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Calosoma (Caminara) olivieri Dejean, 1831 Dettagli della specie

V.2009 - ITALIA - Sicilia - TP, isola di Pantelleria


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MessaggioInviato: 25/07/2010, 12:29 
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Nome: Maurizio Gigli
Io un anello, senza brillanti ma comunque d'oro, l'ho trovato veramente, sul Monte Morra, mentre cercavo insetti, quasi completamente sepolto nel terreno indurito.

In quanto alle Calosoma, e Campalita (o Caminara che siano), concordo col fatto che il luogo di ritrovamento non voglia dire assolutamente nulla per quanto riguarda l'origine autoctona o meno. la maggior parte di quelle che ho trovato in Tunisia (in gran parte ancora indeterminate) le ho trovate che correvano per il parcheggio dell'albergo in cui mi ero fermato per la notte, dalle parti di Kasserine, e lì erano certamente autoctone.

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Maurizio Gigli
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MessaggioInviato: 25/07/2010, 15:12 
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Nome: maurizio pavesi
ciao ragazzi

allora: prima di tutto il fatto che una specie buona volatrice sia presente regolarmente in un dato territorio, ad esempio una piccola isola come lampedusa o pantelleria, non significa affatto che lo sia stabilmente, e tanto meno che vi sia autoctona

ricordo il caso di lampedusa, dove oltre vent'anni fa per tre anni di fila ho passato le vacanze in agosto; su tutta l'isola attualmente non c'è una goccia d'acqua (e così era già allora, la piccola laguna in loc. guitgia era già stata cancellata), quindi nessuna possibilità per le libellule di riprodursi :sick: ... bene, ogni volta che si alzava il libeccio, dopo un giorno-un giorno e mezzo l'isola, soprattutto le parti più elevate tra albero sole e ponente, si copriva letteralmente di Sympetrum fonscolombei e Anax parthenope, di cui fino a pochi giorni prima non c'era traccia, chiaramente arrivati dalla costa africana col favore del vento, e che poi proseguivano il viaggio verso le coste siciliane :xyz

ora, uno che si basasse solo sulle date di cattura, + o - come si fa in genere per i Calosoma e altri coleotteri, suppongo che concluderebbe che le due specie sono presenti sull'isola con popolazioni stabili :mrgreen: ...

bene, la maggior parte dei Calosoma s.l. sono ben noti per essere ottimi volatori e capaci di spostarsi anche su lunghe distanze (ricordo una cattura di Calosoma (Campalita) algiricum in toscana, sicuramente non riconducibile ad introduzione antropica), per cui il ritrovamento anche ripetuto di Campalita o Caminara spp. alle pelagie o a pantelleria non significa di per sé che in loco siano presenti popolazioni stabili, ossia che si riproducono in loco

quanto al fatto che altre popolazioni siano autoctone o meno, il discorso si fa complesso, ed era stato a suo tempo affrontato in dettaglio da alcuni di noi ;) in una discussione su FNM, "considerazioni sul concetto di sottospecie" (la discussione si era poi molto allargata :to: ); riassumo qui in breve

occorre un minimo di cautela nel considerare popolamenti che in base ai passati collegamenti via terra risalirebbero a milioni di anni fa, soprattutto nel caso di isole di estensione limitata dove sostanzialmente non vi sono aree di rifugio; più nello specifico, vi è da chiedersi quanta parte del popolamento africano, quindi ultra-termofilo, presente a lampedusa alla fine del terziario sia sopravvissuto ai ripetuti deterioramenti climatici quaternari

in realtà, nel caso di lampedusa (ma non di pantelleria) il collegamento è stato anche più recente, dato che il braccio di mare che separa lampedusa dalla costa africana è profondo non più di 80 mt, e quindi al culmine del wurm (livello del mare -110 / -120 mt rispetto all'attuale) era totalmente emerso... solo che un certo numero di specie non hanno potuto approfittarne, perché in quelle condizioni di clima più freddo il loro limite settentrionale di diffusione era più a sud di adesso, e non raggiungeva l'attuale costa tunisina

