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Nozioni di storia geologica su Sicilia, Sardegna ed altre regioni del Mediterraneo



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MessaggioInviato: 13/02/2016, 13:15 
 
quante secche ci sono nel Mediterraneo? e non sono mai state emerse? e il vulcanismo quanto ce ne tra Sicilia e Nord Africa? credo che per ponti intendesse qualcosa del genere
anche in Appennino si credeva che c'erano poche "isole emerse" ed ora invece si pensa che cerano vaste porzioni emerse (con evidenze fossili)


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MessaggioInviato: 13/02/2016, 15:48 
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Nome: Maurizio Gigli
hutia ha scritto:
quante secche ci sono nel Mediterraneo? e non sono mai state emerse? e il vulcanismo quanto ce ne tra Sicilia e Nord Africa? credo che per ponti intendesse qualcosa del genere
anche in Appennino si credeva che c'erano poche "isole emerse" ed ora invece si pensa che cerano vaste porzioni emerse (con evidenze fossili)

Se con secche intendi zone di mare poco profondo, che possano essere emerse in momenti di abbassamento del livello marino, allora si fa presto a saperlo. Basta lanciare Google Earth, che visualizza anche la profondità dei fondali, e considerare che tutti i fondali attualmente a profondità minore di circa 50 metri erano probabilmente emersi in uno o più degli ultimi 4 periodi glaciali. Per periodi più lontani non si può dire molto, perché quasi certamente ci sono stati anche spostamenti del fondo marino, ma gli ultimi 4 glaciali, avvenuti negli ultimi 700.000 anni, sono quelli che più ci interessano.
Se invece risaliamo al Messiniano, 5-6 milioni di anni fa, il discorso è diverso, perché il prosciugamento del Mediterraneo, rimasto isolato sia dall'Atlantico che dall'Indiano, ha scoperto quasi completamente i fondali eccetto due mari interni salatissimi residui, uno mantenuto dal Rodano nel Med. occidentale, e uno dal Nilo in quello orientale, e qualche bacino minore, nei punti più profondi.

Per quanto riguarda i vulcani, nel Canale di Sicilia, a parte le isole di Pantelleria e Linosa, vi sono alcuni vulcani sottomarini, Ferdinandea, Terribile, Senza Nome, Nerita, prossimi alla costa meridionale della Sicilia, che non credo possano aver costituito un ponte di isole, sempre che siano mai stati emersi a lungo (a parte, ovviamente, Pantelleria e Linosa).

Il discorso dell'Appennino è piuttosto complesso. Nasce come arco insulare nei pressi della zona in cui il fondo del Tirreno va in subduzione sotto la placca europea. Inizialmente era formato da poche isole di dimensioni limitate, che poi sono cresciute e si sono riunite a formare la dorsale appenninica e l'intera Italia peninsulare, dalla Toscana settentrionale alla Calabria. Tra le "poche isole emerse" e le "vaste distese emerse" non c'è contrasto, ma sono aspetti diversi in periodi diversi. Poi, sappiamo che alcune zone appenniniche sono emerse molto prima di altre, e questo spiega, ad esempio, perché in certe zone dell'Appennino meridionale siano stati trovati fossili mesozoici di animali terrestri (vedi il famoso "Ciro" - Scipionyx samniticus), mentre nel resto dell'Appennino di quel periodo abbiamo solo fossili marini.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 13/02/2016, 20:09 
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Julodis ha scritto:
Hemerobius ha scritto:
PS: aspettiamo Julodis per i dettagli ;) !


Non aspettate me come se fossi chissà quale esperto di biogeografia.
Purtroppo non ne so quasi niente, e quel poco che so l'ho letto qua e là negli anni, o sono conclusioni a cui sono giunto mettendo assieme il poco che ho letto con osservazioni sul campo. Però credo di essere uno dei pochissimi insegnanti di scienze delle superiori a farci circa un mese di lezione nell'ultimo anno. Si tratta però di lineamenti generali, senza poter scendere nei particolari.

