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Cambiamenti climatici e Carabi



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 Oggetto del messaggio: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 14/12/2009, 12:59 
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Località: Cialla - Udine
Nome: Ivan Rapuzzi
E' un argomento attuale del quale desidero chiedere le vostre esperienze "sul campo".
Da parte mia - nella mia regione - ho osservato alcune conseguenze molto evidenti:
1 - C. Procerus gigas: in alcune stazioni di bassa quota, questa bella specie sopravviveva in piccole colonie in alcuni "angoli" più freschi e umidi. Ove si incontrava il Procerus era molto difficile trovare il Megodontus caelatus (con simili esigenze alimentari ed ecologiche in generale, ma sicuramente specie meno esigente e più plastica). Nell'arco degli ultimi 20 anni circa questi ambienti sono molto cambiati non per cause antropiche, le precipitazioni piovose si sono concentrate in alcuni periodi dell'anno e sono diventate molto più intense (dilavamento) alternate a lunghi periodi secchi con forti ondate di calore (siccità). Queste popolazioni di bassa quota di C. gigas si sono prima rarificate ed ora (circa 10 anni) completamente scomparse e soppiantate da C. caelatus. A mio parere C. gigas è una specie in regresso in Friuli V.G.
2 - Platycarabus creutzeri ed irregularis. Nelle foreste delle Alpi e Prealpi e della vicina Slovenia sino a circa 10 anni fa i Platycarabus erano le specie in assoluto numericamente più abbondanti. Negli ultimi anni ho osservato una fortissima contrazione della consistenza delle popolazioni sino alla quasi completa scomparsa in alcune località. Ancora una volta sono diventate più abbondanti altre specie come Megodontus caelatus, violaceus e, nel suo areale, croaticus.
3 - Limnocarabus clathratus. Negli anni '90 ho potuto catturare in Turchia del Nord Est questa interessante specie come sublapidicolo di quota (1900-2000m) sugli altopiani presso zone umide. Nel 2008 sono ritornato nelle stesse zone e nonostante attente ricerche ho reperito 2 soli esemplari. Ancora una volta nessun "sconvolgimento" antropico ma quasi totale scomparsa di ambienti idonei e temperature davvero eccezionali.
4 - Stessa considerazione per il mitico Tribax curlettii della Turchia, ormai probabilmente irreperibile.

Queste sono alcune delle mie osservazioni, purtroppo per nulla positive. Sono molto interessato a conoscere le vostre esperienze.
Ivan


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 27/12/2009, 23:41 
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Iscritto il: 17/12/2009, 19:19
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Località: Miane (TV)
Nome: Franco Sandel
Ciao Ivan,

ho letto con interesse le tue considerazione al riguardo della rarefazione di alcune specie di Carabus, in genere specie con biologia e fenologia molto particolari.

