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Organizzazione di una spedizione entomologica in Gabon.



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MessaggioInviato: 08/03/2012, 0:17 
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Località: San Godenzo (FI)
Nome: Carlo Massarone
Bè, io devo dire che in Gabon ho cominciato ad odiare le formiche con tutto il cuore :D ....... dopo aver avuto incontri mooolto ravvicinati con loro circa 7 od 8 volte :x :devil:
Io sono uno di quelli che quasi tutte le volte si è dovuto letteralmente spogliare per togliersi di dosso quelle bestie assatanate.
P.S.: Mi spiace per gli estimatori, ma non ne ho raccolta neanche una, ovviamente :mrgreen:

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Carlo Massarone


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 0:46 
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Iscritto il: 08/02/2010, 23:01
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Località: Vicenza
Nome: Silvano Biondi
Sul discorso "formiche gabonesi" tornerò presto, con una discussione separata, appena avrò preparato i pochi esemplari raccolti. Per ora mi limito a ribadire che l'animale che bisogna temere più di ogni altro in foresta è la formica.

:hi:

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Silvano


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 10:53 
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Iscritto il: 08/07/2010, 10:53
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Località: Matera
Nome: Domenico Cardinale
Apoderus ha scritto:
Sul discorso "formiche gabonesi" tornerò presto, con una discussione separata, appena avrò preparato i pochi esemplari raccolti. Per ora mi limito a ribadire che l'animale che bisogna temere più di ogni altro in foresta è la formica.

:hi:

:gh: :gh: :gh: :gh: Immagino che vi eravate documentati su tutti i possibili pericoli quali serpenti, ragni e scorpioni...............ma non avevate immaginato cosa vi avrebbe aspettato!!! :gh: :gh: :gh:

_________________
Saluti :hi: Mimmo


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 11:16 
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Iscritto il: 10/03/2011, 22:48
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Località: Bollate (Milano)
Nome: Massimo Plumari
Bentornato Maurizio anche da parte mia e bentornati anche a tutti gli altri esploratori!

Sono davvero curioso di vedere un pò di foto anche degli habitat :p . Spero ne abbiate fatte... più che altro per tutti quelli come me che almeno per il momento non possono concedersi questo tipo di viaggi e si limitano a sognare... a sognare e ancora sognare... :cry: :cry:

gomphus ha scritto:
tutto quel che mi si è presentato davanti l'ho preso ...

Maurizio, toglimi subito una curiosità (giusto per farmi del male): ma quanti acari hai visto sui coleotteri e non mi hai preso? :no1: :no1:

:hi:

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Massimo Plumari
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Rerum natura nusquam magis quam in minimis tota est - Plinio il vecchio (Hist. Nat., XI, 1)


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 11:32 
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Iscritto il: 14/01/2010, 0:10
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Località: Liguria, Genova
Nome: Giovanni Ratto
Mimmo011 ha scritto:
Apoderus ha scritto:
Sul discorso "formiche gabonesi" tornerò presto, con una discussione separata, appena avrò preparato i pochi esemplari raccolti. Per ora mi limito a ribadire che l'animale che bisogna temere più di ogni altro in foresta è la formica.

:hi:

:gh: :gh: :gh: :gh: Immagino che vi eravate documentati su tutti i possibili pericoli quali serpenti, ragni e scorpioni...............ma non avevate immaginato cosa vi avrebbe aspettato!!! :gh: :gh: :gh:

Leggendo di queste formiche, mi è venuto alla mente un piacevolissimo lungometraggio del 1965:
West and Soda
di Bruno Bozzetto.

WestandSoda-titolo.jpg





:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

:hi:

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ImmagineGiovanni
Pactolinus gigas (Paykull, 1811)


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 12:04 
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Iscritto il: 08/07/2010, 10:53
Messaggi: 3171
Località: Matera
Nome: Domenico Cardinale
Pactolinus ha scritto:
Mimmo011 ha scritto:
Apoderus ha scritto:
Sul discorso "formiche gabonesi" tornerò presto, con una discussione separata, appena avrò preparato i pochi esemplari raccolti. Per ora mi limito a ribadire che l'animale che bisogna temere più di ogni altro in foresta è la formica.

:hi:

:gh: :gh: :gh: :gh: Immagino che vi eravate documentati su tutti i possibili pericoli quali serpenti, ragni e scorpioni...............ma non avevate immaginato cosa vi avrebbe aspettato!!! :gh: :gh: :gh:

Leggendo di queste formiche, mi è venuto alla mente un piacevolissimo lungometraggio del 1965:
West and Soda
di Bruno Bozzetto.