Arrivando alle complesse richieste di Marco, faccio solo una breve (lo sottolineo per Francesco) considerazione:
La storia geologica del Mediterraneo è probabilmente una delle più complesse, e credo non sia stata ancora ben chiarita, però, per capire la distribuzione delle specie, io credo che potremmo anche evitare di scervellarci per capire che è successo nei periodi precedenti la crisi del Messiniano. In sostanza, che l'Alboran sia finito per unirsi col Maghreb o con altro, o non sia mai neanche esistito, penso che troveremmo ben poche tracce nel popolamento attuale.
Sicuramente c'è stato, nell'area mediterranea, un forte rimescolamento di flore e faune dall'Eurasia e dall'Africa, e non poteva essere altrimenti, visto che gran parte dei territori circummediterranei, ecludendo Francia, penisola iberica e poco altro (compreso il complesso sardo-corso) sono fondali emersi, e come tali hanno solo potuto ricevere flora e fauna dalle zone circostanti.
Però qualunque tipo di flora e fauna si fosse in seguito sviluppata nell'area mediterranea, deve essere stata quasi completamente annientata durante la crisi di salinità del Messiniano. Tra 6 e 5 milioni di anni fa, con il Mediterraneo quasi completamente prosciugato, con solo alcuni mari interni tanto salati da essere saturi, ed il resto ridotto ad una enorme depressione coperta di sale, le condizioni nei territori circostanti dovevano essere terribili. Considerando che la depressione doveva arrivare intorno a 4000 m sotto il livello del mare, e che le temperature variano di circa 6°C per chilometro, in meno, salendo di quota, in più, scendendo, vuol dire che le temperature invernali nell'infernale depressione mediterranea dovevano essere oltre 30°C, e raggiungere 60° - 70°C d'estate, ma non come temperature eccezionali, raggiunte ancora, qualche volta, nel Sahara settentrionale, ma come temperature normali. Questo vuol dire che tutta l'area circummediterranea doveva essere molto più calda ed arida che in precedenza, a causa di questa enorme fornace. Risultato: sterminio della maggior parte della flora e della fauna.
Quel poco che era sopravvissuto fino al termine della crisi messiniana, ed al ritorno del Mar Mediterraneo, 5 milioni di anni fa, ha dovuto fare i conti con la risalita da Sud della Flora e Fauna africane, da Est di quelle provenienti dal Medio Oriente, e da Nord dall'Europa. Per cui ci si è venuti a trovare con un mosaico di ambienti in cui si mescolavano flore e faune di origine molto diversa, ed in cui l'originale componente mediterranea, se così possiamo chiamarla, andava sempre più attenuandosi. Ma non è finita qui, perchè nel Pleistocene, più o meno a cominciare da 1,5 milioni di anni fa, iniziano a diventare consistenti le variazioni climatiche, prima poco percettibili, che innescano il susseguirsi di periodi glaciali ed interglaciali. Questo comporta un continuo spostarsi verso Sud e verso Nord delle varie componenti di flora e fauna, con la componente nordica eurasiatica che invade l'area mediterranea nei glaciali, e quella africana che ritorna negli interglaciali, con diverse modalità a seconda della morfologia del territorio (l'Italia si è trovata in una posizione sfavorevole per il ritorno delle faune calde, non avendo una connessione diretta con il Nord Africa, mentre la Penisola Iberica e quella Balcanica potevano essere raggiunte più facilmente).
Fatto sta che ogni passaggio da glaciale ad interglaciale e vice-versa, non solo mutava completamente l'aspetto della flora e soprattutto della fauna, ma le impoveriva sempre più. Di fatto, è mancata la stabilità nel tempo degli ambienti, che è un requisito fondamentale per l'arricchimento delle biocenosi. E nell'utimo periodo, le quattro glaciazioni particolarmente forti che si sono succedute da 700.000 a 12.000 anni fa, Günz, Mindel, Riss e Würm, hanno portato all'estinzione un gran numero di taxa che erano riusciti ad arrivare fino a quel momento.

Attualmente, che c'è rimasto di più antico del Messiniano? Credo ben poco. Per quanto riguarda la vegetazione, credo che i resti più importanti siano i pochi residui di laurisilva, attualmente confinati alla Canarie, Madera, Azzorre e, per quanto rigurada l'area mediterranea in senso più stretto, a qualche residuo minimo nella Penisola Iberica e nel Marocco atlantico. Per la fauna, forse ancora meno.

In conclusione, credo che per spiegare la distribuzione delle tue mantidi tu debba tenere in considerazione fatti più recenti di Alboran. Tra l'altro, facendo riferimento al tuo esempio del brachitterismo, è vero che spesso si sviluppa come conseguenza della vita sulle isole, ma deve trattarsi di isole piuttosto piccole, altrimenti è difficile che si manifesti, o meglio, ha la stessa probabilità di manifestarsi che ha su un continente. Almeno, io mi riferisco ai casi di brachitterimo, o di scomparsa totale delle ali, negli insetti. Il brachitterismo negli uccelli, che hai citato come esempio, ha motivazioni diverse, e può verificarsi tranquillamente anche in isole molto grandi.

In sintesi, la perdita della capacità di volo negli insetti nelle piccole isole dipende soprattutto dal fatto che più un insetto tende a volare, più verrà portato via dall'isola dai venti. E che muoia in mare, o finisca per salvarsi e riprodursi altrove, non fa comunque più parte della popolazione dell'isola. Di conseguenza, i geni che permettono di costruire le strutture atte al volo diventano sempre meno frequenti nella popolazione insulare, finchè dopo un certo numero di generazioni gli individui saranno incapaci di volare.
Negli uccelli il motivo è diverso. Fondamentalmente, il volo è loro utile, oltre che per spostarsi, per sfuggire ai predatori non volatori. Se stanno su un'isola in cui non ci sono predatori non volatori (che per gli uccelli sono fondamentalmente mammiferi e rettili), volare diventa meno utile, anzi, diventa un inutile dispendio di energia. Per cui, non essendoci più una pressione selettiva a mantenere nella popolazione dei buoni geni per il volo, si accumulano le mutazioni "dannose", finchè si perde la capacità di volo (spesso insieme si verifica un aumento di dimensioni e peso, che può costituire un carattere favorevole in un ambiente privo di predatori).

Per cui, il brachitterismo delle Pseudoyersinia penso proprio vada cercato in qualcosa di diverso da un adattamento alla vita insulare, almeno, non certo in Sicilia, che è troppo grande. Se poi si fossero evolute, che so, a Madera (dico un'isola a caso, di dimensioni ridotte e probabilmente ventosa), allora potrebbe anche essere.


Quindi, se ho capito bene, durante il Messiniano le distese di sale erano quasi impraticabili per via della temperatura troppo elevata? E allo stesso modo anche le terre normalmente emerse erano troppo calde per ospitare vita? In questo modo, si può totalmente escludere che alcune specie abbiano sfruttato il Messiniano per spostarsi in varie regioni del Mediterraneo, giusto?

A questo punto, tornando alle mie mantidi, mi chiedo: le parti che normalmente sarebbero rimaste emerse nel Mediterraneo erano completamente deserte o vi erano associazioni vegetali che permettevano comunque la vita di entità xerofile? In tal caso, potrebbero aver trovato riparo sulle alture ed avere ampliato nuovamente il loro areale in seguito.