Al riguardo del Procerus Gigas, non posso avanzare nessuna ipotesi, in quanto negli anni 2006-7-8 l’ho
regolarmente catturato sia in esca in Friuli e Slovenja e sia in Montenegro in pieno Agosto, e’ quasi scomparso invece dalle mie parti, ma presumo piu’ per l’antropizzazione umana, (vedi il pullulare di vigneti di Prosecco, Miane e’ a meta’ fra Valdobbiadene e Conegliano), che non per cause naturali. Inoltre il Procerus
gigas, in tutti i biotopi che conosco, convive sempre con uno o anche piu’ Megodontus, ma non saprei stimare se una o le altre specie siano in regresso o aumento. Dalle nostre parti convive col Germari, in Friuli convive col Caelatus e col Germari, Sui Velebit l’ho preso assieme a Caelatus dalmatinus, Croaticus e Violaceus azurescens.
Al riguardo delle altre specie, la loro attuale difficolta’ di reperimento, secondo me’ non sta’ tanto in una attuale diminuzione, ma nel cambiamento del clima, e di conseguenza delle loro abitudini, come hai anche tu ipotizzato.
Pero’ probabilmente se tali cambiamenti dovessero diventare piu’ pronunciati, sicuramente una differenziazione delle specie di ogni singolo ambiente, per forza avvera’ in modo naturale.
Platycarabus, Limnocarabus, Tribax, come ben sappiamo sono animali che compaiono subito dopo le piogge primaverili, ed hanno una fenologia abbastanza breve, in quanto, diminuita la quantita’ di umidita’ necessaria al loro metabolismo, scompaiono dalla scena, interrandosi ed andando in diapausa, e lasciando il posto alle bestie del caldo.
I Megodontus sono tipici dei mesi piu’ caldi. Essendo insetti piu’ robusti e piu’ adattabili, essi sopportano meglio il caldo, hanno anzi piu’ bisogno di caldo per svilupparsi. Generalmente se la stagione e’ buona, ossia primavera piovosa fino a meta’ Giugno e poi arriva il caldo, le loro larve si impupano e gli adulti sfarfallano verso i primi e la meta’ di Luglio. Se io ricerco in questo periodo con stagione che reputo standard, non trovo che Megodontus vecchi e logori dell’anno prima , assieme a molti appena sfarfallati e con le elitre tenere o quasi trasparenti.
Quindi ricapitolando Platycarabus, Limnocarabus Tribax, ed anche Procerus gigas dalle nostre parti, risentono moltissimo della situazione metereologica ed escono per brevi periodi ed a loro consentiti per la loro sopravvivenza, quindi meta’ Maggio, meta’ Luglio secondo me’ e’ il loro periodo migliore, Megodontus, Procustes , Lamprostus, sono animali del caldo ed escono senza alcun dubbio nel periodo piu’ caldo e secco che succede al periodo primaverile freddo e umido, quindi meta’ Luglio meta’ Settembre.
Porto come esempio le mie ricerche dell’altr’ anno 2008, in primavera ho raccolto Platycarabus a Tarnova in Giugno, in un paio di settimane che le piogge avevano smesso la loro intensita’. Ho raccolto logicamente
molti Platycarabus creutzeri, ma anche parecchi irregularis ramanus, ed assieme un solo pseudonothus.
Non ho pero’ raccolto che qualche sporadico Megodontus caelatus e croaticus e quasi nessun germari.
Lo stesso e’ successo in Slovenja. Tieni presente che qui al Nord l’altr’ anno ha iniziato a piovere in Marzo ed ha piovuto ed ha fatto freddo ininterrottamente fino a meta’ Luglio, ma una pioggia talmente abbondante e continua tale da mettere a repentaglio i raccolti, in particolare i vigneti. Poi in Agosto sono andato in Montenegro e li’ abbiamo trovato un caldo asfissiante. Praticamente non abbiamo raccolto niente, solo pochi Megodontus vecchi dell’anno prima. Questo perche’ le nuove generazioni si erano impupate in ritardo, dovuto alle piogge ed al freddo dei mesi precedenti, e non sarebbero sfarfallate che verso la fine di Agosto o con le prime piogge di Settembre. Quindi in questo caso il clima ha fatto la sua parte rallentando l’ uscita dei nuovi Megodontus, ma non per questo posso dire che siano in regresso oppure in aumento, o che siano scomparsi.