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

:hi:

:gh: :gh: :gh: :gh: :gh: Giovanni troppo simpatico!!!!! :gh: :gh: :gh:

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Saluti :hi: Mimmo


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 18:36 
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Iscritto il: 08/02/2010, 19:11
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Località: Trieste - Perugia
Nome: Carlo L.
Bentornati!!!!! :hp:
Che invidia :cry:

Se avete accidentalmente riportato aracnidi... fate un fischio! :mrgreen: :lov2:

:birra:

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ARACNOFILIA
Associazione Italiana di Aracnologia APS

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MessaggioInviato: 08/03/2012, 22:16 
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Iscritto il: 22/09/2009, 20:44
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Nome: Leonardo Platania
gomphus ha scritto:
perché, ti interessano? buono a sapersi ;) , te ne terrò da parte qualcuna, c'è di buono che le formiche di solito non si trovano in esemplari singoli :to: ... anche se quelle della descrizione dubito che siano state accuratamente raccolte :mrgreen: , ma un buon numero di altre della loro specie che si trovavavo ancora a terra, quelle sì; almeno io, ben protetto (beh, quasi :oooner: ) e dall'alto della mia raffinata eleganza :lol1: , mi sono persino concesso il lusso di andare a sfruculiare le colonne di Anomma, anche per un venti-trenta secondi (+ o -, il tempo limite prima che si metta male sul serio :cry: ) e riempirne mezzo aspiratore

p.s. mentre facevo qualche foto, il tubo dell'aspiratore che toccava terra gli è servito come scaletta per ricoprirmi la mano e quel che ci stava vicino :no1: ...


Grazie!!!Se mi mettessi da parte qualche esemplare delle varie specie te ne sarei davvero grato!!! :hp: Oddio dev'essere fantastico vedere dal vivo le colonne di Dorylus (al di là del conseguente contatto con esse)

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"Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza."

Dante Inf. XXVI 118-120


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 22:46 
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Iscritto il: 21/05/2010, 23:05
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Località: San Godenzo (FI)
Nome: Carlo Massarone
Thaumatomyrmex ha scritto:
Oddio dev'essere fantastico vedere dal vivo le colonne di Dorylus (al di là del conseguente contatto con esse)

Effettivamente devo dire che a vederle quando si spostano in maniera così ordinata, con i soldati che fanno come da "sponda" alla loro processione, c'è da rimanere affascinati (sempre che si sia in terreno aperto e "pulito" - tipo pista - senza rischio di mettere un piede sopra la colonna, perchè quando accade questo ....... sono problemi :D ).

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Carlo Massarone


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MessaggioInviato: 08/03/2012, 22:58 
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Località: milano
Nome: maurizio pavesi
ciao massimo

Raubmilbe ha scritto:
... Maurizio, toglimi subito una curiosità (giusto per farmi del male): ma quanti acari hai visto sui coleotteri e non mi hai preso?

nessuno :mrgreen: !!! credevi di prendermi in castagna :to: , vero? invece ho in alcool Copris, Heliocopris, Onitis, un paio di specie di dinastini e un grosso tenebrionide che sta nel legno marcio, con i loro rispettivi acari

Sleepy Moose ha scritto:
Thaumatomyrmex ha scritto:
Oddio dev'essere fantastico vedere dal vivo le colonne di Dorylus (al di là del conseguente contatto con esse)

Effettivamente devo dire che a vederle quando si spostano in maniera così ordinata, con i soldati che fanno come da "sponda" alla loro processione, c'è da rimanere affascinati (sempre che si sia in terreno aperto e "pulito" - tipo pista - senza rischio di mettere un piede sopra la colonna, perchè quando accade questo ....... sono problemi :D ) ...

in effetti, lo spostamento in processione così ordinata (è uno spettacolo, un fiume largo tre centimetri di formiche che non lasciano vedere il terreno fra una e l'altra, sui lati e anche nel mezzo i soldati, immobili come isolotti nel fiume) da vicino, anche accucciandoti immobile al suo fianco, riesci a vederlo per max una decina di secondi... dopo di che il margine della colonna comincia a sfrangiarsi, e le sfrangiature a dirigersi sempre più numerose e consistenti verso di te, e non serve a niente spostarsi di qualche metro lungo la colonna, l'allarme è già arrivato anche lì... e un abbigliamento meno "ermetico" di una tuta integrale da apicoltore, tipo il mio, ti permette semplicemente di avere un po' di margine di tempo per alzare le chiappe limitando i danni :xyz , ma non certo di stare lì a sfidarle :P , soprattutto quando attaccano sul serio :oooner: (ad es. perché qualcuno si è messo ad aspirarle :oops: ...)