La questione delle Pseudoyersinia, ammesso che si siano diffuse prima del Messiniano (sono specie sub-deserticole, in Algeria persino deserticole in certi casi, quindi potrebbero essere sopravvissute spingendosi su grandi alture come quelli della Spagna centrale e l'Atlante), a mio parere dipende dalle dimensioni dell'Alboran. Si tratterebbe dell'isola che ha fatto da tramite tra la Spagna e l'Algeria: dapprima l'Alboran si sarebbe scontrato con la Spagna (area di Murcia) e vi sarebbero giunti esemplari alati di Pseudoyersinia, poi l'isola si sarebbe staccata, facendo divenire brachitteri gli esemplari, e sarebbe impattata con l'Algeria, trasferendo gli individui in nord Africa, dove oggi sono presenti tre specie. Quindi è solo un caso che P. lagrecai sia brachittera in Sicilia. Infatti, una specie pressoché identica (P. brevipennis) vive nel sud della Francia ed è ugualmente brachittera. Questo è, a quanto dici, possibile solo nel caso l'Alboran fosse un isola sufficientemente piccola da permettere lo sviluppo del brachitterismo nelle specie.
Fino ad ora era sottinteso che una specie brachittera non può divenire nuovamente alata.

Julodis ha scritto:
marco villa ha scritto:
Hemerobius ha scritto:
Mi sa che se sei alla ricerca di "ponti" cerchi una biogeografia di almeno 50 anni fa.
R

Non saprei come definire in altro modo qui punti di passaggio dove uno stato per un determinato periodo si collega ad un altro. :?

Se con ponti consideriamo i ponti continentali nel senso originale del termine, giustamente non ne tiene più conto nessuno, o quasi. Follie come Atlantide o Lemuria rientrano in strane teorie ormai abbandonate da tempo.
Da quando possiamo tracciare il profilo del fondali marini, non c'è più dubbio che non esiste traccia di questi ipotetici continenti sommersi, o collegamenti tra continenti, poi sprofondati.

Però è indubbio che, su scala più limitata, sia geografica che temporale, tratti di fondale marino siano emersi più volte, non per uno spostamento dei fondali, ma per una diminuzione del livello degli oceani nei glaciali.
Penso ad esempio all'unione, nei periodi glaciali, tra Alaska e Siberia, in corrispondenza dello stretto di Bering, o alla unione di parte delle isole dell'Indomalesia in un'unica massa continentale unita all'Asia, o della Nuova Guinea con l'Australia o, più vicino a noi, di Malta con la Sicilia, Lampedusa con la Tunisia, la Sardegna con la Corsica, la Gran Bretagna con l'Europa, ecc.

Immagino che Marco si riferisse a fenomeni del genere, non ai ponti continentali classici.


Esattamente, parlavo di ponti come potrebbe essere quello che ha collegato la Spagna e il Marocco o come quello che tutt'ora collega l'America centrale con quella meridionale (istmo di Panama).

Anche io avevo confutato l'idea di ponti momentaneamente emersi. In particolar modo per spiegare la diffusione di specie asiatiche nelle Americhe. Pensavo che una catena di isole potesse allungarsi tra il sud-est asiatico e il sud America, il quale non era una linea continua ma che procedeva abbassandosi dietro la sua scia di movimento in direzione est. Questo spiegherebbe anche l'assenza di tracce nei fondali sottomarini. Alcune di queste isole sarebbero però rimaste emerse casualmente (ad esempio quelle intorno alle Fiji).
Come hai fatto anche tu notare (mi sembra nel post sul C. (Eurycarabus) famini) alcune specie si sono certamente diffuse tramite zattere oceaniche. Nelle mantidi potrebbe essere un fenomeno particolarmente diffuso in quanto depongono abitualmente le ooteche su grossi tronchi secchi, quindi quelli spiaggiati sarebbero ideali. Poi una mareggiata (o persino uno tsunami nel caso di isole del pacifico) potrebbe trasportarli altrove. Nel caso delle specie europee un altro punto a favore della diffusione per via marittima è che lo stadio di ooteca è in inverno, periodo nel quale le mareggiate sono più presenti.
Questo concetto però si applica poco o niente nel contesto delle mie Pseudoyersinia poiché: 1) sono specie che difficilmente abitano direttamente sulla spiaggia, quindi è quasi impossibile che depongano su grossi tronchi spiaggiati come fanno invece specie del genere Mantis e Iris. Salvo nel caso di una onda anomala di dimensioni spaventose che si spinge a qualche chilometro verso l'interno! 2) essendo specie che abitano luoghi molto aridi, hanno ooteche studiate per trattenere più acqua possibile. Quindi se cadessero in mare si impregnerebbero nel giro di poco tempo e il sale disciolto in essa ucciderebbe le uova. 3) non mi è mai capitato di vedere ooteche di Pseudoyersinia su tronchi spiaggiati, quindi anche se vivessero sulla duna non deporrebbero sul "mezzo di trasporto". Favoriscono invece riprodursi su cespuglietti di piccola entità o su lunghi steli secchi di Apiacee. Riguardo a quest'ultimo punto bisognerebbe comunque tenere conto del parere di uno che di Pseudoyersinia ne ha viste certamente più di me. Gli altri due punti mi sembrano però sufficienti per concludere che le Pseudoyersinia si sono diffuse esclusivamente via terra.

:hi:


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Provo a rispondere a tutto, anche se sarà dura (giusto perché sono 10 giorni che sto chiuso in casa per motivi di salute e non so più che fare! :to: )!

marco villa ha scritto:
Quindi, se ho capito bene, durante il Messiniano le distese di sale erano quasi impraticabili per via della temperatura troppo elevata? E allo stesso modo anche le terre normalmente emerse erano troppo calde per ospitare vita? In questo modo, si può totalmente escludere che alcune specie abbiano sfruttato il Messiniano per spostarsi in varie regioni del Mediterraneo, giusto?