Quest’anno e’ stato diverso, con una stagione piu’ regolare, ho raccolto molti Platycarabus creutzeri hamilcaris in Cansiglio, verso meta’ Giugno, ma nessun Megodontus germari savinicus. Ho raccolto in abbondanza sempre in quel periodo Cancellatus e Morphocarabus catenulatus sulle mie montagne, poi sono stato in Agosto in Turchia.
Qui le cose sono cambiate radicalmente. Dalla primavera pioveva ed ha continuato a piovere fino a tutto Agosto. Abbiamo dormito al livello del mare con le coperte e abbiamo patito il freddo.
Abbiamo appena fatto in tempo a ripartire che e’ stato allagato l’ Aeroporto di Istanbul per delle piogge torrenziali versi i primi di Settembre.
Abbiamo preso pochissimi Megodontus e soprattutto vecchi, gli unici freschi erano teneri appena sfarfallati, gli abbiamo raccolti a passo Zigana verso il 22 di Agosto, lo stesso dicesi dei Procerus, pochissimi esemplari. Come vedi, anche quest’anno il freddo ha fatto si’ che i Megodontus non sfarfallassero che se non molto tardi. A Zigana, a 1900 mt. di quota in genere i primi di Agosto i Megodontus sfarfallano in massa,
a patto che la stagione sia regolare e che Luglio sia caldo tale da permettere la maturazione delle pupe.
Per il resto solo Tribax, Oxycarabus, Sphodristocarabus e Pachycarabus, quindi solo insetti del freddo e della pioggia.
Secondo me questo e’ il problema fondamentale, uno sconvolgimento climatico che anno dopo anno si sta’ facendo sempre piu’ allarmante. Gli insetti non hanno un calendario, loro hanno il loro orologio biologico, ed escono solo quando le temperature e l’ umidita’ lo consentono. Secondo me, escludendo i casi di antropizzazione umana, vedi per esempio Padule di Fucecchio e Pineta di Ravenna per il Limnocarabus clathratus, oppure i Vigneti di Refrontolo e Colfosco per il Creutzeri rinaldoi, che non sono mai riuscito a trovare nonostante ripetute ricerche, le altre specie stanno facendo del loro meglio per adattarsi a questi repentini cambi di stagione e non e’ detto che ci riescano a sopravvivere nei loro luoghi tipici. Sta’ il fatto che se prima avevo le mie idee circa le stagioni piu’ propizie per raccoglierli, ora sono disorientato e devo affidarmi anch’ io al caso ed alla benevolenza delle stagioni.
Questa settimana a Vittorio Veneto una notte il termometro e’ sceso a -20 C°, mentre a Palermo il giorno dopo si faceva comodamente il bagno a + 20 °. Secondo te’ e’ normale ?
Escursione di 40° C. in Dicembre ed a meno di 1200 km. Di distanza. Cosa sta’ succedendo ????
Stasera 27 Dicembre guardando il telegiornale, mezza Italia e’ sottoacqua, e non solo Venezia.
Fino ieri l’altro emergenza Nazionale perche’ l’Italia era in una morsa di ghiaccio con i binari e gli scambi gelati, treni fermi aeroporti in tilt, poi con l’ondata di scirocco da me tuonava come fosse un temporale estivo, ed alle quattro di mattina ho dovuto alzarmi a tranquillizzare il cane terrorizzato dai lampi in cielo.Era la vigilia di Natale.
Aspettiamo ancora qualche anno e trasformiamo le migliaia di tonnellate di idrocarburi che occorrono al sostentamento umano in gas serra, alziamo di soli un’altro paio di gradi la temperatura media del pianeta e poi staremo a vedere le nostre supposizioni sui mutamenti e scomparsa delle specie, diventeranno realta’ .
Purtroppo, sono anch’io pessimista, la penso cosi’. :cry:

Ciao

Franco Sandel

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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 28/12/2009, 8:20 
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Nome: Roberto A. Pantaleoni
Ivan ha scritto:
... Nell'arco degli ultimi 20 anni circa questi ambienti sono molto cambiati non per cause antropiche, le precipitazioni piovose si sono concentrate in alcuni periodi dell'anno e sono diventate molto più intense (dilavamento) alternate a lunghi periodi secchi con forti ondate di calore (siccità). ...
Posso confermare che questo fenomeno è statisticamente dimostrato ad esempio dai dati meteo delle stazioni sul Lago Maggiore (fonte ISE-CNR Pallanza, ex Istituto Italiano di Idrobiologia).

Ciao Roberto :to:

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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 28/12/2009, 11:06 
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Nome: Ivan Rapuzzi
Ciao Franco,
il tuo intervento è molto interessante ed articolato. Grazie davvero! E' una ulteriore conferma di quanto hai "lavorato sul campo".
Azzardo che per C. (Limnocarabus) clathratus in Italia - e probabilmente anche in altre zone in Europa - la sua rarefazione e scoparsa potrebbe avere come concausa l'introduzione del gambero americano che con ogni probabilità ne preda le larve.
Desidero ancora chiarire meglio le considerazioni che ho fatto su C. (Procerus) gigas in Friuli. Quando parlavo della sua scomparsa mi riferivo limitatamente ad alcune popolazioni più "sensibili" di bassa quota (150/200 mslm) e non alla sua complessiva presenza in Friuli VG.
Un'ultima cosa: mi hai riportato della tua ricerca a Tarnova. Mi confermi di aver catturato il Megodontus croaticus? Sarebbe un dato nuovo e di grandissimo valore.

A presto!!
Ivan


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 28/12/2009, 11:24 
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Nome: Roberto A. Pantaleoni
Scusate se mi intrometto con considerazioni generali, ma volevo complimentarmi con Ivan per l'approccio. Per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici proprio sulle piccole popolazioni marginali bisogna lavorare (purtroppo i miei insetti non sono adatti per questo). Quelle al limite del loro areale, che possono risentire delle più modeste variazioni peggiorative (per loro).
Bisognerebbe però affrontare la questione con spirito meno collezionistico (anche questa è una considerazione assolutamente generale, nessuno si offenda per favore!) e più "statistico". Non chiedetemi come, non sono specialista di Carabi, ma sicuramente con metodi di "conta" più standardizzati e, soprattutto nelle piccole popolazioni isolate e marginali, senza "pressione di raccolta".

Ciao Roberto :to:

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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 28/12/2009, 11:59 
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Nome: Ivan Rapuzzi
Ciao Roberto,
grazie per i complimenti (fanno sempre piacere!!!).
A riguardo di un approccio più statistico e meno collezionistico per conservare popolazioni marginali e poco consistenti è una considerazione giusta e per nulla offensiva.
Con C. (Procerus) gigas questo può essere fatto. Le mie considerazioni infatti si basano su osservazioni e non su massiccio uso di esche e questo per due motivi: 1 - C. gigas ha abitudini compatibili con l'osservazione senza cattura, attivo anche in pieno giorno, camminatore "instancabile" spesso lungo i sentieri. 2 - C. gigas lo raccolgo solo di località per me nuove. Le località citate nei miei interventi distano circa 5 km da dove abito e quindi sono per me luoghi di osservazione e non di caccia.
Con altre specie la sola osservazione non è praticabile. Alcune specie sono conosciute quasi solo con l'utilizzo di trappole a caduta...
Un caro saluto,
Ivan


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 28/12/2009, 13:21 
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Iscritto il: 09/12/2009, 14:24
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Località: Cialla - Udine
Nome: Ivan Rapuzzi
Aggiungo questo link con interessanti osservazioni su Nebria del Nord America.
Ivan

http://research.calacademy.org/ent/research/altitude


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 31/12/2009, 0:35 
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Nome: Franco Sandel
Ciao Ivan,