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Immagine maurizio


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MessaggioInviato: 09/03/2012, 11:00 
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Iscritto il: 10/03/2011, 22:48
Messaggi: 529
Località: Bollate (Milano)
Nome: Massimo Plumari
gomphus ha scritto:
nessuno !!! credevi di prendermi in castagna , vero? invece ho in alcool Copris, Heliocopris, Onitis, un paio di specie di dinastini e un grosso tenebrionide che sta nel legno marcio, con i loro rispettivi acari

:hj: :gel4: :gel5: :gel6: :gel3: :gel4:

:hp: :hp: :hp: :hp: :hp:

:lov1: :lov2: :lov1: :lov2: :lov1: :lov2:

Devo venire URGENTEMENTE a trovarti :D

Grazie davvero!

:hi:

P.S.: quelli sul tenebrionide ho come l'impressione che saranno quelli più interessanti :p :p

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Massimo Plumari
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MessaggioInviato: 09/03/2012, 15:02 
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Iscritto il: 06/02/2009, 9:03
Messaggi: 6359
Località: Bubano di Mordano (Bologna)
Nome: Augusto Degiovanni
HEIIII MAURI !!!
Bentornato anche a te, vedo che hai dormitoe non poco :gh: 15 giorni di caccia ininterrotta, sicuramente io non l'avrei mai fatta :gh: seeeee!!!!.

Ma a proposito di Anthicidi :roll: :roll: :roll: ???????, se non erro alla luce dovreste aver fatto razzia :sma: :sma: :p :p :p :p

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CIAO :hi: Augusto Degiovanni

http://anthicidaeecarabidae.altervista.org


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MessaggioInviato: 09/03/2012, 15:09 
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Località: Feltre(BL)
Nome: Nicola Dal Zotto
Maurizio, non è che in cambio delle foto mi presteresti, per qualche giorno, uno due esemplari delle formicozze? Devono venire di qui primi piani ;)

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Nicola Dal Zotto


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MessaggioInviato: 11/04/2012, 21:13 
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Località: Predore ( BG)
Nome: Claudio Deiaco
Siamo rientrati ormai da oltre un mese, ci siamo riposati, preparato buona parte del materiale importato, inviate qui delle immagini e qualche piccola nota, ma alla fine non abbiamo documentato il nostro viaggio. Premetto che non sono bravo con le parole ma tenterò comunque di raccontarvi la nostra avventura. Aggiungo delle immagini sperando che altri partecipanti mi diano man forte per aggiungere dettagli e altre foto.


L'incontro avviene in aeroporto a Milano, dove alcuni di noi si vedono e conoscono per la prima volta.
Il volo con scalo a Parigi non permette di conoscerci meglio perché i posti sono sparsi qua e là.
Scesi a Libreville ci inonda la tipica aria calda e umida dei paesi subtropicali e siamo ognuno con i propri pensieri, un po stanchi, ma ansiosi e impazienti a entrare nel vivo dell'esperienza.
Raggiunto l'Hotel Tropicana, sistemate le valige, alcuni di noi armano subito le cinture con flaconi, retini, lampade e prima di sapere bene dove e quando cenare, ci si è trovati nella spiaggia ante stante l'hotel a cacciare. Cacciare cosa? Bella domanda. Qualunque cosa si muovesse. Le aspettative erano ampie. Caspita, siamo in Africa no? Qui brulica di insetti.....almeno dovrebbe. Dopo pochi minuti però un brusco risveglio. Abbiamo capito che vicino agli hotel non avremmo trovato nulla; nemmeno un moscerino alle luci dei lampioni. In effetti, a cena ci spiegano che nelle vicinanze delle strutture alberghiere vengono attuate giornaliere pesanti azioni di disinfestazione, e gli effetti si percepiscono lungo tutta la spiaggia.
Per soddisfare in ogni caso il nostro innato istinto cacciatore, alcuni di noi si dedicano ai velocissimi granchi che in gran numero popolano il bagnasciuga, e che in una vetrinetta al museo di Milano avrebbero fatto la loro bella figura.