Il fondo marino prosciugato sarà stato certamente inospitale, anche se probabilmente, in 1 milione di anni, il sale sarà parzialmente finito nelle zone più depresse, rendendo un po' meno terribili le aree marginali, o comunque meno infossate, dell'ex-mare. Il calore molto elevato avrà comunque reso proibitivo quell'ambiente per la maggior parte degli organismi, eccetto qualcuno con adattamenti estremi. Le terre oltre il livello del mare saranno probabilmente state più calde e più aride del normale, ma penso che possano aver mantenuto la componente più xerica dello flora e della fauna, e probabilmente qualcosa di più in aree montane o favorite da qualche fattore locale.

marco villa ha scritto:
A questo punto, tornando alle mie mantidi, mi chiedo: le parti che normalmente sarebbero rimaste emerse nel Mediterraneo erano completamente deserte o vi erano associazioni vegetali che permettevano comunque la vita di entità xerofile? In tal caso, potrebbero aver trovato riparo sulle alture ed avere ampliato nuovamente il loro areale in seguito.

Quel che ho appena scritto ti fa capire che la tua ipotesi potrebbe essere giusta (ovviamente, parliamo sempre di possibilità, perché ci sono troppe variabili e di certo c'è ben poco).
Durante il Messiniano le specie xerofile potrebbero aver trovato una occasione per raggiungere nuovi territori. Mentre la vedo dura per specie di ambienti forestali o di clima fresco.

marco villa ha scritto:
La questione delle Pseudoyersinia, ammesso che si siano diffuse prima del Messiniano (sono specie sub-deserticole, in Algeria persino deserticole in certi casi, quindi potrebbero essere sopravvissute spingendosi su grandi alture come quelli della Spagna centrale e l'Atlante), a mio parere dipende dalle dimensioni dell'Alboran. Si tratterebbe dell'isola che ha fatto da tramite tra la Spagna e l'Algeria: dapprima l'Alboran si sarebbe scontrato con la Spagna (area di Murcia) e vi sarebbero giunti esemplari alati di Pseudoyersinia, poi l'isola si sarebbe staccata, facendo divenire brachitteri gli esemplari, e sarebbe impattata con l'Algeria, trasferendo gli individui in nord Africa, dove oggi sono presenti tre specie. Quindi è solo un caso che P. lagrecai sia brachittera in Sicilia. Infatti, una specie pressoché identica (P. brevipennis) vive nel sud della Francia ed è ugualmente brachittera. Questo è, a quanto dici, possibile solo nel caso l'Alboran fosse un isola sufficientemente piccola da permettere lo sviluppo del brachitterismo nelle specie.
Fino ad ora era sottinteso che una specie brachittera non può divenire nuovamente alata.

Io non so nulla di queste mantidi (e neanche delle altre, per la verità) però credo che non ci sia bisogno di tirare in ballo l'Alboran. Immagino che tu lo faccia per spiegare il brachitterismo, ma è un carattere che non si sviluppa necessariamente in ambiente insulare. Chi dice che non possa svilupparsi in ambiente desertico o subdesertico? Sarebbe anche più in accordo con le caratteristiche di queste specie.

marco villa ha scritto:
Anche io avevo confutato l'idea di ponti momentaneamente emersi. In particolar modo per spiegare la diffusione di specie asiatiche nelle Americhe. Pensavo che una catena di isole potesse allungarsi tra il sud-est asiatico e il sud America, il quale non era una linea continua ma che procedeva abbassandosi dietro la sua scia di movimento in direzione est. Questo spiegherebbe anche l'assenza di tracce nei fondali sottomarini. Alcune di queste isole sarebbero però rimaste emerse casualmente (ad esempio quelle intorno alle Fiji).

Qui confesso di non averci capito niente!
Il Sud Est asiatico ed il Sud America non sono mai stati collegati, nemmeno nel periodo della Pangea, perché allora il Sud Est asiatico non esisteva (è emerso molto più tardi) e il Sud America era meno della metà di adesso (c'era solo il plateau orientale). Tra 150 e 120 mil. di anni fa, in quel che una volta era stata la Pangea, che si era già divisa in un continente settentrionale, la Laurasia, ed uno meridionale, Gondwana (quest'ultimo stava già frammentandosi ulteriormente), è iniziato un moto convettivo da Nord a Sud, che ha spezzato in due la Laurasia, dividendola in Laurenzia (Nord America) ed Eurasia, e quel che restava del Gondwana, separando il Sud America e l'Antartide, a Ovest, dall'Africa, India ed Australia, ad Est (la zolla africana comprendeva anche il Madagascar e la Penisola Arabica, che si staccheranno dopo).
Da quel momento le americhe (il distacco definitivo è avvenuto diverse decine di milioni di anni dopo, quando già si eran diffusi i Mammiferi Placentati) si sono spostate, indipendentemente, verso Ovest, spinte dall'espansione dell'Atlantico, prodotta dalla Dorsale Medio-Atlantica, scorrendo sul fondo dell'Oceano Pacifico, più antico, che ha cominciato così a restringersi. Il Pacifico è un'oceano come si deve, con profondtà medie sui 6000 metri, e le uniche isole che c'erano erano di origine vulcanica, prevalentemente formate da punti caldi. Esattamente la situazione attuale. L'unica differenza è che ora, sul lato occidentale del Pacifico, si stanno formando una serie di archi insulari dovuti al fatto che il fondo del Pacifico, spinto dalle americhe, oltre ad andare in subduzione sotto queste (non per niente ci sono le Montagne Rocciose e le Ande, con tutti i loro vulcani), sta andando in subduzione sotto l'Asia, la placca dell'Oceano Indiano e l'australia, formando così il Giappone, le Filippine, tutte le isole dell'Indomalesia, la Nuova Guinea, e qualche altra cosa. Ovvero, ci sono molte più isole ora che in passato, nel Pacifico, ed ora questo oceano è anche molto più stretto che in passato (gli manca circa tutta la larghezza dell'Atlantico).
La diffusione di specie asiatiche nelle Americhe è normalmente avvenuta (nei glaciali, tanto per cambiare) tra la Siberia e l'Alaska, sfruttando il fondo emerso dello Stretto di Bering e tra le Isole Aleutine. Questo spiega facilmente la presenza in Eurasia e Nord America di cervi, renne, orsi, lupi, castori, ecc. Un po' meno intuitivo pensare che da lì siano arrivati in America animali come ghepardi e leoni, ma non ci sono alternative (del resto, alla fine dell'ultimo glaciale, c'è passato pure l'Uomo). Evidentemente le correnti calde del Pacifico rendevano il clima della costa che univa Siberia e Alaska sufficientemente mite da consentire il passaggio (e la permanenza) anche di specie non propriamente di clima freddo. Del resto, devono essere passati da lì anche gli antenati dei cammelli e dei dromedari, come pure di cavalli, asini e zebre, visto che Camelidae ed Equidae sono tipiche famiglie evolutesi in Sud America dopo il distacco dall'Africa.