per quanto riguarda altri casi che avete citato, come Chrysobothris dorsata o Buprestis douei, il discorso secondo me è più complesso, con varie possibilità:

popolazioni autoctone relitte;

immigrazione attiva in volo e successiva acclimatazione;

introduzione antropica in epoca cartaginese, con legname da opera, ramaglie destinate ad accendere/alimentare il fuoco durante il viaggio, per le specie del terreno o con larve radicicole anche la terra usata come zavorra quando le navi viaggiavano scariche; sono ragionevolmente sicuro che quest'ultima è la spiegazione della presenza di alcune specie africane in sardegna, limitatamente agli immediati dintorni di cagliari (ad es. Dicheirotrichus punicus), nonché di un Carabus (genere notoriamente piuttosto plastico dal punto di vista evolutivo), ossia C. (Macrothorax) morbillosus, presente in nordafrica con la forma tipica, in sicilia con una sottospecie differente, C. morbillosus alternans, e in sardegna con una popolazione sostanzialmente nel suo complesso identica a quella nordafricana (c'è chi l'ha distinta come sottospecie, ma io vi sfido a dividerli senza guardare i cartellini)... in sostanza, in circa 10 mln di anni, tanto data la separazione fra sardegna e nordafrica, questo non si sarebbe differenziato in modo apprezzabile :o (osservate per confronto il livello di differenziazione di un'altra specie, C. (Eurycarabus) genei, rispetto agli Eurycarabus siculo-maghrebini); a me sembra più logico che C. morbillosus sia stato introdotto accidentalmente dai fenici, e che in assenza di competitori abbia colonizzato tutta l'isola e successivamente la corsica

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MessaggioInviato: 25/07/2010, 16:27 
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Nome: Maurizio Gigli
Quanto scritto da Maurizio "Gomphus" mi risveglia un dubbio che spesso mi viene osservando esemplari della stessa specie, o di specie simili, provenienti da territori attualmente separati.

Quanto tempo è necessario perchè popolazioni separate si differenzino geneticamente tanto da diventare specie diverse, o almeno sottospecie ben definite? Ovviamente deve variare molto da caso a caso, in funzione della durata del ciclo vitale, delle dimensioni delle popolazioni, dell'isolamento più o meno completo, della pressione selettiva più o meno forte, ecc. Sapete se ci sono studi in proposito riguardanti gli insetti?

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MessaggioInviato: 25/07/2010, 18:11 
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Nome: maurizio pavesi
ciao maurizio

bella domanda... il problema (o meglio una parte del problema) è che verosimilmente le velocità di differenziazione di popolazioni rimaste isolate variano notevolmente anche a seconda del gruppo sistematico; anche limitandosi ai coleotteri, accanto a gruppi più plastici, come i carabidi, o almeno gran parte di essi, ne esistono altri che appaiono molto più conservativi, cosa confermata anche dalla variabilità inter- e intrapopolazionale talvolta notevole che si osserva in certi casi, contrapposta alla quasi assoluta costanza di caratteri in altri

per quanto riguarda i carabidi, due casi che mi vengono in mente sono:

1) questo, sulle forme sarde del complesso del Percus strictus (un po' al limite fra la sottospecie e la specie distinta, in effetti andrebbero considerate ormai "semispecie"), la cui separazione risale all'inizio del pliocene

2) e il caso (A. Machado, Monografía de los Carábidos de las Islas Canarias) di due specie di tenerife, Eutrichopus canariensis (estremità nordest dell'isola) ed E. gonzalezi (estremità nordovest), estremamente simili (ma distinguibili) per i caratteri esterni, ma ben differenziati per i genitali e ritenuti specie distinte; la separazione fra i due risale a circa un milione di anni fa, in seguito a fenomeni eruttivi che hanno spezzato in due l'areale originario lungo il lato nord dell'isola

entrambi i dati, incidentalmente, confermano l'inverosimiglianza di una presenza di C. morbillosus in sardegna risalente alla separazione di questa dal nordafrica, dato il livello pressoché nullo di differenziazione delle popolazioni sarde, e dato che la differenziazione delle popolazioni sicule dimostra trattarsi di una specie con una plasticità analoga a quella consueta nei Carabus

