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Osmoderma eremita (Scopoli, 1763) - Cetoniidae

11.VI.2017 - ITALIA - Lombardia - BS, Colle Monte Netto


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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Osmoderma eremita (Scopoli, 1763)
MessaggioInviato: 17/06/2017, 19:27 
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Iscritto il: 05/11/2012, 1:00
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Nome: cesare ancona
Caro Livio
Il mio era un intervento a latere su un singolo e specifico aspetto tra quelli menzionati e certo che non è polemica, non vedo che senso avrebbe e non è che se ci si confronta allora si debba scadere necessariamente nella polemica.
Quelli da me brevissimamente esposti o solo citati però non sono semplici opinioni (per quanto supportate da competenze specifiche, studi compiuti, osservazioni dirette ed ambiti professionali) quanto più semplici, persino “banali”, dati di fatto… noti ed acclarati da decenni (ma aggiornati di continuo). Certo che se poi emergessero risultanze diverse mi pare ovvio che le valuterò attentamente, ne terrò conto e nel caso “infilerò” ben volentieri (e di corsa) nel mio background culturale e professionale.
Dati talmente noti, dicevo, che proprio dalla loro conoscenza e comprensione si è partiti per definire le moderne pratiche volte alla tutela e gestione degli ambienti di questo tipo. Pratiche (non a caso) consigliate e/o prescritte nelle direttive (vedasi pubblicazioni “istituzionali” tematiche nazionali, europee ed internazionali emanate in questo specifico ambito).
Ci sarebbe casomai da discutere (questo si che sarebbe interessante) sul perché in questo paese ci sia una storica e così forte “resistenza” (vogliamo chiamarla così…?) nei confronti dei comportamenti maggiormente virtuosi in campo ambientale… io qualche ideuccia ce l’avrei… anche più di qualcuna ad essere sinceri.
Il bosco sano è una entità assai complessa che a sua volta si inserisce in interazioni e dinamiche a scala maggiore altrettanto complesse, in un bosco (ma il discorso è estensibile ad altri ambienti, ovviamente) ogni cosa che fai (o non fai) ha delle ricadute (positive o negative) a cascata sull’intero ecosistema e poi su quelli limitrofi e così via… il caso meteorologico-climatologico che ti ho fatto è un chiaro esempio di come certe alterazioni possano ripercuotersi dalla microscala alla mesoscala fino a giungere alla macroscala ed essere tuttavia assolutamente e bellamente ignorate dai più.
A certi livelli un po’ di sana multidisciplinarità ed interdisciplinarità diventa assolutamente essenziale per la piena e reale comprensione di certi fenomeni… (merce rara purtroppo) .

Cita:
Livio
Qui sarei un po' meno in accordo: l'humus del suolo (la frazione organica che trattiene la maggior quantità d'acqua) proviene in minima parte da branche e fusti.