uno dei tanti granchi sulla spiaggia
granchio.jpg


uno dei pochi insetti trovati in spiaggia
cimice.jpg


Alcune giovincelle che hanno preferito ballare in spiaggie a farsi il bagno che andare a scuola
IMG_5133.jpg



Dopo la prima notte più o meno insonne, e una rapidissima colazione, le prime ricerche lungo la spiaggia alla luce del giorno. Di insetti nessuna traccia, quindi ci accontentiamo di qualche fotografia paesaggistica. Più tardi decidiamo di fare i turisti, e usciamo a pranzare in un tipico ristorante locale, dove mangiamo in pieno stile africano, pietanze esotiche.
Il pomeriggio lo dedichiamo allo shopping al mercatino dei manufatti locali, mentre gli organizzatori sbrigano le ultime pratiche burocratiche per il nostro ingresso al parco, e contrattano i mezzi per il trasferimento a Makokou previsto per l'indomani mattina.

In attesa del pranzo in un tipico ristorante locale
a-pranzo-a-Libreville.jpg



Tutti pronti alle ore 7:30 per l'imminente partenza. Una telefonata ci avvisa che gli autisti sarebbero in ritardo, dovuto al intenso traffico locale e dopo alcuni altri contrattempi di natura logistica e mezzi non idonei a ricevere la notevole mole di bagaglio, la partenza si trascina. Per ammazzare l’attesa Carlo ed io ispezioniamo alcune piccole acacie al bordo del sentiero e come voleva dimostrarsi, gli insetti ci sono. Raccogliamo cinque o sei Cetonidi e la prima Libellula per il nostro Gomphus. Ci chiamano. Pronti, via. Preso posto in uno dei due mezzi da Fuoristrada ci avviamo fino nelle zone periferiche di Libreville, dove avviene un ultima fermata per sistemare e proteggere i bagagli contro eventuali piogge con dei teli, il rifornimento di gasolio e foto di rito.

Immagini del maercato alimentare alla periferia di Libreville
mercatino-Libreville02.jpg


mercato-Libreville.jpg


mercato-libreville05.jpg


contrasto.jpg



Finalmente alle 09:10, si parte. Ci attendono 600 km di pista sconnessa e in gran parte sterrata. Dopo soltanto 200 metri una sbarra ci chiude la strada, l’autista accosta e un corpulento poliziotto si avvicina. Ci chiede i passaporti e scopriamo che alcuni di noi lo avevano lasciato nel bagaglio. Panico…. Pietro che ha già abbondante esperienza ci tranquillizza e dice che non servono tutti. Bastano un paio! Proviamo, e dopo le solite domande di rito, il poliziotto ci augura buon viaggio.

Alcune botteghe in periferia della città
negozio-art-macchina.jpg


negozio.jpg


periferia.jpg



Lungo il tragitto lasciamo libero sfogo ai nostri occhi per ammirare un selvatico paesaggio, tinto in tutte le sfumature di un quasi prepotente verde, interrotto soltanto dalla striscia di asfalto, e corsi d’acqua più o meno estesi. A tratti la strada è perfettamente paragonabile a quelle italiane, a tratti invece presenta enormi voragini che però non sembrava infastidire minimamente la quiete e l'andatura allegra dei nostri autisti locali. In Africa non vige la regola del viaggiare a destra. Ci si mantiene esattamente dove le condizioni del manto lo permettono. Dopo pochi chilometri la maggior parte di noi si abitua allo stile di guida a zig-zag e la fiducia fa tornare qualche sorriso. O era semplicemente rassegnazione?
Passiamo veloci davanti a qualche piccolo villaggio composto da tre o quattro misere baracche costruite con semplici tavole di legno e lamiera ondulata come tetto. Qua e la qualche bambino seduto lungo il greto a giocare con dei sassolini. Uomini seduti davanti alle loro case sulle ogni presenti sedie in plastica bianca. Le donne, se si vedono, sono indaffarate con ogni tipo di fatica casalinga. Al nostro passaggio salutano con un largo sorriso.

