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Dove posso liberare due ditiscidi?



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MessaggioInviato: 07/09/2016, 23:48 
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Nome: Marcello Romano
marco villa ha scritto:
In ogni caso non sarebbe il caso di confermare l'identificazione in qualche modo prima di dare consigli a riguardo? Magari è una specie alpina molto affine al bipustulatus.


Intervengo solo per dire che la specie è certamente Agabus bipustulatus.
La determinazione degli esemplari di Rothari è stata proposta in un sito che ritengo affidabile: vedi qui. ;)

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:hi: Marcello Romano


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MessaggioInviato: 08/09/2016, 7:23 
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Località: Roma
Nome: Maurizio Gigli
gomphus ha scritto:
la Vespa crabro in italia nella parte continentale non è certo una specie aliena, ma lo è in sardegna, dove fino a un po' di anni fa non esisteva e dove, dopo l'introduzione accidentale e successiva acclimatazione, sta facendo danni non indifferenti all'apicoltura

Ma non è come il caso in questione, in cui la specie è normalmente presente nelle due località (di cattura e di possibile rilascio) e, per quanto ne sappiamo, senza che vi siano barriere tra le popolazioni. Per cui, presumo che anche geneticamente non vi siano particolari differenze, se non, al massimo, frequenze un po' diverse dei vari caratteri. Ed anche per quanto riguarda la diffusione di possibili patogeni mi sembra più probabile che i due esemplari alpini possano venire in contatto con più funghi, batteri, nematodi, ecc., nelle acque della Pianura Padana i cui eventualmente verrebbero rilasciati che in quelle dolomitiche da cui provengono.
Faccio presente che questa specie è probabilmente il più comune e diffuso Dytiscidae (se non di tutti i coleotteri acquatici) in Italia e forse anche nel resto d'Europa.

Come ho già detto, sia in questa discussione che in altre, io sono contrario al rilascio di esemplari in ambienti di cui non siano originari, ma bisogna pure considerare di cosa si sta parlando. Per usare una espressione latina che mi pare adatta in questo caso, considerare la cosa "cum grano salis".

Mi permetto di dire che, se dovessimo essere sempre così attenti ad eventuali alterazioni ambientali, allora non dovremmo più neanche andare in giro, non dico a catturare, ma nemmeno ad osservare o fotografare insetti. Mettiamo il caso che uno di noi oggi andasse, che so, nelle piccole pozze che si trovano nel Bosco di Foglino, presso Nettuno (RM), e domani se ne andasse, invece, con le stesse scarpe/stivali in uno dei laghetti carsici del Gran Sasso. Quanti organismi potrebbe involontariamente trasportare nei grumi di fango attaccati alle scarpe? Muffe, batteri, uova e varie forme di resistenza di crostacei, insetti, rotiferi, platelminti, nematodi, protisti vari, ecc. Anzi, nessuna persona, entomologo o no, dovrebbe più spostarsi da una zona ad un'altra, di qualunque ambiente si tratti, per paura di trasportare involontariamente qualcosa, dal batterio su se stessi, alla zanzara in macchina, a chissà che altro. E l'amico Gianpaolo, che buon per lui visita le isole di mezzo mondo? Cosa potrebbe aver involontariamente diffuso?

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 08/09/2016, 9:57 
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Nome: Marco Villani
Mi ero perso la discussione dell'identificazione :oops: :oops:
In tal caso sono d'accordo sul fatto di rilasciare gli esemplari anche in pianura. Questa specie l'ho addirittura presa vicino alla foce del Lamone, in acque salmastre.


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MessaggioInviato: 08/09/2016, 15:42 
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Nome: Daniele Maccapani
Premesso che sono anche io convinto che in questo caso non capiterebbe nulla di brutto, penso che si tratti di una questione di principio. Penso sia diverso rischiare di trasportare involontariamente organismi da un posto all'altro (cosa inevitabile, dal momento che non si può pretendere di non spostarsi mai) e invece prelevarli in un luogo e poi rilasciarli volontariamente altrove.
Niccolò: fai quello che ritieni giusto, considerando che in questo caso le conseguenze possibili sono davvero minime; ma in futuro ricordati di questo caso e non prelevare animali con lo scopo di allevarli se non sei certissimo di poterlo fare ;)

Anche quando sembra quasi impossibile che ci siano conseguenze, il rischio anche se minimo c'è...

Julodis ha scritto:
... mi sembra più probabile che ...


Julodis ha scritto:
la specie è normalmente presente nelle due località (di cattura e di possibile rilascio) e, per quanto ne sappiamo, senza che vi siano barriere tra le popolazioni.

Una barriera è sicuramente data dalle condizioni ecologiche molto diverse, che avranno portato ad adattamenti diversi e a caratteristiche genetiche diverse; tanto più che nell'altra discussione si diceva che le popolazioni alpine erano ascritte ad un'altra specie, per cui qualche differenza ci sarà!