hai ragione, ho inserito un' inesattezza nella mia prima risposta, in effetti quel giorno avevo fatto tre localita',
oltre a Tarnova anche il Nevoso ed il Krim, ma per disattenzione non lo avevo specificato. Solo sul Nevoso ed il Krim logicamente ho preso i Croaticus. A Tarnova non c'e', in tutti gli anni che ci sono andato non ne ho visto neppure l'ombra.
Oltretutto ci sono stato con l'amico Ghiretti Daniele, che penso te lo avra' raccontato.
Al riguardo del Clathratus della Pineta di Ravenna, abbiamo anche noi pensato al Gambero Americano,
che qui pullula. Tieni presente che sono stato a zappettare sia in Novembre che con le esche in Giugno.
In Novembre abbiamo trovato un'infinita' di granulatus, fino a 2/3 mt. di altezza sui tronchi, pero' a circa 1 metro
su un vecchio tronco di pioppo, affondato nel legno fradicio ho trovato in una specie di celletta contenente un grosso
esemplare di Gambero Americano, morto e conservato. Dall' esame della celletta ritengo impossibile che ci sia stato
portato da un'altra bestia, ma che sia arrivato fin li da solo scavandosi il legno lungo una fenditura del tronco fradicio.
Nelle esche in giugno abbiamo trovato parecchi gamberi nell'aceto, e qualcuno che correva nei sentieri di buona mattina.
Pero', e' mai possibile che il granulatus e altri carabini siano abbondantissimi e del chlatratus neache uno?.
Questi carabi vivono nello stesso ambiente, il gambero di notte e mattina esce tranquillamente dall' acqua e si ciba sulla
terraferma. Probabilmente le larve del clathratus ne hanno piu' risentito della presenza di questo intruso fino alla scomparsa della specie. Non mi pronuncio in merito, devo dire che comunque all'esterno della zona umida e' tutto coltivato e pieno di
canaletti di scarico. Puo' darsi che degli inquinanti siano stati inseriti in quall' ambiente danneggiando la specie.
Hai ragione sull'osservazione a vista del Gigas, anch'io ho trovato parecchi esemplari vaganti di mattina, pero' e' sempre un' osservazione dovuta alla casualita' ed al clima. L'unico sistema e' il saggiare le popolazioni con le esche, purtroppo per i Carabus non c'e' altro sistema.

Ciao Franco

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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 17/03/2010, 9:12 
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Iscritto il: 30/12/2009, 22:20
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Nome: Maurizio Gigli
Ivan ha scritto:
Ciao Roberto,
grazie per i complimenti (fanno sempre piacere!!!).
A riguardo di un approccio più statistico e meno collezionistico per conservare popolazioni marginali e poco consistenti è una considerazione giusta e per nulla offensiva.
Con C. (Procerus) gigas questo può essere fatto. Le mie considerazioni infatti si basano su osservazioni e non su massiccio uso di esche e questo per due motivi: 1 - C. gigas ha abitudini compatibili con l'osservazione senza cattura, attivo anche in pieno giorno, camminatore "instancabile" spesso lungo i sentieri. 2 - C. gigas lo raccolgo solo di località per me nuove. Le località citate nei miei interventi distano circa 5 km da dove abito e quindi sono per me luoghi di osservazione e non di caccia.
Con altre specie la sola osservazione non è praticabile. Alcune specie sono conosciute quasi solo con l'utilizzo di trappole a caduta...
Un caro saluto,
Ivan

Vorrei inserirmi in questa vecchia discussione, che mi è casualmente capita sotto gli occhi ora, per permettermi di suggerire un metodo che potrebbe funzionare per valutare l'effettiva consistenza di una popolazione senza per questo doverla estinguere.
Premetto che probabilmente non è una mia pensata, perchè ho un lontano ricordo di aver letto di questo sistema usato per Staphylinidae da non so quale ricercatore americano tanti anni fa.
Si catturano alcuni esemplari (nel caso dei Carabi che si prendono solo in trappola si potrebbero usare trappole a caduta o con esca abbastanza ampie e senza liquidi, con ripari per consentire a più esemplari di non massacrarsi) si contano e si marcano (ad esempio, facendo una macchietta con un pennellino intinto in vernice alla nitro, che dovrebbe resistere, per esempio sul protorace). Quindi si liberano dove sono stati presi e si rimettono le trappole dopo breve tempo, abbastanza perchè gli esemplari liberati si ridistribuiscano nell'area in esame. I nuovi esemplari catturati saranno alcuni già marcati ed altri no. Basta fare una proporzione per avere un'idea dell'ordine di grandezza, approssimativo della popolazione (ad esempio, se nella prima raccolta marchiamo 30 esemplari e nella seconda ne ritroviamo 2 su 40 totali, possiamo dire che, con le dovute imprecisioni, i 30 esemplari marcati costituiscono circa il 5% della popolazione di adulti attivi in quel momento, che sarà quindi circa di 600 individui). Ovviamente questo sistema andrebbe usato su numeri piuttosto grandi per essere significativo, ma si può provare.
Utilizzandolo su più anni si può avere idea delle variazioni della dimensione della popolazione.