E da dove verrebbe? Quella massa lignea viene semplicemente degradata (fatta a pezzi e pezzettini, digerita ed escreta e/o fatta oggetto delle “attenzioni” di muffe, funghi e batteri) nel corso degli anni finendo proprio nella composizione dell’humus assieme a tutti gli altri detriti organici (la maggior parte proprio di origine vegetale).
L’humus da solo non ha particolari capacità di trattenere acqua, anzi è una componente particolarmente delicata e fragile e tendente ad impoverirsi/alterarsi in maniera assai rapida quando vengono modificati certi parametri essenziali (copertura vegetale, qualità e quantità del sottobosco, insolazione e variazioni nelle temperature, apporto di sostanza organica ecc). È un “lavoro di squadra” (passami il termine) dove ogni elemento della biocenosi (da vivo come da morto) da il suo apporto e concorre al mantenimento delle idonee condizioni nel tempo.
Quelle masse lignee in via di disfacimento al suolo offrono ovviamente protezione, riparo e cibo (e prede) ad un gran numero di organismi ma questo aspetto (anche se a me particolarmente caro) lo avevo volutamente sorvolato concentrando l’attenzione sulle alterazioni e sulle ricadute bioclimatiche visto che si parlava (nel punto specifico) di incendi e della reale o presunta inclinazione di un bosco ad esserne soggetto e sulle azioni volte a limitare/contenere questo rischio.
Se si parla di foresta primaria (o brandelli di essa, più di sovente) o di boschi ad elevato (o elevatissimo) grado di naturalità deve essere chiaro che meno ci si mette le mani e meglio è… se invece trattasi di elementi profondamente alterati e che si intende ricondurre alla naturalità il discorso è ovviamente diverso ma comunque con interventi sempre più “sottili”, “delicati” e mirati (oltreché attentamente valutati) di pari passo con l’eventuale (ed auspicabile) aumentare del grado di naturalità.
Cosi come deve (o meglio dovrebbe) essere chiara la distinzione tra entità diverse (nella sostanza prima che nella forma) quali il bosco sano (elevato o elevatissimo grado di naturalità, elevato grado di biodiversità, biocenosi complesse e/o solo parzialmente intaccate) e i molto più comuni boschi (piantagioni arboree per silvicoltura) la cui unica ragione è la produzione di legno. E questo vale sia che si tratti di abbattimento programmato a zone e per età sia che si parli del metodo del taglio selettivo, così come resta valido anche quando si parla di taglio “sostenibile” (sempre migliore comunque di quello puramente speculativo ed indiscriminato, è ovvio).
Anche il giardino di casa ha un certo grado di naturalità (alcuni di quelli che ho avuto anche più che discreta) ma mai lo confonderei con la lecceta relitta (brandello di foresta primaria) su cui stiamo lavorando negli ultimi anni cosi come non confonderei la tipologia di interventi da operare sulle due distinte e diverse entità e realtà.

Cita:
Livio
Assolutamente no: non stiamo parlando di disboscamento ma di rimozione di necromassa.
Sono due azioni completamente diverse.


Non mi pare di aver mai parlato di disboscamento… e perdonami ma ritengo di conoscere piuttosto bene la differenza tra i due interventi... e vorrei ricordare come il depauperamento dei nostri boschi sia avvenuto e avvenga quasi sempre in modo progressivo, (relativamente) lento e continuo nel tempo (che non vuol dire lineare, sia chiaro) come le implicazioni legate alle alterazioni che ne conseguono del resto. E non è che tutto quello che non comporti l’abbattimento massivo (disboscamento) sia allora giusto, ben fatto se non addirittura benefico…
La rimozione della necromassa è un intervento che non ha alcun senso in chiave ambientale e di salvaguardia/tutela (ci possono essere pochissime eccezioni e non mi pare ricorrano frequentemente, anzi…), non ha nulla di naturale ed anzi altera la naturalità dei luoghi, la qualità degli ambienti ed è prodromica alle alterazioni successive che ho citato nel precedente intervento.
Insisto sul fatto che questo tipo di pratiche peggiora il climax del bosco rendendolo alla fine più fragile e maggiormente aggredibile proprio dai pericoli (incendio) da cui lo si voleva (almeno nelle intenzioni dichiarate) proteggere.
Poi uno col proprio terreno (è proprietà privata quella che citi) ci fa più o meno quello che vuole questo è pacifico ma ci tenevo a chiarire e puntualizzare certi aspetti perché lo stesso tipo di mentalità (anzi, molto ma molto peggio) la ritrovi pari pari nella gestione del bene pubblico anche laddove sottoposto a tutela/protezione. Se contro una certa forma mentis (storicamente sedimentata e comunemente accettata) non ci muoviamo noi che ci occupiamo di ambiente (per lavoro, passione ecc) chi altro mai dovrà e potrà farlo? E non si tratta di fare crociate ma semplicemente di diffondere (corretta) conoscenza, tutto qui…
Ciao
Cesare

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 Oggetto del messaggio: Re: Osmoderma eremita (Scopoli, 1763)
MessaggioInviato: 17/06/2017, 20:23 
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Nome: cesare ancona
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Tc70
Bene,vuol dire che la zona è ancora sana...fossi in te Livio ora mi ''batterei'' per una sua conservazione...il biotipo giusto per certe specie,protette pure con convenzione europea,c'è...salvaguardiamolo! Perchè ritorno a dire,per l'ennesima volta,si proteggono e vietano specie a priori,ma non si fa praticamente nulla per salvaguardarne l'habitat... ;) :hi:


e come non essere d'accordo, caro Luca...

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