 60 anni fa, nella Vena del Gesso faentino-imolese, sono praticamente rimasti invariati, a cominciare dai pascoli di pecore. Come spiegare quindi la rarefazione, ai limiti dell'estinzione locale se non nazionale, di Sc. pius e al contrario l'esplosione delle popolazioni romagnole di Sis. schaefferi? E notate che sono entrambi due rollers...
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Julodis
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Inviato: 15/01/2011, 18:56 |
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20 Messaggi: 31564 Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
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Creedence ha scritto: I misteri che coinvolgono gli Scarabeidi coprofagi sono tantissimi. Per esempio Luigi Melloni riporta che in Romagna il Sisyphus schaefferi, praticamente introvabile fino ad una ventina di anni fa, è diventato comunissimo dalla media collina in su ed in ogni tipo di pabulum. D'altra parte, parlando dello Scarabaesu pius, gli ambienti in cui lo ha raccolto e segnalato Zangheri più di 60 anni fa, nella Vena del Gesso faentino-imolese, sono praticamente rimasti invariati, a cominciare dai pascoli di pecore. Come spiegare quindi la rarefazione, ai limiti dell'estinzione locale se non nazionale, di Sc. pius e al contrario l'esplosione delle popolazioni romagnole di Sis. schaefferi? E notate che sono entrambi due rollers... Di tutti i nostri "rollers" credo che il Sysyphus sia il più euriecio, di conseguenza dovrebbe adattarsi più facilmente degli altri ai cambiamenti ambientali. E' anche il più piccolo, e forse per questo viene predato meno dai vertebrati. Comunque sia, potrebbe aver sostituito, almeno in parte, le altre specie, in certe zone. In pratica, la scomparsa degli Scarabaeus e dei Gymnopleurus ha dato ai Sysyphus la possibilità di aumentare di numero. Quando ero ragazzino ricordo che c'era una lotta tra varie specie per accaparrarsi la materia prima, almeno in certe zone ed in certi periodi. Ora, a parte qualche volta coi Sysyphus e Scarabaeus laticollis, è raro vedere numerosi individui affollarsi intorno ad una sola fonte di cibo, anche nei posti migliori, anzi, è già tanto se se ne vede uno!
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