in effetti, i carabidi si prestano particolarmente bene a studi di questo genere, dato che soprattutto alcuni gruppi comprendono un'elevatissima percentuale di forme costantemente brachittere, per le quali la dispersione in volo è escludibile a priori; anche se questo non esclude un altra via di colonizzazione che avevo dimenticato di citare, ossia la colonizzazione su zattere, in pratica ammassi anche di grandi dimensioni di detrito vegetale, trascinati in mare dalle piene dei fiumi con aggrappati insetti adulti, che possono così essere trasportati a notevoli distanze e giungervi ancora vitali; ad esempio, si ritiene che la gran parte del popolamento delle canarie, isole oceaniche che non sono mai state collegate via terra con il continente africano (e d'altronde, popolamento con apparenti affinità più iberiche che nordafricane) sia riconducibile a colonizzazione su zattere... questo per quanto riguarda i carabidi; non mi stupirebbe che per gruppi comprendenti in massima parte buoni volatori, le affinità fossero invece soprattutto nordafricane

per quanto riguarda gli odonati, e precisamente gli zigotteri (caratterizzati spesso da limitate capacità di dispersione in volo) vi sono dati che indicherebbero tempi di differenziazione ancora più brevi... ma i lavori li ho in museo, quindi ora non posso consultarli per essere più preciso

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MessaggioInviato: 26/07/2010, 13:18 
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Nome: maurizio pavesi
Julodis ha scritto:
gomphus ha scritto:
i due esemplari maschio e femmina che hai linkato, indicati come olivieri, sono evidentemente altra cosa, ma così su due piedi non sono in grado di dirti che cosa
Se riesci ad identificare la specie, e me lo comunichi, posso avvisare l'amico Jean-Claude Ringenbach (l'autore del sito) di cambiare il nome.

ciao maurizio

ho fatto un po' di confronti qui in museo, e ho avuto la conferma di quel che già sospettavo, considerando anche le piccole dimensioni

si tratta di Calosoma (Caminara) imbricatum Klug, 1832, specie subdeserticola ad ampia distribuzione, dalla fascia subsahariana attraverso la penisola arabica fino all'asia centrale e all'india; una sottospecie distinta si troverebbe dal sud della russia europea all'asia centrale, e un'altra in india, ma personalmente ho i miei dubbi... non solo le specie eremiche con distribuzione analoga tendono ad essere poco o nulla differenziate, all'interno di una fascia desertica molto estesa ma sostanzialmente con scarse barriere (e tendono ad avere numerosi sinonimi, descritti come sottospecie o anche come specie all'interno di tale areale, il Syntomus fuscomaculatus ne conta almeno 8 :o )... ma nel caso specifico, la specie sembra abbastanza variabile per quanto riguarda la tegulazione elitrale, da esemplari a tegumento fortemente squamoso, "embricato" per l'appunto, a esemplari decisamente meno scabri e più lucidi, e questo anche all'interno della stessa località; pertanto la mia impressione è che si tratti più facilmente di variazioni clinali più o meno regolari, piuttosto che di una differenziazione in sottospecie

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MessaggioInviato: 26/07/2010, 13:26 
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Nome: Maurizio Bollino
gomphus ha scritto:
Julodis ha scritto:
Quanto tempo è necessario perchè popolazioni separate si differenzino geneticamente tanto da diventare specie diverse, o almeno sottospecie ben definite? Ovviamente deve variare molto da caso a caso, in funzione della durata del ciclo vitale, delle dimensioni delle popolazioni, dell'isolamento più o meno completo, della pressione selettiva più o meno forte, ecc. Sapete se ci sono studi in proposito riguardanti gli insetti?



bella domanda... il problema (o meglio una parte del problema) è che verosimilmente le velocità di differenziazione di popolazioni rimaste isolate variano notevolmente anche a seconda del gruppo sistematico; anche limitandosi ai coleotteri, accanto a gruppi più plastici, come i carabidi, o almeno gran parte di essi, ne esistono altri che appaiono molto più conservativi, cosa confermata anche dalla variabilità inter- e intrapopolazionale talvolta notevole che si osserva in certi casi, contrapposta alla quasi assoluta costanza di caratteri in altri


Credo che un ulteriore fattore che possa influire sulla velocità di differenziazione sia anche il mono o polivoltinismo.