Comunque ribadisco che anche secondo me non ci sarebbero conseguenze, ma che per una questione di principio non li rilascerei. Opinione personale :hi:

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MessaggioInviato: 08/09/2016, 21:19 
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Nome: Ferdinando Giovine
Daniele Maccapani ha scritto:
ma che per una questione di principio non li rilascerei. :hi:

Quoto totalmente.
Non è un atteggiamento polemico, ma proprio credo che chi è molto vicino alla Natura come sono gli entomologi (o i naturalisti in genere) debba avere una "morale" interna superiore a quella della gente comune. Gli animali selvatici non vanno spostati dal luogo di origine e rilasciati in un posto diverso da quello del prelievo, a meno che attraverso studi non si decida un ripopolamento di una specie in un aereale nel quale sicuramente è stata decimata dall'uomo. E questo a prescindere come avrebbe detto Totò.
La gente comune può non capire questo principio, ma chi ama, chi studia la Natura, non può non farlo proprio. Non esistono eccezioni tranne quella su citata. Un naturalista non lo fa. Punto.

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Fai attenzione a chi calpesti per salire, potresti incontrarlo mentre scendi. Marcela Jalife


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MessaggioInviato: 08/09/2016, 21:49 
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Io li terrei,se non altro per dati località e perchè no,in futuro con studi nuovi,salta fuori che è qualcosa di strano...lo so forse non è questo il caso,ma mai dire mai... :to: :hi:

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MessaggioInviato: 08/09/2016, 21:52 
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Nome: Luca Bodei
Acquarius ha scritto:
Daniele Maccapani ha scritto:
ma che per una questione di principio non li rilascerei. :hi:

Quoto totalmente.
Non è un atteggiamento polemico, ma proprio credo che chi è molto vicino alla Natura come sono gli entomologi (o i naturalisti in genere) debba avere una "morale" interna superiore a quella della gente comune. Gli animali selvatici non vanno spostati dal luogo di origine e rilasciati in un posto diverso da quello del prelievo, a meno che attraverso studi non si decida un ripopolamento di una specie in un aereale nel quale sicuramente è stata decimata dall'uomo. E questo a prescindere come avrebbe detto Totò.
La gente comune può non capire questo principio, ma chi ama, chi studia la Natura, non può non farlo proprio. Non esistono eccezioni tranne quella su citata. Un naturalista non lo fa. Punto.


E son proprio questi che alla fine mettono i bastoni tra le ruote a chi ne sa veramente...maledetta boccaccia mia... :mrgreen: :hi:

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MessaggioInviato: 09/09/2016, 7:56 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Acquarius ha scritto:
Daniele Maccapani ha scritto:
ma che per una questione di principio non li rilascerei. :hi:

Quoto totalmente.
Non è un atteggiamento polemico, ma proprio credo che chi è molto vicino alla Natura come sono gli entomologi (o i naturalisti in genere) debba avere una "morale" interna superiore a quella della gente comune. Gli animali selvatici non vanno spostati dal luogo di origine e rilasciati in un posto diverso da quello del prelievo, a meno che attraverso studi non si decida un ripopolamento di una specie in un aereale nel quale sicuramente è stata decimata dall'uomo. E questo a prescindere come avrebbe detto Totò.
La gente comune può non capire questo principio, ma chi ama, chi studia la Natura, non può non farlo proprio. Non esistono eccezioni tranne quella su citata. Un naturalista non lo fa. Punto.

Veramente, se volessimo proprio essere pignoli e farne, come dite, una questione di principio, allora non si dovrebbe fare neanche questo, perché:
1 - bisogna vedere chi e come fa questi studi ed in mano a chi vanno i risultati, senza contare poi altre motivazioni che possono celarsi dietro a queste reintroduzioni
2 - bisogna considerare quando la specie in quell'area è stata decimata dall'uomo e come è cambiato l'ambiente nel frattempo, altrimenti si rischia di creare problemi seri
3 - bisogna tener conto che gli esemplari reintrodotti, specialmente se originari di una zona lontana, possono essere diversì, ancorchè conspecifici, da quelli della popolazione estinta.

Giusto per fare qualche esempio, a cosa ha portato la reintroduzione del cervo o del daino in alcune zone? Oppure guardate che sta facendo il cinghiale sull'Appennino dopo che qualcuno ha pensato bene di introdurre esemplari esotici (dalla Polonia, se non sbaglio) per rimpinguare una popolazione locale già comunque ben lontana dall'estinzione.

