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Cetonia aurata pisana varietà di colore



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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 18/01/2014, 19:33 
 

Iscritto il: 09/08/2013, 15:35
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Nome: Andrea marata
Qualcuno, nei post addietro, aveva provato ad alleVare varietà di colore di pisana... Mi sembra di ricordare la fiorii... Si sanno i risultati? La colorazione e su base genetica o epigenetica? Se si trovano e si accoppiano ad esempio due fiorii nascono tutte fiorii? Variando la temperatura durante lo sviluppo larvale può influenzare la colorazione? Troppe domande? :roll:
Andrea :hi:


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MessaggioInviato: 18/01/2014, 23:15 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Andream ha scritto:
Qualcuno, nei post addietro, aveva provato ad alleVare varietà di colore di pisana... Mi sembra di ricordare la fiorii... Si sanno i risultati? La colorazione e su base genetica o epigenetica? Se si trovano e si accoppiano ad esempio due fiorii nascono tutte fiorii? Variando la temperatura durante lo sviluppo larvale può influenzare la colorazione? Troppe domande? :roll:
Andrea :hi:

Io avevo provato ad allevare degli esemplari violacei insieme ad altri blu, per vedere se si riproducevano e che ne veniva fuori, ma avendo la cassetta all'aperto (sul balcone), tempo dopo me la sono trovata allagata in seguito ad un po' di giorni di pioggia intensa, e non è sopravvissuto niente! :no1:

Comunque, in altra occasione, da esemplari di Protaetia cuprea di colore "normale" me ne sono nati di colorazione strana, per cui potrebbe anche, almeno in parte, dipendere dalle condizioni di sviluppo.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 19/01/2014, 16:09 
 

Iscritto il: 09/08/2013, 15:35
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Nome: Andrea marata
Nessun altro ha sperimentato?
Grazie :hi:


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MessaggioInviato: 19/01/2014, 20:25 
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Iscritto il: 02/10/2009, 17:40
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Nome: Alberto Strocchi
Io non ho allevato cetonie in maniera sistematica e quelle poche che ho allevato non hanno dato risultati sorprendenti o strani. Tuttavia ricordo che qualcuno (mooolto più informato di me ... ma di cui non son sicuro di ricordare il nome e non vorrei commettere una gaff), mi spiegò che porbabilmente non tanto la temperatura, ma soprattutto la qualità dell'alimentazione, in particolare gli acidi urici prodotti, andavano ad interessare quello strato inferiore della cute responsabile del colore e delle tinte cangianti di questi insetti. Da qui se ne conviene (ma è una mia deduzione del tutto spassionata e da verificare) che non sia la paternalità a decretare l'aspetto del nascituro .... ma piuttosto l'alimentazione che la larva trova nell'ambiente in cui si sviluppa. Bisognerebbe verificare se, allevando delle larve in terreni diversi e magari arricchendoli uno con ferro, uno con rame, o che so io cos'altro ... "per vedere di nascosto l'effetto che fa" (Enzo Jannaci).
Saluti e buon divertimento :)


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MessaggioInviato: 19/01/2014, 22:10 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
dorbodervus ha scritto:
Bisognerebbe verificare se, allevando delle larve in terreni diversi e magari arricchendoli uno con ferro, uno con rame, o che so io cos'altro ... "per vedere di nascosto l'effetto che fa" (Enzo Jannaci).
Saluti e buon divertimento :)

Questo potrebbe non fargli bene,

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 21/01/2014, 20:40 
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Iscritto il: 02/10/2009, 17:40
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Nome: Alberto Strocchi
"Questo potrebbe non fargli bene,..." (Julodis).
Sicuramente hai ragione nel caso che uno metta prodotti chimici tal quali o in forma "pura", o che ne so ... io pensavo al ferro (per esempio) nella forma digeribile perfino da noi umani, tipo quello che si da alle donne incinte ...
Non so in che forma si possano somministrare il rame o altri minerali che pur, in natura, esistono ...
Non so se sotto forma di sali, ossidi, acidi o altro ... ci vorrbbe un chimico che suggerisse qualcosa (io di chimica, non capisco assolutamente niente!).
D'altra parte il sospetto che le cetonie blu siano più frequenti in zone dove, pare, in tempi remoti vi furono miniere di rame, è un'ipotesi che gira da tempo ...
Lungi da me "torturare" delle povere larve solo per vedere che colore "salta fuori" !!!
Ciao.
Alberto