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MessaggioInviato: 26/07/2010, 13:29 
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Nome: Maurizio Bollino
gomphus ha scritto:
la colonizzazione su zattere, in pratica ammassi anche di grandi dimensioni di detrito vegetale, trascinati in mare dalle piene dei fiumi con aggrappati insetti adulti, che possono così essere trasportati a notevoli distanze e giungervi ancora vitali; ad esempio, si ritiene che la gran parte del popolamento delle canarie, isole oceaniche che non sono mai state collegate via terra con il continente africano (e d'altronde, popolamento con apparenti affinità più iberiche che nordafricane) sia riconducibile a colonizzazione su zattere... questo per quanto riguarda i carabidi; non mi stupirebbe che per gruppi comprendenti in massima parte buoni volatori, le affinità fossero invece soprattutto nordafricane


Mi sembra di ricordare che una teoria sulle zattere deltizie fosse stata chiamata in causa anche per giustificare alcune affinità tra fauna balcanica e salentina.

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Maurizio Bollino


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MessaggioInviato: 26/07/2010, 15:38 
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gomphus ha scritto:
..... la colonizzazione su zattere, in pratica ammassi anche di grandi dimensioni di detrito vegetale, trascinati in mare dalle piene dei fiumi con aggrappati insetti adulti, che possono così essere trasportati a notevoli distanze e giungervi ancora vitali; ad esempio, si ritiene che la gran parte del popolamento delle canarie, isole oceaniche che non sono mai state collegate via terra con il continente africano (e d'altronde, popolamento con apparenti affinità più iberiche che nordafricane) sia riconducibile a colonizzazione su zattere... questo per quanto riguarda i carabidi; non mi stupirebbe che per gruppi comprendenti in massima parte buoni volatori, le affinità fossero invece soprattutto nordafricane

Per quanto riguarda i Buprestidi canariensi, la siuazione è più complessa. Le isole più vicine alla costa hanno un popolamento di tipo decisamente maghrebino, mentre quelle più oceaniche lo presentano misto, maghrebino-iberico, con una forte componente endemica. Inoltre in queste ultime c'è una percentuale non trascurabile di specie americane (probabilmente arrivate con le navi da Colombo in poi, ma qualcuna potrebbe anche essere arrivata su zattera grazie alle correnti che attraversano l'Atlantico).
Probabilmente avrai questo lavoro:

Catalogue of the Coleoptera of the Canary Islands: Elenco de los Coleopteros de las Islas Canarias - Antonio Machado and Pedro Oromi, 2000

Il trasporto su zattera ha sicuramente avuto grande importanza nel popolamento di molte isole, specialmente di origine vulcanica o coralllina (o mista). Anche le notissime Galapagos devono a questo fenomeno buona parte del loro popolamento.

gomphus ha scritto:
.... ho fatto un po' di confronti qui in museo, e ho avuto la conferma di quel che già sospettavo, considerando anche le piccole dimensioni

si tratta di Calosoma (Caminara) imbricatum Klug, 1832, specie subdeserticola ad ampia distribuzione, dalla fascia subsahariana attraverso la penisola arabica fino all'asia centrale e all'india .....

Benissimo. provvedo subito a informare Ringenbach (così gli invio pure un link a questa discussione e magari entra a far parte del gruppo. E' un altro che fa delle bellissime foto!). Grazie. :ok:

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MessaggioInviato: 26/07/2010, 17:51 
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Nome: maurizio pavesi
Maurizio Bollino ha scritto:
Credo che un ulteriore fattore che possa influire sulla velocità di differenziazione sia anche il mono o polivoltinismo.