marco villa ha scritto:
Questo concetto però si applica poco o niente nel contesto delle mie Pseudoyersinia poiché: ........
Gli altri due punti mi sembrano però sufficienti per concludere che le Pseudoyersinia si sono diffuse esclusivamente via terra.

Concordo con te, anche in base a quanto detto sopra.

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In effetti l'Alboran non è necessaria ma spiegherebbe in modo efficace come è avvenuta la divisione di mantidi alate e mantidi brachittere e il perché siano diffuse in varie parti del Mediterraneo. Potrebbe essere che si siano evolute così per bisogni deserticoli, tuttavia conosco poche specie con abiti simili alle Pseudoyersinia che hanno perso quasi completamente le ali. Esistono alcune specie (le Eremiaphila, quelle tozze ed agili di cui parlavamo qualche giorno fa, oltre alle Geomantis) che hanno organi di volo ridotti o assenti e vivono nelle zone desertiche; tuttavia si tratta di entità prettamente terricole, che compiono l'intero ciclo vitale sulla sabbia o sulle rocce del suolo, che hanno sviluppato abilità estreme come la capacità di correre velocissime sul suolo oppure mandibole e arti spessi per poter mangiare qualunque insetto gli capiti davanti (nel deserto non bisogna fare gli schizzinosi!), comprese le Pimelia e gli Akis! A contrario, esistono altri generi (Oxyothespis, Rivetina, Microthespis, ecc...) che si comportano in modo molto peculiare per sopravvivere in ambienti aridi: le femmine a partire dall'ultimo stadio ninfale vanno alla ricerca di un arbusto o di gruppo di cespuglietti o erbe sulle dune o tra le rocce. I maschi, invece, continuano a vivere nel deserto oppure cercano anch'essi zone con vegetazione erbosa, seppur più rada delle femmine. Quando divengono adulte poi, le femmine risalgono sul loro arbusto, mentre i maschi si mettono in volo per il deserto sconfinato, percorrendo diversi chilometri alla ricerca della femmina. Le ali sono quindi essenziali in tutte le mantidi deserticole, fatta eccezione per quelle deserticole e al contempo terricole. In realtà esistono, conviventi con le Pseudoyersinia brachittere, alcune altre Pseuoyersinia (erroneamente assegnate al genere Ameles) che hanno le stesse abitudini delle altre specie citate sopra, e per questo i maschi sono completamente alati. Le Pseudoyersinia brachittere invece non attuano questo sistema ma hanno comunque maschi molto mobili che cercano attivamente le femmine e che spesso corrono alla luce, come se si trattasse di un comportamento perso durante la loro permanenza su un isole e conseguente riduzione delle ali e poi acquisito nuovamente per necessità.
Scusa se ti annoio con tutte queste nozioni sulle mantidi, è un modo per spiegare le mie teorie e senza esempi non saprei come muovermi.

Riguardo al Pacifico:
La diffusione per mezzo di Bering ed isole Aleutine è ancora accettabile nel caso di grossi mammiferi che probabilmente durante un periodo interglaciale caldo abitavano la parte nord-orientale della Siberia, e che poi si sono spostate in modo obliquo divenendo costrette nell'area di contatto tra Asia ed America che forse era occupata da una sottile lingua di terra. Diviene però improbabile nel caso delle maggior parte degli insetti: forse qualche carabide, oppure altre specie terricole o xilofaghe potevano vivere ancora in quella parte della Russia durante la glaciazione, ma che vi fossero altri gruppi come mantidi e ortotteri è fuori discussione. E non parlo di specie con lontane somiglianze. In quel caso si potrebbero essere diffuse in America anche da sud, grazie all'Antartide, quando il clima della terra era globalmente più mite, comprese le regioni che oggi sono coperte da ghiacci. Parlo invece di specie quasi identiche tra loro, di generi incredibilmente somiglianti e che quasi non si distinguono, forse separatisi da 1-2 milioni di anni. In tal caso l'unica spiegazione è il trasporto di uova su zattere naturali, forse con l'aiuto degli tsunami che imperversano spesso in quelle zone del Pacifico. Una cosa simile è accaduta di recente (pochi anni fa) con un Dorcino (Lucanidae) di cui mi sfugge il nome, che dal sud-est asiatico è arrivato alle Seychelles. Oppure della mantide Hierodula patellifera che, anche lei propria dell'Asia tropicale, è giunta allo stesso modo nel medesimo arcipelago.

Ciao


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Per quanto riguarda i costumi delle mantidi, non mi dispiace se ci spiegi qualcosa. Io però, ripeto, non darei molta importanza alla possibile evoluzione insulare delle Pseudoyersinia come spiegazione del brachitterismo. Non solo, come dicevo, può svilupparsi in altre condizioni, ma tieni anche conto di una cosa importante: con poche eccezioni, quando si incontrano una fauna insulare ed una continentale, quella insulare viene spazzata via.