Gruppo di uomini davanti alle loro case
Gruppo-di-uomini-davanti-casa.jpg


piccoli ingegneri con le loro macchine autocostruite
bambini-gioco.jpg



Verso le 13:30 arriviamo in un villaggio maggiore, dove ci fermiamo. Antonio e Pietro ci dicono che mangeremo presso un ristorante tipico del posto. Osservo gli sguardi degli altri, e ho la netta impressione che nessuno ne sia molto felice. Non perché manchi la fame ma probabilmente perché le bancarelle disposte lungo la strada con il cibo cotto e crudo o affumicato in bella vista sotto il sole cocente e esposto a ogni e di più, non è proprio come siamo abituati nel nostro mondo sterile e civilizzato dove la commessa si mette il guantino in lattice per prelevare il panino confezionato dal banco frigo e lo serve con posate monouso rigorosamente confezionate. No, qui è leggermente diverso. la cacciagione, frutto di una notte di lavoro è stata venduta dal cacciatore in mattinata direttamente al ristoratore. Questo la taglia in porzioni e la espone in bella vista in cima ad un grande fusto di petrolio vuoto, e un pezzo di cartone ondulato, recuperato da qualche scatolone gli fa da piatto. In men che si dica la carne è ricoperta da una fitta coltre di mosche verdi e nere, ma questo non infastidisce. Nessuno vuole fare il pignolo, e in attesa che si cuocia la carne brindiamo con una fresca birra d’importazione. Sembra assurdo, ma gli unici frigoriferi che si vedono sono quelli pubblicitari stipati di birra e coca cola. Tutto il resto viene conservato all’aria aperta.
Arriva il pranzo, e dopo i primi timidi tentativi, noto dei volti sorpresi e subito dopo tutti affondiamo allegramente le fauci nelle nostre pietanze. Il cibo è buono. La carne saporita, le verdure ottime, e la birra rinfresca.
Alcuni brevi passi per sgranchire le gambe, la fatidica sigaretta, e risaliamo in macchina per proseguire.

Ecco delle tipiche bancarelle con cibo da consumarsi per strada e da asporto
sosta-per-il-pranzo.jpg


bancarelle-cibo.jpg


IMG_Pranzo.jpg



Cucina all'aperto
cucina aperta.jpg


cucina ristorante.jpg


e noi al ristorante
pranzo-ristorante-viaggio.jpg



Da qui in poi termina l’asfalto e troviamo soltanto strada di terra rossa. Per fortuna l’umidità lega abbastanza la polvere e si viaggia a finestrini aperti anche nella seconda macchina. Il percorso è un continuo sali e scendi pieno di lunghe curve, insidiosi rettilinei curve a gomito, buche e solchi scavati dall’acqua, profondi anche più di un metro, ponticelli fatti con semplici assi di legno. Gli autisti imperterriti, senza battere ciglio mantengono costantemente i 75-80 km/h.
Giusto per passare il tempo osservo la nostra corsa con il GPS e confronto velocità con strada da fare e calcola che calcola, non possiamo arrivare a Makokou prima delle 21:00. Non che vi fossero problemi, ma all nostro arrivo a Ipassa non è organizzata nessuna cena quindi avremmo dovuto fare la spesa in uno dei Ck2, soltanto che alle nove di sera, probabilmente avremmo trovato tutto chiuso. Per chi non fosse pratico, “secado” è una famosa catena francese di supermercati, e si trova anche in Gabon. Quindi si decide di fermarsi nel primo villaggio e di fare provviste. Le macchine rallentano in vista ad un gruppetto di case, e ci accorgiamo che si sta già facendo buio. Chiediamo e ci facciamo indicare il negozio. Sui pochi scaffali in legno sono disposte diverse scatole di latta con tonno, sgombro, paté di fegato e pollo. Qualche confezione di biscotti, alcune bibite, pan carré, carta igienica, sapone e polvere contro i pidocchi. Hanno poco ma l’essenziale. Ognuno di noi fa le sue provviste e torniamo in macchina. All’uscita del villaggio, l’ennesimo posto di blocco, controllo dei documenti, le medesime domande, e identiche risposte. Ormai è diventata routine, perché lungo tutto il percorso ad ogni passaggio di provincia abbiamo trovato questi controlli.