è probabile, dato che la frequenza di mutazione si considera "per gene per generazione", ma non è certo l'unico fattore; nei nostri climi i carabidi non comprendono specie bi- o multivoltine, sono praticamente tutti univoltini, con qualche specie di ambienti freddi occasionalmente o regolarmente semivoltina, tuttavia la velocità di differenziazione è in generale piuttosto elevata

Maurizio Bollino ha scritto:
Mi sembra di ricordare che una teoria sulle zattere deltizie fosse stata chiamata in causa anche per giustificare alcune affinità tra fauna balcanica e salentina.

mi sembra assolutamente plausibile :ok: ...

Julodis ha scritto:
Per quanto riguarda i Buprestidi canariensi, la siuazione è più complessa. Le isole più vicine alla costa hanno un popolamento di tipo decisamente maghrebino, mentre quelle più oceaniche lo presentano misto, maghrebino-iberico, con una forte componente endemica. Inoltre in queste ultime c'è una percentuale non trascurabile di specie americane (probabilmente arrivate con le navi da Colombo in poi, ma qualcuna potrebbe anche essere arrivata su zattera grazie alle correnti che attraversano l'Atlantico)...

in effetti, anche per i carabidi la situazione è un po' più complessa di come l'ho sovrasemplificata io

anzitutto, la carabidofauna canaria ha un'altissima percentuale di endemismi, un po' minore nelle due isole più prossime alla costa africana, fuerteventura e lanzarote, che comprendono un discreto numero di elementi maghrebini; ad esempio, tutte le numerose specie di Calathus presenti alle canarie sono endemismi monoinsulari

molti di tali endemismi presentano tuttavia affinità più o meno evidenti con la fauna attualmente presente nella penisola iberica, piuttosto che con quella maghrebina, il che indicherebbe che la componente principale del popolamento canario è di origine iberica

va cmq notato che non pochi elementi canari o più genericamente macaronesici non appartengono a generi attualmente conosciuti sulla terraferma sia europea che nw-africana; ad es:

i Dicrodontus, presenti con alcune specie alle canarie , non hanno affinità riconoscibili con nient'altro, eccettuato un genere dell'asia centrale comprendente un'unica specie, Petrimagnia horricoma

le specie di Nesarpalus (arcipelago di madeira) e Nesacinopus (canarie e is. selvagens), nonostante le (non strettissime) affinità con i nostri Acinopus, sono chiaramente più imparentate fra loro che con qualunque specie conosciuta sulla terraferma, nonostante le distanze che separano le isole l'una dall'altra; incidentalmente i due generi, ritenuti sinonimi da machado, sono attualmente di nuovo separati, ma in ogni caso evidentemente più simili fra loro che non a qualunque altro

in queste condizioni, è impensabile che tali generi possano essersi differenziati a quel livello su una delle isole e successivamente aver colonizzato le altre (osservo fra l'altro che le dimensioni globali delle popolazioni di insetti che abitano le isole della macaronesia, e la totale assenza su queste di sistemi fluviali-deltizi di rilievo, dovrebbero far sì che la probabilità di una colonizzazione su zattere da un'isola all'altra sia estremamente esigua), come è impensabile che l'Ocydromus (Nepha) fortunatus, non conosciuto del continente ma presente su tutte e sette le canarie con popolazioni assolutamente non differenziate le une dalle altre, si sia evoluto su una delle isole e da lì abbia raggiunto le altre sei; in questi casi sembra molto più verosimile considerare le canarie, e le altre isole della macaronesia, come una sorta di "piccole australie", dove sopravvivono elementi di una fauna che in un passato forse anche recente popolava l'europa e/o l'africa occidentale, dove è attualmente estinta, forse per il successivo sopraggiungere di competitori che, data la totale casualità del popolamento dovuto alla colonizzazione su zattere, non hanno raggiunto le isole; talvolta elementi di questa fauna sopravvivono come relitti in aree remote (Petrimagnia), a testimoniare un popolamento attualmente molto disgiunto ma che in un passato forse non lontano (fino all'ultimo periodo glaciale?) doveva essere continuo

un'ultima cosa... fra i carabidi, a quanto ne so, è noto un'unico caso di specie sudamericana presente alle canarie, ossia Notiobia (Anisotarsus) cupripennis, il che sembrerebbe indicare che il trasporto antropico (col legname) potrebbe essere stato il maggior responsabile della componente "americana" di buprestidi... d'altra parte alle azzorre, accanto a un cerambicide sudamericano, Taeniotes scalatus, esiste un odonato americano (con una popolazione partenogenetica, unico caso noto fra gli odonati), Ischnura (Anomalagrion) hastata, la cui presenza sicuramente non è dovuta ad introduzione antropica