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 09/07/2010, 21:54 
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Nome: Vinicio Salami
rispolvero questa interessante discussione per segnalare il lavoro di Casale e Busato (che allego QUI), che spiega chiaramente le cause della scomparsa di Limnocarabus clathratus.

grazie all'amico Enrico Busato.

:birra: :birra: :birra:


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 11/07/2010, 11:26 
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Nome: Maurizio Gigli
Mi sono appena letto il lavoro sul C. clatratus.
Impressionante la coincidenza tra la distribuzione passata di questo carabo e quella attuale del gambero introdotto, che è effettivamente diventato comune anche qui nel Lazio. A questo punto bisognerebbe vedere se sta avendo (o già ha avuto) lo stesso effetto su altre specie di carabi a costumi più o meno acquatici. Per l'Italia mi viene in mente C. alysidotus (che io trovavo in località in cui recentemente ho visto il famoso gambero), ed il C. granulatus, che però vive in una maggiore varietà di ambienti. Spero che, essendo un po' meno acquatici, non subiscano la stessa sorte. E per le altre specie europee, nessuno sa niente? Penso a C. variolosus o a C. melancholicus, ad esempio.

Dimenticavo: per quanto riguarda il clatratus, la sua scomparsa è iniziata prima dell'introduzione del gambero, quindi forse questo non è l'unica causa dell'estinzione di questa specie in Italia, che è stata indotta inizialmente dalla riduzione e dalla bonifica dei suoi ambienti tipici.

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Maurizio Gigli
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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 19/07/2010, 17:20 
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Nei campionamenti che ho fatto per la mia tesi al Lago di Chiusi mediante l'utilizzo di pitfall ho catturato soltanto 2 esemplari di Carabus clatratus antonellii, mentre negli stessi ambienti specie come Carabus granulatus abbondavano. Secondo me la scomparsa del Carabus clatratus antonellii va attribuita ad una serie di concause: bonifica delle zone umide, taglio della vegetazione acquatica e ripariale, inquinamento delle acque, cambiamenti climatici e predazione da parte del Procambarus clarkii .


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 19/07/2010, 22:58 
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Nome: Maurizio Gigli
Anche nelle zone umide (o meglio, ex zone umide) del Lazio, qualche anno fa, quando cercavo anche i carabi, granulatus era molto abbondante (a volte bastava sfasciare un tronco marcio per trovarne centinaia) mentre clatratus era già introvabile e probabilmente estinto, e Il gamberaccio esotico ancora non c'era da quelle parti. Però consideriamo che granulatus si adatta una una maggiore varietà di ambienti ed è molto meno esigente rispetto allo stenoecio clatratus.

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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 22/07/2010, 23:38 
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Nome: Vinicio Salami
young beetle ha scritto:
...Secondo me la scomparsa del Carabus clatratus antonellii va attribuita ad una serie di concause: bonifica delle zone umide, taglio della vegetazione acquatica e ripariale, inquinamento delle acque, cambiamenti climatici e predazione da parte del Procambarus clarkii .