Strada facendo
lungo-la-strada.jpg


bambini a farsi il bagno
IMG_5319.jpg


La route..
viaggio.jpg



Ci aspettano ancora circa due ore di viaggio, e uno degli autisti sollecita l’altro di aumentare la velocità e di stargli vicino. Per alcuni km ci prova pure ma si ha la sensazione che il suo mezzo non ce la potesse fare a mantenere i 90 km/h impostati dalla macchina che ci precedeva. Ad ogni buca si percepiva un pericoloso rumore provenire dalla parte posteriore della macchina, ad ogni buca uno stridulo più violento. Ma cercava di tenere duro. Tuttavia noi eravamo abbastanza rilassati nonché stanchi, e scrutavamo il cielo ormai buio pesto, per scorgere forse in lontananza, le prime luci di Makokou.
Come da “GPS”, alle nove arriviamo a Makokou che essendo la seconda più grande città del Gabon, ci aspettavamo un aspetto più moderno. Invece è in perfetto stile Africano. Chiediamo del Taxista fidato di Pietro e Antonio che avrebbe dovuto accompagnare i nostri autisti fino alla stazione di ricerca, e scopriamo che è impegnato in una partita a carte e che dovevamo attendere prima di coprire gli ultimi 12 km. E va beh.. dopo dodici ore di viaggio, un quarto d’ora non avrebbe più fatto la differenza. Eravamo tutti molto stanchi da una parte, dall’altra eravamo tanto ansiosi di arrivare finalmente a destinazione. Personalmente mi preparavo già moralmente alla prima uscita a caccia, non appena saremmo arrivati a Ipassa.
Dopo interminabili 20 minuti, l’Ok per proseguire. Non appena lasciata la città alle spalle, la sbarra all’ingresso del Parco. Il controllo di rito, e via. La corsa nella notte verso la stazione si interrompe dopo soli 6 km quando un urlo sincronizzato da parte di alcuni di noi in macchina esclama….GUARDA GLI ELEFANTI!!!! Troppo veloci.. Ci hanno attraversato la strada a meno di 20 metri di distanza. Un adulto con un cucciolo. Gli abbiamo visti per pochi secondi ma ci ha bruscamente e definitivamente portati nella realtà. Siamo in Africa, nella foresta più foresta e selvaggia. Wow….
Altri 5 minuti e entriamo nella stazione di ricerca Ipassa. Abbiamo precedentemente visto alcune foto della stazione ma nessuno di noi si immaginava bene come potesse essere veramente. Prima ancora di sapere dove, come o con chi si alloggiasse, ci siamo subito messi a perlustrare la zona.

Segnaletica sulla strada per Ipassa
5T.jpg



La stazione è un piccolo villaggio composto da una decina di costruzioni disposte in una radura nel bel mezzo della foresta. Piccole costruzioni a mo di villette, ognuna con una-due o più stanze, con bagno, cucina e salottino. Inoltre c’è una cucina comitiva, lavanderia, sala pranzo, Biblioteca, vari laboratori, Sede Amministrativa con uffici annessi e un reparto manutenzione con garage e officina.
Ognuno di questi edifici è esternamente dotato di illuminazione al neon, che per la nostra gioia sarebbe diventata un inesauribile fonte di prede le seguenti notti.
Dopo la sistemazione di ognuno di noi in una di queste villette, ci diamo subito ad una grossolana sistemazione dei bagagli. Intascati alcuni flaconi, l’etere, la torcia, il retino, e via. Un primo curioso approccio ai neon e non solo. Siamo avvolti da una nube assordante di rumori, canti, strilli, fruscii. Grilli, cicale, rane, uccelli, scimmie, e non so cosa altro. La foresta di notte è terribilmente rumorosa. Rumori belli, affascinanti, inquietanti. Non appena mi azzardo a lasciare il bagliore degli edifici e mi avvicino ai bordi della foresta vedo una grossa montagna di sterco di elefante. Ancora nell’erba del prato del villaggio. Quindi arrivano anche qui. Caspita. E con gli elefanti non c’è da scherzare. Ci hanno avvertiti che durante eventuali incontri non scappano, ma caricano senza esitare. Neanche a farlo a posta, fresco dell’esperienza visiva venendo in macchina, nell’immediata vicinanza, distante appena pochi alberi rumori di calpestio pesante, lo scricchiolare di un tronco d’albero che si rompe e cade pesantemente sotto il peso di un grosso elefante. Oooops….
Cerco di mantenere la calma, ma con passo felino torno nei pressi degli edifici che in questo momento emanano una certa maggiore sicurezza.
Mi rendo conto che stò crollando dalla stanchezza e decido che per oggi può bastare. Torno in casa mangio un boccone in compagnia e tra un racconto e l’altro ci mettiamo sotto le zanzariere.

Scorcio della stazione di ricerca con alcune villette
scorcio-Ipassa.jpg


"casa mia"
casa-mia.jpg



Segue…..

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Claudio Deiaco
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Messaggi: 31564
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Nome: Maurizio Gigli
Quando arriva il seguito? :p

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Maurizio Gigli
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