Per il discorso del Pacifico, non sottovalutare le capacità di spostamento degli insetti! Non solo sono certamente passati dei Carabidae (il genere Carabus, sicuramente d'origine eurasiatica, presenta poche, ma comunque alcune specie, anche in Nord America, e i loro antenati sono sicuramente passati per lo stretto di Bering. Lo stesso capita in moltissimi altri gruppi di insetti.
Ti parlo dei Buprestidi, solo perché li conosco meglio (e non sono tipicamenti di luoghi freddi). La famiglia è abbastanza antica da essere presente in tutti i continenti, avendoli raggiunti prima della frammentazione della Pangea. Però se troviamo specie affini, dello stesso genere, o addirittura la stessa specie, in Eurasia e Nord America, non c'è dubbio che il contatto deve essere abbastanza recente. I generi Buprestis, Chalcophora, Anthaxia, Acmaeodera, Melanophila, Phaenops, Dicerca, Poecilonota, Agrilus (non fa testo, perchè sta ovunque, però alcune specie americane sono veramente simili ad alcune dell'Asia orientale), e vari altri, sono comuni ad Eurasia e N. America. Adirittura, Melanophila acuminata sta in tutta la regione olartica. I generi e gruppi superiori presenti in Eurasia e non in Nord America, o il contrario, sono, guarda caso, quelli di ambienti più caldi, subtropicali, per cui le condizioni della fascia emersa di passagio verso l'America non erano evidentemente idonee. Oppure quelli caratteristici della zona dell'eurasia più lontana dallo Stretto di Bering, ovvero quella mediterranea. Per cui generi come Capnodis, Latipalpis, Acmaeoderella, Cyphosoma, non ci sono nell'Asia orientale, e non hanno potuto raggiungere neanche l'America.
Se ci sono mantidi molto simili in Asia e America, per capire se si sono diffuse da un continente all'altro via mare o via Stretto di Bering bisognerebbe intanto sapere il grado effettivo di differenza.
La glaciazione più antica che possa avere fatto emergere il fondale dello stretto di Bering risale a circa 700.000 anni fa. E' sufficiente per giustificare la differenziazione?
Questi generi stanno solo nella parte tropicale dell'Asia? E solo in centro-Sud America o anche nel Nord?
Ve ne sono anche nelle isole del Pacifico? (intendo isole com Fiji, ecc., non quelle dell'Indomalesia).

Considera che le specie di insetti che sono riuscite ad attraversare l'Oceano Pacifico non sono molte, e la maggior parte di queste non è riuscita a raggiungere isole come le Hawaii o la Polinesia Francese, che sono più o meno a metà strada. Oltre non è arrivato quasi niente a parte ditteri e altra robetta trascinata dai venti.

Da considerare anche un'altra cosa strana. Il popolamento delle isole del Pacifico proviene quasi esclusivamente dall'Asia e dalla Regione Australiana, mentre dalle Americhe non arriva quasi niente, ma le correnti marine dominanti hanno un andamento compatibile?
Direi di no!

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Forse in questa situazione il trasporto su zattera non è la principale modalità di dispersione.

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Julodis ha scritto:
Per quanto riguarda i costumi delle mantidi, non mi dispiace se ci spiegi qualcosa. Io però, ripeto, non darei molta importanza alla possibile evoluzione insulare delle Pseudoyersinia come spiegazione del brachitterismo. Non solo, come dicevo, può svilupparsi in altre condizioni, ma tieni anche conto di una cosa importante: con poche eccezioni, quando si incontrano una fauna insulare ed una continentale, quella insulare viene spazzata via.


Conosci motivi per cui una specie sviluppi brachitterismo così forte senza isolamento geografico? Magari perché occupa una nicchia ecologica specializzata e diversa da tutte le altre?
Ciò che è certo è che le Pseudoyersinia hanno origine in Spagna perché era il punto di contatto tra Europa e Nord America. In quest'ultima regione ci sono generi molto simili alle Pseudoyersinia.
Ad esempio, vedi il confronto tra una Litaneutria, genere proprio degli Stati Uniti, ed una Pseudoyersinia(erroneamente assegnata a Ameles al momento, vabbeh), che invece vive in Spagna (foto tratte dal web).
Quindi rimane solo da capire come tante specie quasi identiche tra loro, le Pseudoyersinia brachittere, siano presenti indipendentemente in Algeria, Francia e Sicilia, ammesso che i loro antenati fossero iberici. Se la diffusione fosse stata diretta dalla Spagna, magari avvenuta via mare, come mai lì non ci sono Pseudoyersinia brachittere ma solo altre Pseudoyersinia del tutto identiche ma alate? Forse non lo sapremo mai.
Utile sarebbe anche sapere se il fatto che le Pseudoyersinia brachittere occupano nicchie diverse da Pseudoyersinia alate sia una conseguenza degli organi di volo corti oppure viceversa, ossia che hanno sviluppato organi di volo corti per competizione con le altre Pseudoyersinia alate.

Julodis ha scritto:
Per il discorso del Pacifico


In particolar modo avevo in mente due generi: Asiadodise Choeradodis.
Le Asiadodis sono diffuse in India, Cina, sud-est asiatico settentrionale ma non nelle isole del Pacifico. Le Choeradodis sono diffuse soprattutto in Brasile, Perù, Ecuador, Venezuela, Colombia e risalgono fino allo Yucatan. Quindi specie nettamente termofile e che abitano aree tropicali, che difficilmente potevano raggiungere l'America da Bering, sebbene quest'ultimo fosse più caldo allora. Anche i tempi non coincidono perché, sebbene siano generi simili, si saranno divisi almeno qualche milione di anni fa. Quindi l'unica possibilità è la diffusione per via marittima, a meno che quando i generi si sono divisi (questo si può chiarire solo con esami genetici, temo) ci fosse il passaggio con l'Antartide da sud, che forse era più caldo alcuni milioni di anni fa.
Nota: le Choeradodis americane si sono originate dalle Asiadodis e non viceversa, fatto certo e giustificato per via di altre specie simili ad Asiadodis in Asia o Australia (Orthodera, Orthoderina).
Fatto interessante, una specie estinta molto simile, Prochaeradodis enigmaticus, è stata rinvenuta, se non erro, nelle Alpi francesi!