A mio parere è plausibile ritenere la presenza del gambero della Louisiana come l'unica reale causa dell'estinzione (o quasi) del Carabus clatratus. Questa mia affermazione è suffragata da alcune considerazioni.
Fermo restando il fatto che il clatratus in assenza di acqua non esiste (contrariamente al granulatus che vive anche nei prati e nei boschi, purché sufficientemente umidi) è evidente che la maggiore vulnerabilità di questa specie, in presenza del gambero, sia legata alla sua necessità di vivere (allo stadio adulto) sulle rive di una palude e dall'avere un ciclo riproduttivo molto circoscritto nel tempo (mentre il granulatus lo ha lunghissimo con sovrapposizione anche delle generazioni).
E' innegabile il fatto che C. clatratus sia scomparso in alcune zone italiane (ad es. nel ravennate), per cause non ben definite prima dell'avvento del gambero, ma questo può essere legato ad eventi circoscritti: i fenomeni di inquinamento e di distruzione degli habitat hanno conseguenze dirette solo nel luogo in cui si verificano, mentre il Procambarus clarkii ha avuto ed ha un'azione globale sull'intera popolazione italiana (e non) di clatratus.
Per questo motivo sono convinto di quanto ho affermato all'inizio del mio intervento.
Di questo parere sono sia Casale che Busato, che hanno studiato a fondo il problema. Recentemente ho avuto anche modo di discuterne con lo stesso Busato, che mi ha fornito preziose informazioni su questo argomento; mi è stato inoltre confermato che nel sito di "Padule di Fucecchio", dove l'habitat è integro e totalmente inalterato da decenni, sembra che del clatratus non esista più l'ombra ma che in compenso l'acqua sia piena di gamberi.

young beetle ha scritto:
Nei campionamenti che ho fatto per la mia tesi al Lago di Chiusi mediante l'utilizzo di pitfall ho catturato soltanto 2 esemplari di Carabus clatratus antonellii...


pare che la migliore tecnica per testare la presenza della specie in una determinata zona rimanga la zappettatura invernale dei tronchi, al contrario delle trappole a caduta, che non darebbero risultati degni di nota.
Se non ricordo male dovresti avere effettuato la tua ricerca durante lo scorso mese...so per certo che nel 2007 Casale e Busato, con la caccia invernale, hanno trovato a Chiusi (abbastanza agevolmente) un discreto numero di individui poi utilizzati nei loro studi.

ciao a tutti :birra: :birra:

P.S. mi sono accorto solo ora che c'erano stati nuovi interventi in questa discussione.


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 Oggetto del messaggio: Re: Cambiamenti climatici e Carabi
MessaggioInviato: 29/07/2010, 0:43 
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Iscritto il: 06/05/2010, 23:31
Messaggi: 94
Località: Città di Castello
Nome: Giovanni Bettacchioli
Rispondo ad Eurinomio:

Per il tipo di ricerca che dovevo portare avanti avevo bisogno di dati quantitativi e confrontabili tra le diverse stazioni di campionamento, quindi feci ricorso esclusivamente alle pitfalls come metodo di cattura. Sapevo che per il C. clatratus questo metodo di cattura non viene considerato idoneo ma non ho ancora capito bene il perchè questa specie verrebbe subcampionata rispetto alle specie congeneriche se le pittfall vangono disposti nei siti opportuni.

I 2 esemplari da me catturati sono relativi all'anno 2008 (non quindi il mese scorso) e nell'anno precedente una vasta area che ospitava grossi salici e pioppi in una zona vicina alla mia stazione di campionamento è stata esboscata con un intervento selvicolturale quantomeno discutibile.

Nell'interessante pubblicazione di Casale e Busato vengono citati nei materiali e metodi 8 esemplari di cui solo una parte (max 4 individui) provenivano dal Lago di Chiusi, metre gli altri provenivano dal Lago di Montepulciano. 4 esemplari nel 2007 catturati zappettando rispetto ai miei 2 catturati con pitfalls nel 2008 non mi sembra una differenza molto significativa. Dubito quindi che al lago di Chiusi esista una popolazione di C. clatratus cospiqua ed in grado di autosostenersi nel lungo periodo vista la persistenza delle cause di minacci (per ottusità cito gambero e distruzione dello habitat) .

Ovviamente credo che il Procambarus clarkii rappresenti un'innegabile fonte di minaccia per la sopravvivenza delle popolazioni residue di C. clatratus ed indubbiamente questa specie proprio per le sue caratteristiche autoecologiche risulta più minacciata rispetto ad altre con cui condivide almeno in parte l'habitat, ma spesso quando una specie rischia l'estinzione su larga scale attribuirla esclusivamente ad una causa rischia di diventare un ragionamento semplicistico.

Ciao a tutti, mi piace questo confronto!


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