E si ritorna ad un discorso che abbiamo affrontato in altra discussione alcuni mesi fa.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 09/09/2016, 12:36 
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Maurizio, sono perfettamente d'accordo, avevo solo sintetizzato il concetto. E' ovvio che un ripopolamento ha degli aspetti che debbono essere valutati attentamente. Non si può mettere cervi tout court senza pensare di inserire qualche grosso predatore per dire. Tutto va valutato attentamente prima di fare sciocchezze che comportano danni all'ambiente.
Il discorso cinghiali dell'Est è diverso. L'hanno fatto anche in Aspromonte a fini venatori ed è stata una catastrofe annunciata in quanto il piccolissimo branco di lupi presenti non riesce comunque a tenere a regime la proliferazione dei cinghiali. Fosse per me, li eradicherei totalmente ed aspetterei che i cinghiali appenninici riescano pian piano a riconquistare i luoghi attraverso una migrazione naturale, ma questa è un'altra storia.
Il concetto che volevo esprimere però era l'altro. I naturalisti devono avere una "coscienza" maggiore della gente comune e non devono fare cose che alla gente comune parrebbe priva di implicazioni anche morali

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MessaggioInviato: 09/09/2016, 14:22 
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Nome: Maurizio Gigli
Acquarius ha scritto:
Il discorso cinghiali dell'Est è diverso. L'hanno fatto anche in Aspromonte a fini venatori ed è stata una catastrofe annunciata in quanto il piccolissimo branco di lupi presenti non riesce comunque a tenere a regime la proliferazione dei cinghiali. Fosse per me, li eradicherei totalmente ed aspetterei che i cinghiali appenninici riescano pian piano a riconquistare i luoghi attraverso una migrazione naturale, ma questa è un'altra storia.

Ormai è tardi. Non so da te, ma qui i cinghiali "originari" si sono ormai incrociati con quelli importati e con i maiali, spesso allevati, sulle nostre montagne, allo stato semibrado. Risultato: ora pare facciano più figli e, chissà, forse perché quelli del centro-est Europa erano adattati a climi più freddi, hanno invaso territori dove prima non c'erano, o c'erano in scarso numero, come le faggete montane, di cui raggiungono il limite superiore. Tanto che le praterie adiacenti le faggete sono completamente "arate" da questi animali. Per fortuna pare stiano aumentando i lupi. Chissà che non ci pensino loro a ripristinare l'equilibrio.

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MessaggioInviato: 09/09/2016, 15:56 
 

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Julodis ha scritto:
Acquarius ha scritto:
Tanto che le praterie adiacenti le faggete sono completamente "arate" da questi animali. Per fortuna pare stiano aumentando i lupi. Chissà che non ci pensino loro a ripristinare l'equilibrio.

Lo scenario che descrivi è lo stesso anche al sud. Distruzione quasi ovunque, i cinghiali si incontrano anche sulla spiaggia. Nelle pinete litoranee joniche il lupo è già arrivato e sembra l'unica speranza credibile. Ma che si instauri un equilibrio tra le due specie, senza altre (imprevedibili) conseguenze sull'ambiente e sul rapporto con gli uomini, ci credo poco.
Da qualche giorno, poi, è aperta la caccia ad opera dei cosiddetti "selecontrollori". Ci sono territori dove se vai a una certa ora del mattino per fare una passeggiata ti trovi nel mezzo di una battuta al cinghiale e rischi seriamente di beccarti una pallottola. Fioriscono i brevetti rilasciati a raccomandati e incapaci che qualche volta si ammazzano tra loro. Fioriscono le sagre del cinghiale. La situazione è desolante.


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Julodis ha scritto:
Acquarius ha scritto:
Il discorso cinghiali dell'Est è diverso. L'hanno fatto anche in Aspromonte a fini venatori ed è stata una catastrofe annunciata in quanto il piccolissimo branco di lupi presenti non riesce comunque a tenere a regime la proliferazione dei cinghiali. Fosse per me, li eradicherei totalmente ed aspetterei che i cinghiali appenninici riescano pian piano a riconquistare i luoghi attraverso una migrazione naturale, ma questa è un'altra storia.

Ormai è tardi. Non so da te, ma qui i cinghiali "originari" si sono ormai incrociati con quelli importati e con i maiali, spesso allevati, sulle nostre montagne, allo stato semibrado. Risultato: ora pare facciano più figli e, chissà, forse perché quelli del centro-est Europa erano adattati a climi più freddi, hanno invaso territori dove prima non c'erano, o c'erano in scarso numero, come le faggete montane, di cui raggiungono il limite superiore. Tanto che le praterie adiacenti le faggete sono completamente "arate" da questi animali. Per fortuna pare stiano aumentando i lupi. Chissà che non ci pensino loro a ripristinare l'equilibrio.



Pensa che in certe zone del veronese...si stan diffondendo anche i maialini vietnamiti...che tra l'altro si dice non sian cosi buoni da mangiare... e magari si va ad incrociare con qualche suinide selvatico... :rey

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Nome: Francesco Izzillo
Si potrebbe concludere: liberate pure gli Agabus ma MAI i cinghiali! :mrgreen:

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