Ora però vedo l'immagine e mi torna il dubbio: come è possibile che si siano dirette dall'Asia all'America se le correnti sono totalmente opposte? Magari però a quei tempi le correnti erano diverse, chi può dirlo.

Ciao.


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MessaggioInviato: 14/02/2016, 11:15 
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Scusa Marco, io sto tentando di seguirti ma non ci riesco. Non potresti farci un quadro della distribuzione di queste Pseudoyersinia brachittere ed alate?
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marco villa ha scritto:
Conosci motivi per cui una specie sviluppi brachitterismo così forte senza isolamento geografico? Magari perché occupa una nicchia ecologica specializzata e diversa da tutte le altre?

Ce ne sono tanti possibili. Diciamo che ogni volta che l'equilibrio tra i vantaggi e gli svantaggi di poter volare si sposta verso gli svantaggi, si va verso la perdita di capacità di volo. Del resto, non dico niente di nuovo ricordando che un gran numero di insetti sono secondariamente atteri, o comunque incapaci di volare. Prendi per esempio i Tenebrionidi. La maggior parte non vola, ma mica si sono originati tutti in piccole isole!

marco villa ha scritto:
Ciò che è certo è che le Pseudoyersinia hanno origine in Spagna perché era il punto di contatto tra Europa e Nord America. In quest'ultima regione ci sono generi molto simili alle Pseudoyersinia.

Allora anche tutto il resto della costa atlantica europea! Però stiamo parlando di un contatto che si è interrotto qualcosa come 80 milioni di anni fa o più (un po' meno in Nord Europa). Un tempo simile si accorda con la tua ipotesi?

marco villa ha scritto:
Le Asiadodis sono diffuse in India, Cina, sud-est asiatico settentrionale ma non nelle isole del Pacifico. Le Choeradodis sono diffuse soprattutto in Brasile, Perù, Ecuador, Venezuela, Colombia e risalgono fino allo Yucatan. Quindi specie nettamente termofile e che abitano aree tropicali, che difficilmente potevano raggiungere l'America da Bering, sebbene quest'ultimo fosse più caldo allora. Anche i tempi non coincidono perché, sebbene siano generi simili, si saranno divisi almeno qualche milione di anni fa. Quindi l'unica possibilità è la diffusione per via marittima, a meno che quando i generi si sono divisi (questo si può chiarire solo con esami genetici, temo) ci fosse il passaggio con l'Antartide da sud, che forse era più caldo alcuni milioni di anni fa.
Nota: le Choeradodis americane si sono originate dalle Asiadodis e non viceversa, fatto certo e giustificato per via di altre specie simili ad Asiadodis in Asia o Australia (Orthodera, Orthoderina).

Pure qui, il problema è capire i tempi di differenziazione. Una distribuzione simile (India, S. America, con generi vicini in Australia) ha qualcosa di gondwaniano. Si potrebbe ipotizzare un'origine del gruppo molto antica, prima della frammentazione del Gondwana, ed una successiva estinzione in Africa ed Antartide. Oppure un'origine un po' più recente, nel Cretaceo, quando Sud America e Africa stavano per staccarsi, e c'era ancora una connessione tra S. America e Australia tramite l'Antartide non così fredda. L'India poteva essere ancora raggiungibile, o potrebbe essere stata raggiunta in periodi recenti, tramite la parte meridionale della Penisola Arabica, come ha fatto molta della macrofauna indiana attuale. Ed anche in questo caso, estinzione in Africa e Antartide. La presenza in Cina e SE asiatico è legata comunque ad un'invasione dall'India.
Ma questi tempi sono compatibili con l'evoluzione di questi gruppi? Se no, credo che resterà un mistero. In biogeografia ce ne sono tanti, troppi.

marco villa ha scritto:
Fatto interessante, una specie estinta molto simile, Prochaeradodis enigmaticus, è stata rinvenuta, se non erro, nelle Alpi francesi!

Questo non è strano. Pensa che i parenti fossili di alcuni generi del SE asiatico di Buprestidi sono stati trovati solo in Germania!
Di che periodo è Prochaeradodis enigmaticus? Potrebbe essere un dato fondamentale per capire tempi e luoghi d'origine del gruppo.

marco villa ha scritto:
Ora però vedo l'immagine e mi torna il dubbio: come è possibile che si siano dirette dall'Asia all'America se le correnti sono totalmente opposte? Magari però a quei tempi le correnti erano diverse, chi può dirlo.

Per quanto diverse, sicuramente a quelle latitudini non potevano essere invertite, perché dipendono dal movimento di rotazione della Terra, che certamente non si inverte.
Più a Nord e più a Sud le correnti vanno in senso inverso, ma sono zone dell'Oceano con pochissime isole e con condizioni climatiche diverse.
Comunque, come dicevo, alcuni insetti hanno conquistato, malgrado la corrente da oriente, molte isole del Pacifico, tra cui alcuni generi di Buprestidi, forse "su zattera" come larve nel legno, forse in volo (siamo in zona monsonica, per cui per parte dell'anno i venti soffiano dall'Asia verso l'oceano).

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Hemerobius ha scritto:
Scusa Marco, io sto tentando di seguirti ma non ci riesco. Non potresti farci un quadro della distribuzione di queste Pseudoyersinia brachittere ed alate?
R

:ok:
In verde quelle alate, in rosso quelle brachittere (la carta è quella del Carabus famini fatta da Maurizio, successivamente modificata).
cartaeuropea.png


Ciao.