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MessaggioInviato: 21/01/2014, 23:30 
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Nome: Maurizio Gigli
Il fatto è che il rame, pur essendo un oligoelemento, indispensabile in piccolissime quantità per diversi organismi, diventa tossico in quantità maggiori. I primi a soffrirne sono molti batteri e altri microrganismi (non per niente i sali rameici sono usati come anticrittogamici in agricoltura, vedi solfato rameico, poltiglia bordolese, ecc.). Per cui, anche se non danneggiasse direttamente le larve, non credo che sarebbe bene per loro se venisse danneggiata la flora batterica nel detrito di cui si nutrono o nel loro stesso apparato digerente.
Somministrare il rame sarebbe possibile come sali, come ossidi, idrossidi o come metallo, ma non credo cambierebbe molto, perchè allo stato metallico tende ad ossidarsi in ossidi (a meno che sottragga elettroni ad altri metalli), idrossidi ed infine a formare sali, ed alla fine nel terriccio dovrebbero sempre formarsi sali rameici o rameosi, che penso siano lo stato in cui il rame viene assorbito dagli organismi.

Il ferro sarebbe già diverso, perchè non dovrebbe avere effetti tossici fino a concentrazioni molto alte. Si potrebbe provare con piccole quantità di sali di ferro, o magnesio, o manganese, ma francamente ho l'impressione che le condizioni fisiche possano influire di più sulla colorazione. Se non la temperatura, almeno il grado di umidità. E per quanto riguarda la temperatura, più che il suo valore, potrebbe esserci un'influenza degli sbalzi di temperatura. Ma senza fare delle prove verificabili, chiunque può dire quel che vuole.

L'ipotesi delle cetonie blu nelle zone dove c'erano miniere di rame non la condivido. Più che altro perchè nei tre posti in cui ricordo di averne prese più di una volta (Monte Gennaro, Monte Morra e una zona appenninica tra Ienne e Vallepietra) di miniere di rame non ce ne sono mai state, anzi sono tutte su terreni sviluppati su roccia calcarea, senza minerali contenenti rame.

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MessaggioInviato: 22/01/2014, 8:58 
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Nome: Alberto Strocchi
Mi arrendo! :lol:
La tua cultura in materia supera di gran lunga la mia, per cui non ho motivo di ribattere le tue parole.
Vorrei, però, sottolineare, che il mio intervento è costernato di "forse", "ma", nonché di "sentito dire" oltre a "provare" (= sperimentare, costatare,...) proprio perché di "certo" e "sicuro" non ho niente e non credo ce ne sia.
Per cui ti ringrazio per il tuo punto di vista e per le nozioni che mi hai regalato e che terrò in considerazione.
Alberto


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MessaggioInviato: 22/01/2014, 13:51 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Infatti, come ti dicevo, l'unica è provare e vedere che succede, visto che ora sono tutte ipotesi o sensazioni, ma di certo mi par di capire che si sa ben poco.
Magari entrano in gioco diversi fattori ambientali, magari anche tutti quelli che abbiamo detto ed altri. O magari le cause sono solo genetiche? Boh!
Io non sono al corrente di studi seri su questo fenomeno, ma sicuramente qualcuno li avrà fatti. Per esempio, si potrebbe chiedere a Roberto Lisa, che anni fa so che stava interessandosi proprio alla infinita variabilità cromatica delle varie ssp. di Cetonia aurata. Mi ricordo che aveva costruito anche una tavola con tutte le variazioni cromatiche, con le possibili linee di derivazione tra una forma e l'altra per le tre sottospecie della nostra fauna. Deve averci impegnato un tempo non trascurabile, per cui credo che se allora c'erano studi in proposito, lui dovrebbe esserne venuto a conoscenza.

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Maurizio Gigli
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