Cita:
Probabilmente avrai questo lavoro:

Catalogue of the Coleoptera of the Canary Islands: Elenco de los Coleopteros de las Islas Canarias - Antonio Machado and Pedro Oromi, 2000

per la verità no :oops: ... credo sia arrivato il momento di procurarmelo

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MessaggioInviato: 27/07/2010, 11:30 
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Località: da Ferrara ad Alghero
Nome: Roberto A. Pantaleoni
Ho seguito, durante pochi giorni di assenza (potevo accedere in sola lettura!), lo svilupparsi di questa interessantissima discussione su cui mi è molto difficile entrare a questo punto.

Però c'è una questione ormai superata che devo riproporre (capisco sono fuori tempo massimo :oops: ): ma da quando i rapaci del genere Falco ingurgitano e rigurgitano coleotteri di una certa dimensione INTERI :? Possono aiutarmi gli ornitologi del forum a sciogliere questo dubbio. Più facile che il rigurgito sia di un serpente. A mio modestissimo parere.

Ciao Roberto :to:

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MessaggioInviato: 27/07/2010, 12:46 
 

Iscritto il: 21/01/2010, 18:49
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Nome: Andrea Corso
Rispondiamo in ordine, scusandomi per il ritardo ma ero sui Nebrodi dove ho raccolto e fotografato odonati bellissimi che saranno graditi al grandissimo Maurizio :

La Calosoma in questione, l'avevo raccolta viva al crepuscolo, nei dintorni della casa che ho in affitto ogni primavera a Pantelleria, sopra Bugeber (vicino al lago di Venere, un vero paradiso :mrgreen: :hp: )
Stava gioronzolando nei dintorni del giardino (una miniera entomologica..Dilar, l'illustre Prof. Pantaleone, et al ne sanno qualcosa...l'amico Alberto Zilli anche avendo trovato di tutto, anche molte cose nuove per Europa, tra gli eteroceri che gli ha dato) ...
avevo da poco conosciuto il mitico ignazio Sparacio, e avevo comprato i suoi bellissimi lavori sull'entomofauna siciliana e mi ero ripromesso di raccogliere qualcosa per lui sull'isola che frequento dal 2004 due mesi l'anno...
avevo dunque raccolto questo bestiolone pensando fosse un Carabus, che sapevo Ignazio studiava assiduamente... essendo in realtà ornitologo e solo di recente ammaliato dall'entomolgia (soprattutto sfingidi e odonati) avevo messo da parte tutto il materiale raccolto...
Di recente ho stretto amicizia col nostro super Velvet Ant, per comodità di fare una sola spedizione (solo la scorsa settimana ho speso 70e di posta per vari pacchetti ad entomologi :o :sick: :sick: ) ho inviato tutto a lui...
ed ecco la sopresa !


Falco sp. (finalmente un argomento sul quale posso dire estensivamente la mia, soprattutto essendo esperto di rapaci paleartici) : molti rapaci, non solo del genere Falco sp., si nutrono di numerosi insetti, quali coleotteri, lepidotteri, formicidi alati, ecc... Ma non si trovano certo insetti interi o parzialmente interi rigurgitati... semmai si trovano le borre o boli... con parti spezzettate di insetto... può raramente succedere che la preda ingollata sia indigesta, sia "cattiva di sapore " (tossica?? sgradita?? soprattuto per juv. inesperienti), gli sia andata di traverso (zampe spinose, e via dicendo) e dunque venga "rigurgitata" semi integra... ma mi risulta difficile davvero immaginare un Falco eleonorae che arriva dalla Tunisia e poi rimette un coleottero quasi intero!! Davvero improbabile direi (anche se in natura non eslcudo mai nulla a prioi..ho imparato a smentirmi spesso !!)