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MessaggioInviato: 14/02/2016, 14:09 
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Julodis ha scritto:
Allora anche tutto il resto della costa atlantica europea! Però stiamo parlando di un contatto che si è interrotto qualcosa come 80 milioni di anni fa o più (un po' meno in Nord Europa). Un tempo simile si accorda con la tua ipotesi?


Non saprei. Secondo Svenson & Whiting gli Amelini (quindi sia i generi americani che quelli paleartici, comprese le Pseudoyersinia) si sono separati dagli Eremiaphilini circa 75 milioni di anni fa, ma presumo che la separazione tra le specie delle due ecozone sia più recente, circa 60 milioni di anni fa. Non è da escludere che siano passate dall'Europa del nord e siano discese verso sud quando il clima divenne più rigido. Del resto vidi sul web l'immagine di una simil-Pseudoyersinia in ambra proveniente dal Mar Baltico. Purtroppo il sito dove si trovava la foto è inspiegabilmente scomparso nel nulla.

Julodis ha scritto:
Questo non è strano. Pensa che i parenti fossili di alcuni generi del SE asiatico di Buprestidi sono stati trovati solo in Germania!
Di che periodo è Prochaeradodis enigmaticus? Potrebbe essere un dato fondamentale per capire tempi e luoghi d'origine del gruppo.


In QUESTOlavoro di Nel & Roy la specie è data del Paleocene, il ché escluderebbe che le mantidi di questo gruppo siano passate dall'Asia all'America dall'Europa che fino al Giurassico era collegato all'America.

Julodis ha scritto:
Per quanto diverse, sicuramente a quelle latitudini non potevano essere invertite, perché dipendono dal movimento di rotazione della Terra, che certamente non si inverte.
Più a Nord e più a Sud le correnti vanno in senso inverso, ma sono zone dell'Oceano con pochissime isole e con condizioni climatiche diverse.
Comunque, come dicevo, alcuni insetti hanno conquistato, malgrado la corrente da oriente, molte isole del Pacifico, tra cui alcuni generi di Buprestidi, forse "su zattera" come larve nel legno, forse in volo (siamo in zona monsonica, per cui per parte dell'anno i venti soffiano dall'Asia verso l'oceano).


Potrebbero esservi numerose piccole correnti locali che spingono il materiale più a nord o più a sud facendolo poi prendere le correnti che citi e che potrebbe raggiungere le Americhe. Per esempio, nella carta che ci hai mostrato la corrente polare parte più o meno dalla stessa latitudine del Giappone. Magari 5 milioni di anni fa il Giappone era coperto da foreste tropicali abitabili dalle mantidi di questi generi.

Ciao.


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marco villa ha scritto:
In QUESTOlavoro di Nel & Roy la specie è data del Paleocene, il ché escluderebbe che le mantidi di questo gruppo siano passate dall'Asia all'America dall'Europa che fino al Giurassico era collegato all'America.
E perché?

marco villa ha scritto:
Potrebbero esservi numerose piccole correnti locali che spingono il materiale più a nord o più a sud facendolo poi prendere le correnti che citi e che potrebbe raggiungere le Americhe. Per esempio, nella carta che ci hai mostrato la corrente polare parte più o meno dalla stessa latitudine del Giappone. Magari 5 milioni di anni fa il Giappone era coperto da foreste tropicali abitabili dalle mantidi di questi generi.

Anche ammettendo questo, come ti spieghi la totale mancanza di questo gruppo non solo nelle isole sperdute nel Pacifico, ma perfino, da quanto ho capito, in Indomalesia e Filippine? Se dalle coste asiatiche fossero state in grado di raggiungere le Americhe, cosa su cui ho moltissimi dubbi, perché non sarebbero state in grado di raggiungere dei territori molto più vicini?

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MessaggioInviato: 14/02/2016, 17:11 
 
i vulcani sottomarini nel canale di sicilia attualmente conosciuti sono ben di piu, almeno tredici
la cui storia geologica non è ben nota, anzi piutttosto lacunosa.


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MessaggioInviato: 14/02/2016, 17:38 
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hutia ha scritto:
i vulcani sottomarini nel canale di sicilia attualmente conosciuti sono ben di piu, almeno tredici
la cui storia geologica non è ben nota, anzi piutttosto lacunosa.

Per ipotizzare che possano aver fatto qualche differenza nelle possibilità di spostamento della fauna della zona, dovrebbero averavuto un periodo di emersione, ed anche abbastanza lungo ma, a parte quelli emersi ancora adesso, come Pantelleria e Linosa, quali lo hanno avuto? Ferdinandea, che è forse il più noto, se non sbaglio, qualche mese. Tra l'altro, a parte qualcuno, sono tutti in posizione tale da non far pensare che possano aver favorito la traversata a qualche specie. Sempre che siano mai emersi, e la maggior parte credo non l'abbiano mai fatto. In questo caso particolare, se hanno avuto un ruolo, deve essere stato marginale.

Ho trovato una cartina con la geomorfologia del Canale di Sicilia. Forse può essere utile. Comprende anche i vulcani sottomarini ed i cosiddetti banchi. C'è però da considerare che se sono a profondità superiori a 200 m non sono mai emersi. Le piattaforme continentali sono come le avevo ricavate da Google Earth, e si vede bene la zona profonda che ancora c'è nel mezzo, residuo del fondo oceanico della Tetide.
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MessaggioInviato: 14/02/2016, 18:10 
 
Non sto dicendo che siano stati importanti magari non centrano nulla. Ma voglio dire che potrebbero aver perturbato la zona con sprofondamenti drl fondale o meno, potrebbero essere molti di piu di quelli conosciuti. Non ci vedrei poi cosi chissa quale sciocchezza se potesse esserci stata una unione tra la sponda tunisina e quella siciliana di allora


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