NB: per quanto riguarda gli odonati, in molti giorni di scirocco o libeccio arrivano alle Pelagie (incluso Lampione) letteralmente migliaia di Anax parthenope, ephippiger, imperator nonchè di Sympetrum foscolombii (e aggiungerei sinaiticum ma stiamo raccogliendo le prove...) e queste costituiscono una vera "manna dal cielo" e una fonte indispensabile e diu salvezza per i falchi della regina...poichè i migratori trans-sahariani "avicoli" scarseggiano negli ultimi anni... (sto scrivendo una notula in merito )


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MessaggioInviato: 27/07/2010, 14:56 
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Nome: Maurizio Gigli
gomphus ha scritto:

va cmq notato che non pochi elementi canari o più genericamente macaronesici non appartengono a generi attualmente conosciuti sulla terraferma sia europea che nw-africana; ad es: ........
.......... talvolta elementi di questa fauna sopravvivono come relitti in aree remote (Petrimagnia), a testimoniare un popolamento attualmente molto disgiunto ma che in un passato forse non lontano (fino all'ultimo periodo glaciale?) doveva essere continuo

Stai parlando della fauna macaronesica relitta, così come, ancor più evidente, è la flora macaronesica (vedi laurisilva), che è presente, più o meno sviluppata, a Madera, Canarie, isole di Capo Verde e in alcune zone del Marocco (in particolare versante atlantico dell'Alto Atlante e alcune valli occidentali dell'Anti-Atlante)?

E' uno degli aspetti più interessanti di tutta quell'area. Purtroppo la laurisilva sembra essere poverissima di Buprestidi :sick:

A proposito, sapete qualcosa del popolamento delle isole di Capo Verde? Tempo fa ho fatto una indagine, in funzione di un futuro viaggio da quelle parti (se mai ci andrò) e mi sono reso conto che c'è una sola specie di Buprestide nota per queste isole: Chrysobothris dorsata, diffusa in tutta l'Africa (e presente in Spagna e Sicilia). Difetto di ricerche o reale mancanza di specie?

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Hemerobius ha scritto:
...ma da quando i rapaci del genere Falco ingurgitano e rigurgitano coleotteri di una certa dimensione INTERI :? Possono aiutarmi gli ornitologi del forum a sciogliere questo dubbio. Più facile che il rigurgito sia di un serpente. A mio modestissimo parere.

Ciao Roberto :to:


Ho appena fotografato, per completezza d'informazione, l'esemplare di sesso femminile da me raccolto a Lampedusa e conservato nella mia collezione, citato nel contributo di Vigna Taglianti.
Come potete notare si presenta quasi intatto.
Quando lo raccolsi, lo ricordo bene, lo trovai morto sulla superficie di una pietra, in pieno sole.
Scomposto (alcune zampe erano staccate) e avvolto in una sorta di rigurgito gommoso, ma complessivamente integro.
L'ammasso non conteneva altro.
Lampedusa, contrada Tepranova, 13 VII 1981


olivieri_lampedusa.jpg



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Nome: Roberto Rattu
Sulle capacità di spostamento dei Calosoma, sentite questa raccontatami da un amico ornitologo: nel meridione sardo, presso una colonia di gabbiani corsi, sono stati trovati tantissimi resti di Calosoma sycophanta nelle borre di questi uccelli: domanda: i gabbiani corsi si nutrono esclusivamente in mare aperto, dunque dove cavolo hanno mangiato i Calosoma? Potrebbe darsi che gruppi di Calosoma si spostino in volo in gruppi consistenti e che, attraversando il mare, vi finiscano poi esausti dove divengono preda dei gabbiani? Che ne pensate?


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Nome: Marcello Romano
In effetti devo dire che, quando raccolsi i resti di Calosoma a Lampedusa, pensai subito a un gabbiano piuttosto che ad un falco, anche se, sinceramente, non so come si presentino esattamente le borre dei gabbiani :roll:

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